Skip to main content
Racconti Erotici EteroTrio

Le chiavi galeotte

By 2 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono stanca, distrutta, sfatta, sporca, ma totalmente soddisfatta. Ho ancora il fiatone, mentre sento la porta d’ingresso richiudersi. Ma è meglio fare un passo indietro. Il mio nome é Angelica, ho 25 anni e sono una studentessa,fuori corso,di medicina. Stamattina ero in facoltà, quando sento vibrare il mio cellulare, era un sms di mia madre che mi informava di essere sprovvista delle chiavi di casa e se la mia intenzione fosse quella di uscire nel pomeriggio, gentilmente di portargli il suo mazzo. Istintivamente portai una mano nella tasca dove,solitamente, conservavo le mie chiavi. Vuoto. “Merda.” esclamai tra me “e adesso?”. Si perché anch’io avevo dimenticato il mio. Decisi di lasciar perdere la visita in biblioteca e mi fiondai a casa. Con un po’ di fortuna sarei riuscita a beccare mio padre che usciva di casa ed a risolvere l’emergenza. Niente da fare,nonostante la corsa sfrenata,con l’auto, al citofono non rispondeva nessuno. Non mi restava altro che chiamare i vigili del fuoco. Dopo meno di due squilli, mi rispose una voce molto affabile e mi disse che entro pochi minuti una squadra sarebbe arrivata a risolvere il problema. Nel frattempo citofonai alla vicina e mi feci aprire il portone. Effettivamente dopo brevissimo vidi il mezzo,dal caratteristico colore rosso arrivare. Spiegai loro la situazione ed indicai le finestre del nostro appartamento. Poi salii dalla vicina,per indicare meglio il balcone, onde evitare equivoci. Mentre il caposquadra posizionava la scala all’altezza esatta, vedevo l’altro vigile, quello che prima era seduto al posto di guida, che mi spiava insistentemente. C’è da precisare che quel giorno indossavo una gonna molto svolazzante, inusuale per me, ma i miei pantaloni erano nella cesta della roba da lavare. Il caposquadra salì fino al balcone della mia cucina ed ispezionando le finestre, trovò che quella del bagno era solo accostata. Che fortuna,non avrebbe dovuto rompere alcun vetro. Ma io, in realtà, non lo ascoltavo, il mio sguardo era fisso sull’altro ragazzo che continuava a guardarmi tra le cosce e si massaggiava,dall’esterno, il bozzo, sempre più evidente, che aveva tra le gambe. Mi stavo bagnando in maniera spropositata e mi toccai un secondo per constatare la situazione. Si, ero fradicia. Rientrai, ringraziai la vicina per la disponibilità ed andai sul pianerottolo, dove mi aspettava il caposquadra. Per sdebitarmi, mi offrii di preparar loro un caffè, così, avvisato il suo collega, me li ritrovai a parlottare tra loro nella mia cucina. I due mi guardavano con, sempre più, un’aria maliziosa e libidinosa. Io ero a disagio, non avevo mai tradito il mio ragazzo ed ora, se avessi voluto, mi sarei potuta fiondare tra le braccia di questi due omoni. Chiacchierando seppi che si chiamavano Francesco, il caposquadra, e Valerio. Stavo per accendere il fornello della cucina,quando sentii Valerio avvicinarsi ed appoggiarsi a me. -“Bisogna stare attenti con il fuoco,noi pompieri lo sappiamo bene.” Mentre diceva questo,mi spingeva sempre più verso il bordo della cucina,mentre premeva il suo bacino sul mio. La sua erezione era già potente,la sentivo posizionarsi esattamente nell’interspazio tra i due glutei. Prese i fiammiferi ed accese la cucina, poi, come se nulla fosse, ritornò al suo posto. Le risatine e gli occhiolini, tra i due, si sprecavano. I ero sempre più in imbarazzo. Da un lato la cosa mi stuzzicava, ma dall’altro mi vergognavo come una ladra. Per me, il sesso, non aveva una rilevanza fondamentale. Lo facevo una volta a settimana o ogni quindici giorni, giusto per tenere contento il mio ragazzo. Fosse stato per lui lo avremmo fatto ogni giorno, ma a me non piaceva. Non riuscivo a godere, anzi provavo sempre dolore e fastidio. La cosa non dipendeva dalle dimensioni del cazzo del mio ragazzo,perché il suo era di dimensioni normali o leggermente sotto la norma, probabilmente era il mio cervello a bloccarmi. Come stavo dicendo la cosa mi spaventava, sapevo che il rischio di finire a letto con questi due omoni era, ormai, prossimo alla certezza. Versai loro il caffè ed offrii dei pasticcini, che avevamo in frigo. Valerio scivolò dietro di me e mi afferrò x le tette. -“Non disturbarti tanto, sono altri i pasticcini che gradiremmo.” Così dicendo infila una mano nella scollatura e mi tira un capezzolo. Emetto un urlo di dolore, ma anche di piacere, dato che ho appena avuto un orgasmo. Un orgasmo bello potente che mi ha fatto spruzzare molto ed il mio piacere é finito sulla scarpa del pompiere. -“Hai capito la cagna,le piace farsi trattare male. Ora ti aggiusto io zoccola.” Mi prese e mi portò in camera dei miei genitori. Francesco gli faceva strada, sintomo che aveva esplorato tutta la casa. Mi spogliarono e fecero altrettanto con i loro vestiti. Iniziò a mordermi le tette, facendomi male, di proposito, quasi fossi una qualunque prostituta senza dignità. Io soffocavo le urla che istintivamente emettevo. Poi all’improvviso si bloccò e, di botto, mi infila tutto il suo cazzo. é enorme, o almeno lo era per me, abituata alle misure del mio ragazzo. Ma stranamente non provo il solito dolore, ma godo. Anzi,godo talmente tanto, che i miei non sono gemiti,ma urla di piacere. Valerio mi sbatte con una forza inaudita, mi fanno male i reni, per quanto forte sono i suoi colpi. -” Dai cagna,urla. Fai sentire a tutto il palazzo quanto sei troia. Lo sanno tutti che sei in casa con due pompieri e che ti stai facendo pompare di brutto.” Francesco, fino a quel momento in disparte a masturbarsi, si avvicina. -“Giratevi,voglio fottere anch’io questa mignotta.” Così facendo,Valerio mi ribalta, con ancora lui dentro di me. Sento il cazzo di Francesco puntare al buco del culo. -“No,lì no, per favore, non l’ho mai fatto.” Imploro. -“Ed è giunto il momento che te lo faccia spaccare per bene questo culo. E poi una zoccola non rifiuta mai nulla.” E me lo mette tutto dentro, così di botto. Valerio mi tappa la bocca, ma il mio urlo è troppo potente, il dolore è lancinante. Copiose lacrime rigano il mio viso e bagnano il ragazzo. -“Avanti fottiamola,altrimenti non la finisce più di urlare.” Iniziarono a scoparmi di brutto, raggiungendo ben presto un certo ritmo. Dopo poco tempo, Valerio viene dentro di me. Solo in quel momento,sentendo la sborra schizzarmi direttamente nell’utero, inizio a godere come una pazza, il dolore pian piano si attenua. -“Mi state spaccando tutta, ma non fermatevi. Apritemi in due…è vero sono una troia,la vostra troia. Fatemi godere come una puttana.” Non mi riconoscevo più. Io che urlavo tutte quelle oscenità? Io che, mentre lo si faceva col mio ragazzo, mi rifiutavo categoricamente di dire parolacce? -“Senti la cagna come gode, é in calore.” Valerio continuava a scoparmi,anche perché stando sotto,non poteva fare altro e soprattutto il suo cazzo non aveva dato segni di volersi smosciare. Continarono a sfondarmi, per quello che a me pareva fosse un’eternità, poi Francesco mi sborrò in culo. Ma anche a lui,il cazzo non voleva saperne di smosciarsi, così uscì dal mio intestino e puntò la sua cappella nella mia figa, nonostante ci fosse ancora Valerio dentro di me. Dovette faticare molto per entrare,ma alla fine ci riuscì. Io non capivo più niente, continuavo ad avere orgasmi senza interruzione ed anche loro erano sul punto di sborrare nuovamente. Uscirono dalla mia figa, mi fecero inginocchiare ed iniziarono a masturbarsi davanti alla mia faccia. Ben presto mi inondarono della loro sborra che, nonostante fossero già venuti diverse volte, era ancora di quantità notevole. Mi accascio al letto sfinita, sono sull’orlo dello svenimento. I due vigili del fuoco si ripuliscono su di me e poi si rivestono. Mi lanciano dei biglietti da visita e se ne vanno. -“Chiamaci se hai ancora i bollori, anche singolarmente. Oppure vienici a trovare in caserma. I nostri colleghi saranno ben lieti di fare la tua conoscenza.” E così dicendo chiusero la porta d’ingresso e ritornarono a lavoro.

Leave a Reply