Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Le mie storie

By 2 Settembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia prima volta

” Mi sono eccitata davvero.
La lettura di alcuni dei racconti raccolti nel sito mi ha davvero eccitata. Mi sono sentita spesso illanguidire e tutto il mio corpo ha reagito positivamente, mentre la mia mente inseguiva le immagini che le storie narravano sul video e le mie mani correvano lungo il mio corpo a donarmi piacere.
Mi sono cosi decisa a provare a scrivere. A raccontarmi.
A raccontare le mie storie. Lo faccio di getto.
Sperando che ad altri i miei racconti provochino gli stessi effetti che a me hanno causato quelli che ho letto.
In fondo, comunque, ricordare esperienze piacevoli, magari vissute in tempi non recenti, mi ripagherà senza dubbio della fatica dello scrivere.
Ho compiuto da pochi giorni 42 anni.
Sono una donna che tutti definiscono riuscita.
Probabilmente bella, visto che tutti lo dicono’ sicuramente colta, intelligente e raffinata.
Un lavoro tutto mio – sono una giornalista tra le più affermate del nostro Paese – che mi procura notevoli soddisfazioni economiche e professionali.
Una vita molto piena ‘ tanti amici, relazioni, situazioni intriganti ed interessanti ‘
Vivo sola, per scelta. Molti in questi anni mi hanno proposto relazioni stabili, matrimoni improbabili, convivenze più o meno da sogno.
Ma, per ora almeno, non ho alcuna voglia di muovermi da qui. Dalla mia bella casa, arredata solo secondo il mio gusto, dal mio terrazzo, dal mio enorme letto di ottone’ nel quale posso accogliere chi voglio ‘ ma solo per il tempo che voglio ‘
Forse intelligenza e bellezza mi hanno portato a sviluppare un po’ di cinismo ‘ sicuramente molta di quella che comunemente si chiama “puzza sotto il naso”.
Certamente, adoro la mia libertà ‘ e non ho ancora trovato nessuno, uomo o donna, per cui valga la pena di perderla definitivamente.
Ho scritto uomo o donna perché sono indubbiamente bisessuale. Insieme al mio fascino, questo contribuisce a rendere la mia vita sessuale estremamente ricca ‘ ed estremamente appagante. Adoro il sesso in tutte le sue forme, purché liberamente scelte da adulti consenzienti’ e lo pratico con una certa assiduità ‘.
Sono insomma quella che comunemente si definisce una donna un po’ maialina ‘. Sicuramente un eufemismo, ma non mi va di usare termini più forti, anche se forse più diretti ed appropriati.”

Tutto &egrave cominciato all’università.
Gli anni del liceo sono passati rapidamente. Qualche amicizia più intensa di altre. Qualche flirt. Soprattutto estivo. Ma nessuna vera e propria esperienza sessuale.
Allora non ero brillante e sicura di me stessa come sono adesso. La mia timidezza mi portava a ritrarmi dalle storie e dalle situazioni più “pericolose”. Mi concentravo negli studi e nella cura del mio corpo. E da entrambe le attività ricavavo molte soddisfazioni.
Mi sono iscritta ad un’università prestigiosa, forte di una brillante maturità. Il mio aspetto non era allora molto diverso da quello di oggi.
Alta; il corpo slanciato; magra, con un seno piccolo ma molto sodo. Un viso caratterizzato da lineamenti molto fini e da due occhi verdi che dicono stupendi. Bionda naturale.
Solo il taglio dei capelli &egrave diverso. Allora li tenevo lunghi, alle spalle, quasi sempre sciolti. Oggi preferisco un taglio a caschetto, che reputo più adatto alla mia età.
Vestivo sempre in modo molto sciolto, sportivo.
Abitavo con due amiche iscritte alla mia stessa facoltà, Giorgia e Stefania. Stefania era la più disinibita delle tre, l’unica che aveva avuto rapporti sessuali completi. Anche lei molto carina – le ho sempre invidiato il seno molto abbondante – passava la sue serate con ragazzi sempre diversi, ai quali faceva letteralmente girare la testa. Al ritorno raccontava le sue avventure, le sue “scopate travolgenti” come diceva lei.
Giorgia era molto simile a me. Nell’aspetto esteriore – a parte il colore dei capelli, nerissimi – e soprattutto nel carattere. Forse ancora più timida e riservata di me.
All’università, vedendoci così legate e senza uomini intorno, nonostante i numerosi pretendenti, ci consideravano lesbiche. Ridevamo di questo. Ma ci piaceva che tutti vedessero l’intensità e l’intimità del nostro rapporto.
Con Giorgia e Stefania ci raccontavamo tutto. I sogni, le paure, i desideri ‘ Anche quelli più intimi e segreti. E’ stato un periodo stupendo.
E mi ricorderò di loro per tutta la vita.
Poi, come era logico, ci siamo innamorate. Tutte e tre. Stefania per prima.
Ha smesso di dedicarsi alle sue avventure ed alle sue nottate travolgenti quando ha conosciuto Marco, un ragazzo con qualche anno in più di noi. Era davvero bellissimo, con un corpo sodo e muscoloso. E irresistibile a letto, stando a quanto Stefania ci raccontava. Lei diceva “&egrave una vera macchina da sesso” e raccontava di quando la scopava per ore in tutte le posizioni possibili ed immaginabili. “E’ sempre pronto ed ha sempre voglia di me”. Giorgia invece perse la testa per Andrea, un ragazzino nostro vicino di casa. Biondino, magrolino, con due occhi vispi ed un cazzo lunghissimo, stando a quanto lei raccontava, chiedendo a Stefania, la più esperta del trio, notizie e ragguagli sulle dimensioni degli uomini. A lui donò la sua verginità ed io e Stefania fummo contente di passare una intera notte in giro per Milano per lasciare loro liberi nel nostro appartamento a fare l’amore. Al nostro ritorno trovammo Giorgia felice ed appagata ‘Non pensavo fosse così bello. Non pensavo si potesse provare tanto piacere. Ora tocca a te Claude”.

Il mio amore, invece, continuava a rimanere platonico. Avevo letteralmente perso la testa per un professore universitario. Paolo, lo chiamerò così in questo racconto, era un uomo stupendo. Aveva allora circa 45 anni. Sempre abbronzato, con due occhi azzurri profondi ed estremamente espressivi, muscoloso, brizzolato. Suscitava su di me un fascino incredibile. Vestiva in modo elegantissimo ed aveva una voce estremamente eccitante. Penso che avrei potuto innamorarmi anche solo della sua voce, se non fosse stato così incredibilmente attraente’.
Seguivo le sue lezioni letteralmente rapita, senza mai trovare il coraggio per avvicinarlo. La cosa &egrave andata avanti così per alcuni mesi.

Le sere in casa, da sola, visto che le mie amiche uscivano con i loro ragazzi, le passavo sognando il suo corpo, le sue mani, la sua voce calda e suadente. Il più delle volte finivo con il masturbarmi.
Ero letteralmente persa per lui e solo pensando al suo corpo mi sentivo bagnata. I ditalini più lunghi e più piacevoli della mia vita me li sono fatti in quel periodo’ Ma lui non sembrava interessato a me. Nonostante io facessi di tutto per attirare la sua attenzione. Aspettavo con ansia le giornate in cui dovevo seguire i suoi corsi e quindi potevo vederlo per due ore filate.
Mi sedevo in prima fila, come una perfetta “secchiona”, non toglievo mai gli occhi dal suo corpo’ pronta ad incrociarne lo sguardo ogni volta che lui si girava nella mia direzione ‘ Se mi capitava di incrociarlo in università lo seguivo, lo salutavo sempre sorridente ‘ Non poteva non aver capito il mio interesse per lui’ e non potevo non piacergli ‘. Che altro potevo fare se non parlarne alle mie due amiche ‘? Quando mi sono confidata con loro, hanno cercato di dissuadermi’. Mi hanno detto che ero pazza ‘ che avrei potuto avere ai miei piedi tutti i ragazzi dell’università ‘ che non dovevo perdermi con uno di 45 anni ‘ sicuramente sposato ‘ che manco “mi cagava” ‘. Poi Stefania’. “certo che però &egrave un gran fico ‘ ed io un giretto con lui me lo farei proprio. Tu che ne dici Giorgia?” “Indubbiamente interessante, ma non puoi toccarlo Stefy, Claudia non te lo perdonerebbe. Piuttosto perché non aiutiamo Claudia a coronare il suo sogno?” “Ma cosa dici?”

“Ma si. Se resiste ad una, non può certo resistere a tutte e tre insieme. Domani mi informo sui suoi orari di ricevimento e poi lo andremo a trovare tutte e tre insieme ‘. Lo provochiamo e vediamo cosa succede. Gli chiediamo di invitarci a cena e vediamo se riesce a dire di no a tutte e tre insieme.”

“Non voglio’ mi farete fare una figuraccia.”
“Si Giorgia ha ragione ‘. E per l’occasione mi agghinderò proprio come una vera troia, così sicuramente capirà cosa vogliamo da lui.”

Sapevo che Stefania l’avrebbe fatto. Aveva delle mise veramente travolgenti, degli abiti mozzafiato, che esaltavano le curve piene e perfette del suo corpo stupendo. Non volevo fare una cosa del genere. Ma le mie amiche insistettero e ci ritrovammo alle 18.00 di qualche pomeriggio successivo nel corridoio dell’istituto ad aspettare che Paolo ci ricevesse. Giorgia aveva pensato a tutto, anche all’orario.

“Dobbiamo essere le ultime ad essere ricevute ‘ per avere più tempo per lavorarcelo'”

“Non vedo l’ora di ritrovarmelo davanti” aggiunse Stefania.

Io ero sempre più preoccupata. Ma anche eccitata. Con l’aiuto delle mie due amiche forse sarei riuscita ad avvicinare l’uomo per il quale mi stavo praticamente rovinando la vita. Io ero in jeans attillati, scoloriti, e camicetta. Tra le mani rigiravo impacciata il giubbino che mi ero appena tolto. Niente reggiseno, come sempre, viste le mie misure. I lunghi capelli biondi, appena lavati, completamente sciolti. Ero bellissima. O meglio così mi dicevano Giorgia e Stefania. E probabilmente era vero. Stefy era stata di parola. Una mini vertiginosa. Di quelle che a quei tempi colpivano proprio. Calze nere. Tacco alto. Un reggiseno che esaltava il suo superbo seno. Giorgia non le era da meno. Nonostante la gonna fosse lunga sino alle caviglie, i profondi spacchi laterali erano altrettanto eccitanti. Mi sentivo in imbarazzo.

Venne il nostro turno ed entrammo. Ci sedemmo di fronte alla scrivania ed iniziammo a parlare di quello che era l’argomento-scusa per l’incontro. Per la verità parlarono soprattutto loro. Io stavo quasi sempre zitta, rapita da lui e terrorizzata dalla vergogna. Rapidamente il clima si sciolse e Stefy si permise qualche battuta un po’ più provocante.

“Certo che sarebbe davvero piacevole vederla fuori di qui”, disse cambiando posizione alle gambe accavallate e lisciandosi una coscia con la mano.

“Perché no? ‘ disse lui ‘ Anche per me sarebbe un piacere ‘ Uscire a cena con tre stupende signorine come voi ‘ Ma vi annoiereste di sicuro.”

“Claudia non si annoierebbe proprio. Sono mesi che sogna di uscire con Lei”

“E non solo di uscire’ ” aggiunse prontamente quella stronza di Stefy, ammiccando e facendomi diventare letteralmente paonazza.

Lui sorrise, mi guardò sorridendo, finse di non dare peso alla battuta e tornò ai temi di studio. Io impazzivo per la vergogna; per la figuraccia non riuscivo più nemmeno a parlare, né ad alzare gli occhi dalle mie ginocchia. Dopo circa un’ora ci liquidò. Ci alzammo ed uscimmo dal suo studio.

“Buongiorno professore.”

“Buongiorno. Alla prossima lezione mi mostrerete il vostro lavoro.”

Ero uscita per prima e stavo praticamente per scoppiare a piangere. Non so cosa mi prese. Avevamo appena imboccato il corridoio, le mie amiche stavano in silenzio, evidentemente imbarazzate, quando tornai decisamente sui miei passi. Bussai alla sua porta ed entrai.

Lui era seduto alla scrivania, stava telefonando.

“Scusa cara’. Ti richiamo più tardi”

“Mi scusi professore ‘. Mi spiace proprio per quello che hanno combinato quelle due ‘. E’ stata tutta una loro idea ‘io non volevo ‘ Comunque ‘.”

“Comunque ‘?”

“Comunque ‘. Quello che hanno detto &egrave vero ‘.”

Mi prese le mani ‘ Ecco, pensai, adesso mi sono sputtanata del tutto, adesso mi consola come si fa con una bambina e poi mi rispedisce a casa. Invece mi guardò negli occhi sorridendo e ‘ mi baciò. Fu un bacio frenetico, pieno di passione. Io mi sentivo sciogliere tutta mentre la sua lingua frugava nella mia bocca, mentre le sue mani mi accarezzavano i capelli, le spalle, la schiena’. Sentivo il suo odore ed il calore del suo corpo. Quel bacio mi parve interminabile. Le gambe mi tremavano.

“Sei bellissima. Ed anch’io credo di avere perso la testa per te”.

“Davvero? Pensavo non ti fossi nemmeno accorto di me’.”

“Figurati”

E riprese a baciarmi’ Le sue mani adesso si erano fatte più audaci. Le sentivo dappertutto. E sentivo anche la sua eccitazione crescere. Venni così’. Semplicemente baciandolo, in piedi, nel suo studio ‘Poi di colpo lui si fermò.

“Non qui. Non possiamo. Lasciami fare una telefonata”.

Lo sentii chiamare casa, parlare con la moglie, raccontare di un imprevisto che gli avrebbe impedito di tornare a cena, dirle di non aspettarlo, che sarebbe rincasato molto tardi, augurarle la buonanotte con un bacio’ il tutto mentre accarezzava i miei capelli e mi teneva sulle sue ginocchia.
Fu una serata stupenda, dolcissima. Uscimmo insieme dall’università. Mi portò in un bar del centro dove prendemmo l’aperitivo insieme. Poi a cena, in un locale delizioso. Parlammo tutta la sera. E più parlavamo più mi piaceva. Più ascoltavo le sue parole, più raccontavo la mia vita, i miei desideri’ più mi sentivo innamorata di lui ‘ innamorata persa’. Un uomo stupendo’ e bellissimo per giunta.

Uscimmo dal ristorante molto tardi, dopo esserci raccontati tutto di noi, e salimmo in macchina. Mi baciò subito. E poi continuò a farlo, ogni volta che l’auto si fermava ad un semaforo rosso. Frenava di colpo non appena il semaforo diventava giallo. Si voltava verso di me, sempre con lo stesso desiderio negli occhi e mi baciava sulla bocca mentre il semaforo era rosso. Mi sembrava sempre troppo corto il rosso’. Avrei voluto più semafori, più rossi e, soprattutto, più lunghi ‘ e intanto ripetevo a me stessa che ero felice, che ero maledettamente felice. Arrivammo al suo ufficio. Da quando eravamo saliti in macchina non avevamo più aperto bocca. Lo vidi chiudere la porta a chiave e poi mi baciò di nuovo, spingendomi contro la porta’ in modo famelico ‘. tenendomi una mano sul sedere, il suo cazzo enorme contro i miei jeans.
Mentre raggiungiamo il divano, avverto il desiderio di avere addosso una gonna, magari corta e stretta come quella che indossava Stefy oggi pomeriggio, invece dei jeans, qualcosa di più sexy, di più adatto a quello che sta per capitare, di più eccitante e piacevole per il mio uomo, per l’uomo dei miei sogni.
Ma lui mi baciò di nuovo; questa volta muovendosi contro di me, le mani adesso sono sotto la mia camicetta, raggiungono i miei seni, raggiungono i capezzoli nudi, già eretti.
Lui mi prese per mano e mi guidò verso una poltrona. Intanto entrambi cominciamo a svestirci, gettando le cose a caso, per terra, senza badare a dove finiscono.
Lui si sbottona la camicia’ adesso sento il suo petto nudo contro di me, le mani che mi stringono le natiche liberate dai jeans. Senza fiato, mi stacco da lui e mi siedo sulla poltrona ‘ mi libero di tutto, mentre lui non smette di guardarmi e di sorridermi, rimanendo solo con le mutandine sgambate, di cotone bianco. Lui adesso &egrave nudo davanti a me. Finalmente i miei occhi possono accarezzare tutto il suo corpo. E’ splendido: abbronzato, sodo, non un chilo di troppo’ ed io sono pazza di desiderio per lui. I miei occhi adesso sfiorano il suo cazzo, si fermano lì, audaci. Vorrei toccarlo, succhiarlo, prenderlo dentro di me. Vado verso di lui che, in piedi, le gambe leggermente aperte, le braccia spalancate, mi riceve. Entro nel suo abbraccio e sento subito la sua erezione, tra le mie gambe, premere sulle mutandine bagnate che mi coprono l’inguine. Rimaniamo così a lungo, le sue braccia sulle mie spalle, le mie attorno alla sua vita. Ci fissiamo a lungo, guardandoci con desiderio. Per entrambi &egrave una situazione particolare. Io la ragazzina ventenne alla mia prima volta. Lui lo stimato professore sposato che ha perso la testa per una ragazzina’ Non parliamo e non ci togliamo gli occhi di dosso. Poi lui abbassa di nuovo il viso sul mio e trova le mie labbra, le separa con la lingua, me la fa scivolare in bocca, mentre le mani si spostano sulle mie natiche’. Mi muovo ritmicamente contro di lui, le mutandine adesso sono bagnatissime’., gli occhi chiusi, la sua bocca unita alla mia ‘.Ansimando, cerco di trovare la voce per dire che non ho mai fatto nulla del genere prima di oggi, che non’
” Io non ho mai ‘.”

“Shhh’ – e mi bacia ancora – voglio che tu sappia che non ho mai perso la testa per una mia studentessa’ Ma tu sei bellissima e ti desidero come non ho mai desiderato nessuna altra donna prima d’ora ‘”

Adesso sono sdraiata sulla poltrona. Lui mi stringe i seni tra le mani’ li bacia ‘ bacia i miei seni sodi, succhia i miei capezzoli, li succhia e li lecca, sono turgidi. Sento la sua lingua guizzare sul mio corpo, le sue mani su di me, le sue dita che mi eccitano sempre di più’

“Ti voglio ‘Ti desidero dentro di me ‘. Non l’ho mai fatto prima di questa sera e voglio farlo con te ‘”, intanto sollevo le natiche e aggancio gli slip con i pollici. Cerco di abbassare le mie mutandine’.

“No, non lo fare'” ed intanto mi prende i polsi con le sue mani, i pollici ancora negli slip, si porta le mie mani dietro la nuca e mi invita ad accarezzarlo ‘.. Ricomincia a baciarmi il seno, la sua lingua scende lungo il mio corpo, si ferma a titillare i miei capezzoli, lecca il mio ombelico, passa le labbra sul mio ventre piatto, scende sempre di più ‘ preme sul rigonfiamento dell’inguine. Sento la pressione della sua bocca e del suo mento sul pube, sul monte di Venere, sempre da sopra gli slip. Sicuramente lui sente quanto sono bagnata. Sono già venuta più volte; i miei slip sono inzuppati, sono fradicia’ sto impazzendo di desiderio per quest’uomo ‘. Intanto mi bacia la parte interna delle cosce, ai due lati degli slip, leccando la mia carne più tenera, spostando di lato gli slip, di una frazione di centimetro, per leccarmi il pube, la mia pelle più morbida e segreta. Stringe le mie mutandine in una mano, in modo da farne una striscia sottile, una cinghia che copre solo la mia fenditura, lavorando il clitoride con il tessuto’ fenditura, clitoride, tessuto ‘. Appena la sua lingua si posa sul mio clitoride gonfio un nuovo orgasmo mi squassa ‘. Lui non mi ha ancora praticamente toccata e sono già venuta tre o quattro volte ‘ Ho già perso il conto ‘. Ma, del resto, ho completamente perso la testa’ Mi prende tra le braccia, sempre tenendo i suoi occhi fissi nei miei, e mi alza dalla poltrona’. Ora sono tra le sue braccia, le braccia intorno al suo collo, la bocca sulla sua, le gambe attorno ai suoi fianchi’. Sento i miei umori colare lungo le cosce’e sento il suo cazzo premere contro di me. Lui si siede sulla poltrona e mi guida verso di lui ‘. Lo desidero con tutta me stessa mentre sento le sue dita scostarmi gli slip, la sua cappella gonfia premere contro di me’ farsi strada tra i miei peli biondi ‘ all’interno della mia fica fradicia’. Lo sento scivolare dentro di me ‘. Sono vergine, ma sono talmente eccitata che il mio corpo non oppone praticamente alcuna resistenza ‘. E poi lui &egrave così dolce ed esperto ‘. Solo un istante di dolore quando il suo cazzo rompe il mio imene ‘ Ora &egrave tutto dentro di me ‘ scivola fino in fondo alla mia fica ed inizia a scoparmi con una dolcezza inaudita’ sussurrandomi parole dolci all’orecchio ‘ poi sempre più velocemente ‘. Mentre le sue labbra si impadroniscono dei miei capezzoli durissimi ‘ e il dito della sua mano titilla il mio clitoride ‘ fino ad un nuovo orgasmo ‘ ad un altro ancora ‘. Fino a quando lui toglie il suo cazzo durissimo dalla mia passera non più vergine e mi inonda il culo e la schiena con il suo seme ‘.

Da quella notte la mia vita &egrave cambiata. Avevo scoperto il sesso ed un uomo favoloso’.

Ma altre esperienze mi aspettavano’ Altre iniziazioni ‘. E nei prossimi racconti ve le narrerò

di Claudia sexyclaudia65@gmail.com
Da quella notte, trascorsa nell’ufficio di Paolo a conoscere, per la prima volta, i piaceri del sesso, la mia vita &egrave cambiata.
Quella notte tornai a casa euforica.
Giorgia e Stefania mi aspettavano sveglie, nonostante l’ora. Vollero sapere tutto.
Ed io raccontai loro tutto.
Raccontai anche i particolari più intimi e più piccanti. Con piacere.Tra noi era sempre andata così e poi, in fondo, le mie amiche mi avevano aiutata. Senza di loro forse non avrei mai trovato il coraggio di avvicinare Paolo.
Non avevo ancora compiuto vent’anni ed avevo finalmente scoperto l’amore ed il sesso.Li avevo scoperti con un uomo fantastico. Maturo, bello, intelligente, colto … ed espertissimo a letto.
Il nostro rapporto, nonostante i suoi numerosi impegni di lavoro e l’attenzione sempre presente verso la sua vita familiare, &egrave stato splendido. Lui si &egrave sempre rivelato un uomo squisito.
Da tutti i punti di vista. La sua cultura anzitutto. La sua profonda umanità.
La sua capacità di capirmi e di tirar fuori tutto da me, ragazzina di vent’anni, sicuramente intelligente, ma con ancora moltissimo da conoscere e da imparare.
Inevitabilmente Paolo divenne la mia guida. Da lui appresi praticamente tutti i piaceri del sesso. In fondo tutta la mia vita sessuale successiva non &egrave stata altro che una variante di quello che ho sperimentato con lui nel periodo in cui sono stata la sua donna.
Dopo quella serata e quella notte divenni la donna di Paolo.
Lui era sposato ed aveva una vita sessuale molto intensa. Non ero certamente l’unica donna che lui aveva avuto fuori dal matrimonio.
Al contrario. Lui mi mise presto a conoscenza delle sue avventure extra-coniugali, delle numerose storie di amore e di sesso. E mi fece ben presto capire che con me era completamente diverso.
Per me aveva “perso la testa”.
Così diceva. Ed oltre a dirlo me lo dimostrava.
Ci vedevamo ogni volta che era possibile. E facevamo l’amore praticamente in ogni occasione.
Ricordo una volta che salii da lui, nel suo ufficio all’università.
Era solo; stava preparando la lezione che avrebbe tenuto da li a mezz’ora.
Entrai. Ci salutammo ed iniziammo a parlare come di consueto.
Io indossavo una gonna di jeans.
Non cortissima, ma sufficientemente corta per mostrare tutto lo splendore delle mie cosce.
Non indossavo calze, visto che erano i primi giorni di un mese di giugno molto caldo.
Sopra portavo una lacoste bianca, senza reggiseno.
La sera prima non ci eravamo visti.
Lui era impegnato fuori Milano per un convegno e ci eravamo solo sentiti per telefono.
Facemmo l’amore per telefono. Lo facevamo spesso. Quando non potevamo vederci per un suo impegno di lavoro o perché passava la serata in famiglia.
Raggiunsi l’orgasmo in pochissimi minuti al suono della sua voce calda e sensuale.
Nonostante questo, mi addormentai con una incredibile voglia di lui, del suo corpo sodo, del suo cazzo. E quella voglia era di tutta evidenza la mattina successiva.
I capezzoli turgidi premevano contro la maglietta bianca.
Lui lo aveva capito, sicuramente.
Dopo poco mi alzai dalla poltrona su cui mi ero accomodata.
Feci il giro della scrivania e mi sedetti a cavalcioni sopra di lui.
“Baciami, tesoro” – la sua lingua iniziò a guizzare nella mia bocca, mentre con le mani mi
accarezzava i capelli, la schiena, il sedere, attirandomi sempre di più a sé.
Sentivo il suo cazzo premere contro il mio pube. Con la mano lo cercai. Era durissimo.
La sua voglia era sicuramente pari alla mia.
Ormai non ero più una ragazzina alle prime armi. Ero una donna, che voleva godersi il suo uomo.
Lo volevo lì, subito.
Mi alzai e chiusi la porta dell’ufficio a chiave.
“Cosa vuoi fare Claudia?”
“Voglio averti, subito. Qui. Non mi importa di nulla, voglio il tuo corpo, il tuo cazzo…”
Intanto ero davanti a lui, gli avevo slacciato la camicia, gli accarezzavo il petto, giocavo con i suoi capezzoli, con la gamba destra gli stuzzicavo il cazzo, sempre più duro sotto i pantaloni.
Lo guardavo fisso negli occhi.
Mi inginocchiai e cominciai a slacciare la cintura dei suoi pantaloni. Non ci misi molto a liberare il suo cazzo. Era duro, La cappella rossa, gonfia.
Lo presi in bocca subito. Lo succhiavo e lo leccavo con foga, mentre con la mano destra lo
massaggiavo.
Era il cazzo del mio uomo.
Quello che stavo facendo mi procurava un piacere immenso. Sentivo la mia passera bagnarsi sempre di più. Mi piaceva succhiarlo, sentirlo sempre più turgido nella mia bocca.
Mi stava riempiendo tutta.
In quel momento squillò il telefono. Lui prese la cornetta ed iniziò a parlare, ma con la mano
dolcemente premuta sulla mia nuca mi invitò a continuare.
Era Caterina, la sua segretaria ed assistente personale.E anche una delle sue numerose amanti, stando a quanto Paolo mi aveva raccontato.
“Si puoi venire, ho solo bisogno di cinque minuti per ultimare alcuni appunti, ti aspetto”
E, dopo avere appeso, mi prese la testa nelle sue mani, fissandomi con i suoi splendidi occhi.
“Abbiamo poco tempo amore. E voglio fare godere anche te…”.
Dolcemente mi fece alzare e stendere sulla scrivania.
Alzò la mia gonna e scostò di lato le mie mutandine bianche, ormai inzuppate di umori. In un attimo fu dentro di me in tutta la sua lunghezza.
In quella posizione, le cosce spalancate, con lui che mi teneva per le caviglie, lo sentivo entrare fino in fondo.
Iniziò a scoparmi con dolcezza.
Ero bagnatissima e venni nel giro di pochissimo, soffocando a stento il mio piacere.
Dopo poco anche lui inondò la mia fica con il suo sperma caldo.
Appena il tempo di ricomporci, di riaprire la porta dell’ufficio, ed entrò Caterna.
Era una donna sulla quarantina davvero molto piacevole.
Caterina confermò a Paolo la prenotazione per un volo per Cagliari.
Paolo doveva recarsi nella città sarda per presenziare ad un seminario di alcuni giorni.
“Potresti venire anche tu Claudia.
Il seminario sarà senza dubbio impegnativo, ma senz’altro riuscirò a trovare del tempo per noi. Del tempo da passare insieme. Di giorno e di notte”.
“Sai che mi piacerebbe molto. Io non ho alcun problema, ma gli altri, i tuoi colleghi, cosa penseranno?”
“Una soluzione ci sarebbe.” Interloquì Caterina, con gli occhi che brillavano.
Spiegò che sarebbe potuta venire anche lei. In questo modo sarebbe stato sufficiente presentarmi come una collaboratrice dell’ufficio di segreteria di Paolo. La giovane ragazzina alle prime armi che assiste la fedele segretaria.
In fondo era una scusa credibile.
Mi infastidiva la presenza di Caterina, soprattutto perché era il mio primo viaggio con Paolo.
Ma sapevo benissimo che non sarebbe stato possibile presentarci al convegno io e lui soli.
In poco tempo decidemmo.
Saremmo partiti l’indomani tutti e tre.
Caterina, efficiente come al solito, avrebbe organizzato il tutto. Prenotato i voli. Fissato le camere in hotel.
Mi recai a lezione ma non riuscii a concentrarmi. Il piacere provato e la sorpresa per il viaggio imprevisto continuavano ad occupare la mia mente.
L’indomani ci ritrovammo all’aeroporto.
Caterina era bellissima.
I capelli sciolti. Un tailleur splendido, la gonna sopra il ginocchio.
Tra lei e Paolo c’era molta confidenza. Ero un po’ infastidita dall’intimità che c’era tra loro, ma un bacio di Paolo ed il luminoso sorriso di Caterina mi rimisero a mio agio in pochissimo tempo.
Arrivammo a Cagliari.
Dopo esserci sistemati in albergo, Paolo raggiunse la sede del convegno ed io e Caterina passammo il pomeriggio girando per la città.
Tra negozi, piazze e stradine imparai a conoscerla. Era una donna davvero speciale.
Mi raccontò tutto della sua storia con Paolo. Mi spiegò come e perché, dopo la stagione dell’amore reciproco, era subentrata la stagione del sesso.
Sempre piacevole e appagante, anche se diverso. Mi raccontò tutto di sé. Della sua vita e dei suoi amori.
Quella donna mi piacque, mi piacque molto. Mi piaceva ascoltare la sua voce, i suoi racconti.
Mi piaceva il suo sorriso sincero, leale, solare.
In quel pomeriggio passato insieme persi ogni invidia ed ogni gelosia nei suoi confronti.
Il viaggio a Cagliari mi aveva fatto incontrare e conoscere un’amica. Un’amica poco più giovane di mia madre, ma molto simile, nello spirito e nei sentimenti, a me.
La sera ci ritrovammo al ricevimento organizzato per i convegnisti. Paolo era una delle star della serata.
Nel suo smoking era ancora più bello del solito e, forse anche per questo motivo,
era costantemente al centro dell’attenzione. Caterina si muoveva con una disinvoltura invidiabile.
Il suo fascino era evidente. Quella donna bellissima, dalla pelle color avorio, gli occhi verdi ed i capelli corvini sembrava non perdere occasione per mostrare il suo fascino e la sua intimità con Paolo.
Mi sentivo un po’ esclusa; nonostante gli sguardi ammiccanti e interessati di molti dei partecipanti al ricevimento dimostrassero chiaramente il positivo effetto che anch’io riuscivo a suscitare sui presenti.
Osservai la gente radunata nello splendido salone dell’hotel.
Generalmente le feste mi piacevano, ma quella sera era diverso, non riuscivo a togliermi dalla mente l’intimità tra Paolo e Caterina.

Un cameriere mi passò accanto e presi un altro bicchiere di vino, il terzo o, forse, il quarto della serata. Solo l’alcool mi faceva stare meglio e mi aiutava a sorridere a destra e a sinistra.
Vidi Paolo venirmi incontro.
Ancora una volta rimasi impressionata dalla sua bellezza e dalla sua eleganza, dal suo corpo atletico e muscoloso, nonostante avesse superato la quarantina, dalle sue spalle larghe e dai suoi fianchi stretti. Bevvi un altro sorso di vino, avvertendo un leggero batticuore.
Paolo mi prese sottobraccio e mi condusse in disparte.
“Finalmente” mi disse fissandomi negli occhi e stringendomi il braccio. Mi porse un nuovo bicchiere di vino. “Sono già un po’ brilla. Non sono abituata a queste feste e, spero, tu non voglia farmi ubriacare, magari per scappare con la tua segretaria o con quella bionda che non riesce a toglierti gli occhi di dosso””Non ci penso neppure. E poi quella &egrave notoriamente lesbica.
Credo sia interessata a Caterina non a me” “Seguimi.”
L’alcool mi dava un coraggio mai provato. Mi avviai verso la porta che dava sul terrazzo.
Con la coda dell’occhio vidi Paolo seguirmi.
Uscii sul terrazzo dell’albergo.
Era completamente vuoto.
Da lì si poteva vedere l’ampia curva del porto con le luci ammiccanti del molo e le barche che si cullavano sulle onde e, aldilà dell’acqua buia, un grappolo di luci gialle sulle morbide colline.
Era una sera dolce.
“Ci sediamo?” – lo invitai, indicando delle sdraio.
“Si, &egrave bello qui”.
“Si. Ti voglio, voglio sentire che sei il mio uomo, che sei solo mio”.
Nel frattempo, con un sorriso ammiccante, gli posai una mano sulla coscia. L’alcool bevuto, oltre al coraggio, contribuiva ad alzare la mia eccitazione. E a farmi osare.
Lui capì subito le mie voglie e mi restituì prontamente lo stesso tipo di sorriso:
“Qui?” “Perché no?”
Lui alzò le spalle e si guardò intorno.
Il pensiero che chiunque uscisse sulla terrazza potesse vederci mi eccitava terribilmente.
Mentre la mia mano si addentrava tra le pieghe dei suoi pantaloni, lui mi accarezzò il seno.
Gli abbassai la cerniera e liberai velocemente il suo cazzo. Mi chinai, in ginocchio, sul pavimento freddo e glielo presi subito in bocca. Sentii un gemito sfuggirgli.
Lo baciai, ormai esperta. Famelica. Ora dolcemente, ora con violenza. Nella mia bocca calda e umida lo sentivo ingrossarsi sempre di più, tendersi sino allo spasimo.
Alla fine Paolo non riuscì più a trattenersi e, stringendomi la testa tra le mani, esplose nella mia bocca.
In quel momento la porta del terrazzo si aprì.
Era Caterina. Guardò Paolo ricomporsi. Mi fissò negli occhi. Sicuramente aveva capito tutto.

“So che &egrave piacevole stare qui. Ma devi rientrare, sei desiderato. Io e Claudia rientriamo in albergo. Ti aspetteremo alzate” “Vorrei rimanere, Caterina. Vorrei rimanere fino alla fine della festa”
“Vieni via con me. Lascia libero Paolo.Lascialo libero di mostrare tutto il suo fascino”
“Si, vai in albergo. Vi raggiungerò presto” e, dopo aver detto queste parole mi baciò.
Era la prima volta che lo faceva davanti a Caterina e cercai di prolungare il bacio infilando la mia lingua ancora bagnata dai suoi umori fino alla sua gola.
“Andiamo. Paolo non tarderà a raggiungerci.” Caterina mi prese sottobraccio e mi guidò verso la nostra auto.
Eravamo sole in camera. Caterina si spogliò e rimase solo con la camicetta e le mutandine.

“Mettiti comoda anche tu. Togliti il vestito da sera ed esci con me a guardare il mare. E’ splendido questa sera.” Ascoltai i suoi consigli. E mi ritrovai sulla sdraio, in terrazza.
Con una bottiglia di vino bianco, sardo, ghiacciato, sul tavolino in mezzo a noi.
Era una sera splendida. E Caterina sapeva creare un’atmosfera di intimità.
Parlammo a lungo e bevemmo molto, aspettando l’arrivo di Paolo.
Quando lui arrivò, mi sentivo un po’ strana. E Caterina mi sembrava sempre più carina.
Con le sue lunghe gambe nude ed abbronzate sotto la camicetta di seta ormai sdrucita.
Paolo si sedette in terrazza con noi. Bevve del vino.
Raccontò della festa, mentre tolse dalla tasca dello smoking del fumo ed iniziò a preparare uno spinello.
“E’ roba buona – disse tirando una lunga boccata, buttando fuori il fumo lentamente – provala Caterina”
Anche lei fumò, trattenendo a lungo il fumo nei polmoni e porgendomi lo spinello che Paolo aveva preparato.
“Volete dell’altro vino?- chiese Paolo prendendo una nuova bottiglia, altrettanto ghiacciata -E’ davvero roba buona. Marco sa dove procurarsi il fumo”. Paolo riempì un bicchiere e me lo porse.
“Mi sento così bene!” esclamai.
“Tra poco ti sentirai ancora meglio.” – disse Paolo prendendomi la mano.
“Molto meglio. Molto” ribadì Caterina a bassa voce.
Ero molto eccitata.
Paolo mi prese per mano e mi portò verso la camera da letto, dove finì di spogliarmi usando tutta la sua consueta delicatezza. Mi baciava sul collo e mi sussurrava parole dolcissime.
“Rilassati. Ti amo e sono qui con te.”
Mi sfilò gli slip ed iniziò a baciarmi tra le cosce. Ero completamente nuda e, sorprendentemente, non provavo alcun imbarazzo a farmi vedere così da Caterina che, in piedi, appoggiata alla porta del terrazzo, guardava ammiccando, continuando a fumare e a bere il bianco ghiacciato. “Sei molto bella” disse lei sorridendo. Paolo mi fece sdraiare sul letto.
Appoggiai la testa sul cuscino rilassandomi completamente, mentre lui continuava a baciarmi ed a accarezzarmi. Caterina mise in funzione lo stereo. Affascinata dall’atmosfera e dai baci di Paolo, osservai Caterina che si spogliava. Rimase completamente nuda. Era bellissima.
Quando la vidi estrarre dalla borsetta una bottiglietta ed un vibratore mi irrigidii.
“Rilassati amore”, mi sussurrò Paolo, accarezzando la mia fichetta ormai bagnatissima.
“Posso spalmarti sul corpo quest’olio, mentre Paolo si spoglia”.
Caterina fece questa proposta sussurrando, con una voce roca, calda, sensuale che contribuì a farmi perdere la testa.
Annuii, incapace di proferire parole. Era una sensazione strana sentirsi massaggiare in modo
così intimo e sensuale da un’altra donna. Caterina sapeva essere estremamente delicata e dolce e mi piaceva. Paolo si era completamente spogliato e si era disteso accanto a me.
Le sue mani presero a giocare con i miei capezzoli, titillandoli con abilità. Sentii che era molto eccitato. Proprio come qualche ora prima sul terrazzo. Allungai la mia
mano verso il suo cazzo, mentre Caterina continuava ad accarezzarmi le gambe, le cosce, il corpo, spalmando il suo olio.
Ora anch’io ero estremamente eccitata. Massaggiavo il cazzo di Paolo, durissimo nonostante l’orgasmo di poche ore prima sul terrazzo dell’albergo, e ricevevo le carezze intime ed intriganti di Caterina. La sentii accendere il vibratore. Iniziò a passarlo sul mio corpo.
Ormai ero eccitatissima. Paolo mi infilò la lingua in bocca, accarezzandomi il seno. Sentii una lingua insinuarsi tra le mie cosce. Quando mi resi conto che era Caterina, cercai di alzarmi a sedere, ma Paolo mi trattenne con la sua dolcezza consueta. “Non ti preoccupare, amore”, mi sussurrò all’orecchio. Una parte di me avrebbe voluto fermarsi. Un’altra, invece, desiderava che non finisse mai. Era bellissimo.
La lingua di Caterina si infilò tra le labbra del mio sesso, ormai fradicio.
Non avevo mai fatto l’amore in quel modo. Aprii le mie cosce e sentii il mio battito cardiaco accelerare come non mai. Il mio respiro si fece ansimante, mentre la lingua di Caterina mi tormentava la clitoride o mi penetrava quasi fosse il cazzo del mio uomo.
Poi si concentrò sul clitoride, turgido, eretto, mentre con il vibratore mi scopava, dandomi sensazioni nuove, incredibili …. “Prendimi Paolo, ti prego”
Lo vidi sorridere. “Più tardi. Ora goditi la lingua di Caterina”
Stavo per raggiungere l’orgasmo. Cercai di dimenticare che era una donna a baciarmi ed iniziai a sussultare di piacere. Erano sensazioni troppo intense e mai provate prima di quella notte.
Caterina si staccò da me, ma Paolo continuò a trattenermi, baciandomi il collo, passandomi la sua lingua dietro l’orecchio.
Sentii le mani lievi e dolci di Caterina che mi accarezzavano i piedi, le gambe, le cosce, si insinuavano dentro di me. L’eccitazione tornò in poco tempo.
“Voglio te, adesso. Paolo, ti prego, prendimi” “Come preferisci, amore”. Iniziò a penetrarmi e ben presto mi resi conto che adesso era Caterina a baciarmi i capezzoli.
Questo accrebbe la mia eccitazione, mentre Paolo si spingeva con forza dentro di me. Stavo gemendo per il piacere. Raggiunsi un nuovo orgasmo.
Paolo scivolò fuori di me. Era ancora turgido. “Vuoi che lo faccia ancora con te, o vuoi vedermi scopare Caterina?” “Con me. Scopami ancora ti prego'” Mi penetrò nuovamente, tenendomi le mani sopra la testa. “Scopami così. Fammelo sentire fino in fondo… ”
Ansimavo per il piacere e per la situazione. Caterina, nel frattempo, si scopava con il vibratore che poco prima aveva passato sul mio corpo e dentro di me. Venni ancora. E poi un’altra volta.
Paolo tolse il suo cazzo e sborrò copiosamente sul mio corpo, schizzandomi tutta, proprio mentre Caterina urlò il suo orgasmo solitario.
“Voglio vederti mentre la scopi. Mentre fai godere anche lei” Ero sicura che non ce l’avrebbe fatta.
Invece Paolo si avvicinò a Caterina, invitandola a succhiare il suo cazzo fino a farlo tornare eretto.
La visione del pompino che Caterina stava praticando mi eccitò tantissimo ed iniziai a masturbarmi, prima con le dita, poi con il vibratore che Caterina aveva abbandonato sulla poltrona.
Quando Paolo fu pronto scivolò fuori dalla bocca di Caterina e si sdraiò sul letto.
Lei le fu subito sopra ed iniziò a cavalcarlo con foga.
Ripresi a bagnarmi per l’eccitazione e con la lingua cominciai a titillare i capezzoli turgidi di Caterina.
Poi si girarono. Paolo iniziò a scoparla da dietro. A fondo. Ed io porsi il mio sesso, nuovamente fradicio, alla bocca di Caterina, che mi procurò un nuovo orgasmo.
“Non sborrare Paolo. Adesso &egrave lei la tua donna ed &egrave giusto che si gusti il tuo orgasmo” “Si scopami di nuovo”
Paolo mi prese da dietro, mentre con la lingua regalavo a Caterina un nuovo orgasmo.
Continuammo tutta la notte.
Al mattino, quando mi risvegliai, ricordando quello che avevo fatto non potei che sentirmi imbarazzata.

Ma mi ripresi subito. A fianco a me il mio uomo stava ancora dormendo, esausto.
E poco più in là riposava la mia nuova amica.
Claudia
Sexyclaudia65@gmail.com
Le mie storie. Il secondo uomo della mia vita

di Claudia

Sembra proprio che il mio racconto precedente sia piaciuto. Almeno a giudicare dalla valanga di mail che ho ricevuto. Mi ha fatto davvero piacere riceverle – tutte, tranne un paio di un cafone.

Anche se, nelle mie giornate super-impegnate, non ho trovato il tempo di rispondere a tutti, mi ha fatto molto piacere leggere giudizi positivi sulla mia scrittura’. E non solo su quella’.

Mi ha fatto molto piacere sapere che qualcuno si &egrave eccitato leggendo la mia storia. E si &egrave regalato degli orgasmi.

Mi ha sorpreso ricevere solo tre mail da donne. Siamo cosi’ poche su questo sito o prevale la timidezza?

Tutto questo mi incoraggia a continuare. A continuare a raccontare le storie della mia vita.

Storie vere. Sempre e comunque.

Dopo quel viaggio a Cagliari qualcosa dentro di me cambiò.

Fino a quella notte il sesso era stato per me indissolubilmente legato all’amore, all’amore verso Paolo. Per la prima volta avevo provato e conosciuto il piacere fine a sé stesso. Addirittura con una persona del mio stesso sesso’.

Una persona che mi piaceva, per la quale addirittura provavo una forte attrazione fisica ed intellettuale, ma una persona diversa da quella che amavo.

Ne rimasi sconvolta. Non riuscivo a comprendere i motivi del mio comportamento, delle reazioni del mio corpo. Come e perché avevo potuto provare piacere tra le braccia di una persona diversa da Paolo, quello che ritenevo essere l’uomo della mia vita’ addirittura tra le braccia di una donna’

Ci pensai a lungo. Ne parlai con Paolo, ovviamente.

Nonostante lui cercasse di tranquillizzarmi, rimasi per molto tempo sconvolta da quella notte a Cagliari. Non riuscivo neppure a confidarmi con Giorgia e Stefania. Era la prima volta che capitava una cosa del genere, ma avevo molta paura del loro giudizio.

Rimasi a lungo turbata. Anche perché non finì lì. Caterina mi intrigava profondamente ed il ricordo di quello che avevo fatto e provato quella notte con lei e Paolo mi faceva sentire molto legata a lei. Lei sapeva qualcosa di me che non avevo il coraggio di raccontare a nessun altro.

A partire da questo segreto, sviluppammo un rapporto molto intenso, un rapporto nel quale la complicità e la condivisione dei nostri segreti costituivano un cemento potentissimo. Ed oltre alla complicità ed alla condivisione ‘ il piacere provato, i lunghi ed interminabili orgasmi che quella donna mi aveva regalato.

E poi Caterina era l’unica persona, oltre a Giorgia e a Stefy, che conosceva la mia relazione con Paolo. L’unica persona che, essendone stata l’amante alcuni anni prima di me, poteva capire quello che io provavo per lui, le mie emozioni. Le mie delusioni, ogni volta che Paolo non poteva stare con me.

Il mio turbamento aumentava la mia fragilità, già messa a dura prova da un rapporto come quello con Paolo. Era molto difficile, per una ragazzina di ventun’anni reggere una situazione come quella.

Paolo era un uomo stupendo da tutti i punti di vista. Ma non era un uomo solo mio. Giorgia, Stefania, le altre mie compagne di università vivevano degli amori ordinari, amavano ragazzi nostri coetanei, con cui studiavano, andavano al cinema, si vedevano il pomeriggio, passeggiavano nei parchi o sul corso’ Io vivevo una stupenda storia con un uomo favoloso ‘ma era una storia clandestina ‘

Facevo molta fatica a dividerlo con sua moglie, con il suo lavoro, con la quantità di persone che lui frequentava. Soffrivo nell’essere costretta a nascondere il mio amore per lui. Soffrivo quando non potevo vederlo.Soffrivo nel non poter vivere tutte quelle piccole e banali esperienze che per le mie amiche erano cosa di tutti i giorni.

E Caterina era l’unica persona a cui potevo confidare le mie sofferenze.

Non facemmo più l’amore da quella notte, quasi si fosse creata tra noi una sorta di barriera invalicabile. Ma il nostro rapporto crebbe di intensità, di tenerezza, di affetto’ Insieme a Giorgia e Stefania era diventata una presenza importantissima per il mio equilibrio affettivo e personale.

Paolo si recò all’estero per alcuni giorni. Un convegno. Soffrivo per la sua mancanza e perché sapevo che al convegno era presente anche una sua collega. Una giovane ed affermata matematica che non aveva mai fatto mistero di quanto desiderasse Paolo.

Chiesi a Paolo di telefonarmi tutte le notti. Volevo essere sicura che andasse a letto solo. Era un comportamento assurdo. In fondo lui avrebbe potuto scoparsi quella collega, o qualsiasi altra donna, in ogni altro momento della giornata, magari subito dopo aver appeso la cornetta, subito dopo aver fatto l’amore al telefono con me.

Perché ogni notte facevo di tutto per dimostrargli il mio desiderio, il mio amore per lui. La mia voglia di averlo con me. Non so se Paolo mi tradì in quella settimana. So che ogni notte mi fece godere con il calore della sua voce. La mia mano martoriava il clitoride, penetrava la mia fichetta bagnatissima, titillava i miei capezzoli turgidi, mentre, dalla cornetta imprigionata tra la spalla e l’orecchio, ascoltavo la sua voce calda, lo sentivo godere con me.

“Ho voglia di te, del tuo cazzo. Ho voglia di fare l’amore con te, di essere scopata. Di sentirlo durissimo, fino in pancia”
“Anch’io. E adesso sono lì con te. Mi dispiace che tu non possa vedermi. E’ durissimo'”
“Adoro quando sei eccitato. Quando sei eccitato per me. Te lo prenderei in bocca. Lo insaliverei tutto’.”
“Ahhh’ sai quanto mi piace quando me lo succhi’. Quando te lo infili sino in gola, leccandomi la cappella con la tua lingua ‘. Prendi qualcosa di duro ‘ qualcosa che ti ricordi il mio cazzo ‘.”

Questo era il modo con cui mi addormentavo’ cercando di soffocare la mia voce, i miei gemiti, i miei orgasmi. Godevo con lui al telefono, cercavo di dimostrargli il mio amore, la mia capacità di dargli piacere, sperando che questo potesse bastare per tenerlo lontano da quella donna ‘ e da ogni altra

Di giorno pensavo a lui. Andavo all’università, ma studiavo poco. Facevo fatica a concentrarmi. Paolo mi mancava ‘ Da quando stavamo insieme non eravamo mai stati lontani per così tanto tempo. Ed ero terribilmente gelosa.

Ovviamente ne parlai a Caterina. Le confidai i miei sentimenti, le mie sensazioni, le mie paure .. Caterina mi ascoltava, mi abbracciava teneramente ogni qual volta vedeva le lacrime sgorgarmi dagli occhi, faceva di tutto per consolarmi.

“Sei molto bella e sei molto intelligente. Paolo &egrave un uomo stupendo, un amante favoloso, ma non &egrave l’uomo della tua vita. Tu sei giovane e conoscerai molti altri uomini e molti altri amori ‘ non devi rovinarti per lui”

“Ma io lo amo e non sopporto di dividerlo. Non sopporto di dividerlo con sua moglie, figurati come sto, pensando che potrebbe essere tra le braccia di un’altra, magari di quella troia della Pancotti”

“Paolo non ti tradirà, puoi starne sicura. Lo conosco molto bene. Quando ama una donna non corre dietro alle gambe delle altre, anche quando gli si aprono davanti ‘ ”

“Vorrei poterti credere'”

“E’ così, dammi retta. E poi tu non devi stare male per lui. Lui &egrave un uomo maturo, che ha sempre vissuto la sua vita sentimentale e sessuale molto intensamente. Tu sei giovane, devi riuscire a prendere tutto da questa storia, sapendo però che finirà. Perché &egrave giusto così. Per te, per la tua vita futura.”

Caterina mi parlava dolcemente, abbracciandomi, accarezzando le mie spalle ed i miei capelli, mostrandomi tutto il suo affetto. Mi sentivo bene tra le sue braccia. E mi sentivo sempre più legata a lei. “Vieni a cena da me questa sera? Ci saranno alcuni amici, persone interessanti e piacevoli. Servirà a distrarti e ti divertirai sicuramente”

L’invito giunse inaspettato e lo accolsi con estremo piacere.

Lasciai a Stefania il compito di informare Paolo che mi avrebbe trovato a casa di Caterina e quella sera andai a cena da lei.

La compagnia era davvero piacevole come Caterina aveva annunciato. Nonostante la mia giovane età mi trovai molto bene con Caterina ed i suoi amici. Oltre a me e Caterina, c’erano Marco – un ingegnere aeronautico, dagli occhiali spessi quasi quanto la sua simpatia – ed Angela – la sua giovane moglie inglese – Stefano – un commercialista cinquantenne brillante e piacente, che non smise di corteggiare Caterina per un solo minuto – e Giovanna – una ragazza dagli splendidi capelli ricci e neri, iscritta a giurisprudenza, tanto brillante quanto carina. E soprattutto c’era Andrea.

Andrea era un giovane avvocato. Il classico avvocato emergente e di successo. Aveva solo 32 anni ed era già socio di uno degli studi legali più affermati di Milano. E, soprattutto, era forse uno degli uomini più belli che io avessi mai incontrato. Aveva capelli biondi ed ondulati, occhi azzurrissimi, due simpatiche ed accattivanti fossette, spalle possenti e braccia muscolose. Mi sono sempre piaciuti i fisici come il suo, forti, muscolosi. Ho sempre apprezzato gli uomini che si prendono cura del loro corpo. Più volte quella sera, durante la cena da Caterina, complice un ambiente rilassato e frizzante, pensai a come doveva essere senza vestiti’

Fu una serata veramente piacevole.

Caterina era una padrona di casa eccezionale e la sua mansarda un luogo veramente accogliente. Il cibo curato ed il vino fresco e buono.

Caterina era senz’altro la più sexy. E i miei occhi si posarono spesso sul suo corpo. Era in bianco. Gonna svasata a pieghe, top bianco scollato, catenella d’oro con pendente, sandali bianchi con il tacco alto, lunghi capelli lisci, la pelle abbronzata che faceva risaltare ancora di più il bianco del vestito’ C’era senza dubbio qualcosa di sofisticato in lei; il modo in cui sollevava il bicchiere di vino’ il modo in cui piegava la testa di lato’ il modo in cui rideva.

Anch’io ero senza dubbio molto interessante. Indossavo un vestitino rosa, molto aderente, che sembrava una specie di T-shirt, con una cintura e sandali dorati, senza reggiseno’

Mi sentivo veramente a mio agio in quella casa e con quelle persone.

Verso mezzanotte squillò il telefono.

“E’ per te Claudia. Sai già chi &egrave. Vai pure di là, starai più tranquilla.”

“Ciao, come mai lì?”

“Caterina mi ha invitato a cena, ci sono alcuni suoi amici. Sto passando una serata davvero piacevole”

“Già. Immagino. Conosco bene le cene a casa di Caterina. Uno splendido preludio per delle orge favolose.”

“Ma cosa stai dicendo?” Aveva una voce strana, sembrava ubriaco.

“Non ti facevo così. Ma quella notte a Cagliari deve averti cambiata. Ed ora non puoi fare a meno della lingua di Caterina e delle sue maialate’Divertiti stasera ‘ lo farò anch’io ‘ Mi sta già diventando duro al pensiero del culo della Pancotti..”

“Ma cosa stai dicendo? Io ti amo ‘ e mi manchi da impazzire ‘ Se preferisci mi faccio riaccompagnare subito a casa ‘”

Per tutta risposta ricevetti solo un click.

I miei tentativi per riprendere la comunicazione non portarono ad alcun risultato. Il centralinista dell’albergo mi disse che “monsieur le professeur” non rispondeva, che probabilmente non era in camera.

Tornai di là profondamente sconvolta. Caterina capì subito che era successo qualcosa di spiacevole. Nonostante cercassi di mostrarmi tranquilla e serena le mie guance rosse ed i miei occhi umidi mostravano chiaramente a tutti quale fosse il mio stato d’animo.

“Mi spiace. Voglio andare a casa. Ti spiace chiamarmi un taxi?”

Tutti si alzarono in piedi e cercarono di consolarmi. “Cosa succede?” “E’ successo qualcosa?” “Possiamo aiutarti?” “Nulla. Non c’&egrave problema. Solo uno spiacevole malinteso’Buonanotte e grazie per la piacevole serata ..”

Non sopportavo di farmi vedere da loro, conosciuti quella stessa sera, in quelle condizioni. Dimenticai il taxi e mi avviai verso l’ingresso seguita da Caterina. Presi la giacca e mi infilai lungo le scale. “Accompagnala tu in macchina, Andrea, ti prego, non mi va di saperla sola per strada a quest’ora ed in quelle condizioni'”

Andrea mi seguì e mi raggiunse nell’ingresso. Mi cinse una spalla e mi guidò verso la sua auto parcheggiata lì fuori. Salii. Non parlavo e continuavo a piangere ed a singhiozzare. Con la testa china pensavo alle parole di Paolo, all’assurdità della situazione, me lo immaginavo a letto con quella donna, mi sentivo crollare tutto intorno’

Andrea fu dolcissimo. Mi chiese solamente dove abitavo. Guidò sino a casa mia senza farmi nessuna domanda. Arrivammo.

“Non so cosa ti sia successo, Claudia. Ma non credo sia una buona soluzione salire in casa e magari passare la notte a piangere da sola. Se ti va di parlarne un po” magari ti potrebbe servire ‘ ma solo se lo desideri tu ‘ ”

“Non so ‘”

“Non voglio forzarti ‘ ma non mi va di tornare da Caterina e saperti in lacrime nel tuo letto ‘ C’entra un uomo vero?” mi chiese accarezzando dolcemente con un dito la mia guancia bagnata dalle lacrime.
“Si.”
“Asciugati gli occhi. Andiamo in un piano bar qui vicino. E’ un posto tranquillo. Se ti va potremo parlarne un po’ insieme, altrimenti darò sfoggio a tutto il mio repertorio di scemenze, pur di vederti tornare a sorridere ‘ Vuoi?”
“Grazie ‘sei molto gentile ‘ andiamo ‘ anche se non credo proprio ci riuscirai” gli risposi con un sorriso, sicuramente buffo viste le lacrime che ancora mi scendevano lungo le guance.
Rimise in moto e ci ritrovammo in un locale molto carino.
Musica soffusa, luci basse, due flute di champagne tra noi.
“Va meglio ora?”
“Si. Ti ringrazio molto. Scusami. Sono stata una stupida, ma ho provato un dolore molto forte..”

Gli raccontai tutto. Gli raccontai di Paolo, di Caterina, della mia gelosia, della telefonata’

Ed Andrea mi ascoltò, prendendomi spesso la mano tra le sue.
Uscimmo dal locale e risalimmo in auto.
Incrociai i suoi occhi. Lui allungò una mano e mi accarezzò tra i capelli attirandomi teneramente verso di lui. Mi voltai a baciarlo sulle labbra, sentendomi sciogliere quando la sua lingua incontrò la mia. Era stato così dolce con me, ed era così bello ‘

Mi rilassai completamente tra le sue braccia. Paolo adesso era così lontano.

Andrea guidava con calma, lentamente, senza smettere per un solo secondo di accarezzarmi sul collo, tra i capelli. Ed io posai la mia testa sulla sua spalla. Non dicemmo più una parola ed erano quasi le tre e mezza, quando arrivammo sotto casa sua. Parcheggiò l’auto nell’ovale di fianco alla casa.

“Vieni. Saliamo da me ‘”

Scesi dall’auto e lì, in piedi, nella dolce brezza estiva che mi scompigliava i capelli, provai dei sentimenti strani; un misto di dolcezza, di gratitudine e di attrazione per quell’uomo così bello ‘ per i suoi modi gentili ed un po’ impacciati, ma affascinanti’

Non avevo mai pensato, prima di quella sera, di potermi sentire attratta da un uomo che non fosse Paolo’
Ero attratta da lui e ne ero turbata.
Lo seguii.

Entrammo e lui riprese a baciarmi. Sentivo il suo corpo forte e muscoloso aderire completamente al mio.

“Se me lo chiederai mi fermerò. Ma io voglio fare l’amore con te questa notte’ sino a non poterne più'”

E iniziò a baciarmi con passione, conducendomi verso il letto. Tremavo. Andrea si sdraiò accanto a me, passandomi le dita sulla bocca, sugli occhi, sul collo.

“Io non ‘”
“Ssshh’ Nessuna parola, nessuna spiegazione ‘ Adesso siamo insieme, soli tu ed io ‘ solo questo conta ‘” Mi accarezzò dolcemente con il palmo della mano, mi baciò sulla gola, facendomi scorrere le sue dita sotto il vestito, sulla schiena nuda ‘

“Sei così bella” ‘ e riprese a baciarmi sulla bocca ‘

Schiusi le mie labbra e le nostre lingue si incrociarono, iniziarono a cercarsi, ad assaporarsi. Sentivo il suo cuore battere forte, come il mio ‘ed iniziai a rilassarmi.

Lentamente, dolcemente, passò la sua lingua sul mio corpo, continuando ad accarezzarmi, a sfiorarmi con le sue dita, sulle gambe, sul pube, sul seno, sulle labbra.
Fremevo al tocco delle sue mani e della sua lingua.
Un’ondata di desiderio mi travolse. Adesso non c’era che lui, le sue braccia, la sua bocca. Gli passavo le dita tra i capelli biondi.
Avvertivo solo la tempesta di sensazioni che questa situazione stava scatenando, sentivo il suo fiato caldo sull’orecchio, la carezza umida della sua lingua. Lottammo per liberarci dei vestiti e, finalmente, sentii il suo corpo nudo contro di me. Mentre Andrea mi baciava i seni, iniziò a penetrarmi. Selvaggiamente. Mi fece gemere per il piacere.

Mi sembrava una situazione irreale, mi sentivo in un sogno.

Paolo era via, mi aveva trattato malissimo ed io stavo facendo l’amore con un altro uomo. Con un uomo conosciuto quella stessa sera.

Lo sentii rallentare il ritmo e scivolare fuori di me. Andrea passò la sua lingua attorno al mio capezzolo, poi lo prese tra le labbra facendomi fremere per il piacere. Sentivo il suo cazzo pulsare di desiderio contro la mia coscia. Allungai una mano per cercarlo. Era durissimo, turgido, proprio come i miei capezzoli.

Lo sentivo eccitatissimo. Scivolai lungo il suo corpo, passando le mie labbra sul suo torace muscoloso, sul suo ventre, ed iniziai a succhiarglielo. Il suo cazzo rispose prontamente e la sua passione crebbe ancora di più.
Intanto le sue dita iniziavano a farsi strada dentro di me. Mi sentivo bagnatissima, fradicia’

La sua lingua adesso era sul mio clitoride. Non capivo più nulla. In breve raggiunsi un nuovo e travolgente orgasmo.
Ci baciammo a lungo. Sentivo i miei umori, il mio sapore sulla sua lingua, sulle sue labbra.

“Adesso ti voglio di nuovo dentro di me ‘.”

Con una mano Andrea portò le braccia sopra la testa e con l’altra mi sollevò il bacino, entrando di nuovo profondamente dentro di me.
“Ti voglio”, mi sussurrava mentre si spingeva dentro il mio corpo con affondi lunghi e profondi. Muovevo le anche assecondando i suoi movimenti, dolci e possenti al tempo stesso, accogliendolo completamente dentro di me.
Andrea aumentò il ritmo, rendendolo sempre più incalzante. Sentivo i muscoli contrarsi per il piacere e strinsi le mie gambe attorno al suo corpo.
Raggiunsi un orgasmo interminabile e sussultando per il piacere ricevetti la sua sborra calda e densa sul mio corpo.
Non avevo più rimpianti adesso. E volevo farlo ancora, farlo per tutta la notte. E fu così. Ci amammo appassionatamente per tutta la notte.

Chissà se Paolo avrebbe sentito la mia mancanza’.

Leave a Reply