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Racconti Erotici Etero

Le calze autoreggenti…

By 24 Dicembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Le Calze Autoreggenti ovvero un’intervista sull’erotismo

di Poly

 

Quando suonai alla porta le gambe mi tremarono.

Il mio giornale è un piccolo giornale di provincia e finora non avevo mai intervistato un personaggio vero e conosciuto, e soprattutto non avevo mai intervistato una donna Scrittrice d’Erotismo. Mio dio!

Alla sola parola erotismo io ho un’erezione (mutandine di pizzo, reggiseni traspa­renti, scarpe col tacco, calze, fruscii, respiri, gemiti) e al pensiero che avrei dovuto ri­volgere delle domande piuttosto imbarazzanti a una donna che descrive verghe, intese come membri maschili, parla d’orgasmi, fiche madide, culo e clitoride mi veniva da piangere.

Avevo messo a parte delle mie ansie il direttore del giornale, ma, impermeabile a qualsiasi senso etico, m’aveva risposto: “Vai, te la scopi e ritorni con l’intervista”. Voleva dire, caso mai non fosse molto chiaro, che se una donna scrive di orgasmi sarà una gran fica (sic!) o, di sicuro, una gran porca! Ci sarà pure una ragione se a sessant’anni suonati è ancora direttore di un giornaletto come questo!

Fu una ragazzina molto per bene, sui sedici anni, coi capelli raccolti ordinatamente dietro la testa, ad aprirmi la porta. Dio mio, pensai, qui m’arrestano, questa è anche minorenne.

– Mia madre la sta aspettando.

Meno male. Non è lei, riflettei.

Stavo già iperventilando. Le mie certezze si stavano sciogliendo come neve al sole – è il mio direttore che ogni tanto vuole queste sviolinate retoriche.

Gesù: una che scrive di erotismo ha anche una figlia! Che storie, che storie! Il mio direttore mi chiederà se mi sono scopato anche la figlia, da giurarci!

La ragazzina m’accompagnò in un salotto con due poltrone, un caminetto e nel fondo un tavolo.

C’era da scommetterci: il caminetto. Ecco: l’erezione. Ti pareva!

Sentii una voce. Mi voltai. Falso allarme: dagli altoparlanti a piramide (tipica forma fallica) un cantautore si lamentava: parlava di botte, mosche, storie di catene e chi­rurgia sperimentale. Che storie, che storie! Non mi sentivo tranquillo.

Nella penombra vidi una signora seduta a un tavolo.

D – Scusi non l’avevo vista.

R – S’accomodi, s’accomodi. È qui per l’intervista sull’erotismo?

D – Già, già.

R – Vuole qualcosa da bere?

D – No, grazie, non bevo mai di mattina… Anzi, un wiskey doppio. Mi rilassa.

R – Non teniamo in casa alcolici.

Come sarebbe? – pensai – E le orge, le orge, sì perché se scrive d erotismo come minimo fa le orge. Ma cosa bevono quando fanno le orge? Tisane?

Guardai la signora che avevo davanti. Non era truccata. Era in tuta.

Probabilmente sarà nuda sotto, pensai.

Visto che dalla mia posizione vedevo solo il busto pensai che dalla cintola in giù portasse solo le famose Calze Autoreggenti. M’abbassai per verificare, ma vidi solo semplici pantaloni della tuta. La signora capì che ero stupito.

R – Qualcosa non va?

D – Veramente… beh m’aspettavo di trovarla in Calze Autoreggenti.

Solo a nominarlo quest’indumento, io mi eccito.

La signora sorrise.

R – I miei personaggi a volte le usano, in occasioni speciali.

D – E lei, lei le usa, lei, le Calze Autoreggenti?

La signora sorrise. Ancora. Non sapevo di essere così comico.

R – Perché no? Quando ho voglia di sedurre mio marito.

Come sarebbe? Che una Scrittrice d’Erotismo avesse una figlia già aveva scosso le mie solide basi di maschio italiano – come direbbe il mio direttore – ma che avesse anche un marito…

Il mio direttore mi chiederà se mi sono fatto anche il marito già che c’ero. Puoi giu­rarci!

D – Senta ma cosa vuol dire scrivere d’erotismo?

La signora si rimboccò le maniche della giacca della tuta: vidi un po’ della carne nuda dell’avambraccio: che eleganza: pochissima peluria. L’immaginai seduta su una delle poltrone, davanti al caminetto, con un rasoio, dall’impugnatura liscia e dura, mentre si depila questa parte oscena del braccio… Sì, ma il marito? E la figlia?

R – Vuol dire semplicemente scrivere.

D – Sì scrivere, ma voi autori erotici, scrivete sempre d’amplessi. I personaggi sono sempre nudi e quando sono vestiti, parlo delle donne, hanno indumenti di seta, le Calze Autoreggenti, le scarpe tacco 12, bevono champagne, il vino giusto con le bol­licine giuste perfettamente tonde. Scopano su tappeti dove non c’è mai un filo di pol­vere, su tavoli sempre dell’altezza giusta…

R – Si calmi, si calmi, vedo che è un po’, come dire alterato. Respiri a fondo. Bravo… Così. Va meglio?

D – Sì grazie.Volevo finire: in più nei vostri racconti non succede mai niente: due si trovano e scopano. Non c’è conflitto. Non c’è mai una storia, un racconto, una moti­vazione. Sbaglio? Case bellissime, vestiti bellissimi, donne bellissime, uomini bellis­simi, come nella fiction italiana: tutti fotomodelli, ma come attori valgono meno di zero! Una donna grassa ha diritto all’erotismo?

R – Mi mette in imbarazzo…

D – Scusi non volevo…

R – Beh, forse è per questo che resterà sempre letteratura di serie B; tutti gli autori, soprattutto i meno dotati, aspirano alla serie A. Di solito, però, non è la letteratura a essere di serie A o B è l’opera in sé. La letteratura di genere è sempre esistita e sem­pre esisterà. È un po’ come il giallo: per quanto sia scritto bene, con stile e eleganza se tratta di un omicidio e i tentativi per risolverlo resta letteratura di genere; se ci mettiamo dentro sensi di colpa, etica, psicologia, può diventare letteratura universale. Certo la letteratura erotica è più difficile da trattare per gli addetti ai lavori, perché si mette di mezzo il senso del pudore e il fatto che viviamo in un paese dove la Chiesa e il Vaticano sono molto presenti. Non è che un buon romanzo può cambiare il mondo, ma può cambiare qualche persona. È già qualcosa.

D – Sono commosso: grazie. Senta, ma lei legge le storie dei suoi colleghi?

R – Quando capita le leggo, ma non è che effettivamente ne sia così entusiasta. Tanti pensano che per scrivere di erotismo bisogna leggere solo letteratura erotica; non è che chi scrive per il teatro legge solo opere teatrali, anzi potrebbe essere vero il contrario. La tecnica, invece, s’impara con calma e umiltà. Ci vuole la tecnica anche solo per scrivere una lettera o un curriculum vitae.

D – C’è tanta confusione però nel considerare un romanzo appartenente al genere erotico o no? Tanti lettori pensano che poiché si parla di fica, culo, seni, clitoride un’opera deve per forza essere considerata erotica.

R – Potrebbe anche essere un trattato di ginecologia. Comunque già in Francia il genere è più amato e attorno vi si costruiscono delle vere e proprie storie, dei rac­conti, dei romanzi.

D – Ma in che misura i suoi lavori sono autobiografici?

R – Vuol sapere se sono o no una porca?

Mi guardai in giro circospetto. Non vedevo né la figlia né il marito. Abbassai il vo­lume della voce.

D – Sì, volevo sapere proprio questo, non per me, cioè per il mio direttore, m’ha chiesto di farle assolutamente questa domanda.

R – Dostoevskij ha scritto un romanzo su un omicidio, ma non mi risulta che sia mai stato incriminato per alcunché.

D – Si diceva prima che tanti autori scrivono di donne perfette, d’ambienti perfetti dove tutto succede al momento giusto: nessuna sbavatura, come nei film di James Bond. Non trova che sia tutto un po’ inverosimile?

R – Sì, non le nascondo che tanti autori sono inverosimili e pensano che l’erotismo sia solo Calza Autoreggente e rigorosamente di Seta. Non è l’abito che fa l’erotismo.

D – Senta ma lei le porta ogni tanto le Calze Autoreggenti?

R – Ancora con questa domanda. Per me sono molto più erotici i collant…

D – Ma secondo lei esiste veramente una letteratura erotica letta da donne? O i rac­conti anche, se scritti da donne, servono al maschio…

R – …Per farsi le pippe?

D – Esatto, mi legge nel pensiero!

R – Se il racconto o il romanzo erotico ti apre uno spiraglio, uno squarcio di qualsi­asi natura sul mondo allora ha raggiunto lo scopo e è un buon racconto o un buon romanzo o una buona poesia anche se parla di fica, culo, seni, clitoride. Se invece è solo descrizione di pratiche meccaniche serve solo al maschio per farsi le pippe.

D – Ma com’è che le femministe non amano la letteratura erotica?

R – È vero quello che sta dicendo o se l’è inventato di sana pianta?

D – Me lo sono inventato di sana pianta. Diciamo che è verosimile…

R – Ancora con questa verosimiglianza. Mi ricorda il Manzoni…

D – Vede, vede è tutto collegato la letteratura che sia pornografia, erotismo, reali­smo, classicismo soffre degli stessi problemi. Allora non esiste la letteratura di serie B…

R – Mah, certo è che paradossalmente un romanzo che è presentato dai media come erotico se ha successo non è più erotico, ma diventa solo un buon romanzo, magari crudo, ma buono.

D – Appunto

R – Appunto cosa?

D – Ogni tanto mi sembra molto intelligente dire “appunto”, è il mio direttore che… lasciamo perdere. Senta: l’erotismo è di destra o di sinistra?

R – Dico ma lei è proprio un pervertito: ancora con questa storia della destra e sini­stra…

D – Ma è una cosa importante, non politicamente ma…

R – Secondo me c’è un erotismo di destra e uno di sinistra.

D – Vede? Dica la verità: è una buona domanda…

R – Mi fa dire delle cose che non vorrei neanche pensare: l’erotismo di destra si trova nei romanzi o nei racconti della Calza Autoreggente rigorosamente in Seta, dove si fa sesso nei castelli o nelle case griffate o dove la donna, sotto la pelliccia, è nuda come tu, maschio, mi vuoi. Sono di destra nel senso che la donna, anche se gode, se prova degli orgasmi irripetibili, è completamente sottomessa al maschio che la può maltrattare, che resta il padrone da compiacere e che normalmente è un vero e proprio macho senza difetti. Ecco l’ideologia che sta dietro a queste opere è di destra.

D – È stata molto chiara. E allora l’erotismo di sinistra?

R – È molto raro. C’è qualche mia collega molto in gamba…

D – E i colleghi?

R – La maggior parte dei colleghi sono pervertiti.

D – Anche loro: dice sul serio?

R – Certo! A volte sembra che non abbiano capito ancora come ragioniamo noi donne. D’altronde gli uomini non l’hanno mai capito. Non è questione di sapere o non sapere dove sta il punto G. E anche…

D – La prego continui…

R – E anche fisiologicamente sono molto poveri. Noi invece abbiamo molte sfuma­ture.

D – Come dire che noi maschi abbiamo un’erezione, eiaculiamo, finito. Tutto qui?

R – Esatto tutto qui. Quindi per quanto ci siano maschi e autori che si sforzano di entrare nel nostro immaginario non ce la faranno mai. Hanno una visione medioevale della donna anche se scrivono d’erotismo. È già tanto quando si trova qualcuno che umilmente riesce a trasmettere una personale visione dell’immaginario erotico. La maggior parte può scrivere nei giornali che una volta si trovavano dai barbieri…

D – Perché lei frequentava i barbieri?

R – Mio padre era barbiere.

D – Mi spiace. Cioè no… volevo dire: senta conosce la mia fidanzata?

R – No, non la conosco.

D – Ecco meglio perché ho l’impressione d’averla tradita dopo questa conversa­zione.

R – A lei ci vuole poco…

D – Si a me ci vuole poco, pochissimo. Non ce l’ha veramente quel wiskey…

R – No, le dico. Beviamo solo tisane!

D – D’accordo vada per la tisana, piuttosto che niente: così mi purifico.

 

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