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Racconti Erotici Etero

Le conseguenze di un incendio

By 14 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Le conseguenze dell’incendio

Mi chiamo Laura. All’epoca dei fatti che voglio raccontare, avevo di 20 anni, alta circa 1,65, rossa di capelli, pelle bianchissima con molte lentiggini e occhi verdi. Avevo una terza di seno ed un bel culetto, frutto anche dello sport che praticavo, il canottaggio. Studiavo all’università materie scientifiche.

Abitavo con i miei in un appartamento in una città di mare del nord. Sullo stesso pianerottolo ci sono 3 appartamenti : il nostro, uno abitato da una coppia di anziani coniugi ed uno abitato da un signore sulla sessantina, pensionato, alto poco meno di 1,80, cappelli bianchi ma in gioventù era biondo, occhi verdi, corporatura piuttosto robusta (avrà pesato almeno 100 kg), frutto anche degli sport praticati in gioventù, fra cui il rugby : giocava nella mischia. Il suo nome era Roberto.

Roberto all’epoca era divorziato, aveva un figlio che però abitava all’estero da molti anni e viveva quindi da solo. Non lo avevo visto frequentare donne, doveva essere quindi piuttosto discreto nelle sue cose.

Era un uomo simpatico, aveva fatto amicizia con i miei genitori e ci invitavamo reciprocamente a cena. Era anche un piacevole conversatore, colto, aveva viaggiato e conosceva molti paesi. Aveva anche una laurea in ingegneria e, negli anni, i miei avevano approfittato di lui per farmi dare ripetizioni di matematica e materie scientifiche.

Lo incontravo anche spesso per le scale oppure in ascensore. Mi faceva anche complimenti, mi chiedeva dei miei studi, qualche volta mi aveva pure accompagnato all’università. Era stato sempre estremamente gentile e rispettoso con me.

Quando uscivo mi vestivo in modo ‘tradizionale’, sempre coperta, pur se con minigonne e magliette aderenti, ma quando stavo a casa, invece, mi piaceva stare nuda e quasi. Non mettevo mai ne reggiseno ne mutandine e dormivo completamente nuda.

Avevo anche avuto dei flirt con qualche ragazzo, ma nessuno mi aveva ‘ispirato’, tanto che, all’età avanzata di vent’anni, ero ancora vergine, anche se ogni tanto mi masturbavo.

Il giorno prima degli eventi che vado a raccontare, i miei erano partiti per un viaggio organizzato che sarebbe durato due settimane ed io ero rimasta da sola a casa a studiare, visto che avevo degli esami da affrontare.

Quel giorno, era un sabato d’estate, al mattino, mentre stavo studiano alla mia scrivania con il computer acceso che usavo per consultare la bibliografia e siti importanti per la materia. Indossavo soltanto una maglietta tipo canottiera e null’altro.

Ad un certo punto, sentii un rumore strano ed immediatamente scattò una scintilla che diede fuoco all’impianto elettrico. Le fiamme presero a bruciare anche la mia scrivania. Scattai come una saetta verso la porta a chiamare il vicino. Suonai al suo campanello, bussai violentemente alla sua porta. Mi aprì e gli dissi che la casa stava prendendo fuoco. Mi disse di staccare l’interruttore centrale della corrente, cosa che feci subito e corse a prendere un paio di estintori che teneva vicino alla caldaia. Si precipitò nel mio appartamento ed in beve tempo, con i suoi estintori riuscì a spegnere l’incendio.

Ovviamente, il fuoco aveva rovinato la mia stanza, bruciacchiato la scrivania, la casa era invasa dal fumo e dalla puzza di plastica e mobili bruciati.

Io stavo lì, scalza, con la mia maglietta e tremavo tutta. Ero in lacrime. Roberto mi raggiunse e mi abbracciò, mi pose la mano sulla testa e me la appoggiò sulla sua spalla. Pian piano mi calmai. Lui, gentilmente, mi portò nel suo appartamento, dopo aver preso le mie chiavi e chiuso il mio appartamento.

-‘Vieni, starai qui da me. Per il momento, la tua casa non &egrave abitabile’ mi disse.

-‘Grazie’, feci, fra le lacrime, scossa dai brividi, ‘non so come ringraziarla’.

-‘Non ti preoccupare, penso io a sistemare il tutto’, fece, con fare rassicurante, ‘ora dovrai avvertire i tuoi, ma fallo quando ti sentirai meglio’.

Mi fece accomodare sul divano di casa sua. Lui indossava soltanto un paio di calzoncini corti ed era a torso nudo. Io ero ancora con il cuore in subbuglio dalla paura, piangevo e tremavo. Mi fece sedere sul suo grembo e mi abbracciò stretta. Ma il mio abbigliamento, la maglietta senza nulla sotto, gli aveva fatto senz’altro qualche effetto, perch&egrave sentivo il suo membro crescere e spingere contro il mio culetto. Ma non fece nulla, mi tenne così, fra le sue braccia finch&egrave iniziai a calmarmi, smisi di piangere. Ma era bello stare così, mi faceva sentire sicura, era una figura rassicurante, paterna.

Ma il suo uccello che spingeva mi faceva anche sentire un po’ eccitata e desiderata, nonostante il momento, tanto che iniziai a sentire caldo nella mia patatina. Mi sistemai per sentirlo meglio ed ebbe un sussulto, ergendosi ancora e spingendo proprio sulla mia fighetta. Lui divenne rosso ma non si mosse. Io mi stavo eccitando da morire, ma lui mi fece alzare e, cercando di dissimulare i suoi movimenti, si sistemò il membro, coprendolo anche con le mani. Mi fece risedere sul divano. Io ero tutta bagnata ed i miei capezzoli erano terribilmente duri.

-‘Ora vado a casa tua a vedere i danni’, fece, alzandosi e dirigendosi verso la porta.

-‘Vengo anch’io’, dissi.

-‘No, &egrave meglio che aspetti’.

-‘Ma devo vedere come stanno i miei libri, i miei appunti, il mio computer’.

-‘Bene, allora, vieni, ma non toccare nulla se non te lo dico io, potrebbe non essere sicuro’.

Andammo nel mio appartamento. Il fumo, visto che Roberto aveva aperto le finestre, se n’era andato anche se la puzza era tanta e ristagnava. Ma il fumo aveva sporcato tutto nella mia stanza.

Lui ispezionò l’impianto elettrico, constatò che era tutto staccato e che era in sicurezza. Allora mi permise di raccogliere il miei libri ed alcune cose. Iniziai a muovermi in giro, raccogliendo le mie cose. Ogni volta che mi piegavo, il mio culetto e la mia patatina, nudi, restavano esposti. Le tette, poi, libere di muoversi, dovevano essere molto sexy, perch&egrave, pur controllando tutto, mi guardava anche e vedevo il suo membro rigido che spingeva nel pantaloncini.

-‘Prendi quello che ti serve e vieni in casa mia. Ti preparerò la stanza di mio figlio, così potrai stare comoda mentre io faccio sistemare casa tua’, mi disse, ad un certo punto.

Io presi i miei libri, i miei appunti (o quello che era rimasto) ed il mio computer e lo seguii nel suo appartamento. Mi mostrò la camera del figlio, mi disse dove appoggiare la mia roba ed andò a cercare le lenzuola per rifare il letto. Lo facemmo assieme e, ad ogni movimento, con la canotta corta e leggera, gli mostravo o le tette o la fica ed il culetto.

Lui, eccitato da morire ma non volendo mancarmi di rispetto, andò a farsi una doccia fredda e, presumo anche a masturbarsi. Io andai nel bagno accanto alla stanzetta che mi aveva assegnato e mi toccai e poi mi lavai. Ma, siccome non avevo pensato a prendere dei vestiti, uscii avvolta in un telo da bagno annodato sul seno.

Lo raggiunsi in sala e mi sedetti accanto a lui.

-‘Mi scusi, sa, ma mi sono scordata di prendere dei vestiti’, dissi.

-‘Penso che puzzeranno di fumo’ rispose.

-‘Allora doveri andarli a lavare’, feci a mia volta

-‘Ma non puoi, hai l’impianto elettrico fuori uso. Li laveremo qui, con la mia lavatrice. Intanto stai pure come vuoi’.

-‘Posso stare con il telo ?’ chiesi.

-‘Si, certo, ma non stare troppo nuda, altrimenti non riesco a resistere’, disse a sua volta.

-‘A cosa ?’ chiesi io ridendo.

-‘Al tuo fascino e la tua bellezza, e potrei saltarti addosso’ mi rispose con un sorriso ma arrossendo un po’.

Io diventai rossa come un pomodoro. Io volevo scherzare e lui si stava trattenendo per rispetto a me. Mi vergognai moltissimo e mi rifugiai nella cameretta dove avrei dormito.

Mi rimisi la canotta. Lui mi raggiunse e, mettendomi le mani sulle spalle e guradandomi negli occhi, mi disse :

-‘Scusami, non volevo offenderti’.

-‘Sono io che mi devo scusare’ feci a mia volta, ‘Non avrei dovuto provocarla così sfacciatamente. Lei &egrave così gentile ed io mi aprofitto.’

-‘Non preoccuparti, stai come vuoi, sentiti libera di stare come desideri, cara Laura, non pensare a me’.

Mi lasciò così nella stanza di suo figlio ed andò a preparare il pranzo. Io mi misi a sistemare libri ed appunti. Poi, cercai di accendere il mio pc ma non funzionava. Il cortocircuito doveva averlo danneggiato. Passò un po’ di tempo poi mi sentii chiamare. Il pranzo era pronto.

Lo raggiunsi in cucina e mangiammo un ottimo pranzetto, parlando del più e del meno. Gli dissi che il mi pc era partito e che ero in grosse difficoltà per il mio studio. Mi promise che ci avrebbe pensato lui a cercare di copiare almeno i dati registrati.

Più tardi, ritornammo nel mio appartamento, dove presi alcuni vestiti. Ma erano sporchi di fuliggine e puzzavano di fumo. Non era possibile indossarli. Lui allora li prese ed iniziò a fare delle lavatrici. Nel frattempo, attendendo che finissero, venne in camera ed iniziò a smontare il PC. Io lo osservavo, acciambellata sul letto. Da come stavo seduta, lui poteva vedere la mia patatina mentre lavorava. Vedevo il suo membro che stava diventando duro mentre mi sentivo la passerina tutta calda e bagnata.

-‘Ho potuto constatare che sei una rossa autentica’ esclamò ad un certo punto.

-‘Be, sì, &egrave vero’ risposi titubante.

-‘Ma, dimmi, hai un fidanzato ?’ mi chiese.

-‘Veramente, no’ risposi.

-‘Come mai ? A una splendida ragazza come te non dovrebbero mancare i pretendenti’ fece lui a sua volta, staccando il disco rigido. ‘Non sembra danneggiato, dovrò provarlo sul mio computer’ aggiunse.

-‘In realtà, pretendenti non mi mancano, ma sono tutti uguali, vogliono solo farsi vedere con me e poi mettermi le mani sotto la gonna.’ risposi. ‘Tanto che sono ancora vergine’ aggiunsi dopo un po’.

-‘Certo che sei stai vestita così, difficile resistere. Ma proprio vergine ?’ osservò lui.

-‘Eh, sì, sono talmente rompiscatole che non mi hanno mai fatto venire voglia. In realtà, proprio per evitare queste cose, quando esco, come avrà osservato, mi vesto in modo molto diverso. Ma a casa mi piace stare in libertà, dormo anche nuda perch&egrave mi danno fastidio camicie o pigiami che si attorcigliano addosso’.

-‘Come ti capisco ! Anch’io dormo nudo proprio per quello’.

_’Ma sa, stamattina stavo studiando, non avevo nessun programma di uscire e per quello sono vestita così. Poi, nella confusione, non ho pensato di prendere qualche vestito. Ed ora, dopo l’incendio, sono tutti rovinati’.

-‘Per il momento, cercheremo di recuperare qualcosa, lavandoli con la mia lavatrice, poi, lunedì vedremo cosa fare’ disse, alzandosi per andare verso il suo studio. ‘ora proviamo questo tuo disco sul mio PC e vediamo se riusciamo a recuperare qualcuno dei tuoi dati’.

Andammo nel suo studio. Io non c’ero mai stata prima, mi ero limitata al soggiorno ed alla sala da pranzo. Era incredibile. Una stanza grande, con tutte le pareti ricoperte di scaffali a muro, pieni di libri, una poltrona e, al centro, una scrivania enorme con almeno 3 o 4 computer fra fissi e portatili, strumenti di tutti i tipi, stampanti, scanner, tablet. Di tutto, insomma. Ma la roba più impressionante erano i libre. C’erano migliaia di volumi.

-‘Mamma mia, quanti libri ! ‘esclamai, in piedi all’ingresso della stanza ‘ma sono migliaia’.

-‘E si, ce ne saranno almeno 6 o 7 mila’, mi rispose, mentre iniziava ad armeggiare attorno ad uno dei suoi computer. ‘Mmmm, vediamo, ok, collegarsi, si collega. Vediamo ora se riesco a leggerlo. Ma siediti sulla poltrona’ aggiunse.

Si mise ad armeggiare sulla tastiera mentre io mi sedevo. Chiamò alcuni programmi. Io non capivo granch&egrave di quello che faceva. Passarono alcune ore di lavoro mentre lo osservavo lavorare affascinata. Ma poi, infine, esclamò :

-‘Finalmente !’ Bene, sì, si riesce a copiar qualcosa. Ora copio quello che riesco su uno dei miei computer, così, dopo, potrai controllare cosa abbiamo salvato e cosa &egrave andato perso’.

Fece come aveva detto, scollegò uno dei portatili ed infine si alzò ed uscì dallo studio, dirigendosi verso quello che ora era la mia stanza. Collegò il computer e lo avviò.

-‘Bene, ora controlla quello che sono riuscito a salvare’, disse, aggiungendo le istruzioni per poterlo fare. ‘Io vado a vedere se la lavatrice ha finito il suo ciclo’ aggiunse, uscendo dalla stanza.

Io lavorai per un po’. Controllai tutto e finalmente scoprii che i miei dati erano salvi. Mi alzai e lo raggiunsi in cucina e, gettandogli le braccia al collo, lo baciai più e più volte. Lui, prima si sorprese, poi, lentamente, mi abbracciò e mi strinse a sé.

-‘Allora, vedo che sei contenta’ mi disse.

-‘Oh, sì, &egrave tutto salvo. Grazie’ dissi a mia volta dandogli un altro bacio ‘ C’&egrave tutto il lavoro di preparazione dei miei esami’.

-‘Meno male’, fece lui sorridendo ma senza lasciarmi andare.

Nel frattempo, avendogli gettato le braccia al collo, la mia maglietta si era sollevata, lasciando il mio culetto scoperto. Poi, lui, abbracciandomi, l’aveva sollevata ancora un po’. Lui, intanto, con una mano mi teneva ma con l’altra era sceso fino a dove la maglietta finiva ed oltre, prendendomi una chiappetta con la mano ed attirandomi a sé.

Io rimasi per un attimo immobile e poi mi lasciai andare, facendo aderire il mio pancino a lui e sentii che il suo membro stava avendo un’erezione di tutto rispetto che premeva contro il mio inguine. Ero completamente in subbuglio, avevo caldo, la mia patatina era diventata un lago.

Appesa al suo collo, alzai le gambe e le strinsi attorno ai suoi fianchi. Il suo membro, contenuto dentro ai pantaloncini, premeva contro la mia passerina, provocandomi delle sensazioni incredibili. La sua bocca cercò la mia, la sua lingua si insinuò fra le mie labbra ed io aprii la mia bocca per accoglierla.

Tenendomi così, mi portò nella sua camera da letto e mi appoggio delicatamente sul lettone, sfilandomi nel contempo la maglietta e lasciandomi nuda. Io a mia volta, gli abbassai i pantaloncini e mi vidi saltare fuori un bel cazzone in piena erezione. Senza pensare a quello che facevo, aprii la bocca e presi la sua cappella fra le mie labbra, iniziando ad andare su e giù. Una cosa che mi ero sempre rifiutata di fare, ma mi venne naturale.

Lui, piano piano, iniziò a guidarmi la testa, istruendomi anche a come dovevo fare. Ad un certo punto, la mascella iniziò a farmi male ed allora smisi. Lui si coricò al mio fianco, ed iniziò ad accarezzarmi tutta, iniziò dal viso, le labbra, il collo, il seno. Il suo tocco era delicatissimo e mi faceva rabbrividire dal piacere. Mi mise la mano sopra il seno ed iniziò a carezzarmi i capezzoli con il palmo, Erano già turgidi dal piacere ma si fecero ancora più duri. Io inizia a gemere dal godimento.

Lui allora si alzò un po’ e mi prese i capezzoli uno alla volta in bocca ed iniziò a succhiarli e mordicchiarli dolcemente, mentre con la mano scendeva sul pancino e poi giù, sul monte di venere. Insinuò delicatamente un dito fra le grandi labbra ed iniziò a massaggiarmi lentamente il clitoride, pizzicandolo piano, fino a che io iniziai a mugolare sempre più forte. Mi lasciò le tette e scese piano con la bocca, baciandomi tutta fino ad arrivare fra le mie gambe ed iniziò a leccarmi la patatina. Io oramai non capivo più nulla. Lui inserì la sua lingua tutta dentro la mia fighetta mentre io gli tenevo la testa giù. Venni con un urlo e mi accasciai.

Lui, pian piano si sollevò, il suo bell’uccellone duro come la pietra e lo portò all’entrata della mia patatina. Stava sollevato sulle braccia, guardandomi in viso, la cappella all’ingresso della mia stretta fighetta. Poi. Delicatamente, iniziò a spingere. Io mi sentii riempire tutta. Entrava lentamente, fino ad arrivare all’imene. Lì si fermò e mi guardò negli occhi. Io feci un cenno di assenso al che riprese a spingere più deciso. Sentii un dolore quando l’imene li lacerò. Si fermò immediatamente al vedere la mia smorfia di dolore ma gli dissi di continuare.

Allora spinse deciso fino ad arrivare in fondo, a toccarmi l’utero con il suo bel membro.

-‘Ohhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh’ feci io.

-‘Mamma mia quanto sei stretta’ osservò a sua volta.

-‘Mi sento piena. Mi sembra che debba uscirmi dalla gola’, feci a mia volta.

-‘Male?’ chiese.

-‘No, ora no, mi sto abituando alle sue dimensioni’ risposi.

Iniziò ad andare su e giù lentamente. Io lo seguivo, muovendo piano il bacino. Inizia a godere. Era una cosa stupenda, non avevo mai provato nulla di simile. Lui andava su e giù, lentamente, ed io godevo, godevo, fino a che venni nuovamente. Lui, però, non si fermò. Continuò il suo lento movimento dentro a me. Godevo da morire. Persi il conto degli orgasmi. Ad ognuno dei mie orgasmi, si fermava per un po’. Per sentire le contrazioni della mia vagina. Alla fine, lo sentii irrigidirsi, poi, con uno scatto, uscì e m’inondò il pancino di una cosa bianca, un po appiccicaticcia. Il suo seme.

Infine, esausto anche lui, si stese al mio fianco. Io mi voltai verso di lui e lo baciai dolcemente sulle labbra.

-‘Grazie’ feci, semplicemente.

Restammo così per un po’, poi si alzò e mi tese la mano. Andammo a lavarci. Facemmo la doccia assieme, lavandoci e carezzandoci a vicenda. Poi ci asciugammo e rimanemmo nudi per un po’, a guardarci.

Poi, mi prese per mano ed andammo a mangiare quello che aveva preparato prima. Mi fece sedere sulle sue gambe e mi tenne abbracciata mentre mangiavamo.

Alla fine, sempre nudi, rifacemmo il letto, cambiando le lenzuola che si erano sporcate del mio sangue, e poi ci coricammo. Io mi accoccolai al suo fianco e lui mi tenne così, fino a che ci addormentammo.

Al mattino seguente, quando mi svegliai, lui non c’era. Mi giunse alle narici un delizioso profumino di caff&egrave e di brioches, così mi alzai e lo raggiunsi, così come mamma mi aveva fatto. Lui aveva preparato la colazione per due. Stava lì, co i soli calzoncini addosso e scalzo, ad aspettarmi. Quando arrivai, mi diede un bacio e mi fece accomodare, servendomi la colazione, che consumammo assieme.
Osservai che, mentre dormivo, aveva lavato i miei vestiti e li aveva messi a stendere. Mi porse il mio telefonino e vidi che i miei mi avevano chiamato.

Li chiamai a mia volta. Dovetti far loro il resoconto di quanto era successo, rassicurandoli che stavo bene e che avrei cercato di sistemare tutto prima del loro arrivo. Mi dissero che volevano ritornare. Roberto allora si fece dare il telefonino e chiarì loro la situazione meglio di quanto avevo fatto io. Li rassicurò e disse loro di continuare la vacanza, che si sarebbe occupato lui di tutto, che io dormivo da lui, che stavo studiando (che bugiardo !) e di non preoccuparsi.

La domenica la passammo rassettando un poco casa mia e molto facendo l’amore sul suo lettone.

Lavammo anche altri miei vestiti ma l’odore di fumo non voleva andare via del tutto, pertanto mi fece indossare una sua maglietta che mi stava come un abito abbondante.

Al lunedì chiamò un suo amico che aveva una ditta edile, il quale venne a fare un sopralluogo. Al pomeriggio la ditta iniziò a mandare gli operai che, in poco più di una settimana rifecero l’impianto elettrico, sistemarono i danni, pitturarono completamente l’appartamento ed infine fecero le pulizie.

Nel frattempo io abitavo da lui, studiavo di giorno e facevo l’amore con lui di notte. Lui mi aiutava, mi spiegava le cose che non capivo nell’ambito accademico di giorno, mentre di notte m’insegnava come dar piacere ad un uomo, come provare il massimo del piacere. Provammo infinite posizioni. Facemmo l’amore tutti i giorni, anche più volte al giorno, facemmo il bagno assieme nella sua Jacuzzi a due piazze. Insomma, furono due settimane da sogno.

Infine, la sera prima del ritorno dei miei genitori, lo affrontai.

-‘Dobbiamo parlare’ esordii.

-‘Dimmi’, fece.

-‘Voglio essere la tua donna, voglio stare con te’ esclamai.

-‘Pensa a te, al tuo futuro, a quello che potrebbero dire gli altri’ disse a sua volta.

-‘Sono maggiorenne e decido io della mia vita’.

-‘D’accordo, ma vivi in una società che non so quanto &egrave pronta ad accettare queste situazioni. Io ho 62 anni e tu 20, sono più anziano dei tuoi genitori, non durerò ancora a lungo, anche se ci spero’, osservò lui.

-‘Lo so, ma mi sono resa conto in questi giorni che quello che attendevo era un uomo come te, con le tue qualità, la tua intelligenza, la tua cultura, il rispetto che mi hai sempre dimostrato’, esclamai a mia volta, infervorata.

-‘Sei una ragazza splendida, un bellissimo carattere, mi piaci, mi piaci un sacco, fare l’amore con te &egrave stato come ritornare ad avere 20 anni anch’io. Ma i miei 62 anni rimangono, sono pensionato e non credo di poterti dare un futuro’ ribatt&egrave lui, non meno infervorato di me, ‘e poi devi ancora studiare, ti devi laureare, trovare un lavoro, fare la tua vita’.

-‘In questi giorni ho capito che voglio vivere con te. E basta. Magari avere dei figli da te, anche se, hai ragione, prima mi devo laureare e trovare un lavoro. Ma poi, voglio dei figli da te’.

-‘Ne parleremo domani, anche con i tuoi genitori’, ribatt&egrave lui.

-‘Ti ricordo che sono maggiorenne e prendo le mie decisioni per conto mio. I miei genitori non c’entrano’ esclamai, sempre più infervorata.

La discussione andò avanti così per tutta la serata, cena compresa. Quando ci coricammo, però, ce la misi tutta, tutte le arti di seduzione fino a che lui dovette cedere e facemmo l’amore appassionatamente come mai prima di quel giorno.

Al mattino seguente, andammo a prendere i miei genitori all’arrivo. Loro dovettero subodorare qualcosa quando ci videro assieme ma non dissero nulla. Quando arrivammo a casa, visto il risultato dei lavori, ringraziarono Roberto di tutto quello che aveva fatto per me, per loro e per la casa.

A quel punto lanciai la bomba !

-‘Mamma, papà, ho deciso di andare a vivere da Roberto e di essere la sua donna !’

Le reazioni furono delle più imprevedibili. Mio padre andò su tutte le furie, mi riempì d’insulti, insultò Roberto, accusandolo di avermi sedotto, insomma di tutto.

Mia madre, invece, iniziò con la lagna del cosa avrebbero pensato gli altri, di cosa sarebbe stata la mia vita, dei problemi sociali, di tutto.

Io rimasi ferma sulle mie posizioni mentre il povero Roberto dovette accettare di tutto. Alla fine lui ritornò a casa sua ed io lo seguii. Mi padre mi urlò dietro che non mi voleva più vedere, che ero una puttana ed un sacco di altre cose.

Da quella volta sono passati oramai quasi 10 anni. Io nel frattempo mi laureai con lode e trovai subito un lavoro. Per i primi tempi adoperai anticoncezionali per non rimanere incinta. Poi, una volta sistemata, mi diedi da fare per rimanere incinta. Ora abbiamo 2 bei bambini, uno rosso come me ed uno biondo come era lui. E siamo felici, enormemente felici. I miei genitori, dopo un certo periodo, accettarono la situazione, ed ora sono dei nonni felici. Il mio Roberto, che non ho mai voluto sposare, &egrave il mio dolce ed affettuoso compagno, la mia guida dall’alto della sua esperienza e dei sui 72 anni.

Continuiamo a fare all’amore appena possiamo ed appena i bimbi ce lo permettono. Lui non ha la prestanza di un ventenne, ma sicuramente non mi fa mancare nulla. Anzi, alle volte devo opporre resistenza ai suoi assalti.

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