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Racconti Erotici Etero

Le colline senesi

By 28 Marzo 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Finalmente era arrivato il gran giorno. Dopo quasi due mesi di schermaglie con email, sms e telefono ero riuscito ad organizzarmi due giorni liberi ed altrettanto era riuscita a fare lei.
Appuntamento a metà strada in Toscana. In un agriturismo con impianto termale che avevo trovato dopo numerose ricerche. Il requisito numero uno era stata la jacuzi in camera. Il numero due una doccia sufficientemente grande da poter fare stare comodi in due e il terzo una vista mozzafiato sulle colline senesi.
Le file di cipressi verde scuro facevano da cornice alle distese di grano biondo ancora da mietere e alle pezze di terreno ormai giallo scuro dei tratti dove era già stato mietuto. L’andamento ondulatorio delle colline era tranquillizzante ma non riusciva a smorzare il prurito che mi sentivo al centro del petto.
Le foto che mi aveva mandato preannunciavano una visione celestiale ed ero molto nervoso perché non sapevo cosa avrebbe detto di me.
Il sole cominciava a calare ma lei ancora non si vedeva. L’avevo sentita per telefono un’oretta prima ma si era fermata a salutare non so quale amico. Glel’avrei fatta pagare!! Già mi sentivo molto geloso.
La signora dell’agriturismo era stata gentilissima. Aveva addobbato la stanza con dei fiori freschi e in più aveva posizionato delle orchidee in modo che fossero ben visibili da qualunque punto della stanza. Il loro effetto erotico era così forte che, anche per la situazione in generale, sentivo già dei movimenti strani nei miei pantaloni.
Mi ero quasi perso nei miei pensieri affascinato dal panorama quando vedo una nuvola di polvere alzarsi lungo il viale che portava al casale.
Dopo un po’ vedo spuntare un Audi A3. Era lei. Correva come una matta. E in effetti me lo aveva detto che un po lo era!
La sterzata e il frenatone sulla ghiaia avevano fatto il resto.
Ero curiosissimo di vederla uscire dalla macchina. E in effetti lo spettacolo era notevole. Le sue gambe lunghe e affusolate fasciate da un pinocchietto bianco credo ci misero almeno due minuti ad uscire dalla macchina. La maglietta rossa le fasciava il fisico perfetto che tante volte avevo ammirato in foto e il suo seno era ancora più eccitante di quello che immaginavo.
Ma fu quando si girò per andare a prendere il bagaglio che si era portata che ebbi un vero tonfo al cuore (o forse un po’ più giù). Il suo lato B era il meglio della combinazione tra una brasiliana e una cubana. Credo di non aver mai visto niente di simile dal vivo. E sicuramente le foto non riuscivano a darle ragione.
Era ora che mi svegliassi dall’estasi in cui ero caduto. Ed era ora di andarle incontro.
Il primo approccio fu già un ricco antipasto di quello che sarebbe successo in quei due giorni. Appena ci trovammo di fronte ci fu un ciao imbarazzato, poi ci avvicinammo per il classico bacio sulla guancia, ma appena io misi la mia mano sul suo fianco ebbi come un tremito di elettricità nel sentire il contatto con il suo fisico sodo. E prima che me ne accorgessi il bacio sulla guancia si era trasformato in un abbraccio avvinghiato e la mia lingua stava scavando nella sua bocca con un avidità che non avevo sentito da secoli.
Il contatto con il suo fisico era una iniezione di energia. Il mio pacco mi faceva male da quanto era teso e lei se ne era sicuramente accorta perche non risparmiava i movimenti del suo bacino per massaggiarmelo. Stavo rischiando di venire li nel cortile dell’agriturismo.
Con uno sforzo sovrumano riuscii a rallentare il lavoro della mia lingua e a baciarla più docilmente sulle labbra e poi a spostarmi su quel collo divino che avevo spesso sognato di baciare.
Rimanemmo nel piazzale a strofinarci accarezzarci e baciarci per più di un quarto d’ora sotto lo sguardo attento del Terrier della signora.
Il mio pacco però non ne voleva sapere di rilassarsi al contatto con quel fisico da schianto quindi fui costretto ad inventarmi una scusa per togliermi da quella situazione che mi avrebbe fatto innaffiare i pantaloni e quindi le dissi:
‘Che ne dici se andiamo a vedere il panorama che si vede dalla stanza?’
La sua risposta mi lasciò ancora di più senza fiato.
‘Salgo solo se mi fai vedere il panorama che c’&egrave dentro la stanza’
Avevamo entrambi una voglia matta di esplorarci e di farci tutte le cose che ci eravamo promessi per mail.
Salimmo a passi da gigante su e non facemmo in tempo a entrare in stanza che stavamo sul letto facendo a gara a toglierci i vestiti.
Il suo completino intimo era uno schianto. Un reggiseno push up che metteva ancora più in risalto il suo seno da urlo e un perizoma che era una cornice perfetta per il suo sedere perfetto.
Io non riuscivo a fermare la mia lingua. Avevo cominciato a baciarla avidamente dalla pancia, ma mi stavo trattenendo il momento in cui avrei raggiunto le parti più succose.
Ero avido di scoprire e assaggiare ogni centimetro della sua pelle. Espolravo con avidità l’ombelico, poi mi spostavo sul fianco e salivo fino all’ascella. Con la lingua la massaggiavo facendole un misto di solletico e piacere. Poi salivo sul braccio le baciavo l’interno del gomito su su fino ad arrivare al palmo della mano e poi a succhiarle le dita una per una. E mentre mi spostavo in questo modo massaggiavo il mio pacco, a stento trattenuto dal mio boxer, sul suo corpo. Sulla pancia, sul pube, sul seno, sulle gambe. Insomma dove potevo.
Era arrivata l’ora di cominciare a scoprire quel seno meraviglioso. Dopo averle baciato a lungo il collo e averle rovistato con la lingua nell’orecchio mi decisi a scendere. Man mano che mi avvicinavo i battiti del mio cuore aumentavano. Mi avvicinai con la lingua al bordo del reggiseno, la infilai sotto e la passai da parte a parte cercando di evitare i capezzoli.
Quindi cominciai a tirare giù il reggiseno per scoprire i suoi capezzoli che trovai già dritti come soldati per l’alzabandiera.
La tentazione di lanciar mici sopra era fortissima. Ma non era il momento. Quindi cominciai a sbaciucchiare il seno da tutte le parti giocando con labbra e lingua ma stando ben attento a non sfiorare i capezzoli.
Il seno che non baciavo lo accarezzavo sfiorandolo con un dito che faceva cerchi concentrici intorno all’areola.
Continuai così per un po’ fino a che non vidi che cominciava ad inarcare la schiena cercando di portare i suoi capezzoli sotto la mia lingua. Giocaii un po’ spostandomi all’ultimo momento e facendole immaginare che non volevo darle soddisfazione, ma dopo un po’ non resistii più e cominciai a succhiarli avidamente. Avevo afferrato i due seni con le mani, li avevo avvicinati e mi spostavo come un forsennato da un capezzolo all’altro mordicchiandolo succhiandolo e tirandolo.
Il mio pisello stava impazzendo, ma io cercavo di non pensarci. Mi stava chiedendo a gran voce di fargli fare un giro tra quelle due vette meravigliose. Ma io non volevo cederle a nessuno. Nemmeno a lui.
Così dopo un po rallentai il lavoro della mia bocca e cominciai a scendere mentre le mie mani tenevano ben saldi tra indice e pollice i due capezzoli.
Ripassai sulla pancia e cominciai a tirare giù il perizoma per raggiungere la poca peluria che mi aveva fatto vedere di avere.
Ovviamente non riuscivo ma lei era talmente arrapata che senza farselo dire si tirò di lato il perizoma. Sapeva che non doveva toglierselo. Perché avrei voluto godere della sua vista quando l’avrei girata.
Cominciai quindi a fare delle lunghe leccate dal buchino fino alla pancia con lo scopo di allargarle bene le grandi labbra. Mi soffermavo a picchiettare un po’ con la lingua sul buchino poi lo massaggiavo con movimento rotatorio e poi salivo lentamente su.
Quando fu ben umida e allargata lasciai per un attimo i suoi capezzoli e usai le mani per aprire lo scrigno del suo clitoride. Appena riuscii ad afferrarlo tra le mie labbra tornai a tirarle i capezzoli con le dita. Tiravo capezzoli e clitoride all’unisono e la sentivo vibrare come una corda nelle mie mani. Questa sensazione mi faceva impazzire. La sentivo contorcersi e spingere il suo clitoride verso la mia bocca. Allora cominciai ad alternare succhiotti a picchiettamento. Poi lo leccavo facendoci passare tutta la mia lingua sopra e poi tornavo a succhiare e picchiettare.
Il ritmo stava aumentando. Ogni tanto con le mani riafferravo i seni dal basso li stringevo, li portavo in alto e me li facevo uscire dalle mani fino a che non vi rimanevano solo i capezzoli e allora li tiravo.
La mia lingua lavorava sempre più vorticosamente e lei era riuscita a piazzarmi un piede proprio sul pacco. Più io la facevo eccitare più lei cercava di toccarmi il pacco con il piede.
La mia lingua ormai andava con una velocità pazzesca e le mie mani massaggiavano i suoi seni come un panetto di pizza.
La sentivo contorcersi sempre di più fino a che con un urlo la sento spingere il suo pube con forza verso la mia bocca e cominciare a tremare come posseduta. A quel punto io spinsi la mia bocca con forza sul suo clitoride per aiutarla nell’orgasmo che stava arrivando. Il fiotto di umori che ne uscì mi riempì quasi la bocca.
Quando lei finì di godere e tornai in me mi accorsi che le mie mutande erano completamente bagnate. Evidentemente il suo piede aveva fatto un lavoro sopraffino!!!
Era stata una presentazione faticosa ma sicuramente soddisfacente. E dopo aver rotto il ghiaccio ci potevamo permettere anche di scambiare quattro chiacchiere. Sembrava che ci conoscessimo perfettamente, considerando i quintali di email che ci eravamo scambiati, ma parlarsi di persona era un’altra cosa. La vibrazione della sua voce così a lungo immaginata era un massaggio per il cervello che mi arrivava direttamente nel ventre stimolandomi dall’interno e provocandomi un’eccitazione strana.
Stavo li allungato sul letto di fianco a lei, con il mio membro teso come se ancora non fosse successo niente. E mentre lei mi raccontava le peripezie che aveva avuto per riuscire ad arrivare li, il mio cervello era perfettamente diviso a metà: una metà si faceva cullare da quella vibrazione celestiale e l’altra metà stava già architettando come la avrei scopata nelle prossime due ore. E io non sapevo quale delle due parti era la più interessante. Godevo da tutte e due come un bambino che succhia il seno della madre.
Insomma, quella posizione un po’ mi imbarazzava, visto che vedevo che lei ogni tanto sbirciava nella direzione del mio pisello che continuava a svettare da sotto il lenzuolo. Bisognava fare qualcosa. E infatti si era fatta ora di cena. Il dilemma a quel punto era: me la scopo prima o dopo??
Non ce l’avrei mai fatta a cenare con il mio pisello in quelle condizioni. Non avevo altra scelta. La dovevo scopare prima!! Non avevo scelta. Ma soprattutto non avevo voglia di fare altro!!
Allungai la mano sul comodino dove avevo riposto il mio olio profumato da massaggio, prima che lei arrivasse.
Lo presi, glielo mostrai e dissi ‘Ti va un massaggio alla schiena?’
‘Uau’ proprio quello che volevo’ mi rispose ‘Ma mi leggi nel pensiero?’
Io feci una risatina e le tirai lentamente via il lenzuolo. Lei con fare smorfioso si coprì i seni con le mani e si girò.
Io alla vista del suo culo ebbi un altro tonfo al cuore e il mio cazzo ebbe un’altra stretta diventando ancora più duro.
Dovevo per forza rimettermi i boxer. Ma quelli che portavo erano lerci.
‘Mi lavo le mani ed arrivo’ Mentii spudoratamente per riuscire a recuperare un boxer dalla valigia e mettermelo senza farglielo vedere.
Mi ripresentai dopo un po’ senza essere riuscito a calmare il mio pisello. Lo avevo compresso dentro i boxer ma era evidente lo stato in cui stava.
Lei mi seguì con uno sguardo compiaciuto mentre mi avvicinavo.
‘Allora? Tutto questo tempo?? La mia schiena ti reclama!!’ mi disse mentre mi avvicinavo.
Quelle parole furono un altro colpo basso e il mio pisello ebbe un sussulto che gli fece superare la barriera dell’elastico del boxer facendo capolina con la sua cappella arrossata.
Io con un movimento rapido cercai di rimetterlo dentro provocando una risatina da parte sua.
Muoveva lentamente il suo di dietro a destra e sinistra come per dire’ sta qui quando lo prendi? O almeno questo era quello che veniva in mente a me.
Mi avvicinai al letto e mi misi in ginocchio di lato a lei. ‘Ti dispiace se mi ti siedo sopra? Così riesco a massaggiarti meglio’ le dissi. Lei fece cenno di no con la testa.
Io dunque la scavalcai e mi sedetti proprio sul suo stupendo sedere. Il contatto con quel ben di Dio mi diede un’altra sferzata di eccitazione. Le passai lentamente un dito nell’incavo della colonna vertebrale partendo dal collo e arrivando al perizoma come per studiare il percorso. Ripetetti questo movimento da su a giu e da giù a su per tre o quattro volte mettendoci ogni volta più tempo per far si che lei si rilassasse.
Poi le versai un po’ d’olio all’altezza delle scapole facendone cadere un filino e disegnandole un onda dalla spalla sinistra alla destra.
Finalmente le poggiai le mani sulla schiena allargando bene le dita e imprimendole bene sulla schiena come per prenderne possesso. Cominciai a muoverle lentamente verso le spalle in modo da prendere sotto le palme l’olio che prima avevo versato. Quando furono ben unte cominciai a massaggiare la parte alta della schiena dalle spalle fino al collo, afferrando quest’ultimo con decisione come in una presa mortale ma stando ben attento a donare solo piacere. I suoi muscoli si adattavano al mio passaggio come burro sul ferro rovente. Mi attardai a lungo sul collo facendo scorrere i mie pollici dalla spalla verso la nuca allentandole sempre di più la tensione.
Era il mio pisello che non riusciva ad allentare la tensione. Il contatto con quella pelle, la sensazione di avere il suo collo sotto controllo gli davano una sensazione di un’attività imminente e lui voleva essere più che pronto nel momento in cui sarebbe stato chiamato in causa.
Piano piano cominciai a massaggiarle la schiena scendendo verso il basso e andando dal centro verso l’esterno. All’altezza del seno mi soffermai a massaggiarle il lato esterno del torace e con la scusa a sfiorarle la parte seno che fuoriusciva di lato per la pressione sul materasso.
Poi continuai a scendere giù arrivando all’altezza della vita. Quando misi i pollici all’altezza della colonna vertebrale e con entrambe le mani riuscivo a tenerle saldamente la vita, ebbi una voglia irrefrenabile di prenderla da dietro senza aspettare nemmeno più un secondo. Quella presa era la quintessenza della dominazione. Ma con un profondo respiro mi trattenni. Non era ancora arrivato il momento. Così a freddo non sarei riuscito a fare quello che volevo fare.
Continuai a massaggiarle la schiena con movimenti semicircolari delle mani e dei pollici, aggiungendo ogni tanto un po’ d’olio, per buoni 15 minuti.
Quando la sentii sufficientemente rilassata decisi che era ora di cominciare con il massaggio shiatsu.
Mi spostai (a fatica) dal sul bel sedere sodo e cominciai a tirarle giù il perizoma.
Lei tentò di opporsi ma dopo un po’ con una risatina lasciò la presa. Mi dispiaceva togliere quella cornice a cotanta perfezione ma era necessario. Quello che sarebbe successo di li a poco non avrebbe permesso di avere ostacoli nel campo operatorio.
Mi rimisi seduto, ma questa volta sulle sue gambe. Avevo la visione completa di tutta la schiena, ma soprattutto del fondoschiena.
Le feci cadere un filino d’olio all’interno del solco della colonna partendo dal collo e arrivando al solco dei glutei. Ovviamente con calcolata precisione feci scendere dell’olio anche sul buchino. ‘opsss scusa’ sono andato lungo’ Mi affrettai a giustificarmi.
Cominciai quindi ad esercitare la pressione shiatsu nello spazio tra una vertebra e l’altra partendo dalla nuca e scendendo piano piano fino alla fine della colonna vertebrale. La pressione shiatsu consiste nel posizionare il pollice con il polpastrello, farci arrivare sopra la pressione di parte del peso del corpo e di fare un piccolo movimento rotatorio ma senza spostare il dito.
Al primo giro mi fermai all’altezza della congiunzione dei glutei. Poi ripartii da su scendendo su due linee parallele alla colonna ma distanziate di cinque centimetri circa. Di cinque in cinque massaggiai tutta la schiena.
Era ora di fare il passo. Quindi partii dalla colonna ma direttamente dalla regione lombare e cominciai a scendere giu. Questa volta non mi fermai ma continuai a massaggiare scendendo sempre più giù fino ad arrivare al buchino, che saltai e continuai a massaggiare nella zona del perineo. Intano con l’altra mano avevo fatto scendere dell’altro oilo.
A questo punto mi alzai, le allargai le gambe e mi inginocchiai tra le sue.
Potevo vedere quel ben di Dio all’aria e i mie occhi ne erano come rapiti. Ripresi il massaggio salendo su. Questa volta non saltai il buchino e mi attardai con il dito ad un massaggio circolare e accurato.
Ovviamente il mio dito al terzo giro cominciò a sprofondare ma io non mi tirai indietro fino a che mezza falange non fu penetrata in quel posto delizioso.
Lo tirai fuori e continuai il massaggio riaslendo e non lesinando olio.
Quindi le menai due forti schiaffi sui glutei. Lei non se li aspettava ed io quindi prontamente ‘Fa parte del trattamento, stai tranquilla’ le dissi. Quindi con la mano destra infilai prontamente un dito tra le grandi labbra e lo tirai su soffermandomi di nuovo a massaggiare il buchino. Poi ci furono altri due sonori schiaffi. Il massaggio e gli schiaffi andarono avanti per altre cinque o sei volte ed ogni volta lei inarcava di più il suo culetto come a volermi porgere il buchino ed io la ripagavo con un massaggio più lungo e più profondo.
Ad un certo punto capii che era arrivato il momento e senza dare nell’occhio sfoderai completamente il mio cazzo, gli feci cadere sopra una porzione abbondante di saliva, menai due forti schiaffi alle sue chiappe e senza darle il tempo di capire appoggiai la mia cappella al suo buchino. L’olio e la saliva fecero il resto. Con un colpo secco l’avevo penetrata. Lei gettò un urlo. Ma prima che avesse finito io ero già tornato indietro e stavo dando il secondo affondo. Questa volta sentii distintamente le mie palle sbattere contro la sua fica. Che sensazione meravigliosa. Prendere quel culo per prima cosa era stata un’operazione da manuale.
Il mio cazzo era duro come l’acciaio e in quel buco stretto stretto godeva come non mai.
Cominciai a pompare. Il ritmo era lento ma inesorabile. Le stavo esplorando l’intestino con precisione millimetrica spostandomi appena a destra e a sinistra per aumentare la sensazione di penetrazione. Andavo su e giù lentamente facendo quasi uscire completamente la mia cappella dando il tempo al buchino di restringersi un po’ per poi ripenetrarlo come la prima volta. Arrivato giù in fondo davo un paio di spintarelle per allargare bene le sue chiappe e non perdere nemmeno un millimetro di penetrazione. Quando il percorso fu completamente aperto ed esplorato cominciai ad aumentare il ritmo. I colpi si susseguivano ai colpi e ad ogni affondo la sentivo gemere. Il mio cazzo fremeva dalla voglia di venire e a stento riuscivo a trattenerlo. Ma non potevo fermarmi dovevo pompare con vigore se volevo che venisse come dicevo io.
Le spinte continuarono ad aumentare fino a che le presi il bacino e sempre con il mio cazzo dentro la alzai mettendola in ginocchio. A questo punto le afferrai la vita come avevo fatto prima e mi sbizzarrii in una decina di spinte super vigorose facendo sbattere con forza il mio bacino contro il suo sedere. Quel rumore era una melodia celestiale per le mie orecchie.
Allungai la mano e presi il vibratore per il clitoride che avevo messo vicino l’olio.
Lo accesi e lo appoggiai sul suo clitoride.
A quel punto lei cominciò a contorcersi e il suo movimento aumentava ancora di più il mio piacere. Le mie spinte si fecero più forti e più frequenti tanto che avevo difficoltà a tenere bene in posizione il vibratore. Lei cominciò ad emettere degli urli sempre più forti. Più lei urlava più io spingevo. Più io spingevo più lei urlava. Fino a che non cominciai a sentire delle contrazioni che stringevano il mio cazzo nel suo culo. Stava venendo. Io mollai ogni freno e cominciai a spingere all’impazzata fino a che con un urlo liberatorio non le piantai il cazzo fino in fondo venendo in una sborrata fantastica. Lei per tutta risposta si irrigidì e tremò una seconda volta!
Era venuta sul serio! Le contrazioni che aveva avuto nel suo orgasmo avevano serrato il mio cazzo nel suo culetto facendo sì che rimanesse duro come nel momento del massimo piacere. In quella condizione io non avevo nessuna voglia di tirarlo fuori. Mi piaceva sentirlo ancora duro dentro di lei.
Perciò le crollai addosso facendola stendere sul letto. Cominciai quindi a baciarle il collo, mordicchiandolo leccandolo e soffiandoci sopra. Il ritmo era molto lento. Facevo tutto con calma muovendomi lentamente e soffiando la mia aria calda per farle rilassare la peluria. Poi cominciai a baciarle il lobo dell’orecchio a succhiarlo e a slinguazzarlo. Piano piano cominciai a giocare con la lingua intorno e dentro l’orecchio alternando ancora tiri con le labbra a giochi di lingua e a soffi.
Quando lei si fu abituata alla mia presenza intorno suo orecchio cominciai ad entrarle più a fondo con la lingua. Sempre molto lentamente cominciai a infilarla dentro e a rotearla piano piano nel condotto.
Ogni tanto alternavo le incursioni della mia lingua con un soffio leggero.
Questa cosa la stava di nuovo eccitando ma anche rilassando. Le stavo magistralmente scopando l’orecchio.
Lei gradiva la cosa e la mia tranquillità la stava rilassando. Piano piano sentii il suo culetto riaprirsi e il mio cazzo libero di muoversi.
La scopata nell’orecchio però stava facendo bene anche a me perché anche il mio cazzo non dava segni di cedimento. Avevo immaginato che una volta libero della stretta si sarebbe velocemente ammosciato e invece niente da fare era li duro pronto ad essere usato di nuovo.
Quindi cominciai a muoverlo molto lentamente nel buchino dove stava, per non toglierlo di colpo. Non sarebbe stato gentile.
Vedevo che anche lei apprezzava quei movimenti molto dolci e appena accennati.
La precedente inculata, sebbene l’avesse fatta godere in maniera indicibile, l’aveva comunque un po’ impaurita. Quindi questi movimenti dolci le stavano facendo molto piacere.
La scopata dell’orecchio congiunta al massaggio anale durò per una decina di minuti.
Io ci stavo provando molto gusto e rischiavo di venire di nuovo e non era il momento.
Quindi molto lentamente, aumentando il ritmo della scopata della mia lingua nel suo orecchio per distrarla, le sfilai il cazzo dal buchino.
Era arrivato il momento di impalarla. Ma non potevo farlo così e non avevo voglia di allontanarmi per andarmi a lavare.
Allora malvolentieri presi un preservativo e con un po’ di movimenti complicati riuscii a mettermelo continuando a stare addosso a lei scopandole l’orecchio.
Quando fui pronto, piano piano lo appoggiai sulle sue grandi labbra. Era un momento speciale. Lo avevo sognato tutte le sere per i precedenti due mesi.
Sentii la mia cappella farsi largo in quella carne dolce e strabordante di umori.
Lei appena capì cosa stavo facendo inarcò il bacino per porgermela in maniera più evidente. Fu questione di un attimo e il mio cazzo era tutto dentro. Sensazione paradisiaca. Il suo culetto era bello ma la sua fighetta era mozzafiato.
Cominciai a pomparla molto lentamente sfilandolo completamente e facendolo rientrare molto piano per aprire bene la strada e per studiarla nei minimi dettagli.
In quella posizione io ero particolarmente sensibile. Rischiavo di venire ad ogni movimento. Il contatto con le sue chiappe sode era particolarmente eccitante e la sua schiena sulla mia pancia mi da va brividi continui.
Dopo un po’ di questo lavoro decisi di cambiare posizione. Sempre con il mio cazzo dentro ben piantato la feci rotolare un po’ verso destra mettendola sul fianco e contemporaneamente piegandole la gamba sinistra. Io nel frattempo, aiutandomi con le mani, mi misi in ginocchio sedendomi quasi sulla sua gamba stesa e incastrando le mie gambe piegate tra il suo culo e la sua pancia.
Quindi le alzai la gamba e cominciai a leccarle il dietro del ginocchio mentre con movimenti lenti continuavo a scoparla in quella fighetta meravigliosa.
Era particolarmente sensibile ai tocchi della mia lingua sulla sua pelle. Ogni volta che tiravo fuori la lingua e le davo una lappata vigorosa sulla pelle la sentivo fremere.
Piano piano il ritmo delle mie lappate aumentava, insieme a quello delle mie spinte. E piano piano salivo su con l’obiettivo di raggiungere il piede.
Quando lo raggiunsi il ritmo dei miei colpi era già abbastanza sostenuto e quindi quando cominciai a leccarle vigorosamente la pianta del piedecominciai a sentirla contorcersi. Le sue contorsioni erano una manna, perché il gioco del suo bacino massaggiava la punta del mio cazzo rendendomelo più duro di prima.
A quel punto cominciai a spingere e a leccare come un forsennato. Leccavo la pianta, infilavo la lingua tra le dita del suo piede, prendevo il pollicione e me lo succhiavo con avidità.
Stavo godendo come un pazzo. Il mio cazzo nella sua figa, la mia bocca solleticata dal suo piede e i miei occhi rapiti dal suo volto, dai suoi capelli e dai suoi seni.
Questo pensiero mi eccitò a tal punto da farmi perdere il controllo e con un paio di spinte vigorose venni senza ritegno.
Ero stato molto cattivo. Non l’avevo aspettata. Ero venuto prima di lei! Ma ne era valsa la pena! Ah che fighetta fantastica! quella scopata era stata celestiale!
Averla trombata mentre le succhiavo il piede e le leccavo la gamba mi aveva particolarmente soddisfatto ma anche stancato! quella posizione era particolarmente difficile da tenere e mi aveva fatto lavorare molto gli addominali.
E forse era proprio ora di mangiare. Anche lei era moribonda sul letto con gli occhi chiusi.
Le dovevo dare il tempo di riprendersi per poter proseguire con il programma!
Era arrivato il momento della mia Amatriciana.
“Vado a cucinare” le dissi. La risposta fu un flebile “ummmmmm siiiiiiiiiii”.
Aveva detto quel si in tal modo che per poco il mio pisello non si riarmò di nuovo.
Andai a rinfrescarmi in bagno e subito fui davanti ai fornelli.
La camera che avevo preso era dotata di una piccola cucina e io avevo portato tutti gli ingredienti necessari.
Il guanciale lo avevo preso in un negozietto di Roma che vendeva esclusivamente prodotti del Reatino ed Abruzzesi. I pomodori erano ciliegini di pachino di una azienda artigianale di conserve di Portopalo di Santo Stefano che per averle bisogna prenotarle un anno prima. L’aglio lo avevo portato dalla mia terra natale. C’&egrave un aglio DOP invidiato da tutti e le cipolle erano invece quelle di tropea. Per la pasta avevo scelto dei mezzi rigatoni di Gragnano trafilati al bronzo. Il pecorino era un pecorino speciale che andavo a prendere apposta io in montagna. E per il vino avevo portato un bianco abbruzzese non molto famoso ma strutturato e il cui nome era particolarmente abbinato: si chiama “Pecorino”.
Il resto lo avevo chiesto alla signora. Olio di frantoio con spremitura a freddo e basilico fresco fresco.
In quattr’e quattr’otto avevo messo a scaldare aglio e cipolla in un pò d’olio. Appena imbionditi avevo versato il guanciale per farlo diventare appena croccante. Quindi avevo aggiunto il pomodoro.
La ricetta era tanto semplice quanto buona.
Avevo messo su l’acqua e quindi potevo andare a svegliare Stella. Stava dormendo beata sul letto messa di tre quarti con il lenzuolo che la copriva in parte lasciando intravedere il suo sedere da manuale e parte del suo seno.
Io rimasi qualche minuto in silenzio a guardarla, poi mi avvicinai per svegliarla, ma poi cambiai idea.
Finii di preparare la pasta, la condii e la misi in un unico piatto.
Tornai al letto e cominciai a soffiarle sul collo, poi sulla schiena fino ai fianchi poi di nuovo su.
Dopo qualche minuto aprì gli occhi, mi guardò, allungò le braccia mi tirò a se e mi diede un bacio appassionato che ancora ricordo perfettamente. La sua lingua cominciò a roteare nella mia bocca giocando con la mia, attardandosi sul palato, poi cercando di andare in fondo. Nel frattempo con le sue mani mi teneva la testa in una presa di possesso che mi fece eccitare nuovamente.
Riuscii con fatica a staccarmi da quel bacio da sogno. e le sussurrai nell’orecchio “L’amatriciana &egrave pronta”
La portai in cucina con il lenzuolo intorno alla vita.
“Adesso ceneremo in un modo un pò strano”
Presi il piatto e lo poggiai ad un angolo del tavolo, vicino al quale c’era una sedia. Mi sedetti sopra con il mio cazzo già super dritto che premeva contro l’asciugamano che avevo in vita. Le feci cenno di avvicinarsi.
Lei capì subito. Si avvicinò facendo cadere il suo lenzuolo poi con fare civettuolo mi prese l’asciugamano lasciandomi come mamma mi aveva fatto e si avvicinò su di me. Appena mi fu addosso il le addentai i capezzoli e cominciai a baciarli. Poi le passai una mano tra le grandi labbra per vedere quanto fosse bagnata. Era prontissima.
Quindi la afferai per il bacino e la feci sedere sul mio cazzo d’acciaio. Le sue gambe lunghissime si prestavano benissimo a quel gioco.
Cominciò a scoparmi lei questa volta molto lentamente. Il mio godimento era ogni oltre limite. Avere quella fica spaziale che mi stava scopando mentre ero seduto su una sedia con il profumo della pasta fumante accanto mi mandava in visibilio.
“Adesso fermati” le dissi “E brindiamo”
Bevemmo un sorso di bianco fresco a stomaco vuoto. La testa mi diventò subito leggera.
“Adesso giochiamo” dissi. “Tu dai da mangiare a me e mentre io mastico mi scopi. Poi io do da mangiare a te e mentre tu mastichi ti scopo io”
Lei mi fece un sorriso che era tutto un programma.
Cominciai il. La imboccai e appena lei iniziò a masticare, cominciai a muovere lentamente il bacino per quel pò che potevo fare.
Poi fu il mio turno. Mentre masticavo lei si divertì a fare su e giù molto lentamente. faceva scorrere la mia asta fino a quasi farla uscire e poi ritornava giù molto lentamente.
Io non avevo mai masticato così lentamente e a volte rimanevo quasi bloccato. Il sapore del pomodoro e del guanciale mi solleticavano di piacere e amplificavano quello che arrivava dal mio cazzo che era già allo spasmo per non venire.
Fu il mio turno. La imboccai e mi tirai un pò più in avanti sulla sedia in modo da avere la possibilità di muovere un pò su e giù il bacino. Le poggiai il pollice sul clitoride e cominciai a fare ancora dei leggeri movimenti oscillatori seguendo il ritmo della sua masticata. Anche lei stava assaporando con molta calma il sapore della pasta e ad occhi chiusi sembrava godere anche dei miei movimenti.
Fu di nuovo il mio turno. Questa volta mi diede un boccone molto grosso, si alzò leggermente sulle gambe e tenendo i fianchi ben fermi cominciò ad ondeggiare il bacino come in una danza. Lo muoveva facendo fulcro sulla schiena che era perfettamente ferma mentre il bacino andava su e giù come quello di una ballerina brasiliana. Ogni tanto si fermava e lo faceva roteare facendo premere il mio cazzo sulle pareti laterali della sua figa.
Io ero senza fiato e a fatica riuscivo a masticare e a deglutire. Non avevo mai mangiato pasta più buona.
Al mio turno le feci prima bere dell’altro vino e poi la imboccai.
Questa volta con il pollice sinistro cominciai a massaggiarle il clitoride e con l’indice destro cominciai a massaggiarle il buchino mentre con i miei addominali facevo una contrazione che spingeva la punta del mio cazzo sulla sua parete addominale proprio dove si dice sia il punto G.
Questa cosa le stava piacendo particolarmente perch&egrave non aveva proprio voglia di mandare giù il boccone. Stava con gli occhi al cielo e masticava una volta ogni tanto. Aveva anche inarcato la schiena così che il suo seno stava proprio di fronte alla mia bocca e io non me lo feci ripetere due volte. Cominciai a lappare i suoi capezzoli con la lingua con fare abbastanza irruento.
Alla fine per fortuna inghiottì perch&egrave io stavo per venire.
Al mio turno lei non si mosse ma cominciò ad ondeggiare il bacino avanti e indietro premendo con forza il suo clitoride sul mio pube. Che sensazione! il mio cazzo era saldamente dentro ma veniva massaggiato da un sublime movimento ondulatorio.
Mi sbrigai a finire. La imboccai e afferrai il vibratore che avevo nascosto li vicino.
Lei non se ne accorse fino a che non glelo appoggiai sul buchino. Non lo avevo ancora acceso quindi lei non immaginava cosa fosse.
Piano piano lo feci entrare. Lei all’inizio non era molto contenta ma quando ebbe vinto la resistenza iniziale mi fece fare.
Cominciai a movimentarlo su e giù sempre lentamente!! Lei aveva completamente smesso di masticare e stava a bocca semiaperta con gli occhi quasi sbarrati. Cominciai ad aumentare il ritmo.
Il movimento massaggiava il mio cazzo saldamente piantato nella sua figa dorata e me lo stava facendo diventare ancora più duro se era possibile.
Ma il bello venne quando lo accesi. Lei ebbe un sussulto. Dapprima fece un movimento come per scappare, ma quando capì che la avrei seguita, si lascio andare e cominciò ad assecondare il movimento che io facevo. Anche lei cominciò a fare su e giù mentre il a quel punto cominciai a tenere sempre il vibratore ben piantato dentro e a muoverlo in maniera circolare. Lei cominciò a scoparmi selvaggiamente e quando scendeva giù attardandosi con un paio di colpi per massaggiarsi il clitoride, il mio cazzo veniva scosso dalle vibrazioni del vibratore.
Il ritmo aumentò furiosamente. Lei sembrava indemoniata. Io con la mano libera cercavo di afferrarle il seno per succhiarlo e aseccondavo con delle spinte secche il momento in cui atterrava.
La cosa andò avanti così per qualche minuto fino a che entrambi non cominciammo ad ansimare ad alta voce. Quei gemiti furono l’afrodisiaco mancante. Nel giro di qualche spinta venimmo tutti e due con un urlo liberatorio.
Non ero mai venuto così bene. Si accasciò su di me. Riprendemmo i sensi tutti e due solo qualche ora dopo.

Finimmo la pasta anche se ormai era fredda e poi mangiammo il dolce nella vasca idromassaggio.
Chiacchierammo tutta la sera e per parte della notte. Sembravamo due innamorati che si conoscevano da una vita e che si erano rincontrati dopo sei mesi di lontananza. Ridevamo, scherzavamo ci facevamo i dispetti.
Crollammo a dormire avvinghiati l’uno all’altra innamorati dell’odore della pelle ciascuno dell’altro.
Io caddi in un sonno profondissimo e beato. sognai delle cose irreali e stupende.
Mi sembrò di aver dormito per un eternità. Quando aprii gli occhi il sole era già alto.
Allungai le braccia ma il letto era vuoto.

Con fatica mi alzai.
I suoi vestiti non c’erano. Vidi un biglietto sulla poltrona in fondo al letto.
“Mi sei piaciuto ma non sei abbastanza per me. Grazie e non mi cercare mai più. Stella”

Io lessi quella frase ed ebbi una specie di giramento di testa. Anzi la testa mi girò proprio e mi ributtai sul letto.
Questa cosa non me la sarei mai aspettata. Mi mancava un pò il respiro e mi sentivo confuso.
Più passava il tempo e più lo stordimento iniziale si stava tramutando in rabbia.
Se l’avessi auta tra le mani in quel momento probabilmente l’avrei presa a sculacciate come solo io sapervo fare!!!
Mentre mi frullavano strani pensieri in testa sentii armeggiare alla porta. Pensai alla signora delle pulizie. Io ero nudo e istintivamente afferrai qualcosa per coprirmi.
Me lo misi intorno alle anche e mi avvicinai verso la porta.
Quando la porta si aprì rimasi di stucco. Era la stronza!!
Con una minigonna e una camicietta ben aperta su quel seno mozzafiato e un vassoio in mano.
Appena mi vide e vide il mio sguardo si fece una ricca risata!
“AHAHAHAHAHAH c’hai creduto ehhhh?????” Mi disse “Dai dai che ho preso la colazione”
Non sapevo cosa dire! La seguii in silenzio in cucina.
” adesso facciamo un giochetto che decido io” mi disse.
“Ho bisogno di un caff&egrave” le dissi in tono burbero.
“Non fare l’offeso” mi disse ridendo. “non ti &egrave piaciuta la botta di adrenalina che ti ho dato???”
“Vedremo” risposi. Mi presi il caff&egrave mentre lei sistemava le cose.
“Allora,” cominciò ” adesso faremo un bel giochetto”
Si sedette sul tavolo tirandosi su la minigonna e mettendo in mostra le sue parti intime che ovviamente erano nude. “Adesso io farò colazione e tu mi leccherai la patatina. Se sarai bravo quando avrò finito ti ricambierò il favore” Era seduta sul bordo del tavolo con i piedi appoggiati su due sedie poste li davanti. Aveva le gambe leggermente aperte e la minigonna arrotolata alla vita. Faceva sue e giù con i talloni in modo da far alzare e abbassare le ginocchia mentre le faceva andare anche leggermente a destra e sinistra facendomi venire una voglia matta di infilarmi tra quelle gambe perfettamente tornite. Ogni tanto riuscivo ad intravedere la sua fighetta quasi completamente depilata.
Così come mi aveva ordinato, mi inginocchiai tra le due sedie davanti alle sue ginocchia e cominciai a sfiorarle le gambe con i miei indici proprio sulla loro sommità andando dal ginocchio all’anca.
Lei nel frattemo aveva cominciato a mangiucchiare le uova strapazzate con la pancetta che aveva nel piatto. Man mano che le facevo quella sorta di solletico le suee gambe si allargavano sempre di più e io venivo rapito da quello spettacolo celestiale.
Ad un certo punto mi afferrò la testa con una mano e con fare perentorio me la avvicinò alla sua patatina. Io non aspettavo altro.
Sfoderai tutta la lingua che potevo e cominciai ad infilarla con avidità tra le sue grandi labbra, cercando di infillarla per aprirle e poi sfruttando l’apertura per tirarla su tenedole allargate in modo da poterla leccare quanto più possibile dall’interno. Arrivato sul clitoride mi fermavo a succhiare e picchiettare.
Lei intanto continuava a mangiare avidamente e a mugolare ad ogni mio colpo più profondo.
Le presi le gambe e me le appoggiai sulle spalle per stare più comodo. Lei fu costretta a sdraiarsi un pò sul tavolo appoggiandosi sui gomiti.
Quella posizione era perfetta. Avevo a disposizione non solo la sua patatina ma anche il suo culetto. Cominciai a leccare anche quello con avidità.
Lei nel frattempo aveva cominciato a mangiare con le mani. La vedevo prendere piccole porzioni di uova e portarsele alla bocca infilandosi dentro poi il pollice con il quale si massaggiava il palato come se stesse succhiando qualcosa.
Lei mangaiava sempre più avidamente e io leccavo sempre con più forza. La sua patatina era in un lago e il mio pisello mi faceva male per quanto era duro.
Cominciai ad aiutarmi con le mani per tenere le sue grandi labbra ancora più aperte e poter lavorare meglio con la mia lingua e non solo.
Quando le leccavo il buchino le giravo dapprima intorno con la lingua cercando di farlo rilassare. Appena capivo che mollava un pò la presa cominciavo a dargli piccoli colpetti con la lingua alternati a larghe lappate. Poi indurivo la lingua e cominciavo a spingerla piano piano facendo contemporaneamente un lavoro di massaggio con le labbra nella zona circostante. Ma in questa posizione il mio naso non poteva stare senza far nulla e quindi lo infilavo quanto più potevo nella sua fighetta.
Piano piano facendo forza il suo buchino cedeva poco poco e io riuscivo ad infilare un piccolo pezzettino della mia lingua in quell’antro meraviglioso. Il naso intanto si faceva spazio nell’altro buco muovendosi a destra e a sinistra molto lentamente ma inesorabilmente.
Lei aveva finito di mangiare e si succhiava beatamente il pollice come una bambina nella culla.
Dopo averla appena penetrata un pò nel buchino con la lingua io risalivo, mi attardavo un pò sull’apertura della sua fighetta e infine risalivo sul clitoride. A lui dedicavo almeno un paio di minuti sempre succhiando, picchiettando e poi lappando.
Ma per non lasciar raffreddare il buchino, mentre facevo questo lavoro sostituivo la lingua con il mio dito e infilando dentro appena la lunghezza della prima falange facevo un lento movimento rotatorio.
Dopo un pò di questo lavoro i suoi mugolii erano considerevolmente aumentati e sentire quella musica mi aveva fatto eccitare ancora di più di quanto immaginavo possibile.
Quella posizione mi piaceva da morire e non potevo farmela scappare.
All’improvviso mi alzai e afferrandole le caviglie le misi le gambe verticali a V. Lei fu costretta a sdraiarsi completamente sul tavolo e senza che potesse dire “A” io la infilzai con il mio cazzo ormai marmoreo. E in effetti lei non disse “A”, bensì “AAAHHHHHHH, si lo voglio”. Sentire quelle parole mi faceva venire il vento nello stomaco.
Cominciai a pomparla lentamente ma con determinazione, facendo scorrere il mio cazzo fino a metà e poi dando una botta secca che l’avrebbe fatta arretrare nel tavolo se non l’avessi tenuta ben ferma con le mani ma che le faceva ondeggiare quel seno stupendo su e giù. Alla terza spinta le tette uscirono da sole dalla camicietta e lei senza nemmeno farselo dire si afferrò i capezzoli e cominciò a tirarseli.
La scena era troppo arrapante e io non potevo stare a guardare. Tirai fuori il mio cazzo dalla sua fighetta e lo appoggiai al suo culetto. Lei cominciò a dimenarsi, ma non poteva tanto muoversi per la sua posizione. Ma il suo dimenarsi fece proprio il lavoro che io volevo. Io lo tenevo fermamente premuto suo buchino e più lei si muoveva e più il mio cazzo si apriva la strada. Fradicio com’era di umori lubrificanti in men che non si dica fu tutto dentro.
Il suo culetto strettissimo era una delizia, cominciai a pompare un pò… mi piaceva da morire, ma la sua fighetta calda già mi mancava. Non resistetti, lo sfilai e lo infilai nuovamente nella sua morbida patata.
Il passaggio dallo stretto al morbido era una sensazione celestiale. Ma dopo aver spinto un pò ebbi nuovamente voglia del suo culetto.
Lei intanto gemeva ed io davo cinque spinte nel buchino e cinque spinte nella fighetta.
Ogni volta le spinte erano più violente e più le spinte erano violente e più lei si tirava i capezzoli.
Io non ce la facevo più… il mio cazzo era gonfissimo. Mi fermai nel suo culetto e cominciai a spingere senza nessun freno. Lei si dimenava a destra e a sinistra e io cercavo di tenerla ferma con le mani. Quel suo movimento rotatorio mi fu fatale. Venni con forza inondandola del mio seme caldo e cacciando fuori un urlo liberatorio.
Lei mi seguì a ruota schizzando liquido dalla sua patatina e cominciando a tremare come un bambino impaurito.
Il suo tremore fu un massaggio sublime per il mio cazzo ancora duro.
Che scopata fantastica!

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