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Racconti Erotici Etero

Lavinia

By 6 Settembre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

CAPITOLO I
Incontro in un locale

Era da tanto tempo che il venerdì sera frequentavo le feste dell’Arizona, il locale più frequentato della riviera.
Quel venerdì arrivai verso la mezzanotte, parcheggiai la macchina ed entrai nella solita confusione quando mi sentii afferrare per un braccio: “Ciao bello, quant’è che non ci vediamo?”
Guardai la ragazza che mi aveva fermato e riconobbi Lavinia, la ex-fidanzata del mio migliore amico, che da qualche mese si era trasferito per lavoro negli U.S.A.
I due, dopo un fidanzamento durato parecchi anni, si erano lasciati da qualche mese, e non mi era più capitato di incontrarla.
Stentai non poco a riconoscerla, era sempre stata una bella ragazza, ma quella sera sprigionava una sensualità incredibile: i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, una magliettina aderente chiara, con una profonda scollatura, che le fasciava il seno mozzafiato, lasciando intuire che non portava reggiseno: un paio di jeans attillatissimi a vita bassa lasciavano scoperto un malizioso perizoma rosa veramente sexy, che fuoriusciva dai pantaloni attirando lo sguardo di tutti i maschi nei paraggi.
Quanto tempo è che non ci vediamo” le dissi.
“Troppo” rispose lei, con un sorriso luminoso, “festeggiamo bevendo qualcosa” e iniziò a farsi strada nella calca per raggiungere il bar.
Io le andai dietro, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal perizoma che le esciva abbondantemente dai pantaloni: notai inoltre che camminava su tacchi altissimi, ondeggiando un pochino instabile.
La cosa mi stupì non poco, da tanti anni che la conoscevo non ricordavo di averla mai vista vestita in maniera così sexy: solitamente indossava jeans e t-shirt d’estate, maglioni d’inverno, e mai una sola volta l’avevo vista calzare i tacchi.
Arrivati al bar finalmente si riuscì a scambiare due parole senza essere soffocati dal rumore assordante della musica, e io ne approfittai per farle i complimenti:
“Sai che stento a riconoscerti?”
“Sono peggiorata?”
“Non direi proprio, visto che si sono voltati tutti a guardarti mentre passavamo”.
Lei mi sorrise, con un sguardo compiaciuto come non le avevo mai visto.
“Sono contenta di rivederti, sai, da quando mi sono lasciata ho un po’ perso di vista tutti quelli del gruppo, frequento altra gente”.
“Mah, sai, anche io non ti ho mai chiamata, pensavo che volessi chiudere con tutti per un po’…certo che ti trovo proprio bene!” le dissi, cadendo con lo sguardo nella scollatura della maglietta.
“Sì, è traumatico chiudere una lunga storia, ma quando è finita è finita, non ne potevo più…era diventata pesante, non riuscivo più a divertirmi, ad evadere…adesso invece sto bene!” mi rispose lei sorridendo.
“Sei sola?”
“No, sono con le mie amiche, stare a casa il venerdì sera non se ne parla proprio, con tutti i bei ragazzi che sono in giro…” rispose strizzandomi l’occhio.
Io arrossii imbarazzato, e anche se il suo tono era scherzoso le parole che aveva pronunciato mi avevano colpito, forse perché Lavinia era una ragazza che, se pur bella, non era mai stata oggetto da parte mia di nessuna fantasia.
“Stai con qualcuno adesso?”
“Dopo tanti anni di fidanzamento non ho certo voglia di legarmi subito in un’altra storia, non voglio legami…adesso voglio solo pensare a divertirmi e a conoscere più gente possibile” e mentre pronunciava queste parole venne raggiunta da due sue amiche che conoscevo di vista, Elena e Laura, che la portarono via da me.
La salutai, lasciandola con le sue amiche, e feci un giro nel locale.

Verso le due di notte cominciai ad annoiarmi e pensai di tornarmene a casa: avevo scambiato quattro chiacchiere con alcuni amici e bevuto un paio di cocktail ed ero stanco.
Avviatomi all’uscita mi sentii prendere di nuovo per il braccio: era ancora Lavinia che mi urlò nell’orecchio: “Ma come, vai già via? Dai, vieni a ballare, ci sono anche le mie amiche”.
Mi trascinò in pista, dove ritrovai Elena e Laura, che stavano ballando con due ragazzi.
Lavinia cominciò a scatenarsi, ballava molto bene, non la ricordavo così brava.
Inutile dire che molti uomini le ronzavano d’intorno, cercando di intercettarle lo sguardo o urlandole qualche sciocchezza nelle orecchie, alla quale lei rispondeva sempre ridendo.
Intuii che doveva avere bevuto un po’, e peraltro me ne dette lei stessa conferma urlandomi “Sono un po’ alticcia…come me la cavo a ballare? Sono brava?”.
“Sei uno schianto, sei fantastica!” le risposi, sempre più preda dell’eccitazione.
Il sudore le aveva fatto aderire ancora di più la maglietta ai seni, e il modo provocante con cui muoveva i fianchi e con cui ammiccava a tutti gli uomini che le ballavano accanto mi stava eccitando sempre di più.
Ad un certo punto però, compì un gesto di un’audacia di cui non avrei mai pensato fosse capace: piegandosi leggermente avanti col busto e spingendo il sedere in fuori, afferrò con due dita il perizoma su ambedue i fianchi, tirandoselo più su e facendolo fuoriuscire dai pantaloni per tutta la sua parte superiore, fino a mostrare buona parte della sottilissima striscia di tessuto che le attraversa il solco delle natiche.
Rimase così cominciando a muovere il culo con un movimento oscillatorio che provocò fischi e commenti, anche volgari, da parte di tutti i ragazzi che le stanno ballando vicino, e che non avrebbero tolto lo sguardo da quello spettacolo neanche per tutto l’oro del mondo:
Io ero allo stesso tempo stupefatto, imbarazzatissimo ed eccitato: Lavinia ricominciò a ballare dimenandosi come una pazza con le mutandine in evidenza, i pantaloni ad altezza minima e strusciandosi le mani sul busto e sui seni, quasi –come se ce ne fosse bisogno- ad evidenziarne le forme.
L’aria tutta intorno si era fatta torrida: ormai quattro o cinque ragazzi le ballavano sempre più vicino, facendo commenti da caserma e cercando in maniera sempre più esplicita di strusciarsi addosso a lei.
Temevo che la situazione potesse degenerare ma ero al tempo stesso come paralizzato da questo spettacolo, quando una voce all’orecchio mi riportò alla realtà: “Portala via, è ubriaca, portala a casa, se no tutti quei tipi d’intorno la violentano!”
Era Laura che mi stava urlando, anche se non sembrava troppo preoccupata, visto che stava sorridendo.
Io mi feci largo tra due o tre tizi e afferrai Lavinia proprio mentre uno di loro le stava strusciando l’inguine contro il sedere: lei mi abbracciò e io la trascinai fuori dalla pista da ballo.
Ci dirigemmo verso l’uscita senza dirci niente, lei traballando incerta sui tacchi, decisamente ubriaca, mentre io pensavo, sorridendo, che qualcuno in quel preciso momento dentro il locale stava imprecando per il mio intervento.
Mentre la trascinavo fuori dal locale la mia mano indugiava sul suo sedere, prima sfiorandoglielo, poi palpandolo sempre più forte.
Avevo una voglia pazza di lei, l’avrei presa anche lì nel parcheggio di fronte a tutti, ma poi pensai che era ubriaca, oltre al fatto che era stata per lungo tempo fidanzata col mio migliore amico, e ciò mi fece venire più di uno scrupolo di coscienza.
“Sei in macchina? Ce la fai a guidare” le chiesi, allentando la presa sul fondoschiena.
“Sì, sì stai tranquillo…mi riprendo, qualche minuto e vado a casa…grazie, con quei tipi si metteva male, ho avuto quasi paura che mi violentassero!”
Io tralasciai di farle notare che i tipi in questione erano stati provocati dai suoi atteggiamenti disinibiti, e che io stesso avevo avuto le stesse voglie, come peraltro doveva avere intuito dalle libertà che mi ero preso pocanzi palpandole il sedere.
Rimasi a farle compagnia per un po’: quando lei decise di partire con la macchina le andai dietro fino a casa sua, per accertarmi che arrivasse sana e salva, dopodichè me ne andai a casa.

CAPITOLO II
Aperitivo

Passato il week-end, durante il quale avevo pensato spesso ad Lavinia e al movimentato venerdì sera, ricevetti un suo sms: ”Ciao, in settimana ti piacerebbe prendere un aperitivo con me?”
Senza riflettere, le risposi che sarebbe andato benissimo martedì sera, e che sarei passato a prenderla alle 19, appena uscito dal lavoro.
Il martedì ero sotto casa sua con venti minuti di anticipo, non lo volevo ammettere con me stesso ma l’idea di rivedere Lavinia mi stuzzicava parecchio.
Suonai il campanello ma non mi aprì nessuno; quando stavo ormai per andarmene rispose la sua voce al citofono:”Sei già te? Io finisco di fare la doccia, accomodati pure in salotto e versati qualcosa da bere”.
La aspettai in salotto per una mezz’ora buona, quando finalmente si decise a comparire: era bellissima, scalza, i capelli corvini sciolti, indossava un vestitino rosa elasticizzato e cortissimo, che le fasciava il corpo lasciando poco all’immaginazione e lasciando scoperte le lunghe gambe nella loro interezza.
A me scappò un fischio…”Però…valeva la pena aspettare tutto questo tempo per vederti”
“Ti piaccio? Questo vestito me lo sono comprato oggi…Sei il primo che me lo vede addosso, apparte il commesso della boutique dove l’ho acquistato”.
“Sì, ti sta proprio da Dio…ma lo sai che stento a riconoscerti?”
“Me l’hai detto anche venerdì sera -civettò- allora posso uscire con questo straccetto addosso”
“Beh, stai attenta a come ti comporti… se dai spettacolo come venerdì sera non lo so come va a finire”.
Lei tacque un attimo, fissandomi:”Perché, se non intervenivi tu venerdì sera, come pensi che andava a finire?”
“Beh, qualcuno ti violentava di sicuro!”
Lei mi gelò, rispondendomi: “Era quello che volevo, essere presa da quattro o cinque uomini in mezzo alla pista”.
Rimasi senza parole a quella affermazione, ma la tensione si sciolse ben presto quando Lavinia scoppiò in una fragorosa risata, dicendomi ”Scherzo, cretino…venerdì mi ero messa proprio nei pasticci, la situazione non la gestivo più, meno male che eri nei paraggi. Ma sai qual è la verità? E’ che da quando sono tornata single mi è venuta la voglia di divertirmi, di essere guardata, di essere fiera del mio corpo. Venerdì scorso avevo bevuto un po’ troppo, ma penso che quella che hai visto in pista non sia un’altra persona, semplicemente ero io senza freni inibitori…che ne pensi?”
Dicendo così si sdraiò sul lungo divano del suo salotto accanto a quello dove sono seduto io, stendendo le lunghe gambe: non potevo fare a meno di ammirarle, perfettamente abbronzate e levigate, come non posso non ammirare le sue caviglie sottili e i suoi piedini meravigliosamente curati.
“L’aperitivo?” le chiesi.
“Usciamo dopo, oppure possiamo restare qui anche a cena, se ti va, tanto i miei sono in vacanza, sono sola soletta”.
Il tono con cui lo disse mi dette i brividi, non capivo se alludeva a qualcosa oppure se era solo la mia fantasia che stava galoppando troppo veloce.
“Sai, ho voglia di fare nuove esperienze, di sperimentare…di provare tutto quello che i lunghi anni di fidanzamento mi hanno privato.”
“Fai bene, è giusto -le risposi, cercando di distogliere lo sguardo dalle sue gambe e di concentrarmi nella conversazione- ma non ti sei vista con nessuno in questi ultimi mesi?”
“Sì, ho conosciuto qualche ragazzo, qualcuno me lo hanno presentato le mie amiche…”
“Nessuno che ti piacesse per andarci a letto?”
Mi fissò con uno sguardo che mi fece letteralmente bollire, non la avevo mai vista così. “Certo, ho scopato con un sacco di uomini…mi sono accorta che piaccio!”
Pronunciando queste parole, che nella loro solare franchezza mi lasciarono di stucco, tirò su una gamba, cominciando ad accarezzarsela, lasciandomi intravedere le mutandine, rosa anch’esse, che portava sotto.
Faticavo a mantenere il controllo mentre lei continuava a giocare in maniera sempre più esplicita con le sue gambe, schiudendole sempre di più, guardandomi con uno sguardo che non lasciava ormai più spazio a fraintendimenti.
“Sei…stupenda!!!”-è tutto quello che riescii a dire, ormai in preda all’eccitazione più sfrenata- “ma guarda che se continui non mi controllo più”.
Con un sorriso di soddisfazione Lavinia si alzò dal divano e si sedette sul tavolo del salotto di fronte al divano dove ero seduto, a poche decine di centimetri da me, stendendo le magnifiche gambe e poggiando i piedi sulle mie ginocchia.
Io cominciai a massaggiarglieli lentamente, e poi me ne portai uno alla bocca, iniziando a succhiarle le dita ad una ad una.
“Ti piacciono i miei piedini, vero? Dimmelo che sono belli…”sospirò.
Assentii mugolando, visto che avevo la bocca occupata, e iniziai una lenta risalita, leccandole la pianta del piede, poi l’altro piede, il tallone e la caviglia, dove Lavinia aveva tatuata una farfallina che aumentava, se ce ne fosse bisogno, la mia eccitazione.
“Ti piace la mia farfallina, vero? Dimmelo che ti piace…”
Continuai ad assentire a versi, ormai mi stavo lasciando sempre più andare, ero completamente preda dei suoi giochi e delle sue fantasie.
Risalii con la lingua le gambe, la sua pelle abbronzata aveva un sapore inebriante, quando lei spalancò completamente le cosce, tirandosi su il vestito e scoprendo le mutandine.
La visuale che si apriva era fantastica, ormai ero eccitato oltre ogni limite, sentivo il cazzo durissimo tra le gambe, ma volevo al tempo stesso stare al gioco e procedere con lentezza.
Risalii le cosce mentre lei, senza alcun ritegno, aveva infilato la mano nelle mutande e si masturbava, gemendo di piacere:
“Ti piace la mia fica, vero? Voglio che me la lecchi, voglio sentire la tua lingua sul mio sesso, dai, forza!!!”
Non avevo certo bisogno di incoraggiamenti, le scostai le mutandine senza sfilarlgliele, apprezzando il fatto che erano completamente bagnate dei suoi umori, e cominciai a leccarle la fica, dapprima con delicatezza, poi in maniera sempre più decisa, fino a penetrarla con la lingua come se fosse un cazzo.
Lavinia urlò, le uniche parole di senso compiuto che riescì a formulare erano “Siiii , daiii , ancora…”, mentre io leccavo e succhiavo come un forsennato.
Lavinia inarcò la schiena con un movimento violento, rimanendo irrigidita per alcuni secondi e lanciando un urlo roco: capii che ha raggiunto l’orgasmo.
Continuai a leccarla e ad accarezzarle le cosce con dolcezza per alcuni minuti, poi mi ritrassi a sedere sul divano.
Lavinia rimase sdraiata sul tavolino a gambe aperte, i capelli scompigliati, sembrava esausta, il volto deformato dal piacere, mentre io faticavo a riconoscere quella ragazza che avevo frequentato per anni col solito gruppo di amici, capivo che era cambiata, era diventata diversa, decisamente più donna.
Dopo qualche minuto, mentre ero ancora seduto sul divano e la osservavo in silenzio, lei si sollevò strizzandomi l’occhio, e dicendo: “Adesso tocca a me…”
Si inginocchiò tra le mie gambe, mi fece calare i pantaloni, e cominciò ad accarezzarmi gli slip, che contenevano a fatica la mia erezione.
“Dai, prendilo in bocca”, le chiesi con bramosia, e Lavinia non se lo fece ripetere due volte: con un gesto repentino abbassò gli slip, tirò fuori il cazzo, durissimo per l’eccitazione, e lo serrò tra le labbra.
Con grande abilità iniziò a leccare il glande e poi scese con la lingua su tutta l’asta, fino ad arrivare a leccarmi le palle, e poi risalì, e poi ridiscese, e poi risalì…
Mi sentivo in paradiso, chiusi gli occhi e li riaprii, per gustarmi l’immagine estasiante della mia bellissima amica che stava succhiandomi il cazzo con voluttà.
“Sto per venire” riuscii appena a rantolare, travolto dal piacere.
Lei rallentò ad arte il ritmo e poi ripartì, era abilissima ed evidentemente assai esperta con la lingua, perché riusciva sempre a fermarsi un attimo prima che il mio piacere esplodesse.
“Mi fai morire, non ne posso più, voglio venire…”, le urlai.
Lei mi fissò negli occhi, con uno sguardo da porca come non le avevo mai visto, strinse più forte le labbra e aumentò il ritmo con la mano che mi stava serrando il cazzo alla base: raggiunsi l’orgasmo, mi mancò il respiro, fu un piacere violentissimo come credetti di non avere mai provato, e le schizzai tutto il seme in bocca.
Lavinia continuò a succhiare, come se niente fosse, fino a che fui completamente prosciugato: poi si staccò continuando a guardarmi fisso negli occhi.
Spalancò la bocca mostrandomi la lingua, ricoperta dal mio sperma, poi la richiuse e si portò il dito indice sul mento, facendolo scorrere lentamente sulla pelle verso il basso, lungo tutta la gola.
Con questo gesto voleva farmi capire che stava per ingoiare tutto il mio sperma.
Ero stupefatto e compiaciuto al tempo stesso dell’audacia e della disinvoltura della mia amica, che mi aveva appena servito il più bel pompino della mia vita.
Lavinia chiuse gli occhi, serrò le labbra, e facendo “mmmh” ingoiò tutto quanto, riaprendo la bocca subito dopo a mostrarmi la lingua pulita.
Ridendo mi disse “Ma allora, lo andiamo a prendere questo aperitivo?”
CAPITOLO III
In due sul divano

Prendemmo l’aperitivo ad un bar in centro, e passammo un paio d’ore a parlare del più e del meno, evitando l’argomento sesso: quando la riaccompagnai a casa però, non resistetti e le dissi:”E’ stato bellissimo, credevo di morire…sei troppo brava, mi sa che negli ultimi tempi ti sei esercitata parecchio…”
“Sai com’è, devo recuperare il tempo perduto…dopo tanto tempo con lo stesso uomo, ora ne voglio conoscere tanti…”
“Quando ci rivediamo?” le chiesi, impaziente
“Non avere fretta, non voglio essere pressata, lo sai…mi faccio viva io”
La lasciai sulla soglia di casa sua e me ne tornai indietro pensieroso.
Per una settimana non ebbi sue notizie, nonostante che col pensiero corressi spesso a lei: la sua immagine distesa sul tavolino del salotto a gambe aperte, il suo viso deformato dal piacere, le sue labbra strette sul mio cazzo erano immagini scolpite in maniera indelebile nella mia memoria.
Dovetti masturbarmi diverse volte pensando a lei, e il desiderio di rivederla cresceva forte in me fino a quando, il martedì seguente, mi arrivò un sms che diceva semplicemente: “Passi la sera con me? Ti aspetto a casa mia alle 10”.
Inutile dire che nelle ore che precedevano il nostro incontro la mia mente era percorsa dalle fantasie erotiche più sfrenate.
Mi presentai a casa sua alle 10 in punto, con una bottiglia di champagne. Suonai il campanello, ma nessuno mi rispose.
Dopo pochi attimi mi arrivò un sms di Lavinia: “Entra pure, il portone di casa è aperto, accomodati sul divano che ti raggiungo subito”.
Non me lo feci ripetere due volte, entrai e mi sedetti in salotto.
Sul tavolo c’era una videocamera portatile, con un bigliettino piegato: lo aprii, c’era scritto: ”Per ingannare l’attesa dai un’occhiata…”
Presi la videocamera digitale e, guardando il piccolo schermo laterale, pigiai il tasto play: mi apparve Lavinia, seduta sul divano sul quale mi trovavo io, vestita solo di una ridottissima sottoveste nera.
La ripresa era fissa, evidentemente era stata posata da qualche parte, probabilmente sul tavolo davanti il divano, e si era ripresa in solitaria.
Le immagini che scorsero mi lasciarono impietrito: Lavinia si tirava su la sottoveste, mostrando il ridottissimo slip nero che portava sotto, dopodichè si infilava una mano dentro cominciando a masturbarsi.
Il ritmo si faceva sempre più forte, la mano negli slip si muoveva sempre più veloce e più frenetica, fino a che, inarcando la schiena e irrigidendosi, Lavinia lanciava un gemito strozzato raggiungendo evidentemente l’orgasmo (o simulandolo come la migliore delle attrici porno).
Al termine della visione sudavo per l’eccitazione provocatami dalle immagini.
Poco dopo arrivò Lavinia, con addosso la stessa sottoveste del filmato.
“Ciao bello, ti vedo accaldato…” mi fece, schioccandomi un bacio sulla guancia.
“No, sai, mi fai vedere certe cose…è difficile rimanere tranquilli…”
“Ma la realtà è sempre meglio vero?” disse lei girando su se stessa per evidenziare il suo corpo, coperto solamente dalla sottoveste.
“Eh sì, direi proprio di sì…” le risposi, pregustando la piega che pareva prendere la serata.
“Mettiti seduto e guardami” mi ordinò Lavinia, dopodichè raggiunse lo stereo che si trovava in un angolo del salotto e pigiò il tasto play: le casse diffusero una musica da discoteca mentre Lavinia cominciò a ballare e ancheggiare in modo sempre più provocante, giocando con la sottoveste, facendola salire su fino a mostrarmi il perizoma che aveva sotto, e poi lasciandola scivolare a ricoprirsi.
Si appoggiò al pianoforte, che si trovava dalla parte opposta del salotto, si sedette sulla tastiera e, facendo scivolare una mano nelle mutandine, cominciò a toccarsi, guardandomi in modo sempre più provocante ed esplicito, con la bocca spalancata e la lingua di fuori che percorreva il contorno delle labbra.
Lavinia si voltò e si mise in ginocchio sul seggiolino del piano, col busto sdraiato sulla tastiera, e alzandosi la sottoveste, mise in mostra il fantastico sedere, coperto solamente dal filo di stoffa del perizoma.
Si voltò con la testa a guardarmi, vedevo che era fiera di quello che sta facendo, della sua enorme bellezza e del potere che il suo corpo esercitavano su di me in quel momento.
Cominciò a muovere il sedere con un movimento circolare e ad ansimare, come se stesse facendo l’amore, poi facendo scorrere la mano dal sotto spostò il perizoma, scoprendo d’un sol colpo fica e solco delle natiche.
Giunti a quel punto non mi controllai più, scattai dal divano dove mi trovavo e raggiunsi il pianoforte, afferrai Lavinia e le infilai la testa tra le natiche, leccandole il solco, poi la voltai, le sfilai la sottoveste e le mutandine, mentre lei mi sganciava i pantaloni.
In breve ci ritrovammo nudi sul divano a baciarci e leccarci in maniera furiosa, io le urlavo oscenità e, afferrandola per i capelli, le portai la testa sul cazzo, infilandoglielo in bocca fino in gola
“Succhia puttana, fino alle palle, ingoia…”
Lavinia succhiava, vedevo il cazzo sparire nella sua bocca e riemergere, poi, stringendomelo in mano, cominciò a darmi brevi colpetti di lingua sulle palle e a risalire tutta l’asta con la lingua.
“Adesso basta, voglio prenderti”.
La stesi sul divano e le appoggiai il cazzo sulle labbra della fica, spingendo piano. Non feci nessuna difficoltà ad entrare, era bagnata e lubrificata dall’eccitazione, cominciai a spingere e ad aumentare il ritmo.
“Sì dai…prendimi così” urlava Lavinia, completamente travolta dall’eccitazione.
Io aumentai il ritmo sempre di più, ansimavo e sudavo come un animale, la sentii raggiungere l’orgasmo, stavo per godere anch’io quando decisi di cambiare posizione.
La feci voltare e mettere a quattro zampe appoggiata con la pancia sul divano, a pecorina, e la presi da dietro.
Lo spettacolo di Lavinia a pecorina era incredibile, il cazzo scivolava dentro e fuori sempre più veloce, la afferravo per i fianchi e le schiaffeggiavo le natiche mentre lei urlava, ma non mi bastava ancora, volevo di più…
Levai il cazzo e lo appoggiai un poco più in alto, sul forellino in mezzo alle natiche: volevo incularla, avevo il cazzo durissimo ed ero in preda ad una eccitazione animalesca.
Forzai senza nessuna delicatezza e Lavinia si divincolò scalciando: “No, lì no…mi fai male…”
Mi calmai, presi respiro per qualche secondo, rendendomi conto che mi ero spinto troppo oltre.
Lavinia si girò e si distese sotto di me, la abbracciai con delicatezza e poi la penetrai di nuovo.
Lei mi strinse con le gambe e gemendo mi sussurrò nell’orecchio “Dai tesoro, godi…”, io aumentai leggermente il ritmo e le venni dentro, crollando subito dopo spossato.
Anche Lavinia era zitta, aveva la bocca spalancata e aspirava l’aria come se stesse soffocando, continuando a graffiarmi la schiena con le unghie.
Per almeno un minuto rimaniamo immobili, incapaci quasi di respirare, travolti dal piacere e dalle sensazioni che ci annebbiavano la mente
Rimanemmo sul divano nudi e abbracciati per alcuni minuti, e Lavinia si confidò, raccontandomi di come ultimamente la sua consapevolezza di essere donna e molto bella fosse cresciuta, e di come si fosse accorta di esercitare un potere calamitante sugli uomini.
“Sono sempre eccitata, ho voglia di nuove esperienze, in questo momento non ce la farei ad essere legata sentimentalmente a nessun uomo, a dovergli essere fedele…ma però avrei bisogno di un amico intimo, una persona senza preconcetti che avesse voglia di dividere con me tutte le fantasie che ho in mente, anche quelle più spinte, che mi vergogno perfino a raccontare…”
Capii che si riferiva a me, che mi stava chiedendo di essere il suo complice nelle avventure erotiche che aveva in mente, e la cosa mi lusingava molto.
Le chiesi di raccontarmi qualcuna delle fantasie che aveva, ma Lavinia fu reticente, rimase sul vago: “Mi piace fantasticare sugli uomini, sulle posizioni, sui posti strani, su tutto quello che non ho mai fatto”.
“Come…prenderlo di dietro?” mi azzardai a chiederle.
“Qualche volta ho provato, anche coi miei ex, ma non ci sono mai riuscita, se vorrai esere il mio compagno di giochi, ti prometto che sarai il primo a incularmi…sempre se riuscirò a prenderlo lì…”.
La tranquillizzai, dicendole che ogni cosa andava fatta a tempo debito, e che era solo questione di delicatezza e di una buona lubrificazione, ma intanto al pensiero di metterlo nel culo a Lavinia per primo avevo raggiunto di nuovo una discreta erezione, avvertita dalla mia compagna, che era abbracciata a me sul divano.
La sua mano scorse lungo la mia pelle, fino ad impugnare l’asta, poi venne a sdraiarsi su di me, con la fica sul mio viso.
Cominciai a leccare tutto il bendiddio che avevo a portata di bocca, la mia lingua scorreva dalle labbra della fica su su fino ad arrivare al solco delle natiche e al forellino che stava nel mezzo, oggetto dei miei desideri, mentre sentivo la bocca di Lavinia darsi da fare col cazzo.
Il 69 è una delle posizioni che adoro, che mi eccita di più, ma anche a lei doveva piacere un sacco, visto che la sua fica era bagnata e colava in continuazione umori sul mio viso.
Leccandola nei punti giusti riuscii ben presto a farle raggiungere il piacere, poco prima di venire a mia volta, schizzandole in bocca quel poco che avevo ancora nelle palle…

CAPITOLO IV
In discoteca

Trascorsero alcuni giorni, durante i quali io e Lavinia ci sentivamo solamente tramite sms. Io avevo voglia di rivederla, ma non volevo forzare la situazione e rendermi assillante; d’altronde lei voleva un compagno di giochi e non un ragazzo fisso, e io non potevo permettermi di correre il rischio di perdermi i “giochi” con lei rendendomi possesivo.
Finalmente il venerdì seguente mi arrivò la sua telefonata, mi chiese se volevo portarla a ballare quella sera.
Io accettai entusiasticamente, chiedendole se aveva preferenze sul tipo di locale, ma lei mi lasciò carta bianca, dicendomi solamente di portarla fuori zona, perché volava vedere gente nuova, e voleva fare tardi fino all’alba.
Passai a prenderla verso le 11, lei uscì di casa vestita con jeans e maglietta e con una borsa sportiva in mano. Salutai la madre di Lavinia, che era comparsa sulla soglia di casa.
“Ciao, divertitevi a questa festa in campagna” “Certo signora”- risposi io, non capendo bene a quale festa alludesse, ma comunque non facendo trapelare la mia sorpresa.
Appena salite in macchina Lavinia mi spiegò che non voleva farsi vedere vestita da discoteca, così si era inventata questa festa in campagna da una sua amica.
“Prima di arrivare fermati da qualche parte, dove non mi vede nessuno, perché mi devo cambiare”.
“Meno male, pensavo che la tua tenuta da tentatrice di uomini fosse tutta qui…” le dissi indicando come era vestita.
“Ho ben altro da mettermi, vedrai…stasera voglio scatenarmi! E te sarai il mio body-guard…” mi sorrise lei aprendo il borsone.
Avevo deciso di andare il un locale fuori provincia aperto da poco, non c’ero mai stato ma mi avevano detto che il venerdì sera era la serata giusta.
Mi fermai in un area di sosta qualche chilometro prima dell’uscita dell’autostrada: Lavinia mi ordinò di scendere di macchina e di non voltarmi fino a quando non si fosse finita di cambiare.
Dopo un tempo che mi parve interminabile, sentii il rumore di un paio di tacchi e la sua voce, che assai maliziosamente mi diceva: “Guarda un po’ se ti piaccio?”
Mi voltai e rimasi senza parole: Lavinia aveva messo un vestitito nero attillato, cortissimo, che le aderiva perfettamente al busto, evidenziando i seni privi di alcun sostegno, e le scopriva completamente le gambe.
Aveva ai piedi un paio di sandali neri con tacco vertiginoso, su cui dondolava leggermente insicura.
“Ti piace il mio vestitino nuovo?” mi disse con una vocina fintamente timida.
“Sssi…” dissi io, ancora stordito da tutto quel ben di Dio che si intravedeva dal ridottissimo abito della mia amica.
“Di dietro sarà troppo audace?” e dicendo questo si voltò, mostrandomi la scollatura vertiginosa che il vestitino le lasciava sulla schiena, scoprendola completamente fino al sedere, da dove si intravedeva, come al solito non casualmente, l’orlo di un perizoma rosso fuoco che si andava ad infilare nel solco delle natiche, perfettamente scolpite dall’abito.
“Nooo…rischiamo solo incidenti di ordine pubblico!!! Comunque devo dire che ti sta benissimo, evidenzia benissimo le forme del tuo corpo, e lascia intuire che almeno le mutande te le sei messe…”
“Grazie caro, e ora…andiamo a darci alle danze” urlò lei, cominciando a dimenarsi e ad agitare le braccia e i fianchi.
Proprio in quel momento un camion passò vicino all’area di sosta, e vedendo lo spettacolo che Lavinia stava dando, dimenandosi con quel vestitino ridottissimo addosso, lanciò una serie lunghissima di colpi di clacson.
“Ecco il primo su cui hai fatto colpo…stasera farei bene a girare armato. Mettiti qualcosa sopra, almeno fino a che non siamo dentro, così arriviamo sani e salvi e non prendi freddo.”
“Uffa che palle, voi uomini…avete sempre paura che vi portino via la donna, invece di essere contenti se la guardano…tutti uguali!” disse lei, facendo finta di essere imbronciata.
Un attimo dopo eravamo in macchina che ridevamo felici, lei fiera della sua indiscutibile avvenenza e io perché avevo la netta sensazione che mi stavo preparando ad una serata bollente, nella quale avrei avuto di che divertirmi.

Entrammo in discoteca, che effettivamente era piena di gente: dopo aver bevuto un cocktail al bar entrammo in pista.
Lavinia cominciò subito a ballare in maniera molto sensuale, ammiccandomi e strusciandosi su di me in maniera volutamente provocatoria.
Mi ero ormai abituato alle esuberanze ballerine della mia amica, sapevo che voleva solo provocarmi un po’ ed essere al centro dell’attenzione, così la lasciai sola in pista e tornai al bar, approfittandone per dare un’occhiata alle altre ragazze presenti in discoteca.
Attaccai discorso con una ragazza di nome Michela: dopo una mezz’oretta, nonostante che Michela sembrasse interessata a me e mi avesse invitato a ballare, le dissi che ero con la mia ragazza, la salutai e tornai in pista per vedere che combinava Lavinia.
Non riuscivo a trovarla
Poi la vidi: era in un angolo della pista che ballava in mezzo a due ragazzi. Beh, ballare non è proprio il termine esatto, quello dietro a lei le era appoggiato con la patta al sedere e si strusciava a tutto spiano, mentre le stringeva i fianchi, quello davanti le stava leccando il collo.
Lavinia rideva, dimenandosi e lasciandoli fare. Un po’ imbarazzato mi avvicinai, non volevo disturbarla ma volevo che si accorgesse che ero vicino a lei: appena mi vide mi fece l’occhiolino e cominciò a strusciarsi e a dimenarsi più forte sui corpi dei due, che la palpavano dovunque in maniera sempre più espicita.
Con un gesto repentino si liberò dai due, lasciandoli con un palmo di naso e venne da me, abbracciandomi e baciandomi in modo voluttuoso.
“Stasera sono scatenata” mi urlò nell’orecchio “ora guarda che faccio” e così dicendo montò su un cubo dove fino a poco prima ballava una cubista.
La danza di Lavinia sul cubo era a dir poco sfrontata, si dimenava come una ballerina di lap dance giocando con l’orlo del vestitino, facendolo salire e scendere ad arte, mostrando generose porzioni delle mutandine che aveva sotto.
Ovviamente i maschi presenti non la perdevano d’occhio, avvicinandosi e urlandole apprezzamenti e sconcezze di ogni tipo, a cui la mia amica rispondeva con sorrisi: qualcuno tra i più audaci le carezzava le gambe, cercando di palparle il culo.
“E’ quella la tua ragazza?” sentii urlarmi in un orecchio da una voce conosciuta, mi voltai e riconobbi Michela, la ragazza con cui avevo flirtato al bar poco prima.
“Sì, perché?”
“Perché è proprio una gran troia…”
Le parole di Michela mi fecero incazzare parecchio, in fondo in tutta questa esibizione di Lavinia io ci facevo la figura dell’accompagnatore cornuto.
La afferrai per un braccio, tirandola giù dal cubo, e la trascinai verso l’uscita: lei non protestò, ma si capiva che era perplessa.
“Sei incazzato? Ma io volevo solo giocare un po’ e divertirmi, tanto lo sai che poi la do a te…”
“Va bene, adeso gioco io…” le urlai, ancora arrabbiatissimo.
Volevo fargliela pagare, non sapevo nemmeno io come, arrivati alla macchina partii, mi stavo calmando ma adesso volevo prenderla, basta coi giochini.
Imboccai l’autostrada e mi fermai alla prima area di sosta: Lavinia aveva smesso di lamentarsi dell’improvviso abbandono della discoteca e si era fatta curiosa di quello che avevo in mente.
La feci scendere di macchina e, appoggiandola al cofano, le tirai su il vestito senza troppi riguardi: Scostandole le mutandine cominciai a leccarle la fica, che cominciò ben presto a bagnarsi copiosamente.
La mia amica mugolava, stringendomi il viso tra le cosce e incitandomi a scoparla: ma io avevo in mente qualcosa di diverso…
La feci voltare e appoggiare con la pancia sul cofano, le sfilai il perizoma e cominciai a leccarle le caviglie, risalendo su per le cosce fino al solco delle natiche, concentrandomi sul forellino.
“Stasera mi dai questo…” le dissi infilandole un dito nel buco del culo.
La sentii irrigidirsi, senza però obiettare niente.
Appoggiai il cazzo alla fica e la penetrai, volevo prima darle un po’ di piacere e rilassarla, ma dopo qualche colpo decisi di passare al sodo: uscii dalla fica e, risalendo di pochi centimetri, le appoggiai il cazzo sul buchino, cominciando faticosamente a forzarlo.
“Mi fa male, lì non ce la faccio a prenderlo… dai ti prego.. ti faccio tutto, scopami ancora”
“Zitta puttana” le urlai, in preda alla rabbia e all’eccitazione.
Presi dalla macchina un tubetto di lubrificante che da qualche giorno portavo con me in previsione di quel momento, ne feci uscire una gran quantità sulla mano, presi il cazzo e lo massaggiai lubrificandolo, tenendolo in mano così unto, liscio e duro come il marmo, passai la mano unta nello spacco fra le natiche lubrificando il buchino e la spinsi ancora di più contro il cofano, puntando di nuovo la cappella.
Mi aprii la strada lentamente, quindi mi fermai per farla abituare e poi tornai a forzare:
sentivo Lavinia gemere e urlare, ma ormai l’eccitazione era troppa e non riuscivo più a controllarmi, spinsi fino in fondo in maniera sempre più decisa e cominciai a pompare con forza.
Gemevo, urlavo, la insultavo senza più ritegno con parole triviali, schiaffegiandole le natiche mentre la inculavo ad un ritmo sempre maggiore: ormai il suo retto aveva ceduto e si stava abituando alle spinte del mio cazzo.
Rallentai per non raggiungere subito l’orgasmo, poi ripresi, accorgendomi con piacere che la mia amica non era più così irrigidita, quindi aumentando il ritmo le venni ben presto nel sedere.
Fu un orgasmo violentissimo, rischiai di perdere l’equilibrio e di cadere, quindi estrassi il cazzo e lo pulii con un kleenex.
Lavinia rimase prona sul cofano della macchina per qualche minuto, quindi si ricompose e montò in macchina senza dirmi niente.
Compresi allora che l’avevo praticamente costretta ad un rapporto anale, e immaginai che fosse arrabbiata con me.
Ci avviammo in silenzio verso casa: dopo qualche chilometro tentai di rompere il ghiaccio, chiedendole scusa, ma lei mi rispose che non dovevo scusarmi, che prima o poi
doveva decidersi a farlo, e che dopo la lubrificazione il dolore era stato accettabile.
“Quando sei venuto cominciava a piacermi…dobbiamo rifarlo, con più calma…ma adesso perché non ci fermiamo e prendiamo una boccata d’aria?”
La guardai, comprendendo che il trauma era stato superato agevolmente e che la mia amica per questa serata aveva ancora voglia: mi fermai ad una nuova piazzola di sosta e questa volta facemmo l’amore dentro la macchina.
La presi con dolcezza mettendola sopra di me e lasciando che cavalcasse e gestisse lei: condusse il rapporto da vera esperta, aumentando il ritmo e rallentandolo ad arte, avvicinandomi all’orgasmo e fermandosi sempre un attimo prima di farmi venire.
Godemmo praticamente insieme e fu bellissimo: raggiunsi l’orgasmo stringendola per le natiche e sentendola tremare dal piacere.
Rimanemmo abbracciati teneramente per qualche minuto, quindi tornammo verso casa.
Capitolo V
Il video

Trascorse qualche settimana, nella quale io e Lavinia facevamo coppia fissa: avevamo rapporti sessuali normali, e non mi capitò mai di parlarle del nostro rapporto anale dopo la discoteca, volevo che fosse lei a tornare sull’argomento.
Una sera eravamo stati invitati a cena da Elena, una sua amica.
La cena fu assai divertente, erano presenti oltre ad Elena, io e Lavinia, anche il suo ragazzo Maurizio. I discorsi scivolavano via piacevoli, toccando le rispettive passioni e interessi.
Maurizio, fotografo di professione, aveva anche l’hobby delle riprese video, avendo realizzato alcuni cortometraggi amatoriali con cui aveva vinto dei premi.
Alla domanda su quali fossero i suoi generi preferiti, lui ridendo ci rispose che il suo preferito era quello erotico, anche se a livello amatoriale non era facile trovare persone che si prestassero per recitare. “Devo sempre ricorrere ad Elena, ormai è la mia musa”, disse, e lei arrossendo annuì.
Vidi Lavinia molto interessata al discorso, anche lei si dilettava con piccoli cortometraggi, i due parlottarono a lungo, mentre nel dopocena ci eravamo spostati in terrazza.
Tornando a casa Lavinia mi confessò che si era offerta per fare da attrice per un piccolo cortometraggio di Maurizio. “Erotico? E fino a che punto dovresti spingerti?” le chiesi dubbioso.
“Mi sono fatta promettere che il video lo darà a me, subito dopo che sarà stato realizzato, ce lo vediamo insieme a te e Elena e poi non uscirà più dalla mia collezione privata”.
“Sì, ma non mi hai ancora detto fino a che punto dovresti spingerti, cosa devi fare in questo video? Qualcuna delle tue porcate?”
“Veramente pensavo di fare l’amore con te…mi eccita tantissimo l’idea di essere ripresa da un professionista e poi rivedermi. Sai, Maurizio mi ha confessato di voler riprendere scene di sesso, ma non ha mai trovato il coraggio di mettere un annuncio sul giornale perchà non si fida di chi potrebbe rispondere. E con Elena può ovviamente riprendersi solo a camera fissa…”
“Ma senti che razza di maiali i tuoi amici…” le dissi, prima di scoppiare a ridere.
Dovevo ammettere che l’idea mi stava accitando, pur lasciandomi più di un dubbio e di un imbarazzo, ma la simpatia e la fiducia che mi aveva trasmesso Maurizio mi spinsero ad accettare.

Due giorni dopo avevamo appuntamento allo studio di Maurizio, per realizzare il video.
Appena arrivati ci salutò calorosamente, dicendoci che era contento che avessimo accettato, e che era rimasto piavcevolmente sorpreso da come Lavinia si fosse offerta con entusiasmo. Erano poche – a suo dire- le persone che avevano voglia di divertirsi senza preconcetti.
Nel retro dell’ufficio era sistemato un divano, con le luci ai lati: quello sarebbe stato il set.
Io ero un tantino imbarazzato, e lo stesso doveva esserlo anche lui, anche se cercava di sembrare distaccato: Lavinia invece era decisa e visibilmente eccitata, lo capivo da come mi guardava, era come un vulcano sul punto di esplodere, e quando sarebbe esploso non sarebbe poi stato facile da controllare.
Maurizio ci spiegò che avrebbe voluto riprenderci durante le nostre effusioni, e si sarebbe fermato quando noi l’avessimo ritenuto opportuno. Lavinia non se lo fece ripetere due volte e si andò a cambiare in bagno: quando uscì era incredibilmente sexy, aveva raccolto i capelli neri in una lunga treccia, calzava un paio di scarpe color rosso fuoco col tacco molto alto, che le avevo regalato io pochi giorni prima, ed era coperta da una giacca di pelle bianca, chiusa in vita da una cintola, che le arrivava sopra le ginocchia. Non si capiva se sotto aveva qualcosa oppure no. Arrivata al divano ancheggiando in maniera molto sensuale, si sganciò la cintola fece vedere che sotto indossava solo la lingerie, tutta in pizzo rosso.
Maurizio schiacciò il tasto play ed iniziò a riprendere Lavinia, che nel frattempo aveva fatto scivolare la giacca ai suoi piedi, in maniera molto provocante. Il reggiseno volò via subito dopo, e Lavinia cominciò a giocare coi seni, coprendoli e scoprendoli con le mani. Poi si girò, dando le spalle alla camera, e si piegò a novanta gradi, spostando il filo del perizoma e scoprendo tutta la grazia di dio che aveva tra le gambe.
Aveva preso subito l’iniziativa, confermando la mia idea che fosse molto eccitata all’idea di esibirsi di fronte a qualcuno: il clima si era fatto subito torrido.
Lavinia si piegò tra le mie gambe, slacciò i pantaloni e abbassando gli slip cominciò a succhiarmi il cazzo, lentamente, mandando sguardi da autentica porca verso la camera.
Mi sentivo ribollire, la situazione era al contempo imbarazzante ma eccitante, le afferrai la testa e le feci ingoiare il cazzo fino alle palle, quasi soffocandola, urlando oscenità verso Maurizio e il suo occhio elettronico.
“Ti piace Lavinia, vero? Che troia che sei, guarda come lo succhi!!”
Spinsi ancora più in fondo il cazzo, poi lo feci uscire per farla respirare, poi lo rispinsi in fondo alla sua gola.
Qualunque inibizione era stata superata nel giro di pochissimo, ormai eravamo tutti e due presi dalla voglia, incuranti di essere visti e compiaciuti della situazione.
“Come vuoi che la prenda?” urlai a Maurizio, sempre più coinvolto, e poi non ricevendo risposta urlai verso la telecamera “la metto sotto o sopra questa mignotta?”
“Sopra la riprendo meglio, ‘sta puttana” rispose Maurizio, evidentemente eccitato, e privo del tono professionale che aveva assunto inizialmente.
Lavinia non diceva niente, non capivo se gradiva essere trattata in maniera così volgare oppure no, ma ormai non mi importava più. Rimasi seduto sul divano e senza toglierle le mutande me la misi sopra, voltata verso di me, e spostandole appena il filo del perizoma la penetrai senza troppi complimenti.
Maurizio filmava senza perdere un dettaglio, si chinò addirittura per riprendere la penetrazione da vicino. Feci voltare Lavinia, sempre rimanendo seduto, in modo che continuasse ad impalarsi sul mio cazzo volgendosi però verso la camera.
“Cavalca la troia, guarda come le piace” disse Maurizio, che apprezzava il cambio di inquadratura.
Lavinia pareva divertirsi un sacco, la sua vena esibizionista era appagata al massimo, era la regina della scena potendo dare lei il ritmo all’azione e potendo guardare nella videocamera, mugolando in maniera sempre più esplicita come la più consumata delle attrici hard.
“A pecora, adesso…voglio vederti presa a quattro zampe” le ordinò Maurizio, che ormai aveva preso i comandi delle operazioni, come un vero regista di film porno.
Lavinia non se lo fece dire due volte, si sfilò il perizoma e si mise carponi al centro della stanza, facendosi scivolare una mano tra le gambe e masturbandosi, offrendo al contempo lo splendido spettacolo del suo sedere nudo.
Mi chinai dietro Lavinia e cominciai a leccarle la schiena, poi mi misi dietro di lei e le puntai il cazzo verso le natiche, e volgendomi chiesi a Maurizio“dove la prendo?” lasciando intendere che anche la via posteriore era permessa.
Lavinia si irrigidì, evidentemente non si aspettava questo, visto che il sesso anale non era ancora pratica abituale per lei, ma Maurizio in tono perentorio ordinò: “spaccale il culo a questa troia, cosa aspetti?”
Puntai con decisione il cazzo sul forellino, dopo averlo lubrificato alla meno peggio con la saliva, e la penetrai con una certa violenza, stringendola per i fianchi.
Feci una certa fatica ad entrare, ma pur sapendo di farle un po’ male stavolta non sentii Lavinia lamentarsi, anche se ormai non avrebbe potuto più fare molta diferenza.
“Così, come una cagna, come una cagna in calore…” le urlavo, schiaffeggiandole il sedere, mentre Maurizio continuava a ripetere “che troia che sei, Lavinia…non vedo l’ora che Elena veda quanto sei puttana”.
Lavinia cominciò a gemere, capii che stava per godere così, mentre veniva filmata con addosso solo un paio di scarpe col tacco, messa a quattro zampe e sodomizzata.
Non riuscii a trattenere il piacere, avrei voluto goderle in bocca ma non feci nemmeno in tempo ad uscire che avevo già cominciato a eiacularle nel retto.
Caddi esausto sul pavimento, mentre il sedere di Lavinia, col forellino oscenamente dilatato da cui colava il mio sperma, continuava ad essere ripreso.
Mentre la mia amica era in bagno a lavarsi, e Maurizio armeggiava con i suoi strumenti elettronici, pensai con l’unica porzione del mio cervello ancora in grado di comprendere qualcosa che il rapporto con Lavinia stava prendendo una strada sempre più esibizionistica, forse senza ritorno.
Ci dettimo appuntamento per la sera seguente dove, una volta masterizzato, ci saremmo rivisti il filmino girato nel pomeriggio.
“Ci divertiremo, riguardandolo con Elena” ci congedò Maurizio con una strana luce negli occhi: mi stavo chiedendo se non gli sarebbe potuto piacere unirsi attivamente all’amplesso che si era appena consumato, e soprattutto come avremmo reagito io e Lavinia (temevo soprattutto la reazione entusiasta di lei, ormai totalmente disinibita e pronta a qualunque evoluzione sessuale) ma capii in quel momento che lui voleva che fosse presente anche la sua ragazza, forse per una questione di fedeltà, o forse per rendere ancora più piccante il tutto.
“Chissà come ci divertiremo da Elena e Mau domani sera…” sorrise felice Lavinia mentre la riaccompagnavo a casa.
“Chissà…?”pensai io.

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