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Racconti Erotici Etero

Le contraddizioni della collega

By 1 Settembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho sempre cercato di mettere a proprio agio i nuovi assunti, considerando le difficoltà che può incontrare ognuno di noi durante i primi giorni in un nuovo posto di lavoro; era diventato mio compito dare le informazioni generali ai nuovi arrivati, i quali mi rivolgevano ogni tipo di domanda per potersi muovere facilmente all’interno dell’azienda; non fece eccezione Elena, una 30enne che arrivò in sostituzione di maternità qualche anno fa. Ero diventato il suo contatto per le pause caff&egrave, mi chiedeva informazioni su uffici e qualche dritta sui colleghi e giorno dopo giorno crebbe il feeling che, sinceramente, nacque ancor prima del suo primo giorno di lavoro. A chi non &egrave capitato di capire a pelle se una persona stesse simpatica o meno ? Nel caso di Elena, ciò avvenne fin dal giorno in cui la vidi camminare in corridoio per recarsi all’ufficio del personale per un primo colloquio ed anche al giorno in cui, seduta con un altro ragazzo per il colloquio finale, incrociammo i nostri sguardi per la prima volta.
L’avevo soprannominata “Aida” per il suo viso somigliante alla showgirl Yespica, un complimento che apprezzò e che le permise d’intuire che, ai miei occhi, fosse una bella donna. 1.65 circa d’altezza, capelli lunghi neri, lineamenti meridionali avendo origini sicule, con occhi scuri e carnagione olivastra; gambe magre e fianchi leggermente arrotondati, frutto anche della gravidanza avvenuta 2 anni prima.
Gli incontri in pausa caff&egrave continuarono anche dopo i primi giorni e conoscendoci meglio, scoprimmo che ci univa la passione per la pallavolo. Ex giocatrice, aveva dovuto smettere per il matrimonio e la successiva immediata maternità “Mi piacerebbe un giorno tornare a giocare” ma all’inizio sembrò una di quelle frasi lanciate senza troppa convinzione.
Eravamo ad inizio Maggio, il campionato con la mia squadra (per chi non abbia letto i miei racconti precedenti, sono allenatore di volley femminile) era finito ma gli allenamenti continuavano per tutto il mese e per tenere viva l’attenzione organizzavo amichevoli. Considerando che in azienda si organizzavano eventi sportivi di varie genere come go-kart, minigolf, bowling, pensai di unire le 2 esigenze e programmai una partitella tra una squadra vera e una prettamente amatoriale. Giocammo pure io ed Elena con i colleghi e vincemmo facilmente, considerando che insieme a noi c’erano anche un paio di uomini di oltre 1 metro e 90 che, con la rete a mt. 2,24 d’altezza, avevano vita facile. Durante la partita, uno di questi tenne atteggiamenti di particolare attenzione verso Elena, stando sempre molto vicino a lei e cercandone il contatto, per quanto possibile.
Finita la partita decidemmo d’andare a mangiare una pizza e in quel frangente le feci notare che, probabilmente, il collega ci stava provando con lei; la sua risposta mi lasciò senza fiato “a me interessa in effetti un collega, e siede alla mia sinistra in questo momento”. Cazzo, lei era a capotavola e io alla sua sinistra !!
Chiaramente da quel momento cambiò il nostro rapporto e soprattutto cambiò lei. Cominciammo a parlare delle nostre vite, lei espresse la sua tristezza quando tornava a casa, con un marito poco attento e traditore. Parlavamo al lavoro per quanto possibile ma ci si incontrava spesso anche finito l’orario lavorativo e il mio interesse verso lei cresceva ogni giorno di più; mi piaceva lei, mi piaceva il suo modo di vestire, mi piaceva soprattutto la naturalezza nello starle accanto. Avete presente quando si pensa “voglio passare il resto della mia vita con questa persona ?” Eppure, più io manifestavo la mia voglia crescente, più lei mi fermava, ripetendomi in ogni occasione “Non posso Marco, cerca di capire. Se andiamo avanti ti farò solo del male.” Ok” pensavo “si dirà per difesa e paura” ma detta una volta, due, tre…dopo un mese a continuare a ripeterlo, prendeva spazio il dubbio che si finesse per davvero in un vicolo cieco.
Una sera mi propose un passo in avanti “L’unica cosa che posso fare &egrave venire ad allenarmi con la tua squadra il prossimo anno, così ci vediamo anche lì”. Proposta accettata ! Alla squadra l’avrei presentata come un elemento in più per completare l’organico e avevamo la possibilità di condividere nuovi momenti settimanali. “Apprezza quello che faccio perché &egrave l’unica cosa che posso fare”. A malincuore, mi feci andar bene questo ma quando ricevetti la proposta di raggiungerla al centro commerciale mentre faceva la spesa e, al parcheggio, mi baciò con passione, credetti che si aprivano nuove frontiere nel nostro rapporto. Nulla di tutto ciò, il giorno dopo arrivò il messaggio “ho sbagliato tutto, ti faccio del male. Vorrei non fosse mai successo”. Ma come ?! Mi prende, mi bacia, si appoggia alla macchina e mentre le prendo la gamba e la metto attorno al mio fianco, mi mette la lingua in bocca, un “limone duro” e poi torna sui suoi passi ?!
Insomma, questo avanti e indietro proseguì ancora per qualche mese finché decisi di smettere di vederla se non per lo stretto necessario, evidentemente la sua posizione di moglie e mamma non le permettevano di fare altro. E lei entrò in crisi, pianti dirotti, si assentava da casa, al lavoro arrivava con gli occhi rossi e continuava a cercarmi.
Si avvicinò Natale e come di consueto organizzai una pizzata con la squadra. Lei arrivò con scarpe blu tacco 12, jeans aderenti, top nero. Era bellissima. Naturale ma attraente. Ritrovai il bisogno d’averla vicina e lei pure. Non si concedeva totalmente ma il petting era diventato giornaliero, la voglia andava espressa ma…ancora una volta ritornò sui suoi passi. E la goccia fu una sua confessione “Marco, sono in crisi. Sono andata a letto con il testimone del mio matrimonio e ho fatto l’amore con lui. Lui &egrave sposato e si &egrave preso solo questa scopata mentre io sto da schifo”. No un attimo: io la desidero da mesi e lei va a letto con chi ?!
Ormai il nostro rapporto si congelò, anziché complicità tra di noi solo attriti, accuse, litigi.
Restò a casa da sola una settimana, il marito se ne andò all’estero per lavoro. “Se vuoi vengo da te” mi scrisse inaspettatamente una sera. Io ero all’allenamento, lei aveva smesso di venire a giocare. “Ok, raggiungimi in quella strada, buia e che finisce in un campo”. Parcheggiò e mi raggiunse in macchina. Fuseaux neri e minigonna di jeans e soprattutto aveva in mano una coperta. Era bella, il desiderio di lei non si &egrave mai attutito. Appena entrò in macchina, venne sul mio sedile e ci baciammo, con il classico “limone duro” che si aveva sempre con lei, con quella lingua tesa, forte. Ci leccavamo le lingue ma il petting quella sera non era sufficiente. L’aveva sognata spesso, avevo immaginato molte volte durante le mie seghe come potesse essere il suo corpo nudo, se avesse davvero il seno come mostrava al lavoro, sodissimo pur con il reggiseno sempre imbottito. La mia curiosità quella sera venne presto soddisfatta. La sua maglietta finì sul sedile dietro, si slacciò lei il reggiseno ed il seno sembrava sospeso nell’aria. Una coppa che stava su che era un piacere, areola piccola, rosa ma la cosa che mi sorprese era che si abbassò minigonna e fuseaux in un solo istante. Non ricordo il colore dei suoi slip, tanto fu rapida nell’abbassarseli. Aveva una striscia di pelo, come dissi tempo addietro piaceva a me. Finalmente, lei, nuda. Si mise la coperta sopra le gambe, preoccupata che qualcuno potesse vedere ma la via era desolata e presto lo lasciò per terra. Cominciai a masturbarla con 2 dita e nel frattempo le baciavo il collo “mettine altre di dita, dai”. Introdussi anche l’anulare, poi provai il mignolo ed entrò senza problemi e cominciai a muovermi dentro di lei “anche il pollice, io adoro il fisting”. Mai fatto in vita mia, non me lo feci ripetere 2 volte. Il pollice entrò, la sua figa era elasticissima ma ancora una volta mi sussurrò all’orecchio “di più Marco, spingi di più” Ormai ero al polso, sentivo tutte le pareti, toccai parti mai sentite prima. Sentivo piccoli pezzi li liquidi che si solidificavano sulle mie dita e provai a spingere la mano ancora di più. Urlava, gemeva, temeva sempre che qualcuno ci vedesse o sentisse e si metteva la mano in bocca per soffocare i suoi gemiti mentre dentro di lei 25 centimetri di carne che spingevano fino all’inverosimile, con le labbra dilatate dal mio polso da sportivo. Non credevo possibile tutto ciò ma più restavo dentro con la mano e più la sua voce si faceva stridula. Quando la tolsi, era piena di pezzi solidi, un odore intenso; volli annusare, leccarmi mentre lei mi guardava soddisfatta. Mi mise la mano nella tuta e me lo prese in mano “non ho i preservativi Elena” ma la cosa sembrò lasciarla indifferente. Si fiondò sul mio cazzo con la bocca, stringendomi le palle e mordendomi la cappella. Fu un pompino doloroso ma che rivorrei anche adesso. Venni copioso in bocca, neppure una piccola goccia uscì dalla sue labbra e mi fece vedere lo sperma che dalla sua lingua, finì nel suo corpo, deglutendo con un sorriso in volto.
Non ci furono più incontri clandestini; nuovamente tornò sui suoi passi, stavolta definitivamente.
Il ricordo di Elena &egrave ancora vivo, come pure la sua ambiguità !

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