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Le tettone di mamma

By 31 Ottobre 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Non avevo mai fatto pensieri sconci su mia madre, fino a quando non mi capitò di vederla in reggiseno. Tutto ciò accadde l’anno scorso, quando compii ventitré anni e, per sbaglio, intravidi mia madre, donna di quarantasei anni, in camera sua mentre si stava allacciando il reggiseno. Stava cercando di far entrare nelle coppe di quel reggiseno nero il suo seno abbondante: una quarta di tette sode che me lo fecero rizzare all’istante, facendomi sentire un po’ in imbarazzo.
Dallo spiraglio della porta, lei mi vide e, sorridendo, mi chiese se potessi aiutarla ad allacciarle il reggiseno.
Cercando di nascondere l’erezione, mi fiondai in camera sua, piazzandomi dietro di lei. Purtroppo, non riuscii a vederle per intero le tettone perché lei tenne il braccio appoggiato sul suo petto.

“Grazie, tesoro”, mi disse lei guardandomi dallo specchio.
“Non c’&egrave di che. Ti prepari per uscire?”.
“Sì, esco con lui, stasera”.

Lui era il compagno di mia madre che aveva conosciuto l’anno prima. Andavo molto d’accordo con lui, ma non vi posso negare che provai una fitta di gelosia a sapere che lui poteva godersi quelle tettone. Sconsolato, la salutai e andai in bagno a farmi una doccia.
Quando la sentii uscire, cominciai a menarmi il pisello immaginando di poter vedere e toccare quelle tettone, frutto poibito per un figlio ormai più che ventenne.

“Oh, mamma…”, dissi mentre schizzavo nella doccia.

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La mattina seguente, mi svegliai presto perché sentii del parlottare provenire dalla cucina: mia madre stava parlando con il suo compagno.

“Ieri sei stata fantastica con quella bocca”.
“Anche a me mi &egrave piaciuto, lo sai”.
“Dai, rifammelo di nuovo”.
“Non posso, ora, lo sai! C’&egrave mio figlio che potrebbe svegliarsi da un momento all’altro…”.
“Che rompicoglioni che &egrave!”.

Quelle parole mi ferirono, anche perché andavo d’accordo con lui: non vedeva l’ora che uscissi per metterlo in bocca a mia madre. Non pensavo che le piacesse succhiare il cazzo e la cosa mi infastidì non poco, ma non potevo intromettermi nella sua vita privata.
Arrabbiato, ritornai in camera aspettando che il compagno di mia madre se ne andasse.
Dopo essersene andato, mia madre bussò alla porta di camera mia per chiedermi come fosse andata la serata. All’improvviso mi venne un’idea e, senza pensarci due volte, inventai una storia per ottenere quello che speravo di ottenere.

“Ieri sono inciampato mentre salivo le scale, facendomi male alla gamba. Non ho avuto nemmeno la forza di farmi una doccia”.
“Oh, mi dispiace, ti fa ancora male?”.
“Un po’… vorrei lavarmi, ma non ci riesco”.

Lanciai l’amo sperando che abboccasse.

“Dai, ti accompagno io in bagno, reggiti sulla mia spalla”.

Sì!
Una volta in bagno, mi spogliai rimanendo in mutande e le chiesi se mi avrebbe aiutato a lavarmi, visto che mi faceva male un po’ la gamba. Lei ci rifletté su, ma poi acconsentì.
Mi fece stendere nella vasca e cominciò ad insaponarmi il corpo. Mentre mi insaponava, il mio sguardo cadde sulla maglietta scollata dalla quale si intravedeva il reggiseno che le avevo aiutato ad indossare ieri. Impossibile trattenere l’erezione. La mutanda cominciò a gonfiarsi a causa del mio pisello che stava diventando barzotto, mettendola in imbarazzo.

“Scusa, mamma…”.
“Non ti preoccupare, &egrave normale. Sei giovane e l’alzabandiera mattutina &egrave cosa da tutti gli uomini”.

Mi strofinò il sapone sulla gamba e si alzò, dicendo che potevo continuare da solo.
Preso dall’impulso, le chiesi se poteva strofinare il sapone dulle mutande, visto che c’era.

“Che cazzo dici?”.
“Scusa, &egrave solo che ho visto la scollatura e non ho resistito”.
“Porco! Sono tua madre!”.
“Ti ho chiesto solo di strofinarmelo sulle mutande…”.
“Ti sembra normale chiedermi questa cosa?”.
“Però lo prendi in bocca dal tuo compagno, eh!”.

Lei rimase di stucco.

“Come…”.
“Vi ho sentiti, prima. Non gli hai manco detto di andarsene a fanculo dopo che mi ha definito rompicoglioni!”.
“Io…”.
“Ho capito, ora puoi lasciarmi solo, va'”.

Tuttavia, invece di andare via, si sedette di nuovo accanto alla vasca. Stupendomi, mi passò il sapone sul cazzo barzotto negli slip, facendomi provare una sensazione di goduria.

“Mamma, pensavo…”.
“Zitto, altrimenti smetto e vado via”.

Mi azzittii e mi godetti quello strofinio sul pisello che, ormai, era diventato duro e usciva quasi dagli slip.

“Mamma, gli slip mi stanno dando fastidio…”.
“Ho capito…”.

Me li sfilò e, quando vide il mio cazzo ritto, sorrise.

“Ce l’hai più grosso di tuo padre”.

Quella frase mi eccitò ancora di più e, implorandola, le chiesi di farmi una sega. Pensavo che si sarebbe opposta, invece prese il mio cazzo nella sua mano e cominciò a segarmelo lentamente, portando tutto il prepuzio sulla cappella per poi distenderlo tutto, ritornando giù con la mano. Era molto brava a segarlo e ormai mi ero lasciato completamente andare, tant’&egrave che, facendomi coraggio, le chiesi se potesse farmi vedere le tettone.

“Lo sapevo che me l’avresti chiesto, maiale. Ieri ho notato uno sguardo strano mentre mi aiutavi a mettere il reggiseno!”.
“Sono troppo belle, ti prego…”, la implorai.
“La tua ragazza non te le mostra più?”.
“Sai bene che ci siamo lasciati. Poi, non le ha come le tue”.

Quella frase sembrò ringalluzzirla, tant’&egrave che aumentò il movimento della sega.

“E va bene, te le faccio vedere”.

Finalmente potei vederle le tettone: erano grosse e sode, per nulla appese con i capezzoli corti in due areole grandi. Quella visione mi fece schizzare un po’ di sborra che colò sulla sua mano. All’improvviso aumentò ancora di più il ritmo per farmi sborrare in fretta, ma io mi trattenevo per gustarmi ancora la visione di quelle tette.

“Dai, sborra!”.
“Non… mmm… ci riesco… ho bisogno di una mano…”.
“Te la sto dando io la mano, porco”, mi disse ridendo.
“Posso toccarle?”.
“Cosa? Sei impazzito!?”.
“Tu mi stai toccando il pisello, però…”.
“Hai ragione…”.

Allungai le mani e le palpai le tettone, facendo dei movimenti circolari, stringendole e accarezzandole. Attratto da quei capezzoli, avvicinai la bocca e li succhiai, godendomi quelle tettone che, il giorno prima, erano state oggetto della mia fantasia. Lei sembrava apprezzare la succhiata di tette, tant’&egrave che smise di segarmelo guardandomi negli occhi mentre gliele succhiavo.
Mi alzai e rimasi con il cazzo ritto davanti a lei, inginocchiata.

“Ti prego, succh…”.
“No, il pompino no…”.
“Ma a lui l’hai succhiato!”.
“Non riuscirai a convincermi questa volta. Se vuoi sborrare, te lo sego, altrimenti finisci da solo!”.

Mi resi conto che non sarei riuscito a convincerla a prenderlo in bocca, allora le proposi di farmi una spagnola. Le dissi che mi piacevano tanto le sue tette e che una spagnola mi avrebbe aiutato sicuramente a venire. Lei acconsentì e mi fece sedere sullo sgabello, mi aprì le gambe e si mise in mezzo appoggiando il mio cazzo in mezzo alle sue tette. Le strinse attorno al mio cazzo e le fece andare su e giù mentre io ansimavo sempre di più dal piacere. Raggiunto il punto di non ritorno, mi alzai e puntai il cazzo sulle sue tettone coprendole della mia sborra.

“Guarda che cosa mi hai fatto fare”, mi disse lei, rimproverandomi.
“Mamma, hai fatto felice tuo figlio… era da tanto che non provavo questa sensazione e tu mi hai aiutato”, le dissi cercando di rincuorarla.
La cosa funzionò, tant’&egrave che mi palpò il cazzo, ormai barzotto.

“Sappi che non capiterà un’altra volta, lo sai, vero?”.
“Sì, lo so”, le dissi con un po’ di tristezza.
“Troverai la ragazza giusta per te”.

Mi sorrise e andò in cucina. Dal bagno la sentii bisbigliare; stava parlando con il suo compagno.

“Sì, ci vediamo stasera. Non vedo l’ora di prendertelo in bocca”.

Quelle sue parole me lo fecero rizzare di nuovo e mi segai immaginando il pompino che non avevo ricevuto da lei.

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