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Racconti Erotici Etero

LEGGENDA MEDIEVALE

By 29 Dicembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

L’autunno baciava i ligustri tristi. Il vento asciugava il loro pianto, fatto di lacrime bianche, che solcavano delle guance fatte di foglie e di fiori appassiti.
Le case delle vedove dormivano nell’ombra: erano cupe, incappucciate, addormentate in una nuvola di fogliame sparso, che si levava dal nulla ed evocava ogni istante felice del passato.
Qua e là, si vedeva brillare una lanterna.
Una giovane donna, dal volto celato da una retina nera, piangeva sotto uno dei tigli tristi. Teneva un fazzoletto di seta tra le mani, lo usava per nascondersi il volto, oltre che per celare il suo affanno. Lei era bella, sapete? I capelli suoi erano morbidi, tanto morbidi, che’ Oh!
Pensate che il vento si appressò alla dolce sconosciuta, le chiese cosa avesse, perché piangesse, la toccò, la accarezzò, tentò invano di consolarla! Poi, giocò un poco con i suoi capelli, prima di involarsi di nuovo ed andarsene.
Nella bettola c’era appena stato un omicidio. Purtroppo si trattava di un evento abbastanza comune in quel Medioevo misterioso e spettrale, in cui si uccideva anche nelle cattedrali e, quando non si riusciva a scoprire il colpevole, si diceva che erano state le streghe o gli spiriti maligni.
La vittima era una ragazza, l’unica sorella di colei del cui pianto or ora vi ho narrato. L’avevano trovata sgozzata, con un pugnale dalla lunga lama vicino al collo, i biondi capelli bagnati di sangue, dinanzi ad una botte sfondata. E pensare che, la sera prima, c’erano stati schiamazzi e grida, scherzi, imprecazioni e voci vane d’ignoranti e bestemmiatori!
Un delitto simile era stato consumato dieci anni prima nella cattedrale di M., dove avevano trovato una giovane bionda senza vita e in un lago di sangue, dinanzi all’altare maggiore. Allora, il vescovo s’era adirato alquanto, perché nessuno aveva avuto modo di scoprire il colpevole e i calunniatori avevano detto che erano stati i preti neri, che s’erano venduti l’anima al diavolo dopo aver ricevuto l’ordine sacerdotale.
Dovete sapere che in quel tempo, nella cittadina di M., un borgo ricco di guglie e di edifici in stile gotico, s’aggirava una donna pericolosa, dalla pelle diafana, che amava travestirsi da frate o da prete, per commettere delitti e perpetrare furti. Non ricordo bene il suo nome, tanto che saremo costretti a chiamarla Ladra. Gli sbirri avevano fatto il possibile per averla tra i loro artigli, ma non c’erano mai riusciti e la perfida era sempre riuscita a farla franca, forse, grazie a qualche oscuro sortilegio, come diceva il volgo.
E il popolo mormorava, sogghignava, vociferava, spettegolava di lei, delle sue gesta, di come avesse rubato una cantina piena di botti e di bottiglie in una sola notte, dopo aver addormentato l’oste con uno dei suoi baci malefici.
– L’avete vista? L’avete vista passare? ‘ dicevano i bifolchi e gli ignoranti, davanti al Palazzo del Comune. ‘ Era lei, ne sono sicuro! Era la perfida! Ah, se potessi metterle le mani addosso! La strangolerò senza pietà! Sono sicuro che &egrave stata lei ad ammazzare la bionda dell’osteria! E’ stata lei a far fuori la donzella della cattedrale! Impiccatela! Bruciatela viva, se la trovate!
Ma la Ladra non si lasciava prendere. Era amica dei pipistrelli, che la accompagnavano sempre nelle sue imprese notturne, volando nel cielo dipinto degli ultimi fuochi del tramonto.
Dicevano di averla vista fornicare con un frate, no, con un chierico vestito di bianco. Era riuscita a sedurlo e a travolgerlo nei piaceri della carne, per poi svanire nella notte, come uno spettro.
Nella cittadina era costume che la gente perbene si chiudesse in casa poco dopo il crepuscolo. Allora, gli usci venivano sprangati, le imposte erano chiuse dall’interno, si pregava affinché il diavolo non passasse sui tetti e non entrasse nelle case scendendo dai camini. Se si sentiva un cane abbaiare, voleva dire che c’erano i briganti o le streghe.
Tutti credevano in Dio e temevano di incontrare gli spiriti maligni. Era quello il motivo principale per cui ci si chiudeva in casa, poco dopo il calar del sole.
La Ladra si divertiva a bussare agli usci allo scoccare della mezzanotte, per spaventare i popolani paurosi. La sentivano sghignazzare, mentre passava. Dicevano che avesse preso l’abitudine di accoppiarsi con i maiali. Forse, conosceva i nomi di tutti i dannati che avevano abitato a M. nell’ultimo secolo e parlava con loro.
Tutto questo era fantasia.
La Ladra, infatti, aveva degli amori segreti ed usava innumerevoli travestimenti per consumarli nel cuore della notte.
Io la vidi con il figlio del bottaio, mezza nuda, sul selciato. Erano frementi e aggrovigliati, tutti intenti a consumare un accoppiamento bestiale. Si discernevano i piedi grandi e scalzi di lei, il lungo fallo di lui, che scorreva su e giù, quattro natiche sode, alcune lisce, altre pelose. I versi della femmina e i grugniti sordi del maschio quasi facevano paura, nel silenzio nebbioso che veniva dalla campagna.

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