Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Le mie prime

By 21 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

(Questo racconto sarà il primo di una serie di confessioni delle mie prime volte, e non sarà in ordine cronologico. Sono reali, anche se ovviamente i dialoghi sono “impostati” e soprattutto son visti a distanza di qualche anno/mese di tempo, proverò a descrivere le sensazioni che ho provato all’epoca)

Lo stuzzicavo un po’ da qualche giorno. Nonostante si fosse creato un bel gruppo e mi fossi anche divertita in quei primissimi giorni con i coetanei, lo puntavo in maniera più o meno esplicita; Nicholas era più grande, aveva 24 anni e non guardava le ragazzine come me, anche se molto carine. “Sei solo una bambina”, mi diceva sempre quando accendevo una sigaretta o quando facevo qualche battutina idiota. Sebbene non fosse della compagnia, lo vedevo spesso al mare, dove accompagnava la sorella più piccola e leggeva libri per la tesi di laurea. Un fisico strepitoso frutto di tanto sport, la carnagione ancora un po’ pallida dovuta a una sessione di esami particolarmente impegnativa. Era grande per me, che ne avevo poco più di sedici, ma vedevo che il suo occhio spesso cascava sui miei costumi ridotti, sulla mia pelle ambrata, sul mio sedere e sulle mie gambe infinite. Così ogni tanto mollavo il gruppo e gli facevo compagnia per qualche sigaretta, cercando di pormi in maniera sexy anche quando gli chiedevo della sua vita universitaria all’estero: volevo giocarci un po’, ma non sapevo fino a che punto. Ero già stata con diversi ragazzi, ma sempre più o meno miei coetanei, e mi piaceva comunque avere l’attenzione di uno che si stava per laureare, tra l’altro figo. Gli chiedevo delle ragazze e alludevo a quello che facevo senza però dirlo esplicitamente. Lui rideva. Probabilmente pensava che fossi una ragazzina che millantava, e a volte me lo diceva con spocchia. “Sì, sì, inutile che fai la figa, sei verginella ed è meglio che non incontri persone pericolose come me”. Io, che ero già abbastanza troia, rispondevo sempre “A me piacciono i pericoli”. Una sera l’ho convinto a uscire con noi, anche se aveva almeno 5 anni di più di tutti gli altri. Mi son preparata presto, tanto che la compagna di mio padre pensava avessi qualche appuntamento: vestitino corto e discretamente svolazzante, sandalo con tacco e zeppa, forse un po’ troppo trucco. “Sembri più grande oggi non è che esci con qualche ragazzo?”, ha scherzato. Ma era vero, e si è convinta che andassi in giro con la solita compagnia solo quando glia altri son venuti a prendermi a piedi. Nick ci ha raggiunti dopo, ed è rimasto molto colpito da come ero tirata.
“Sei bellissima Debbie, una bellissima bambina pericolosa”.
Sono andata nel pallone completo, e ho cominciato ad atteggiarmi ancora di più, tanto che sul lungomare fingendo freddo per il vento gli ho chiesto di scaldarmi. Le sue mani erano titubanti, avevo pur sempre 8 anni meno di lui, ma mi son seduta sulle sue ginocchia e ho fatto salire tatticamente il vestito. L’ho sentito sospirare, mi sono avvicinata per un bacio ma mi ha detto: “Non si può. Giochi con il fuoco bimba”. Le mie mani sono andate a sfiorare il cavallo dei suoi pantaloni. Forse non poteva, ma di sicuro il suo fisico voleva. Così ho preso il ghiaccio della mia coca e glielo ho inserito nella camicia dicendogli “raffredda i tuoi spiriti”, e son corsa via al buio nella spiaggia con in sandali in mano urlando come solo una ragazzina che ha appena fatto uno scherzo scemo sa. Mi ha rincorso. Vicino a un capanno mi ha strattonata per un braccio.
“Mi fai male”, gli ho urlato.
“Adesso ti farò stare bene per la prima volta nella tua vita, hai scherzato troppo e ora ti bruci”, mi ha risposto sicuro.
Mi ha girato fronte alla capanna, mi ha mordicchiato il collo. Mi ha preso per i fianchi, e io non capivo più nulla. Ho incominciato a colare, una cosa che neppure nei miei sogni più proibiti mi bagnavo tanto. SI è messo attaccato a me, e io ho istintivamente spostato il sedere all’indietro e l’ho sentito bene. Mi ha alzato leggermente il vestito, dato uno schiaffetto. Credo si sentisse l’odore del mio perizoma zuppo fino alla terraferma. Me l’ha abbassato, e ho allargato leggermente le gambe. L’unica cosa che mi ha detto è stata: “Prendi la pillola, bambina zoccola?”. Ho risposto sì. Neppure un secondo dopo mi ha presa per i capelli e ha fatto mezzo passo indietro, facendomi un po’ male mentre mi faceva inarcare la schiena. E’ entrato senza che nemmeno lo vedessi. Grosso, come mi piaceva e come mi piace tuttora. Ho chiuso gli occhi, inspirato a fondo, e goduto come mai mi era successo: credo che il primo orgasmo mi ha travolta dopo nemmeno due secondi. Ansimavo e con la mano cercavo il clitoride per aumentare il piacere. Mi ha scopata per un tempo indefinito, neppure ora saprei dire se due o venti minuti.
“Preparati che ti inondo troietta”, ricordo che mi ha detto poco prima di esplodere dentro di me. Non avevo mai concesso a nessuno di venirmi dentro, e forse non avrei voluto neppure che lo facesse lui, ma non avevo le forze per dir di no e soprattutto lui non sarebbe stato d’accordo. Ho sentito il liquido spruzzarmi dentro, una sensazione nuova e strana, e ho aumentato la pressione dell’indice sul clitoride. “Vengo ancora”, ho cercato di dirgli. Ma le gambe non hanno retto e sono svenuta. Non ho ricordi dopo. So solo che mi ha raccontato dopo di avermi presa al volo e riaccompagnata in braccio fino al bar dopo avermi tirato su le mutandine, e di aver ordinato dell’acqua. Son tornata a casa, e senza lavarmi sono andata a letto. Colavo del suo sperma, e l’ho assaggiato senza vergogna, anzi, divorato più che assaggiato. Ero stata presa per la prima volta come nei miei sogni più nascosti. E, sì, Nicholas, forse sono ancora innamorata di te e per questo dopo oltre quattro anni ti penso ancora quando cerco soddisfazione con chi capita. Non son più una bambina, e solo grazie a te. I campi da beach volley dove passavo l’estate erano a qualche chilometro di bici dalla casa al mare. Ero arrivata da qualche giorno con mio padre, e non avendo compagnia ancora avevo fatto amicizia con dei ragazzi olandesi, paese d’origine di mia madre. Loro avevano 19 anni, un paio più di me, ed erano venuti in vacanza dopo la maturità per divertirsi, ma non disdegnavano il beach: Geert, uno dei due, era davvero bravo (giocava a volley a livello semipro), mentre Wim, decisamente più carino, se la cavava ma non era il suo sport preferito. Entrambi avevano dei fisici davvero notevoli per la loro età: alti, biondi, con addominali tirati. Avevo fatto la scema con Wim la sera prima, ma senza combinarci nulla, la settimana era lunga e a me piaceva l’idea di ‘cucinarlo’ un po’, anche se era evidente che l’interesse fosse reciproco. Il pomeriggio di quel giorno il tempo non era granché, e i nuvoloni neri che a inizio pomeriggio erano all’orizzonte avevano preso velocemente la via della spiaggia; riuscimmo a malapena a vestirci e inforcare le bici che fummo sorpresi da un violentissimo temporale e successiva grandinata. La mia canotta e i miei shorts di jeans grondavano acqua, così loro mi invitarono nella casa che avevano preso in affitto per ripararmi e asciugarmi, in attesa che smettesse. Una volta salita in questo piccolissimo monolocale, andai in bagno e mi misi il costume di ricambio: Geert mi prestò una sua canotta perché faceva fresco, e la canotta mi faceva da vestitino vista la sua altezza (e io non son piccolina eh). Wim, ancora mezzo bagnato, era bellissimo. Non ci fosse stato l’altro ragazzo’ r32;Ammazzavamo il tempo a fumare sigarette e bere birra, ma il temporale pareva non finire mai. Non so da chi partì l’idea, ma finimmo a giocare obbligo/verità. Le domande, come sempre, partivano innocenti ma nel giro di dieci minuti l’atmosfera era ben diversa. Sola, con due bei ragazzi, uno dei quali meraviglioso: lo sognavo di sera, ma non ci avevo mai davvero pensato. E invece’r32;Io non so cosa mi prese, ma un certo punto nelle penitenze obbligai Geert, quello che non mi piaceva, a baciarmi. Durante il bacio, mi accorsi però che le mani che mi sfioravano non erano due, ma quattro. E nel giro di un secondo, mentre limonavo, sentivo una lingua sul collo che mi leccava come un gelato. Persi la testa. Completamente. Mi girai e salii sopra Wim, sul divano, cominciando a baciarlo con passione. La scena era quella di due amici seduti, e io sopra uno dei due a limonarlo e toccare i suoi pettorali mentre l’amico mi carezzava il retro della coscia e il sedere. La parte sotto del mio costume nel giro di qualche secondo era più bagnata del bikini che aveva preso la pioggia’ mentre baciamo Wim, la mia mano venne guidata sui boxer dell’altro, e senza nemmeno guardarlo mi accorsi subito che si trattava di un cazzo bellissimo. Mi spostai e mi ritrovai i due cazzi liberi, uno nella mia mano destra e uno in quella sinistra. La punta di quello di Wim era bagnatissima, non mi ci volle alcuno sforzo per guardarli negli occhi entrambi prima di affondare con le mie labbra e la mia bocca. Era meno grande e meno grosso dell’altro, ma comunque notevole. ‘Sletje’. Sentii indistintamente Wim sussussarmelo. ‘Troietta’. Invece di offendermi, quella parola mi eccitò ancora di più. Mi rialzai dalla posizione scomodissima, mi slacciai la parte sotto del costume, e mi impalai. Wim disse qualcosa riguardo al preservativo, ma io, completamente andata con la testa dissi ‘geen’, senza. Mi sedetti su di lui dandogli la schiena, e il suo cazzo entro completamente, come una lama nel burro caldo, regalandomi subito una sensazione meravigliosa. Wim, in piedi con quel cazzone eretto, era di fronte a me. Ero in un mondo a parte, fatto di sensazioni, di rumori, di odori che non avevo mai conosciuto. Avevo un solo pensiero che mi passava in testa ogni tanto, a volte in italiano e a volte in olandese. ‘Che troia’. Ci spostammo sul letto, dove i ragazzi si cambiarono le posizioni, e io ero molto più comoda. Geert mi prese alla pecorina, e oggettivamente quel cazzo così perfetto era decisamente migliore: venni due volte, la prima appena entrato e la seconda mentre aumentava il ritmo; mugolando però, finii per eccitare ancora il mio Wim che mi teneva i capelli godendo. Mi venne in bocca senza nessun preavviso, io con lo sperma ancora in bocca lo baciai mentre da dietro sentivo che anche l’altro stava per venire. Uscì, e mi riversò tantissimo sperma sulla schiena, mentre stavo limonando con il più carino dei due ragazzi. Ci accasciammo sul letto, io in mezzo a due corpi meravigliosi anche se ancora acerbi. Li guardai sognante. Fuori aveva smesso di piovere, era quasi ora di cena. Ma mancavano ancora tre notti e tre giorni alla fine della loro vacanza. E io avevo finalmente capito quanto fossi troia, anche se non avevo ancora compiuto 17 anni.

Deb

Leave a Reply