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Racconti Erotici Etero

Le Avventure Del Giovane MC – Il Terzo Anno

By 14 Aprile 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Il rapido per Bologna &egrave in partenza sul binario 5’. Ero in ritardo per cui mi misi a correre portandomi sulle spalle il mio fido zaino formato cabina-armadio che ormai mi accompagnava da diversi anni. Le porte si chiusero dietro di me e il treno partì. Per un pelo. Cercai un posto libero, uno vicino a delle suore, uno con una mamma con due figli e uno di fronte a una graziosa ragazza castana con i capelli mossi. Mi lasciai guidare dal basso ventre e mi sedetti di fronte a quest’ultima. Misi il bagaglio sulla rastrelliera in alto.
‘Mi aiuteresti a metter su anche la mia?’ la ragazza indicò il suo valigione.
‘Certo, ci mancherebbe’ feci per sollevarlo ma rischiai un’ernia. Probabilmente si stava trasferendo e aveva preso con sé tutta la casa. Cercai di dissimulare la sofferenza e la fatica e issai quel quintale abbondante sopra le teste di tutti.
‘Ti ringrazio, da sola non ce l’avrei mai fatta’.
‘Immagino. Probabilmente il forno dovevi lasciarlo a casa’ risposi ironico sedendomi di fronte a lei. Si mise a ridere.
‘Hai ragione, forse ho esagerato, ma sai mi sono appena iscritta all’università a Bologna e non sapevo bene cosa portarmi’.
‘Quindi hai deciso che portandoti tutta la casa non avresti sbagliato?’ rise ancora.
‘Sì. Più o meno. Comunque grazie ancora’.
‘Aspetta che ti mandi il conto dell’osteopata prima di ringraziarmi’ non dovevo esagerare con questo argomento o a breve sarei diventato noioso ‘anche io faccio l’università a Bologna. Vedrai ti piacerà &egrave una città magnifica’.
‘Ne sono sicura. Ah, mi chiamo Lucilla’ si presentò dandomi la mano. Il nome mi ricordava qualcosa ma non riuscivo a mettere a fuoco la cosa, le diedi la mano e mi presentai a mia volta.
‘Oh?!’ disse facendo un’espressione strana ‘allora sei davvero te!’
‘Ehm ci conosciamo?’ anche se il nome mi diceva qualcosa il volto mi era totalmente sconosciuto. Certo questo non voleva dire nulla in realtà, se si escludevano i miei genitori, mia sorella e altri tre o quattro amici carissimi non ricordavo mai nomi e facce, figuriamoci abbinarle.
‘Sono la sorella di Claudio’ la guardai inebetito, chi era Claudio? ‘Claudio Rossetti, ricordi? Eravate in classe insieme’.
Claudio Rossetti, un ragazzo ripetente che aveva fatto con noi giusto la quarta superiore prima di cambiare scuola. Era bene o male il nostro mito perché avendo un paio di anni più di noi era l’unico maggiorenne della classe e questo lo aveva, di fatto, nominato autista e procacciatore di film porno per tutti i ragazzi della classe. Aveva una sorella, ma era un’acciughina brutta, secca e senza forme, non certo quella graziosa ragazza seduta di fronte a me. Aveva cinque anni meno di lui e frequentava anche lei il liceo, in seconda. Quando lui aveva cambiato scuola anche lei se ne era andata e non li avevo più rivisti.
‘Ma sei Acciuga?’ chiesi con gli occhi strabuzzati.
‘Non mi &egrave mai piaciuto quel soprannome, sono solo Lucilla’.
‘Sì scusa, hai ragione. Un soprannome del cazzo, te lo diede quello stronzo di Marco’ mentii. Ero stato io a darle quel soprannome, io ero il delegato per i soprannomi dato che non ricordavo mai i nomi veri. Loro erano Nonno e Acciuga.
‘Quando tutti cominciarono a chiamarmi Acciuga ci piansi per una settimana’ proseguì ‘&egrave incredibile quanto si pianga per delle idiozie da ragazzini’.
&egrave incredibile anche quanto si possa essere stronzi da ragazzini. ‘Non devi pensare che ti si chiamasse così per farti un dispetto, era un gioco. A quell’età tutto &egrave un gioco’ forse anche troppo, si rischiava di far star male gli altri per divertirsi.
‘Lo so. All’epoca vi detestavo quasi tutti però’ disse timidamente.
‘Come mai quasi tutti? Chi salvavi di noi idioti amici di tuo fratello?’ chiesi curioso.
‘Beh c’era uno di voi che mi piaceva parecchio. Ne ero perdutamente innamorata all’epoca’ arrossì ridendo ‘ma ovviamente lui non mi ha mai considerato’.
Molto probabilmente era Marco, &egrave sempre stato il più bello e tutte le ragazzette degli altri anni facevano la spola passando davanti alla nostra classe per vederlo. ‘Sicuramente non aveva idea di quanto saresti diventata carina altrimenti allora non ti avrebbe ignorato’ feci questa considerazione guardandola negli occhi e sorridendole. In effetti era diventata proprio una ragazza graziosa, magra con le forme al posto giusto, occhi verdi e labbra carnose.
‘Anche se hai detto che ora sono carina dirmi che ero bruttina non &egrave un gran complimento’ brontolò con ironia Lucilla.
‘Hai ragione sono un grande idiota. Ma da ragazzina eri davvero un po’ troppo magra, poi portavi sempre quegli occhialoni troppo grandi per te’.
‘Te invece eri carino anche allora’.
Wow! Ero io allora? Non era Marco quello che le piaceva alle superiori. Facendo mente locale a quegli anni mi ricordai che la trattavo spesso male e le facevo sempre mille battute prendendola in giro. Non ero stato una bella persona.
‘Sono stato uno stronzo vero?’ le chiesi quasi scusandomi.
‘Un po’ ma mi piacevi e così anche quando mi prendevi in giro ero contenta tu mi avessi rivolto la parola’. Quanto si può essere coglioni e stronzi da giovani? Tanto. Troppo.
‘Ascolta se ti portassi quella valigia da due tonnellate fino a casa ho speranze che tu mi perdoni per quanto fatto da ragazzo?’
‘Se mi offri anche una cena affare fatto’. Una cena. Non avevo soldi come sempre e poi ero fidanzato. Portare a cena una graziosa ragazza a cui piacevo anni prima non sembrava un buon inizio di anno accademico. Fidanzato. Stavo con Camilla che accettava tutti i miei tradimenti, anzi spesso partecipava anche lei, davvero sarebbe stato un problema andare a cena con Lucilla? Non ne avevo idea, ma soprattutto volevo evitare di far illudere ancora qualche altra ragazza, come mi muovevo con l’altro sesso facevo danno. Volevo evitare di crearne ancora altri. Non avrei dovuto accettare a questo giro.
‘Affare fatto!’ come sempre la mia bocca non esprimeva mai ciò che il mio cervello pensava.
Arrivati a Bologna le portai la valigia fino a casa sua. Lei mi precedeva, potevo vedere il suo grazioso sedere dondolare leggermente; anche con delle semplici scarpette da tennis aveva un incedere elegante e sinuoso. Io invece arrancavo trascinando quel bagaglio piombato, ogni volta che si girava per guardare se ero in difficoltà fingevo di non dover fare particolare sforzi. Arrivati davanti al suo portone fissammo per la cena.
‘Vado a casa, mi lavo, muoio un paio d’ore per la fatica e poi torno a prenderti per la cena’ le proposi.
‘Perfetto, intanto mi faccio venire fame per farti spendere il più possibile’. Ridemmo, anche se un po’ la cosa mi preoccupò.
Rientrai a casa mia e salutai i miei folli coinquilini.
‘Ciao Sergio, ciao Ludo. Come state? Passate buone vacanze?’
‘Bella zio. Sì sono stato a un sacco di rave’. Perfetto probabilmente si era giocato gli ultimi neuroni disponibili.
‘Alla grande. Anche se temo non alla grande quanto te che eri in vacanza con la tua meravigliosa fidanzata e la tua amante’ rispose Ludovico.
‘Ludo non &egrave la mia amante. Katia &egrave la ragazza del fratello di Camilla. Solo quello’.
‘Mi vorresti dire che non l’hai mai scopata in tutte le vacanze?’
‘Non ho detto questo’. In effetti erano state vacanze decisamente strane. Le due settimane con Camilla, Mirko e Katia erano state caratterizzate da grandi emozioni e grandi paure. Emozioni datemi da Camilla, Katia e a volte anche insieme; paure dettate dal timore che Mirko scoprisse cosa combinavo con sua sorella e la sua ragazza e mi riempisse di botte. Al contrario le ultime due settimane in campagna con i miei genitori erano state noiose come l’anno precedente, l’unica cosa buona era stata che avevo studiato molto.
Chiesi subito a Ludovico se poteva farmi un prestito per portare Lucilla a cena, mi seccava terribilmente essere in debito già dal primo giorno in cui rientravo a Bologna ma non avevo scelta.
‘Romanticone, appena rientri porti subito Camilla a cena?’
‘Ehm no. In effetti non vado con Camilla’.
‘E con chi vai?’ chiese Ludovico con fare indagatore.
‘&egrave una vecchia conoscenza delle superiori’ cercai di rimanere sul vago.
‘Vecchia conoscenza eh? In pratica stai usando un genere neutro per non farmi capire se &egrave un maschio o una femmina. Quindi &egrave una femmina!’ concluse trionfante. Maledetto mi aveva sgamato subito.
‘Sì &egrave una ragazza, ma &egrave la sorella di un mio ex compagno di classe’ come se questo cambiasse qualcosa.
‘Pensi di scopartela?’
‘Ma che dici? Ti ho appena detto che &egrave la sorella di un mio amico’ dissi risentito.
‘Ti sei scopato madri, fidanzate, cugine, amiche’ perché una sorella dovrebbe cambiare qualcosa?’
In effetti presentata sotto questa luce la cosa sembrava decisamente a mio sfavore. No presentata sotto qualsiasi lato la cosa era a mio sfavore. Ero un coglione che scopava con chiunque, ma questa cosa doveva cambiare, non avrei più permesso al mio cazzo di guidare le mie decisioni. Da quest’anno sarei tornato padrone delle mie azioni. Annalisa mi era servita da lezione, da monito. Era il mio buon proposito per quest’anno, mai più sesso con chiunque conoscessi. Solo Camilla. Solo e soltanto Camilla. Ok anche Katia al pub a fine turno, non potevo certo dirle di no. Probabilmente anche se Luciana mi avesse rifatto quella cosa con il culo avrei potuto cedere. Inoltre non avrei potuto dire di no a Luisa, la fidanzata lesbica di Camilla; anche in vacanza Camilla aveva continuato a ripetermi che ogni tanto avrei dovuto farci qualcosa, diceva per ‘cementare il nostro rapporto a tre’. Dovevo anche ricordarmi che una volta al mese avrei dovuto scopare Alina per non farle aumentare le tariffe. Cazzo! Per essere uno che si era appena ripromesso di non scopare con altre ragazze avevo già decisamente preso in considerazione fin troppe eccezioni.
‘Perché &egrave soltanto un’amica e non si scopa con le amiche’ tentai come ultima difesa.
‘Mi dici quante amiche hai che non ti sei scopato?’ effettivamente non me ne veniva in mente un gran numero.
‘Lucilla!’
‘E chi cazzo &egrave Lucilla?’
‘Quella che porto a cena stasera’ dovetti ammettere.
‘Capisco. Vuoi provare a diventare un bravo ragazzo fedele, con amiche con cui non fa sesso’ come faceva a capirmi così? Ero davvero un libro aperto per chiunque? ‘Sappi che comunque farai casino’ questa frase fu un colpo al cuore anche perché ero certo che avesse ragione. ‘E cosa dici a Camilla che al primo giorno di rientro non vai a mangiare fuori con lei?’ non feci in tempo a rispondere che mi squillò il cellulare.
‘Pronto Camilla, ti stavo giusto pensando. Sono appena rientrato a Bologna’.
‘Ciao cucciolo, ascolta &egrave un problema se stasera non ci vediamo per cena? Ho promesso a Luisa che sarei andata da lei’ la sua voce era deliziosa come sempre.
‘Certo che ti inviti proprio quando sa che sto arrivando’ sembra fatto apposta per non farci vedere’.
‘L’ho pensato anche io. Se vuoi le dico di no’ perché non me ne stavo zitto? Era la situazione ideale per uscire a cena con Lucilla.
‘No no figurati mi va benissimo’ risposi con forse un po’ troppo slancio.
‘Maialino, come mai sei così insistente per mandarmi? Ti eccita che possa fare qualcosa con lei o hai te qualcuna per le mani?’
‘Ma dai Cami, nessuna delle due, cio&egrave in realtà un po’ tutte e due’ dovetti ammettere ‘nel senso che lo sai che mi eccita pensarti con Luisa e un’amica delle superiori che ho incontrato in treno mi ha invitato a cena’.
‘Carina?’
‘Abbastanza’ cercai di rimanere sul vago.
‘Te la scoperai?’
‘Macché, &egrave solo un’amica e poi &egrave la sorella di un compagno di classe’ replicai sperando che per una volta Camilla non ponesse le stesse identiche obiezioni di Ludovico. In effetti non lo fece, non disse nulla. Scoppiò semplicemente a ridere.
‘Cami così però non vale’.
‘Scusa ma non ho resistito, l’idea di te che non scopi una perché &egrave un’amica &egrave esilarante’.
‘Grazie davvero Cami, mi sembra di essere fidanzato con Ludo’.
‘Però io sono più carina’.
‘Decisamente’.
Ci salutammo e riattaccai. Ludovico era rimasto tutto il tempo ad ascoltarmi e ridacchiare, questi due stronzi mi fregavano sempre.
‘Insomma Ludo me li presti questi soldi?’
‘Come sempre. Ma come sempre mi devi raccontare di una scopata di quest’estate con Camilla e Katia’. Non avevo scelta.
‘Ok, allora’ no aspetta. Un cazzo. Di Camilla non ti dico nulla’ sentenziai e presi a raccontargli di quando in una spiaggia difficilmente raggiungibile scopai con Katia e Melinda, una ragazza tedesca conosciuta in vacanza.
‘Lo sapevo che ne sarebbe valsa la pena’ concluse Ludovico allungandomi una banconota da 50. Mi sentivo una puttana, per anni non avevo mai raccontato nulla a nessuno delle mie storie e a Ludovico raccontavo tutto facendomi anche pagare. Però almeno avrei avuto i soldi per portare a cena Lucilla.
Mi docciai, dormii per un paio d’ore e alle 20:30 fresco come una rosa e ben vestito, per quanto potessi esserlo io, stavo aspettando Lucilla davanti al portone. Appena la vidi rimasi senza parole, aveva un vestitino leggero e particolarmente corto che metteva in risalto le sue esili forme, gambe scoperte e sandalini che valorizzavano i suoi bei piedi. Ero davvero un feticista dei piedi.
‘Allora non mi sbagliavo, mi guardi con un certo interesse’ disse sorniona Lucilla.
‘Beh diciamo che di sicuro sei una ragazza che attira gli sguardi’
‘Non sono più un’acciuga?’
‘No, direi che ora sei più un bella orata’ ridemmo.
La serata passò incredibilmente veloce e piacevole, parlammo del liceo, di suo fratello, dei compagni di classe e tutto fu veramente divertente. Era una ragazza simpatica e spigliata, l’esatto opposto di quello che era anni fa, anche per la cena si accontentò di una semplice trattoria. Dopo cena andammo a berci una birra a un pub e poi la riaccompagnai a casa.
‘Sono stata bene’ esclamò sul portone di casa ‘temevo che ci avrei messo mesi ad adattarmi in una nuova città invece grazie a te mi sono subito sentita a mio agio’.
‘Anche io sono stato bene’ ed era vero, forse potevo davvero essere amico di una ragazza, ‘&egrave veramente piacevole passare del tempo con te’.
‘Allora spero vorrai rivedermi’ concluse Lucilla dandomi un bacio in bocca.
‘Sì mi farebbe molto piacere rivederti. Voglio però essere sincero fino in fondo con te, al momento sono fidanzato, però ti considero davvero una ragazza splendida e una buona amica. Mi farebbe molto piacere continuare a frequentarti senza nessun tipo di complicazione di natura sentimentale o sessuale’. Tutto questo bellissimo discorso lo dissi da solo davanti a un portone chiuso. Lucilla dopo avermi baciato era salita in casa lasciandomi lì frastornato come un idiota.
Non andava bene. Non andava per niente bene, stava succedendo esattamente tutto quello che avrei voluto evitare. Non dovevo baciarla, che labbra carnose aveva, mi sarei subito dovuto staccare, un bacio appassionato ma allo stesso tempo delicato. Non andava per niente bene, avevo già un’erezione mostruosa. E con essa rientrai in casa.
‘Ciao amore’ Camilla mi saltò in collo appena rientrato.
‘Ciao Cami, che ci fai qui in casa?’
‘Aspettavo rientrassi, avevo voglia di te. Ma a giudicare da quello che sento qua sotto non sono la sola ad avere certi pensieri’ aveva sentito la mia erezione premerle sul pube.
‘Sì ecco non &egrave come sembra’ cercai di giustificarmi.
‘Stavi pensando a me e Luisa o &egrave la tua amica ad averti fatto questo effetto?’ Camilla si divertiva come sempre a prendermi in giro. Ludovico intanto se la rideva mentre stava sul divano a far finta di guardare la tv. Lo mandai in culo e portai Camilla in camera mia a parlare. Le raccontai come sempre cosa era successo la sera.
‘Hmm sembra davvero carina’ disse in tono triste.
‘Non sarai mica gelosa?’ chiesi dubbioso ‘lo sai che non voglio farci nulla e poi ho te’
‘Non &egrave questo, ma da come la descrivi sembra una ragazza a modo ed &egrave molto probabile che alla fine tu la faccia soffrire. E quando fai soffrire una ragazza anche te poi stai male e io non voglio’.
Come sempre Camilla era decisamente sveglia e capiva le cose molto meglio di me.
‘Posso restare a dormire da te?’ esclamò dal nulla Camilla.
‘Certo. Non mi pare il vero’ ne ero davvero contento ‘ma ti va bene anche se non facciamo nulla? Vorrei solo stare abbracciato’ ero sincero, la volevo solo fra le mie braccia.
‘Nessun problema, se resisti te posso farlo anche io’ era stupenda come sempre ma se pensava che non sapessi resisterle si sbagliava di grosso. L’avrei solo abbracciata. Mi misi nel letto e lei fece altrettanto, completamente nuda. Poi all’orecchio mi raccontò cosa aveva fatto lei la sera con Luisa. Merda! Fu una nottata decisamente movimentata.
‘Arghh!!!’ urlai uscendo di camera nudo, dal naso mi usciva un quantitativo industriale di sangue, ero pieno fino al torace, Camilla uscì dietro di me continuando a scusarsi.
‘Non ho fatto apposta, mi dispiace, scusami’ continuava a ripetere.
Sergio e Ludovico uscirono dalle loro camere richiamati dai miei urli, nonostante il dolore e le lacrime che mi uscivano copiose notai che mentre Sergio mi guardava per capire che mi fosse successo Ludovico non staccava gli occhi da Camilla. La guardai anche io e vidi che era uscita anche lei nuda come si trovava.
‘Camilla cazzo vatti a vestire’.
‘No no, tranquilla non mi dà fastidio’ replicò tranquillo Ludovico.
‘Smettila cazzone!’ gli urlai sferrandogli un calcio, Camilla rientrò in camera e Ludovico si decise a prestarmi attenzione.
Andammo in bagno e cercai di lavare via il sangue cercando di pulirmi e tamponarmi le narici.
‘Ma che cazzo hai combinato?’ mi chiese Ludovico.
‘Niente, ho sbattuto’ replicai vago.
‘&egrave colpa mia’ continuò Camilla che era appena entrata in bagno con indosso una mia maglietta.
‘Vabb&egrave dai Cami, non importa, quel che &egrave successo &egrave successo’.
‘Ma che &egrave successo?’ insistette Ludovico.
‘Ludo lascia perde” non finii la frase che Camilla proseguì:
‘Ero seduta sulla sua faccia e me la stava leccando, però in questo periodo l’allergia mi dà particolarmente noia, così ho stranutito e gli ho sbattuto sul naso’.
‘Mi vuoi dire che gli hai rotto il naso con un colpo di fica?’ infierì Ludovico sorridendo.
‘Smetti Ludo e poi non &egrave rotto’ mi guardai nello specchio, il naso era decisamente storto a sinistra, merda!
‘Forte zio, &egrave la prima volta che sento una storia così’.
‘Grazie Sergio era l’appoggio che speravo di avere da te’.
‘Però se ci pensi non si sente tutti i gironi di un naso rotto a colpi di fica’ continuò Ludovico beffardo.
‘Ludo pensi di smetterla da solo o devo menarti?’
‘Mi spiace tesoro, non volevo davvero’.
‘Lo so Cami figurati’ ero stanco e il sangue perso mi fece girare leggermente la testa, mi sedetti sul bordo della vasca, cazzo dovevo andare all’ospedale, di nuovo.
Il naso mi pulsava, mi faceva male ed era evidentemente storto, andava sistemato, inoltre mi sembrava mi si appannasse anche la vista, davanti ai miei occhi coperti da continue lacrime vedevo un ciuffo di peli rossi e ricci, ma cazzo’
‘Camilla non ti sei rimessa le mutande!’
‘Volevo far veloce per vedere come stavi’ replicò quasi stizzita.
‘Hai fatto bene tranquilla’ aggiunse Ludovico che di sicuro lo aveva notato prima di me.
‘Camilla vai a vestirti per bene se non vuoi che muoia dissanguato’ conclusi.
Mi vestii con il naso tamponato da dell’ovatta e mi portarono tutti al pronto soccorso. Mi sentivo un idiota ad andare all’ospedale accompagnato da tre persone di prima mattina e soprattutto temevo che Ludovico o Camilla potessero raccontare la vera dinamica dell’incidente. Appena arrivati mi assegnarono un codice abbastanza veloce, non perché fossi grave ma continuavo a perdere sangue e volevano probabilmente evitare che sporcassi tutto. Mi portarono in una stanzina ed entrò un medico, tolse l’ovatta mi fece fare una lastra e poi guardando alternativamente lastra e naso affermò:
‘non &egrave rotto, &egrave solo la cartilagine’.
‘Ma perché &egrave storto allora?’ chiesi dubbioso.
Il dottore afferrò la punta del mio naso con indice e pollice e con un singolo strattone lo rimise a posto. Sentii un crack da dentro il naso, gli occhi mi cominciarono a lacrimare e dal dolore che provai ripassai tutte le bestemmie che conoscevo inventandone anche alcune di nuove. Non gli sferrai una testata solo per il timore di sbattere nuovamente il naso.
‘Fatto!’ esclamò e se ne andò lasciandomi alle cure di un barattolo bianco che immotivatamente chiamò infermiera. Quella decise di introdurmi nel naso 8 kg di cotone e garze per narice, mi mise una specie di custodia di plastica sopra fermata da due pezzi di scotch, forse serviva a evitare ulteriori urti, e mi mandò via ricordandomi che quattro gironi dopo sarei dovuto tornare a farmi togliere le garze e controllare. Quando uscii Sergio e Ludovico scoppiarono a ridere per come ero conciato, sembravo Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti con quella maschera sul naso. L’unica che non rise fu Camilla ma sono certo che fu più perché si sentiva in colpa che perché non mi trovasse ridicolo.
Cercai di evitare di raccontare a tutti di come mi fossi fatto male, lo dissi solo a Katia che ovviamente cominciò a prendermi in giro. Ogni volta che le passavo vicino fingeva di starnutire per poi chiedermi:
‘Non ti ho mica fatto male al naso vero?’ per poi scoppiare a ridere.
Tutti trovavano la cosa particolarmente esilarante, io, forse anche per il male che provavo, mi sentivo più come un eroe che aveva sacrificato la propria salute per far godere una donna.

continua… Quattro giorni dopo mi recai nuovamente al Pronto Soccorso, si presentò a levare la medicazione un’infermiera bionda e carina. Cazzo era la mia infermiera, quella che mi aveva seguito quando mi ero rotto il crociato e che avevo scopato anche a casa quando veniva a farmi assistenza. Non ci eravamo lasciati proprio bene, anzi direi che ci eravamo lasciati decisamente male, con lei che mi offendeva andandosene. Appena mi riconobbe il suo solito sorriso solare sparì in un attimo.
‘Ciao’ dissi imbarazzato.
‘Ciao’ cercò di assumere l’intonazione più fredda possibile ‘di quale altro giochino perverso sei stato vittima a questo giro?’ non avevo idea di cosa rispondere perché anche questa volta la realtà non era poi così lontana.
‘Ho sbattuto’ mi limitai a rispondere.
‘Forse un pugno di qualche ragazza che hai illuso?’ in effetti mi meritavo che mi trattasse in quel modo.
Tolse la protezione del naso, con le pinze agguantò il cotone all’interno della mia narice e, con la delicatezza tipica di chi vuol farti pagare tutte le sue sofferenze in una sola mossa, tirò via quanto contenuto nella mia narice destra. Cacciai un urlo disumano iniziando nuovamente a lacrimare. Il dottore che era nella stanza accanto si affacciò preoccupato.
‘Tutto bene?’ chiese rivolto a me e all’infermiera.
‘Ho solo estratto le garze’ rispose fredda lei.
‘Hai fatto con delicatezza? &egrave una zona molto sensibile’.
‘Sì’ lo interruppi io prontamente ‘sono io che mi lamento per un niente’ il dottore mi guardò con una faccia un po’ schifata e se ne tornò nell’altra stanza.
‘Perché mi hai difeso?’ mi chiese l’infermiera stupita.
‘Forse perché un po’ me lo meritavo per averti fatto star male. ‘Poi perché quella merda di un dottore quando mi ha rimesso il naso a posto ha avuto la delicatezza di un elefante in cristalleria. Con quale coraggio critica la tua gentilezza?’ fece un piccolo sorriso ‘però ti prego, fai piano con l’altra narice’.
La vidi agguantare il cotone e facendo molta attenzione estrarlo. Certo non si poteva dire una sensazione piacevole, mi sembrava mi stesse uscendo il cervello dalla narice, ma almeno non era il dolore secco e immediato di prima. Quando ebbe tolto tutto:
‘Grazie, in effetti così &egrave molto meglio’.
‘Mi spiace per prima. Non avrei dovuto approfittarne per vendicarmi. Non &egrave stato professionale’.
‘Forse non &egrave stato professionale ma umanamente &egrave comprensibile’.
‘Perché cerchi di essere così carino con me nonostante tutto?’
‘Perché mi sento in colpa, non avrei mai voluto illuderti o ferirti’.
‘Ma lo hai fatto’.
‘Lo so e mi dispiace, però vorrei recuperare, vorrei ci potessimo chiarire’.
‘Cosa c’&egrave da chiarire, le cose sono chiarissime, sono una cretina che si &egrave innamorata di un ragazzetto e per giustificarsi si &egrave fatta un film che fosse un gigolò’.
‘Non devi essere così severa con te stessa, &egrave anche colpa mia’.
‘Quello di sicuro’.
‘Magari potremmo provare a rimanere”
‘Ti prego non dire amici’ mi interruppe ‘dì qualsiasi cosa, anche amanti, ma non dire amici. Sarebbe troppo umiliante. Ho 26 anni, una figlia che non vedo mai e un lavoro che mi occupa un’infinità di ore al giorno. L’ultima cosa di cui ho bisogno &egrave un amico universitario che magari va a giro vantandosi di scopare un’infermiera’. Avrei voluto giustificarmi, dirle che non avrei certo raccontato a nessuno di noi due e che poteva fidarsi di me. Ma non era quello che voleva sentirsi dire. Avrei solo peggiorato le cose.
‘Mi spiace, speravo che le cose si potessero sistemare’.
‘Non sempre si può sistemare tutto, il naso, il ginocchio tornano a posto, altre cose no’. Chiamò il dottore che mi controllò il naso, disse che era tornato bene e che dovevo tenere ancora la protezione qualche giorno per sicurezza.
Mi alzai e uscendo dissi rivolto all’infermiera:
‘Allora ciao’.
‘Arrivederci’ rispose fredda.
Non sempre &egrave possibile lasciarsi bene. Anzi quasi mai. Mi sarebbe piaciuto, mi sarebbe davvero piaciuto tanto. Sarebbe stato meraviglioso potersi lasciare senza sensi di colpa senza rimanere arrabbiati con l’altro, ma non era decisamente facile. Anche io ero arrabbiato con Priscilla per essersene andata a Londra e con Lara per avermi lasciato senza dirmi nulla, così come sicuramente Marta e Francesca ancora mi odiavano per quanto avevo fatto loro. Ero forse un debole a desiderare sempre di non essere odiato anche da quelle che lasciavo o mi lasciavano? O avevo solo il desiderio di essere sempre un po’ amato da tutte? Quando ripensavo alle ragazze che avevo deluso mi veniva la voglia di chiamarle per chiarirmi, ovviamente non lo facevo dato che avrei solo peggiorato le cose. La cosa strana &egrave che anche Gegia mi innervosiva dato che aveva fatto sesso con me senza che le interessassi, mi innervosiva perché la invidiavo. Avrei voluto avere il suo distacco invece io mi legavo subito a tutte. Che idiota. ‘Sensibile’ mi avrebbe probabilmente detto Sofia, avevo bisogno di sentirla, era un balsamo per i miei patemi.
Arrivò il sabato, la mattina suonarono alla porta, andai ad aprire e lei scoppiò a ridere.
‘Aveva ragione Camilla, sei davvero ridicolo con quel coso sul naso’ esordì Luisa.
‘Grazie, fa piacere una parola di conforto’ risposi seccato ‘sapere poi che viene da Camilla mi &egrave ancora più di incoraggiamento’ in effetti era strano che anche Camilla mi deridesse dato che si sentiva fortemente in colpa per la mia condizione.
‘Lo sai come &egrave Camilla, non direbbe mai questo di te, si &egrave limitata a dire che era colpa sua e che te poverino dovevi portare questa protezione. Però ho capito subito che doveva essere una cosa divertente per cui ho voluto vederti’.
‘Perfetto, ora che hai visto il fenomeno da baraccone puoi anche andare, io me ne torno a dormire’ mi diressi verso camera mia convinto che Luisa sarebbe uscita. Lei al contrario chiuse la porta e mi seguì.
‘Come mai hai regalato a Camilla uno strap-on?’
‘No, c’&egrave un errore, io non ho regalato niente a Camilla, lo strap-on era mio e lei lo ha preso’.
‘Ma che schifo!’ esclamò disgustata ‘vuoi dire che ha usato con me un dildo che era stato nel tuo”
‘No!’ mi affrettai a interromperla ‘quel dildo non &egrave stato in nessun mio buco. Anzi nessun dildo &egrave mai stato in un mio buco’ ripensai all’enorme fallo nero che l’altra Luisa mi aveva fatto leccare. Ok la mia affermazione non era stata tecnicamente perfetta ma il senso era lo stesso ben chiaro.
‘Ma allora perché lo avevi e perché lo ha preso Camilla per usarlo con me?’
‘La storia di come l’ho avuto &egrave decisamente lunga’ non avevo certo intenzione di spiegarle tutta la storia della gamba, dell’altra Luisa e di Ettore che mi aveva portato a quel regalo. ‘Camilla lo ha preso perché sperava di usarlo con me ma dopo il mio rifiuto” mi venne in mente l’immagine di Camilla che indossando quello strap-on penetrava Luisa ed ebbi una forte erezione. ‘Lo’ lo’ lo ha usato con te’.
Luisa mi squadrò, di sicuro notò la mia erezione ‘ha ragione Camilla, di fronte a due lesbiche perdi il capo’.
‘Già’ fui costretto ad ammettere.
‘Però devo ammettere che l’idea di possederti con uno di quei giochetti non mi dispiacerebbe per niente’.
‘Ma perché? Perché siete tutte così attratte dall’idea di penetrarmi?’ chiesi tra lo sconforto e il dispiacere.
‘Non saprei, forse per vendetta dato che alla fine ci scopi tutte’ Camilla le aveva raccontato anche delle altre? ‘O forse perché hai quel bel culino secco che ti fa venir voglia’.
‘Dici’ dici che ho un bel culo?’ chiesi dubbioso mentre cercavo di guardarmelo girando la testa.
‘Sì, fa venire voglia di prenderlo con forza’ non avevo la più pallida idea se considerarlo un pregio o meno. ‘Spogliati e mettiti a pancia in giù’ prosegui Luisa con un tono che non sembrava ammettere repliche.
‘Perché?’ chiesi preoccupato, dopo quanto aveva appena detto sdraiarmi porgendole le terga non mi sembrava la scelta più sicura.
‘Ti faccio un massaggio’.
‘Sei’ sei sicura?’
‘Tranquillo, poi vedi che non ho nulla in mano?’
Avrei voluto dirle che avendo le mani era dotata di ben troppe cose che non avrei voluto mi perlustrassero l’ano ma preferii non darle ulteriori suggerimenti. Un po’ timoroso mi spogliai e mi sdraiai a pancia in giù sul mio letto. Sentii che anche lei si stava spogliando, dopo si sedette a cavalcioni sui miei fianchi e prese a farmi un massaggio alla schiena molto blando. Sul bacino avvertivo chiaramente il caldo e l’umido del suo sesso, si era tolta anche le mutande, la cosa iniziò ad eccitarmi. Il massaggio durò decisamente poco, evidentemente non era mai stato quello il suo obiettivo. Si distese completamente su di me, potevo sentire i suoi piccoli seni premermi sulle scapole. Cominciò a strusciarsi sul mio corpo come un’anguilla, la sua pelle liscia e delicata era incredibilmente erotica e sensuale. Dopo pochi minuti iniziò a strusciare il pube contro il mio sedere, il movimento si fece sempre più forte e insistente. Si muoveva proprio come se mi stesse scopando, ovviamente e per fortuna lei non aveva nulla a disposizione per penetrarmi per cui si limitava a strusciare il suo sesso sul mio sedere. Non ero certo di cosa fare, capivo quella sua eccitazione e quel suo movimento dettato da quanto avevamo discusso poco prima ma non ero certo di cosa fare per aiutarla a godere. Decisi di fare l’unica cosa che mi veniva in mente, alzai leggermente il sedere in modo da consentirle di arrivare a strusciare il clitoride sul mio osso sacro. Era una cosa strana, non mi dava forti sensazioni se non un vago disagio per quella posizione da donna che avevo assunto, ma lei sembrò decisamente gradirlo. I suoi movimenti si fecero più forti e veloci, cominciò anche a gemere e a parlarmi:
‘Ti piace? Stai godendo?’ non risposi nulla, sebbene fossi comunque eccitato dal suo corpo nudo sul mio non trovavo la cosa particolarmente godereccia. ‘Dai dimmi che ti piace che ti scopi, che ne vuoi ancora’ insisteva Luisa con una voce sempre più rotta dall’eccitazione. Se era per farla godere non avevo nessun problema a mentire un po’.
‘Sì, sì scopami mi piace’ dissi ansimando e sollevando ancora un po’ il sedere.
‘Lo sapevo, lo sapevo che sei solo una troia’ urlo Luisa poi mi morse la spalla e prese a contrarsi violentemente. Venne, sentii i suoi umori colarmi sulla schiena e lei rilassarsi sdraiata sul mio corpo.
Strano, le altre volte dopo gli orgasmi si rannicchiava sempre in posizione fetale come a voler fuggire da tutto e tutti mentre ora rimaneva distesa e completamente tranquilla su di me. Doveva aver avuto un orgasmo simile a quello che aveva con le ragazze, era stata lei a comandare il gioco, non aveva ricevuto penetrazione e soprattutto dato che ero girato di spalle non doveva avermi considerato come un maschio.
‘Sei’ sei stato incredibile’ sussurrò appena riprese fiato ‘saresti stato davvero una ragazza fantastica’.
‘Grazie’ sapevo che per lei questo era un complimento sincero.
‘Mi faresti una promessa?!’
‘Cosa?’
‘Se fai usare a Camilla lo strap-on con te’ lo fai provare anche a me?’
‘&egrave una cosa che non succederà mai’ replicai categorico.
‘Allora che ti costa? Se tanto non accetterai mai puoi anche promettermi che lo farai anche con me’ mi sembrò una di quelle trappole in cui Ludovico mi cacciava spesso e volentieri. Se da un lato la mia certezza di non voler ricevere niente di più grosso di un indice nel mio sedere era granitica, dall’altro il timore che qualcosa in qualche modo potesse portarmi a prenderlo non una ma bensì due volte da due persone diverse mi terrorizzava. Non dir nulla però mi avrebbe messo nella condizione di farle credere che una possibilità che Camilla lo facesse c’era e di sicuro Camilla ne sarebbe venuta a conoscenza. Non volevo correre questo rischio.
‘Va bene se lo farà Camilla potrai farlo anche te’ e subito dopo precisai ‘tanto &egrave un evento totalmente impossibile’.
‘Bene, ora però devo andare’.
‘Co’ come andare?’ chiesi preoccupato, ormai ero decisamente eccitato e speravo di concludere qualcosa.
‘Non mi dirai che vuoi obbligarmi a fare sesso con te solo perché sono venuta’ replicò Luisa stizzita.
‘No, no figurati, la mia al massimo era una speranza, nessun obbligo sia chiaro’ il tono nella mia voce era talmente melenso e noioso da dar fastidio persino a me. Mi si avvicinò all’orecchio e leccandomi un lobo sussurrò:
‘ti stavo prendendo in giro, volevo vedere come reagivi. Faccio venire anche te’ la mia erezione si fece di marmo. Mi girai a pancia in su per abbracciarla ‘però sto sopra e guido io’ continuò. Preferiva sempre star sopra in modo da controllare la profondità della penetrazione e il ritmo, ma ormai avevo un’altra idea.
‘No mettiti a pancia in giù come stavo io’ mi guardò dubbiosa ma dopo quello che le avevo lasciato fare non poté certo tirarsi indietro. Guardai il suo corpo esile e con poche forme, per certi versi mi ricordava incredibilmente Lara. Certo anche le differenze erano molte, Luisa era lesbica e questo mi eccitava tremendamente, ma Lara era una bomba del sesso, era la sessualità fatta carne. Comunque fosse anche Luisa era a suo modo attraente e non mi sarei certo tirato indietro. Cominciai a baciarla e leccarla tutta, le feci quello all’epoca un comico tv chiamava un pigiamino di saliva. Non trascurai nessuna parte del suo corpo, dai lobi delle orecchie alle dita dei piedi che trovò particolarmente stimolante. Mi dedicai poi con gran passione al suo sesso e al suo ano facendola sollevare come io stesso avevo fatto. Quando mi sollevai per mettermi il preservativo e finalmente farlo lei mi bloccò:
‘non ti azzardare a mettermelo dietro o ti ammazzo!’ non stava scherzando, non c’era nessuna ironia nella sua voce.
‘Eppure non sembravi disdegnare le mie attenzioni con la lingua.’
‘La lingua &egrave una cosa, un cazzo &egrave un’altra. Non l’ho mai fatto con nessuno figuriamoci se la prima volta voglio farlo con te.’
‘Allora devi farmi una promessa.’
‘Cosa?’
‘Che se lo farai con Camilla poi lo farai anche con me.’
‘Ma che c’entra?’ replicò.
‘Beh alla fine non &egrave una richiesta tanto diversa dalla tua’ la incalzai. In effetti avremmo di fatto promesso la stessa cosa. Luisa parve pensarci decisamente più a lungo di quanto avevo fatto io. Probabilmente non considerava la possibilità di provarlo con Camilla così remota come lo era per me.
‘Uff va bene. Ma comunque sia deciderò io come e dove, e se mi farà male non se ne farà comunque di nulla.’ Lo trovai un compromesso accettabile.
Mi posizionai sopra di lei e lo infilai nel suo sesso lasciandola però a gambe strette tra le mie. In quella posizione entravo meno, cosa che lei comunque preferiva, in compenso le premevo decisamente sulla parte anteriore della vagina che trovava particolarmente gradevole. Mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai:
‘fingi che io sia Camilla’ sentii partirle un brivido. Iniziai a prenderla con movimenti lenti e profondi, cercai di essere dolce come avrebbe potuto essere Camilla e le accarezzai con dolcezza la schiena. Dopo poco Luisa alzava sempre più il sedere per consentirmi movimenti più ampi, ansimava e gemeva. Io invece stavo zitto per non rompere la magia che sembrava essersi instaurata. Dopo meno di dieci minuti la sentii contrarsi e sussurrare un:
‘Sì Camilla sììì.’ Anche io raggiunsi l’orgasmo, mi tolsi delicatamente da lei e mi sdraiai sul letto. Nemmeno questa volta assunse la solita posizione fetale, doveva davvero essere stato piacevole e rilassante. Quando si rese conto di cosa aveva detto venendo si girò a guardarmi:
‘scusa, davvero. Non volevo fare così, mi spiace.’
‘Non capisco, di cosa ti stai scusando?’ chiesi dubbioso.
‘Sono venuta pensando a Camilla e ho detto il suo nome.’
‘E quindi?’
‘Non’ non ti dà fastidio che goda pensando a lei?’
‘No. Te l’ho detto io. Anzi sono lusingato a sapere che sia stato piacevole come se l’avesse fatto lei’ ero sincero.
‘Ma voi maschi non siete quelli che pensano sempre di essere gli elementi fondamentali dell’orgasmo femminile?’ chiese in un tono che era una via di mezzo tra il serio e il canzonatorio.
‘Non saprei, non io di sicuro. Ormai dovresti conoscermi i miei limiti li ho ben presenti’ almeno su queste cose.’
‘E te? Anche te pensavi a Camilla?’
‘No.’
‘E’ e a chi pensavi?’ chiese con un tono di voce appena udibile.
‘A te!’ risposi con estrema sincerità ‘sei una ragazza talmente carina che non serve certo pensare ad altro godere, anzi semmai devo pensare a cose meno belle per resistere di più.’ Parve davvero colpita, gli occhi mi sembrarono farsi lucidi e mi abbracciò, cosa alquanto strana per lei.
‘Te lo dico in tutta sincerità’ esclamò dopo alcuni minuti ‘se io fossi etero potresti davvero piacermi tantissimo, forse potrei anche innamorarmi.’
Era indubbiamente il complimento più grande che Luisa potesse farmi per cui la baciai sulla fronte e la ringraziai. Se ne andò e rimasi sul letto a riflettere. Camilla e Luisa, così diverse e così attraenti, bisessuali innamorate tra di loro e anche un po’ di me. Camilla preferiva me, Luisa preferiva Camilla. Anche io preferivo ed ero probabilmente innamorato di Camilla, ma Luisa mi coinvolgeva non poco. Prima di allora non avevo mai esplorato il mondo dei bisessuali, avevo una mente semplice e piuttosto schematica, pensavo che esistessero gli eterosessuali e gli omosessuali, ero convinto che i bisessuali fossero o l’uno o l’altro ma non avessero il coraggio di ammetterlo. Probabilmente ero solo un gran coglione che sapeva ben poco della vita e che ragionava a schemi fissi e banali solo appena più ampi di quelli dei miei genitori. Loro, nonostante non fossero dei bigotti, dividevano il mondo in normali e pervertiti.
Ma se l’omosessualità e anche la bisessualità erano così normali e connaturate nell’uomo avrei potuto esserlo anche io? Come si capiva se uno era, non dico gay ma bisessuale? Che non fossi gay era evidente, mi piaceva troppo la fica, ma magari potevo essere bisessuale, mi sarebbero potuti piacere sia gli uomini che le donne. Tra l’altro avevo la convinzione, non supportata da nessuna evidenza empirica, che di base i gay avessero molte meno seccature non dovendo sopportare le donne. Come si faceva però a saperlo? Di certo non avrei provato a baciare o ad andare con un uomo per scoprirlo, però magari sarebbe bastato provare ad avere una fantasia sessuale con un altro ragazzo per averne almeno un’idea di base. Pensai a Marco, in fin dei conti era uno dei miei migliori amici oltre a essere il più bello, me ne rendevo conto anche io da maschio di quanto fosse attraente. Come provai a immaginarmelo nudo, e lo avevo visto nelle docce al liceo, magari che si avvicinava a me con l’occhio marpione che ben conoscevo avendolo visto all’opera, ebbi un profondo senso di disgusto. Sia per la situazione in sé che per me che ci stavo pensando. Non c’era dubbio, pur rispettando le scelte di tutti io restavo inguaribilmente etero. Mi piaceva solo e soltanto la fica. Certo anche il culo e le tette, ma dovevano comunque essere collegate a una fica.
Mentre me ne stavo sdraiato sul letto facendomi schifo da solo per quanto andavo pensando mi squillò il cellulare. Lucilla! Merda!
‘Ciao Luci, come va?’
‘Tutto bene, te?’
‘Sì anche io bene, dai. Dimmi volevi chiedermi qualcosa?’
‘Beh’ ecco, mi stavo chiedendo se ti andasse di uscire stasera, pizza e pub?’ era la mia serata libera, non lavoravo da Katia e sarei potuto uscire. Non sapevo cosa rispondere, se da un lato mi sarebbe piaciuta un’uscita in amicizia con una ragazza carina e simpatica come Lucilla, dall’altro avevo il timore che le cose si potessero complicare dato che lei aveva mostrato interesse nei miei confronti. Inoltre era davvero molto carina e temevo di cedere alle sue avance. Avrei dovuto pensarci bene ma anche velocemente, dovevo farle subito capire che sarei uscito con lei ma da amico, niente di più.
‘Sì va bene, ci vediamo alle venti davanti casa tua?’
‘Perfetto a dopo’ e riattaccò. Coglione!
Non ero riuscito a dire altro, avevo solo fissato. Dovevo assolutamente darmi una svegliata e imparare a dire da subito cosa pensassi.
Alle venti ero davanti a casa sua, scese. Era attraente come sempre con un vestitino leggero.
‘Ma che hai fatto al naso?’ mi chiese subito dopo averlo fissato per un paio di secondi. Me lo accarezzai con delicatezza.
‘Ho sbattuto qualche giorno fa’ mi ero ben guardato da uscire con la protezione ma evidentemente ancora era più rosso e livido di quanto io stesso volessi ammettere.
‘Mi spiace, come hai fatto?’ insistette.
Non avevo nessuna intenzione di spiegare il mio incontro ravvicinato con la fica di Camilla per cui raccontai un improbabile incidente domestico per poi cambiare repentinamente argomento.
‘Ah non posso fare troppo tardi che domani devo studiare, settimana prossima ho un esame’ non riuscivo a credere di aver pronunciato quella frase.
‘Ma allora sei proprio un ragazzo a modo’ replicò sorridendo ‘carino, attento, che studia. Ti avrei fatto più uno scavezzacollo.’
‘No in realtà sono più un coglione. Però i miei mi stanno mantenendo qua con sacrifici, ogni tanto qualche esame devo pur farlo’ ridemmo.
Effettivamente passammo una bella serata, allegra e divertente, lei era spigliata e simpatica. Mi ci trovavo davvero bene, solo che ogni tanto mi pareva mi lanciasse occhiate che lasciavano pensare che cercasse qualcosa di più dell’amicizia che andavo cercando io. Cercava degli innocui contatti, la mano sul tavolo, le ginocchia sotto, niente di provocante o eccessivo ma che avevano un significato ben preciso. Almeno per me. Quando la riaccompagnai a casa sua sul portone mi disse:
‘Non ci sono le mie coinquiline stasera, ti va di salire?’
‘Ecco, io veramente” mi guardò con un’espressione provocatoria.
‘Guarda che non ti mangio mica’ e si avvicinò per darmi un bacio sulla bocca. Indietreggiai per evitarlo e lei se ne stupì.
‘Oh scusa. Non’ non avevo capito di non piacerti’ disse con un tono molto triste ‘probabilmente ai tuoi occhi sono ancora la solita acciuga di allora.’
‘No, no figurati. Non &egrave questo, anzi sei molto attraente. Dico davvero &egrave solo che” non avevo la più pallida idea di come spiegare il fatto che cercassi solo un’amica. Mi sembrava una cretinata anche a me. Non avevo mai cercato un’amica avevo sempre cercato sesso dalle ragazze. Mi immaginai Marco e Luigi che alla mia frase ‘cerco un’amica’ avrebbero risposto tossendo ‘frocio’.
‘&egrave solo che?’ insistette lei.
‘Sono gay!’ che cazzo avevo detto?! Non riuscivo a crederci, per tirarmi fuori dagli impicci avevo detto la più grande puttanata possibile. Anche lei probabilmente se ne rese conto infatti scoppiò a ridere. Trovai la cosa quasi offensiva, va bene avevo detto una gran cazzata ma lei cosa poteva saperne, cosa sapeva di me. Mi sentii immotivatamente ferito nell’orgoglio. ‘Guarda che &egrave vero. Sono gay.’
Si fece seria e mi guardò ‘non mi stai prendendo in giro? Non lo dici solo per scaricarmi?’
‘Non farei mai una cosa del genere’ coglione! Ero un vero e proprio coglione.
‘Non’ non mi sembri gay’ continuò Lucilla squadrandomi da capo a piedi.
‘Trovo questa affermazione sessista’ mi parve una buona tattica difensiva attaccare per primo ‘non &egrave che perché sono gay devo avere gusto nel vestirmi o avere atteggiamenti equivoci.’
‘Scusa, mi hai frainteso. Intendevo dire che mi sembrava mi guardassi il culo con interesse. Per questo l’ho detto.’ Avevo fatto l’ennesima figura di merda.
‘Oh, ecco. Lo’ lo sono da poco’ ma cosa cazzo stavo dicendo.
‘Che vuol dire che lo sei da poco?’ mi guardò incredula. Ero incredulo anche io della stronzata che avevo appena detto.
‘Nel senso che ho preso coscienza da poco di questa cosa’ cercai di rimediare ‘ho sempre pensato di essere solo interessato alle ragazze, che in effetti non mi dispiacciono, ma ultimamente mi sto rendendo conto che preferisco di gran lunga gli uomini.’ Ripensai a Marco nudo che mi si avvicinava guardandomi e per poco non ebbi dei brividi di disgusto.
‘Oh?! Quindi sei bisessuale in realtà’ disse con un tono tranquillo. Possibile che la bisessualità fosse così naturale per tutti?
‘Beh non proprio’ essere bisessuale mi avrebbe messo nella posizione di poter avere desiderio di lei comunque e non volevo che pensasse questo ‘diciamo che finora ho avuto più donne che uomini ma che da ora in poi non credo proprio di volerne altre. Sono interessato solo ai ragazzi.’ Sperai di essere stato abbastanza chiaro perché non avrei voluto continuare su una discussione dove, sapevo, avrei potuto dire solo grandissime stronzate. Mi guardò seria, sembrava aver compreso, o almeno così sperai.
‘Capisco’ meno male ‘quindi se faccio così non ti fa nessun effetto giusto?’ si avvicinò e mi passò delicatamente la lingua sulle labbra.
‘No, nessuno’ dissi con la voce strozzata e una potente erezione che mi cresceva nei pantaloni. ‘Ora però devi scusarmi, come ti dicevo domani devo studiare’ e me ne andai a casa a tutta velocità. Dovevo assolutamente spararmi una sega quanto prima.

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