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Racconti Erotici Etero

Le mie nemiche mortali.

By 19 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il viaggio di ritorno da Genova è stata una delle cose più difficili e umilianti che abbia mai dovuto affrontare.
Ale ha voluto sapereche cosa stava succedendo nella mia vita e il tempo era dalla sua parte. Nelle ore di viaggio ho avuto il tempo di raccogliere le idee e di esporgli la situazione nella sua bizzarra interezza.
Difficile raccontare a quello che fino a poco tempo prima era il tuo amorevole fidanzato, di essere sottomessa ad un altro uomo. (Conoscendomi ha fatto molta fatica a crederci) Di come questa persona stia giocando con la mia mente e il mio corpo, portandomi a vette sconosciute di lussuria.
Dopo il mio reportage, la svolta.
Lui mi guarda e, con aria tremendamente innocente, dice: Quindi mi tradivi mentre stavamo assieme.
Io: Mi dispiace da morire…
Lui: Cavoli, fa male… ma è anche un sollievo.
Io: Sollievo?
Lui: Si, vedi, anche io ti tradivo. Con Marina, la vicecaporedattrice esteri.
Io: Quella insulsa legnosa bionda senza cervello?
Lui: Mi spiace…
Io: Non scusarti, scemo, ti ho appena confessato di essere stata la troia di uno sconosciuto. Dimmi la verità, è per le tette?
Lui: Se devo essere sincero sono quelle che mi hanno attirato in lei.

Le mie eterne rivali.
Malefiche, sode, irresistibili, tette.
Da ragazza ne avevo fatto una malettia. Ogni ragazzo perso per via di una gallinella pettoruta era una ferita al cuore.
Ma ho avuto anche le mie rivincite.
Lei si chiamava Mariastella e aveva un cervello da gallina, capelli biondo platino, intonati al Q.I., un corpo del tutto ordinario non fosse per due magnifiche poppe quarta misura.
Ed era solo in virtù di quelle, che lei sottolineava ed accentuava in tutti i modi possibili, che aveva sempre la prima scelta.
Mancavano due anni quasi interi alla mia rinoplastica, chi sa fare i conti capir’ qual’era il livello ormonale e quanta fosse la competitività.
Lui era Gianni.
Era semplicemente il più fico di tutti e io, come molte altre, gli morivo dietro. Pendevo dalle sue labbra, immaginandomele incollate alle mie, bramavo le sue mani, grandi e forti, fatte per afferrare. Ed essendo tra quelle che aveva già sperimentato, ero molto interessata anche al fatto che il cavallo dei suoi pantaloni facesse spesso difetto, sottolineando una protuberanza sospetta.
Gianni sbavava per Mariastella. Per le tette di Mariastella.
Come tutti gli altri, spalancava la bocca e la seguiva con lo sguardo quando passava, sfilando per loro, schiena dritta e petto in fuori.
Era una cosa così frustrante…
Si avvicinava la festa di fine anno scolastico, in discoteca, e molte di noi sapevano, grazie a radio bagno o per conoscenza diretta, che Mariastella in quell’occasione era seriamente intenzionata a mettere il cappio al collo ad un ragazzo, era così determinata nella sua decisione che si dichiarava disposta ad appartarsi con lui quando glie l’avesse chiesto e perfino di permettergli di infilarle il cazzo tra i seni.
Voci non confermate dichiaravano che avrebbe accettato di scoparci in caso di proposta di fidanzamento.
Naturalmente il ragazzo prescelto era Gianni.
Non era ben chiaro quante di queste voci giungessero anche alla radio bagno maschile ma di certo a quella festa sarebbero successe tante cose.
Si può dire che c’era carne al fuoco per tutti e tutte ma per chi desidera fortemente una cosa esiste solo la vittoria o l’oblio.
Io volevo lui. Non ero interessata a nessun’altro, anche perché, a voler essere proprio precise, in quel preciso momento storico risultavo praticamente essere la fidanzata clandestina del mio ex ragazzo…
Io, come molti che c’erano quella sera, ho un ricordo molto preciso di come era vestita Mariastella: completo pantaloni e camicetta bianchi che lasciavano indovinare l’intimo scuro, tacco 12, scollatura siderale accentuata da una collana che le finiva praticamente tra le tette.
Tutti i ragazzi avevano le sue mammelle all’altezza ideale per infilarci gli occhi.
E naturalmente lo facevano.
Io ricordo bene com’era vestita perché quando le sono passata davanti mi fissava impietrita.
Io avevo indossato una minigonna girofiga che sottolineava la rotondità della mia curva vincente, quella del sedere, stivaletti col tacco e una canotta aderente senza niente sotto, in modo che quel poco di cui sono dotata, si potesse guardare liberamente.
Col trucco e il parrucco avevo cercato di sottolineare gli occhi.
Rubarle gli sguardi era già stata una vittoria ma quando poi, agitandosi in pista, avevo ottenuto l’attenzione di tutti, avevo sentito l’adrenalina della competizione e il sapore della vittoria.
Ballavo in modo sexy dividendo le mie attenzioni tra quelli che mi ballavano accanto. Sentivo le loro occhiate, lo strusciarsi di alcuni di loro, le mani dei più audaci sulle parti scoperte e sudate del mio corpo.
Gianni ballava e la tettona bionda gli galleggiava attorno civettuola.
Bellissimo vedere il suo sguardo staccarsi dalle tetre di lei per cercare un movimento del mio corpo, per intercettare un mio sguardo troia o per incollarsi al mio culetto ondeggiante.
Quando avevo cominciato a ballare con lui Mariastella aveva lasciato indispettita il centro della pista, aveva sbattuto contro un ragazzo con tre drink in mano e s’era trovata col vestito bianco bagnato e multicolore.
Tutti l’avevano notato. Tutti meno due.
Ballavo al ritmo forsennato della dance, strofinando il sedere sul cavallo dei pantaloni di un Gianni visibilmente arrapato.
Le sue mani erano finite sui liei fianchi, accennando timidi movimenti verso i punti più hot.
E mentre il suo cazzo, ormai gonfio e duro, premeva tra le mie chiappe, gli ho afferrato una mano guidandola chiaramente verso l’alto, finché la sua mano si è chiusa prepotentemente sulla mia tettina sinistra.
Quando ho portato la mano tra i nostri corpi, dando una bella strizzata al suo uccello, mi ha messo le labbra sull’orecchio.
Gianni: Stai cercando di farmi arrapare?
Io, massaggiandogli il pacco: No. Ci sto riuscendo mi pare.
Mi godevo le sue mani, il suo uccello, il suo fiato caldo e soprattutto lo sguardo attonito di Mariastella, imbrattata da far schifo e incredula.
Gianni, strizzandomi il sedere: Hai un culo da favola.
Io, guardando fisso la tettona, che poteva benissimo seguire la nostra chiacchierata: Lo vuoi?
E così un’incredulo Gianni mi conduceva fuori dalla pista, in mezzo alla calca, fuori nel parcheggio, verso la sua macchina.
Io, mentre apriva le portiere: No. In macchina non mi va.
Lui: Ma? Come?
Io, trascinandolo dal lato meno esposto: Qui.
Mi sono inginocchiata, liberando in poche mosse il suo uccello, rivelatosi come avevo intuito di una bella forma e dimensione.
Mi scorreva magnificamente tra le labbra mentre io assaporavo oltre al sapore di maschio anche quello della vittoria. Sentivo le sue mani stringersi sulla mia testa e le spinte decise del suo bacino.
Io gli massaggiavo la base dell’uccello con una mano e con l’altra mi davo piacere da sola.
Accovacciata in un parcheggio, con le dita infilate nelle mutandine, a succhiare il cazzo di un ragazzo che conoscevo ma con cui non avevo mai avuto davvero a che fare…
Indiscutibilmente già allora mi piaceva molto fare e sentirmi una troia.
Lo sentivo gemere e ansimare e io avevo già goduto perché ero eccitata da morire, perché avevo ottenuto la mia vittoria, e perché avevo cominciato a masturbarmi dopo il primo assaggio di quell’uccello.
Ormai conoscevo l’inadeguatezza dei miei coetanei.
Non avrebbe retto cinque minuti, altro che prendersi il mio culo.
Difatti dopo un altro paio di spinte, qualche gruglito e un urlo selvaggio, il suo sperma caldo mi scorreva copiosamente giù per la gola.
Mi ero risollevata sorridente.
Gianni: Wow Barbara… io… io, non pensavo che…
Io: Che, cosa? Di piacermi? Se ogni tanto guardassi qualcosa che non fossero le tette di Mariastella…
Gianni: Mariastella? Sì ha delle belle tette ma cazzo… è una bimbetta viziata. Dai, lei non avrebbe mai…
Io, già in direzione della discoteca: Chissà.
Gianni: Barby… senti… vorresti uscire con me?
Io, voltandomi: Tipo come?
Gianni: Tipo, sai… stare assieme.
Vittoria. Sorriso.
Io: Oh, mi spiace Gianni, io ho già un ragazzo. Ma se la prossima volta prometti di durare più di qualche minuto, possiamo riprovare a fare un p’ di ginnastica.
Occhiolino.

Ale, in macchina, oggi: Non so davvero che cosa ci trovassi… a letto era una cosa patetica. E poi,tette a parte, non ha niente di che.
Io, riferendomi all’antica e alla moderna rivale tettona: Certo, niente di che, ma bastano un paio di tette a farvi perdere la testa.
Lui: Ma tu hai il culo più bello del mondo.
Io, costatanto di essere parecchio su di giri: Lo vuoi?
Dopotutto LUI mi ha detto di mon barattare sesso per un passaggio non di non offrirlo come compenso.
Ale: In che senso?
Uomini…
Io: Solo come ginnastica Ale. Non mi rivorrai nella tua vita ora che sai tutto no?
Lui: Chissà…
La sua mano tra le mie cosce. Il suo uccello chiaramente in tiro.
Vuoi vedere che sotto sotto stavo con un Cuckold e non lo sapevo?

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