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Racconti Erotici Etero

LE AVVENTURE DI CLARY – AL PRONTO SOCCORSO

By 29 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

LE AVVENTURE DI CLARY ‘ AL PRONTO SOCCORSO.

Ed eccoci alla seconda avventura accaduta solo qualche giorno fa.
Era un lunedì mattina ed erano appena iniziati i saldi e con la mia amica Nuccia avevamo deciso di passare una giornata in giro per la città a fare shopping.
Eravamo d’accordo per uscire abbastanza presto, così mi sono alzata di buonora per prepararmi, lasciando a poltrire a letto Mauro, il quale non ama molto fare shopping, specie se in compagnia delle mie amiche.
Dopo una rapida doccia, mi sono vestita: lingerie nera, autoreggenti fumé, gonna a metà polpaccio, ma con un lungo spacco laterale, camicetta nera e sopra un gilè di tweed grigio, decolté nere col tacco, ma non tanto alto visto che dovevamo camminare, il tutto completato dalla mia pelliccia di volpe, mi piace essere elegante quando vado in giro per negozi.
Non so perché all’ultimo momento decisi di togliermi le mutandine, era una bella giornata di sole e volevo far prendere aria alla mia passerina (scherzo!); no volevo solo fare qualcosa di un po’ trasgressivo e se poi avessi trovato qualcosa di carino le avrei indossate sul momento.
Avevamo cominciato a fare il giro dei nostri negozi preferiti, abbigliamento, scarpe, lingerie e, se anche non avevamo ancora fatto grandi acquisti, ci stavamo veramente divertendo.
Eravamo in un negozio di abbigliamento ed io, presa com’ero a guardare i capi, non feci caso ad un mezzo gradino, non ben visibile, dissimulato com’era nel parquet del pavimento, misi male il piede e persi l’equilibrio rovinando malamente a terra.
Fortunatamente riuscii a parare la caduta con le mani, seppur battendo dolorosamente il ginocchio destro a terra.
Grande confusione di gente attorno a me che voleva aiutarmi, il direttore del negozio che voleva chiamare un’ambulanza, Nuccia che mi aiutava a rialzarmi, insomma un gran casino.
Non mi ero fatta un gran male, così cercai di sdrammatizzare la situazione; la prima cosa che pensai era che era stata una fortuna che non mi si fosse rotta la calza.
Nuccia, però, insisteva che era meglio andare al pronto soccorso per farmi visitare, incoraggiata in questo dal direttore, il quale, sicuramente, pensava ad eventuali problemi con l’assicurazione.
Così mi lasciai convincere ed il direttore del negozio ci accompagnò al vicino ospedale, dove ci lasciò con la promessa che se avessimo avuto bisogno di qualcos’altro di chiamarlo senza indugi.
Aspettammo tutte e due una buona mezzora prima che mi chiamassero per la visita.
Entrata nella sala delle visite un’infermiera mi fece accomodare su una poltrona, poi entrò il medico: un bel giovane, alto, sui trentanni, moro e con il fisico asciutto di chi fa sport.
‘Buongiorno signora,’ ‘ mi salutò ‘ ‘dunque, lei ha subito un trauma al ginocchio. Bene, vediamolo. Sollevi la gonna, per favore.’
In quel momento mi ricordai che non avevo mutandine, grande imbarazzo, quindi sollevai la gonna appena sopra al ginocchio.
‘No signora, così non va bene deve sollevarla di più e togliere anche la calza, per favore.’ ‘ disse il medico mentre si sedeva davanti a me su un basso sgabello.
Imbarazzatissima sollevai la gonna fino a mezza coscia scoprendo la balza dell’autoreggente, ma per togliere la calza, nonostante i miei contorsionismi, dovetti alzare la gamba e allargare le cosce.
Vidi il medico arrossire visibilmente, sicuramente nel seguire il mio movimento aveva avuto una bella visione della mia figa in bell’esposizione.
Come i miei lettori sanno e chi ha avuto la possibilità di vedere qualche mia foto, io
ho la fortuna di non avere peli, su tutto il corpo, solo un piccolo ciuffetto che orna il mio pube, quindi le mie grandi labbra, esposte a nudo, erano state sicuramente un bel panorama per il dottorino.
Terminate le operazioni di svestitura, lui prese ad esaminarmi il ginocchio.
Mentre lo palpava, lo premeva, un pensiero folle mi attraversò la mente: ero davanti ad un bel giovane, aitante, che mi carezzava (!) la gamba, con la figa nuda’ un tremolio mi attraversò il ventre.
Involontariamente, ma non credo, mentre lui continuava il suo esame, lentamente divaricai di più le gambe; lo vidi arrossire sempre più, mentre il suo sguardo s’inchiodava tra le mie cosce ed io , puttana, le aprivo ancora un po’.
‘Allora dottore, c’è qualcosa che non va? Qualcosa di rotto? ‘ gli domandai sorridendo.
‘No’ nno’ non credo,’ ‘ rispose balbettando e alzando lo sguardo sui miei occhi ‘ ‘ma penso sia meglio fare una radiografia.’
Poi rivolgendosi all’infermiera:’Marta facciamo una radio al ginocchio della signora.’
‘Dottore, oggi il radiologo non è di turno; lo devo chiamare?’ ‘ rispose l’infermiera.
‘No non ce n’è bisogno. Sono capace anch’io di fare una radio, me ne occupo da solo, grazie.’
Poi rivolto a me:’Venga signora, andiamo in sala raggi.’
Mi alzai dalla poltrona e mi fece sedere su una sedia a rotelle che provvide lui stesso a spingere fino alla sala raggi.
Giunti lì, mi aiutò a sollevarmi dalla sedia e a stendermi sul lettino dei raggi.

Per prepararmi alla radiografia mi fa arrotolare la gonna fino ai fianchi, avendo, così, una bella vista delle mie cosce e del pube.
Poi mi sistema la gamba destra in posizione mettendola di lato e così si gode una bella visione della mia figa aperta, che comincia anche ad essere umida.
‘Ma lei gira sempre così?’ ‘ mi domanda con gli occhi incollati alla mia nudità.
‘Così come?’ ‘ rispondo facendo l’ingenua.
‘Beh, così’ senza intimo.’ ‘ il suo imbarazzo è palpabile.
‘No. è che oggi dovevamo fare compere e così ho pensato che se avessi trovato qualcosa di carino lo avrei indossato sul momento. Perché le da fastidio?’
‘No, no’ anzi. Su facciamo questa radio.’
Avvicina l’apparecchio per le radiografie, poi con la scusa di sistemarmi bene la gamba, si prende una bella passata di mano sulla mia coscia, fin quasi alla figa che ora è decisamente umida.
‘Resti così, non si muova.’ ‘ e si allontana dietro lo schermo.
Sento un ronzio e lui dopo un po’ esce dallo schermo con una lastra in mano.
‘Aspetti qui qualche minuto che controllo se è venuta bene.’ ‘ mi dice allontanandosi dietro una porta.
Normalmente dovrei ricompormi, invece resto così, con la gonna rialzata e la figa ben in vista; la situazione m’intriga.
Porto una mano tra le cosce e le mie grandi labbra si aprono dolcemente al tocco delle mie dita, facendomi sentire l’interno bello caldo e bagnato.
Decido di essere ancora più provocante; il gilet è già aperto, sbottono due bottoni della camicetta mettendo, così, in bella mostra il mio decolté.
Dopo qualche minuto lui rientra e comincia ad esaminare le radio, si è posizionato affianco a me, cosicché io ho il suo bacino all’altezza del viso e lui, credo, ha una bella visuale della parte superiore dei miei seni scoperti.
Sotto il camice indossa una di quelle tenute verdi da ospedale, con dei pantaloni ampi.
Mi giro un po’ verso di lui così da permettergli di vedere meglio i miei seni e da trovarmi con il viso diretto verso il suo bacino e noto che qualcosa spinge la stoffa dei pantaloni, qualcosa di rigido; caspita penso si è eccitato, si è eccitato per me!
Quel pensiero mi fa partire completamente.
Perdo il controllo delle mie azioni e la mia mano, autonomamente, si allunga verso quel gonfiore e si stringe intorno al pacco.
Lui smette di parlare di colpo e s’immobilizza.
Io stringo bene il suo arnese e comincio ad andare su e giu.
Sono come rapita da quest’uomo, in un momento fuori dal tempo che pare fermo, sono in estasi, il desiderio sale sempre più, mentre lui, con leggeri movimenti del bacino comincia ad assecondare quelli della mia mano.
Con l’altra mano aggancio l’elastico dei pantaloni, li abbasso assieme ai boxer e Il suo pene si erge di fronte a me, rigido, liscio, con la punta scarlatta.
Lo prendo con una mano e lo porto vicino alla bocca, quindi apro le labbra e ne avvolgo giusto la punta rossa e comincio a succhiare.
Sento la sua mano che mi accarezza i capelli e delicatamente mi spinge verso il basso, lascio il tronco e porto la mia mano ad accarezzare i testicoli morbidi e lisci.
La sua mano spinge in giù la testa e il cazzo invade la mia bocca.
La mia bocca è piena, piena di cazzo e le labbra ne accompagnano l’invasione; mi piace il suo sapore, sa di sesso, mi piace; lo succhio mentre faccio roteare la lingua attorno all’asta.
L’altra mia mano scivola in mezzo alle mie gambe, dove il mio piacere umido reclama attenzioni.
Le mie dita scorrono tra le labbra fradice e bollenti per poi proseguire viscidamente fino all’ano che si apre accogliendone due.
Sono eccitatissima, lo siamo entrambi, sento le sue mani carezzarmi dolcemente la testa mentre quella fellatio mi riempie la bocca di carne calda e desiderosa.
L’altra sua mano scivola nella scollatura, fa fuoriuscire un seno e le sue dita cominciano a giocare col capezzolo turgido.
Ce l’ho tutto in bocca, fino alla gola e lo spompino, lo succhio proprio come una brava pompinara; da come si agita e da come mugola, capisco che gli piace, gli sto facendo un gran pompino, da urlo!
Ora lui muove il bacino scopandomi la bocca e spingendomi il cazzo fino in fondo, la mia mano, in basso, intanto, mi sta portando velocemente verso il piacere.
Quando lo sento irrigidirsi, accelero il ritmo del pompino, lo sento gonfiarsi tra le labbra, mugolare con voce rotta:’ Ora’ ora sto’. Sto’. Sto’. Ohhhh’ sìììì’vengoo!!!’ ‘ ed un fiume di sborra mi invade la bocca, sulla lingua, in gola e guidato dalle mie contrazioni scivola giù, finendomi nello stomaco.
Il caldo nettare che mi scende in gola, ha su di me un potere afrodisiaco e le contrazioni di un piccolo orgasmo mi scuotono il ventre, mentre con il palmo della mano mi strofino la clitoride e due dita si piantano nel profondo della mia figa.
Lui continua a sborrare, sembra non voglia mai finire ed io continuo ad inghiottire, anche se un po’ mi scivola fuori dalle labbra finendomi sul seno.
Però, era bello pieno il dottorino, penso, chissà da quant’è che non si scaricava!
Quando lo sento che ha finito di venire, lo lascio scivolare fuori dalla bocca e lo ripulisco per benino, poi gli tiro su i pantaloni e lo rimetto dentro.
Lui mi guarda stranito, vorrebbe dirmi qualcosa, ma io lo blocco:’Sssttt” ‘ dandogli un colpetto sull’uccello che, sento, non ha ancora perso del tutto la sua consistenza.
Lo allontano e rimetto al suo posto il seno, pulendo con un fazzolettino le gocce di sperma.
‘Per oggi può bastare.’ ‘ dico frettolosa e scendo dal lettino.
Lui resta interdetto, poi mi segue nell’altra sala.
Riprende il suo aspetto professionale:’Marta,’ ‘ dice all’infermiera ‘ ‘la signora non ha nulla, solo una contusione, per favore, prepara una ricetta per degli antidolorifici.’
‘La saluto signora,’ ‘ fa poi rivolgendosi a me ‘ ‘è stato un gran piacere conoscerla.’
‘Anche per me è stato un gran piacere, dottore.’ ‘ gli rimando sorridendogli e strizzandogli l’occhio.

Quando uscii, Nuccia era lì ad aspettarmi in sala d’attesa.
‘Allora?’ ‘ mi domandò.
‘Niente,’ ‘ risposi ‘ ‘non ho niente solo una contusione.’
‘E tutto questo tempo?’
‘Beh, mi ha fatto una radiografia e poi’ mi ha visitata a fondo’ proprio a fondo.’ ‘ le dissi con fare sornione.
‘Uuhhmm, mi sa che tu ne hai combinata qualcuna delle tue.’ ‘ mi disse sorridendo; Nuccia mi conosce molto bene.
‘Dai, andiamo.’ ‘ e la presi sottobraccio, dirigendomi all’uscita ‘ ‘Andiamo che poi ti racconto tutto.’

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