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Racconti Erotici Etero

Lavoro, lavoro, lavoro!

By 25 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao a tutti!
Sono ancora io, Benedetta, ho 30 anni, e vivo da sempre nello stesso
piccolo paese nei dintorni di Vicenza. Sono una ragazza normale, alta
1.70, snella, e con i capelli nerissimi, ma gli occhi verdi. Lavoro
ormai da un un bel pò come segretaria del medico di paese, e
come vi ho già raccontato, è un lavoro
tranquillo, anche se purtroppo mi ha sempre portato ad interagire solo
con le classiche vecchiette che vanno tutti i giorni dal medico
perchè non sanno cosa fare. Ovviamente come in tutti i
paesini, il medico è sempre lo stesso da anni ed anni, me lo
ricordo da quando ero piccola ed accompagnavo mia nonna alle visite,
infatti è un signore ormai con barba e capelli bianchi. E’
molto cordiale e simpatico, essendo un piccolo paese in cui ci si
conosce tutti mi ha vista crescere e mi tratta con rispetto, non certo
facendomi in qualche modo sentire inferiore, ragion per cui il mio
lavoro mi piace ancora di più!
Almeno fino a quando, una mattina, non mi raccontò che di
lì a qualche giorno sarebbe arrivato suo nipote Leonardo, di
26 anni, fresco di laurea in medicina, a fare un pò di
pratica, e sarebbe rimasto per un pò di tempo. La prima cosa
che pensai fu “Ottimo, ci mancava il classico neo-dottorino che si
crede Dio!”, ed iniziai mentalmente a prepararmi a tempi duri.
Ricordo che era un mercoledì mattina.
Come sempre arrivai per prima (il dottore iniziava a visitare alle
8:30), alle 8 aprii lo studio, come tutti i giorni, tempo di accendere
il pc ed infilare il camice da segretaria sopra la gonna-tailleur con
decolletè a tacco basso che porto abitualmente al lavoro, e
la sala d’aspetto iniziò a popolarsi.
Alle 8:25, puntuale come ogni giorno, arrivò il dottore, ma
non da solo! Ero assorta al pc, impegnata ad ordinare on-line materiale
da cancelleria per lo studio, quando invece di un saluto, ne sentii 2.
Alzai lo sguardo e vidi il mio datore di lavoro accompagnato dal
nipote. Il famoso Leonardo era un ragazzo abbastanza alto, con i
capelli castano chiari e gli occhi marroni, un fisico asciutto ma non
esagerato ed un sorriso all’apparenza molto caloroso e cordiale. Nel
complesso era un ragazzo carino, anche se non una bellezza marmorea.
Pensai che se la mia coinquilina fosse stata con me in quel momento, e
se quella fosse stata una delle loro serate tra ragazze, lo avrebbero
catalogato come “scopabile”.
Quella mattina il ragazzo venne subito messo al lavoro ed
iniziò a dividersi le pazienti con suo zio.
Non che questo gli consentì di sbrigarsela prima, visto che
le signore si sentivano incoraggiate a lasciarsi andare alle
chiacchiere, ed i medici, uno per cortesia e uno per inesperienza, non
ebbero mai il coraggio di interromperle.
Lo studio quel giorno chiudeva alle 14, perchè nel
pomeriggio i dottori avrebbero eseguito delle visite a domicilio,
quindi mi recai nel “guardaroba” per mettere il mio camice al suo posto
ed indossare il mio soprabito. Abituata com’ero a lavorare solo con un
uomo che avrebbe potuto essere mio nonno, non mi feci problemi a
lasciare la porta aperta, anche prchè non mi dovevo certo
cambiare d’abito! Nonostante ciò, grazie ad un riflesso su
di uno specchio, mi accorsi che Leonardo, attardandosi a riordinare non
so cosa nella sua borsa, spesso e volentieri buttava l’occhio dalla mia
parte. La cosa mi stuzzicò non poco, un ragazzo
più giovane di me, e oltretutto carino, che mi riservava
determinate attenzioni era per me, che di inibizioni ne ho sempre avute
poche, un giochino molto eccitante!
Per il momento lasciai cadere la cosa, ma
‘il giorno successivo mi presentai al lavoro con il chiaro
intento di scoprire se gli eventi del giorno prima erano una mia
personale paranoia oppure effettivamente la mia procacità
aveva risvegliato l’interesse del ragazzo. Le mie armi erano
semplicemente una gonna un pò più corta e
fasciante di quella che avevo il giorno precedente, una camicetta
scollata, dei tacchi alti, un paio di autoreggenti ed un cambio di
vestiti nella borsa. Ora, voi vi chiederete cosa mai potevo farmene di
un cambio d’abiti, ma il gioco era molto semplice: avrei finto di
macchiarmi con qualcosa, per poi dovermi cambiare d’abito, questa volta
spogliandomi, lasciando sempre la porta aperta.
Quel giorno lo studio chiudeva alle 17, ed ovviamente il mio piano
avrebbe dovuto scattare a quell’ora.
Ovviamente arrivarono le 17:30 che, mentre io avevo tranquillamente
finito tutto, i dottori stavano ancora visitando, e c’era ancora una
paziente nella sala d’aspetto. Stavo facendo gli scongiuri
perchè Leonardo finisse e si prendesse in carico l’ultima
paziente, così nel frattempo suo zio arebbe potuto finire la
sua e lasciare lo studio. E fortunatamente così successe.
Quando vidi la porta di Leo aprirsi, mi finsi indaffarata al telefono,
e feci bene in modo di piegarmi sulla scrivania perchè
avesse piena visuale del mio seno (non avevo di che preoccuparmi per le
pazienti, perchè la mia scrivania si trova dietro la zona
della sala d’aspetto), e lui rimase imbambolato con lo sguardo per
diversi secondi, finchè l’ultima signora si fece strada nel
suo studio e reclamò la sua attenzione.
Come inizio non c’era male, quindi mi risistemai alla mia scrivania. In
quella uscì l’anziano dottore che mi diede il permesso di
ritornare a casa, ma io declinai dicendo che dovevo assolutamente
finire di archiviare dei documenti e che non mi andava di trascinarmi a
domani quel lavoro noioso. Lui annuì semplicemente e mi
lasciò lì, ma ancora oggi mi chiedo se non ci
avesse visto più lungo di quanto io creda.
Tornando a noi, l’ultima paziente uscì alle 18 passate, io
ero veramente stufa di aspettare, oltretutto il pensiero di stuzzicare
Leonardo mi aveva fatta bagnare in modo inverosimile, il che non faceva
che aumentare la mia impazienza.
Finalmente, quando la signora lsciò lo studio, anche lui
uscì e si avvicinò alla mia scrivania per
lasciarmi la sua agenda degli appuntamenti. in quel momento feci
scattare il piano. Presi in mano un bianchetto, a cui precedentemente
avevo fatto un forellino, e nello scuoterlo per far finte di cancellare
qualcosa, baaaam, me lo rovesciai su camicetta e gonna.
“Ma porca miseria!” esclamai, fingendomi scocciata. Vidi con la coda
dell’occhio che Leonardo rideva sotto i baffi. “Dottore, lasci l’agenda
sulla mia scrivania, io vado a cambiarmi, con permesso.”
Detto questo, mi alzai e mi diressi al vicino “guardaroba”. Ovviamente,
“dimenticai” di chidere la porta, e nel piegarmi per raccogliere la
borsa diedi la prima occhiata dallo specchio, e notai con soddisfazione
che anche oggi il ragazzo osservava.
A quel punto il gioco non poteva che essere facile per me! Raccolsi la
borsa e l’appoggiai su di una sedia lì vicina, quindi portai
le mani alla cerniera della gonna e la slacciai, per poi far lentamente
scivolare la gonna lungo le gambe, e poi a terra. Feci un piccolo passo
indietro per uscirne anche con i piedi e mi piegai letteralemente a
90′ per raccoglierla. Guardai di nuovo Leo dallo specchio, e
vidi nettamente il pomo d’adamo salire e scendere nella sua gola.
Decisamente gradiva il tanga e le autoreggenti. Posai la gonna sulla
sedia accanto alla borsa, e, sempre di spalle, iniziai a slacciarmi la
camicia. Ovviamente non ci sarebbe stato gusto a rimanere di spalle in
questo caso, quindi tolsi la camicia, e una volta rimasta solo con la
biancheria e le scarpe, mi voltai ed iniziai a camminare di qua e di
là, fingendo di cercare qualcosa, ogni tanto mi piegavo per
aprire casseti. Alla fine presi una borsa di plastica e vi infilai i
vestiti sporchi, la misi nella mia borsa ed estrassi il cambio che mi
ero preparata, che era un abitino con le maniche corte, lungo fin sopra
il ginocchio, non troppo aderente ma con un bello spacco sul lato che
risaltava le mie gambe. Finii di rivestirmi, e rimasi molto delusa nel
vedere che Leonardo, che per tutto il tempo si era goduto lo
spettacolo, che aveva anche avuto un certo effetto su di lui, ne ero
certa, non si trovava più dove l’avevo lasciato.
Così, un pò ferita nell’orgoglio ed un
pò per l’insoddisfazione fisica che avevo addosso (non
dimenticatevi che il pensiero di provocarlo, e soprattutto di quello
che sarebbe potuto accadere dopo, mi aveva lasciata eccitata, con un
lago nelle mutandine, per gran parte della giornata!), marciai nel suo
studio e spalancai la porta senza bussare.
La vista che mi trovai davanti mi fece istintivamente e spudoratamente
leccare le labbra: il ragazzo era seduto alla scrivania, con l’uccello
duro in mano, e si stava sparando una sega, affannata e veloce, davanti
ai miei occhi. Come lui avrebbe ammesso in seguito, sperava con una
sveltina, di evitare di venirsi nelle mutande davanti a me.
Per quanto lo spettacolo potesse essere appagante a livello di ego, di
certo non avevo ordito un piano simile e macchiato i miei vestiti, per
far si che un’erezione di quelle proporzioni venisse sprecata in una
sega! Non mi feci problemi a dirglielo, mentre mettendo le mie mani
sopra le sue, lo fermavo. Nel sentire le mie parole
strabuzzò gli occhi, prima di sorridere e dirmi “Tesoro, se
volevi scopare, bastava chiederlo!”. Logicamente gli risposi “Lo
terrò a mente per la prossima volta”, prima di prendergli
l’uccello in bocca.
Gli strappai un suono di sorpresa, e con una mano artigliò i
miei capelli, con l’altra un bacciolo della sedia. Iniziai a fargli un
pompino da manuale, ingoiandolo fino a quando non lo sentivo in fondo
alla gola, per poi leccare e succhiare, ed andai avanti per diversi
minuti.
“Oh cazzo, hai proprio una gola profonda!” mi disse Leo, preso dal
momento. Mentre continuavo il pompino, ebbi il bisogno fisico di
infilarmi una mano in mezzo alle gambe ed iniziare a sditalinarmi,
perchè dopo tutto il giorno che aspettavo, e dopo aver visto
che razza di uccello si ritrovava il ragazzo, non potevo più
aspettare.
Nel frattempo lui era arrivato al limite della sopportazione, il suo
uccello era duro come la pietra nella mia bocca, ancora poco e penso mi
sarebbe venuto in bocca senza neanche scoparmi un pò. Quindi
mi alzai di colpo, con sua insoddisfazione, mi piegai sulla scrivania,
appoggiandovi un ginocchio, e gli dissi solo “Adesso tocca a te,
scopami a 90, voglio vedere se sei capace di usare quel bel cazzone che
ti ritrovi!”
Detto, fatto, saltò in piedi, mi alzò la gonna,
scostò il tanga dall’entrata della mia fighetta e mi
penetrò in un colpo solo. La sensazione del suo cazzo che mi
allargava e mi riempiva era meravigliosa, mi strappò un urlo
soddisfatto. Non ebbe nessuna difficoltà ad entrare, ero
bagnatissima, un lago, non aspettavo che quel momento da tutto il
giorno, anzi, dal giorno prima!
“Dai muoviti, sbattimi!” lo incitai, e lui mi rispose “Ti accontento
subito, cagna in calore!”, e finalmente iniziò a dare delle
poderose spinte che ogni volta mi lasciavano senza fiato. Con le mani
si aggrappò letteralemte alle mie tette, ed
iniziò a cavalcarmi furiosamente. Io di certo non me ne
dispiacqui, anzi, continuavo ad incitarlo, ne volevo sempre di
più e più forte. Dopo un certo numero di spinte,
io stavo ormai urlando senza controllo, mentre lui ansimava sempre
più forte.
“Oddiooo, sii, dai, più forte, scopami di più!
Oddioooo, sto per venire, AAAAAAAAAHHHHHH!!!!”, e con un urlo culminai
il mio orgasmo favoloso. Sentii le pareti della mia figa contrarsi
intorno al suo uccello, e tutti gli umori colare, mentre io esaurivo il
mio piacere. Dopo un paio di spinte lui si tolse dal mio buchetto che
ormai era allagato, mi voltò in modo molto rude e mi spinse
in ginocchio. Capendo al volo io iniziai a segarlo tenendo la bocca
aperta vicino al suo membro e dopo pochissimo venne anche lui,
schizzandomi tutta la faccia di sperma, che io con le dita raccolsi e
ingoiai.
Ci sistemammo e rivestimmo in silenzio, io raccattai le mie cose e lui
pure, stavo per andarmene via, soddisfatta dalla scopata appena fatta,
quando lui mi si avvicinò e mi infilò la lingua
in bocca. Dopo un bacio appassionato, con mani che esploravano e
riaccendevano voglie forse non ancora spente, mi sussurrò
all’orecchio “Domani non preoccuparti di metterti la biancheria.”

FINE

Per pareri, consigli e critiche, scrivete a beth.80@hotmail.it

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