Skip to main content
Racconti Erotici Etero

L’escursionista

By 27 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Guardai fuori dalla finestra: la pioggia continuava a cadere fitta e la nebbia era totale. Non si vedevano nemmeno gli alberi che si affacciavano sulla radura. Buttai dell’altra legna nel camino e presi la pipa. La riempii e l’accesi, poi, mi voltai verso di lei – Le dispiace se fumo? – Lei sorrise – No, poi è in casa sua – Mi voltai verso il letto dove giaceva il giovane addormentato – Questa pioggia non ci voleva… – mormorò la ragazza, masticando un filo d’erba – Temo che ne avremo per un bel pezzo – le risposi tirando una boccata – ma almeno siete al coperto – Già – continuò la ragazza arrossendo – grazie a lei… che nonostante tutto ci ha soccorso – Non potevo fare altrimenti – risposi.

Fissavo il vetro della finestra che si stava appannando ripensando a quanto era accaduto. Il ragazzo era stato molto maleducato nei miei confronti e aveva trattato male anche la sua compagna. Poi se n’erano andati, nonostante io li avessi sconsigliati. Era successo l’incidente e la ragazza era corsa a chiedermi aiuto, disperata. L’avevamo trasportato nella capanna e gli avevamo bendato la caviglia. Poi, dato che il dolore era lancinante gli avevo mescolato nel caffè una piccola dose di sonnifero e adesso il giovane riposava tranquillo.

La guardai: era una bella ragazza. Lunghi capelli biondi, occhi verde smeraldo, corpo da pin up. Erano anni che non parlavo con una donna e avvertivo l’imbarazzo che quella splendida creatura mi causava. Lei aveva lo sguardo fisso sul fuoco raccoglieva con le molle le braci che saltavano sul pavimento. Inspirai l’aria e sentii il suo profumo avvolgermi come una nube.

– Lei vive da solo? – la sua voce, calda e morbida ruppe il filo dei miei pensieri – Si – risposi – Perché? -Una scelta di vita… – Si ravviò i lunghi capelli con la mano ed io fremetti. Era bellissima e non riuscivo a staccarle gli occhi da dosso – Perché – mormorai – perché… si è messa con quello? – Lei sospirò e mi sembrò che una lacrima bagnasse i suoi occhi meravigliosi – Sono stati i genitori, hanno combinato tutto loro – E lei è contenta? Ha accettato? – Non rispose e vidi che portava una mano al viso. Poi i sussurrò –

– E lei, lei è contento? – No, ma sono in pace con me stesso – Mi scusi, ma quanti anni ha? – Molti… – E non ha mai pensato di… – La guardai – Di trovare un’altra donna? Non ho più l’età – Perché dice così, in queste ore che sono stata con lei, lei mi ha affascinato. mi creda… è un bell’uomo, gentile, colto, educato – Non esageri, lasciamo perdere – Mi mise una mano sul braccio. Il suo tocco delicato mi fece tremare – Non sente la mancanza di una donna – La guardai: era tutto così irreale, la sua presenza nella mia capanna, la sua bellezza, i suoi discorsi – Le posso confessare una cosa… se non si offende – Lei avvicinò la sedia alla mia – La prego… amo moltissimo ascoltare la gente Ero imbarazzato eppure sentivo la necessità di parlare – Non ho affatto avvertito la mancanza di una donna in questi anni… ma – Ma… – Lei, ora, mi era ancora più vicina, troppo vicina – Non mi fraintenda, è da quando l’ho vista che non lo penso più – Temevo di averla offesa e rimasi in silenzio. Lei alzò una mano e mi accarezzò i capelli – Lei è molto caro…ora posso dirlo, anch’io appena l’ho vista ho sentito un colpo al cuore… lei incarna il mio ideale di uomo – La guardai – Perché mi prende in giro? – dissi turbato – potrei essere suo padre… – Non la sto prendendo in giro. mi dica la verità, le piaccio? –

Mi alzai di scatto facendola sobbalzare. Mi avviai verso la porta e feci per uscire. Sotto il portico l’aria era frizzante e la pioggia mi bagnava. Lei mi corse dietro e mi prese per un braccio – La prego! Non si offenda! Ritorni dentro. Guardi è tutto bagnato! – Mi lasciai trascinare vicino al fuoco – Si tolga la camicia, su da bravo… – Rimasi a torso nudo. Lei si avvicinò e mi mise la braccia al collo – Perché mi respinge?… – mi chiese guardandomi negli occhi – Ragazza – risposi sciogliendomi dall’abbraccio – lei sta scherzando col fuoco… sono anni che non tocco una donna, non mi provochi – Per tutta risposta si avvicinò mi mise le braccia al collo e mi baciò. Sentii il suo seno premere contro il mio torace e un brivido mi percorse fra le gambe. Lei sentì il movimento e mi sussurrò nell’orecchio – Senti che mi desidera? – Perché fa così? – le chiesi prendendole le braccia e liberandomi. Lei allora si portò le mani alla camicetta e cominciò a sbottonarla. Io guardavo ammaliato aprirsi il tessuto e scoprire due fantastiche coppe che spingevano contro l’esile barriera del reggiseno. Non avevo mai visto mammelle così turgide e tonde e rimasi senza fiato. Lei sorrise e con lentezza portò le mani all’altezza del gancio che aveva davanti e lo aprì. Le grandi mammelle sussultarono leggermente, una volta libere, e rimasero in attesa, con i grandi capezzoli scuri. Cercai di resistere.

Chiusi gli occhi e inghiottii la saliva – Toccami…ti prego – sussurrò – Sentii la sua mano prendere una delle mie e portarla sul suo seno. Riaprii gli occhi e guardai la mia mano accarezzare quella mammella così morbida e profumata e avvicinarsi al capezzolo duro. Era una sensazione meravigliosa. Mai e poi mai avrei pensato di avere fra le mani un corpo così . Mi voltai verso il letto per guardare se il giovane si fosse svegliato ma vidi che dormiva placidamente. Poi lei mi mormorò – Andiamo nella dispensa, ho visto che hai un giaciglio – Perché fai questo? – le chiesi stupefatto. Lei mi mise un dito sulle labbra – Non chiederti il perché… se ti piaccio prendimi, voglio essere tua questa notte, tutta tua… vieni.

Come in sogno mi trascinò nell’angusto ripostiglio che serviva da dispensa – Siediti – mi disse. Io sedetti sul lettino e la vidi abbassare lentamente i pantaloni e sfilarli. Poi si abbassò le mutandine mostrandomi il suo fantastico cespuglietto fra le bellissime gambe. Io ero annichilito e facevo fatica anche a respirare. Si avvicinò e mi slacciò i pantaloni, mi tolse gli slip e si chinò ad osservare il mio pene – Poverino – disse accarezzandolo – è stato tanto tempo in castigo… vieni ti faccio conoscere una che ti desidera – Stava per portarlo verso la sua agognata fessura quando mi riscossi – Aspetta – le dissi – prima lasciati accarezzare e toccare – Lei sorrise e si sdraiò sul lettino. Aprì le gambe, mostrandomi la sua bella passera e mi tese le braccia – Serviti – disse – sono tutta tua… – Mi chinai sui suoi seni e cominciai a morderli delicatamente, poi mi avvicinai ai capezzoli che strinsi fra le labbra.

Lei intanto gemeva e si muoveva desiderosa di essere penetrata. Lentamente mi avvicinai alla sua fessura continuando a leccare quel corpo profumato e fresco. Giunsi sul cespuglio e odorai il suo sesso. Sentivo il mio membro rigido al massimo e cercavo di tenerlo calmo. Scostai il pelo e vidi le tumide labbra rosacee che mi invitavano a continuare. Le aprii delicatamente e scorsi il suo clitoride gonfio in attesa. Lo presi con le labbra e lo succhiai avidamente. Il corpo di lei si contrasse in uno spasimo di piacere mentre le sue mani cercavano di artigliare la mia carne. Le inserii un dito nella vagina e cominciai a lubrificarla con l’umore che raccoglievo attorno al clitoride e con la saliva con cui umettavo le pareti attorno. Il gesto accrebbe in lei i movimenti e l’eccitazione e sentii il desiderio di entrare in quella apertura calda e dispensatrice di delizie. La portai all’orgasmo alcune volte mentre lei gemeva – Ti prego – mormorava – penetrami, sto impazzendo –

Finalmente decisi di entrare, Portai la mia cappella sulla fessura e con le mani allargai le grandi labbra. Era lì pronta ad accogliermi e lentamente entrai nel suo scrigno. Il piacere che suscitò lo scorrere lungo le sue pareti morbide e lubrificate fu immenso. Quanto tempo era che non avvertivo quella sensazione meravigliosa di possesso. Cominciai a scorrere lentamente, penetrando il più a fondo possibile cercando di donarle il massimo piacere. Lei ora muoveva la testa a destra e sinistra e stringeva i denti per non gridare. Il suo volto era rosso dall’eccitazione e la sua bellezza era al culmine. Avrei voluto sbranarla e farla mia totalmente tanto la desideravo. Durai a lungo e le detti numerosi orgasmi. Poi anche in me il controllo cedette e l’orgasmo mi travolse. Con gli ultimi colpi le riversai nel ventre il mio liquido seminale e giacqui su quel morbido corpo, sudato e caldo che mi aveva dato tanto piacere – Lei mormorò a voce bassissima – Lo sapevo che mi avresti reso felice, ne ero sicura da quando ti ho visto… ma ora riposati, il tuo compito non è ancora finito, voglio essere tua… totalmente. guarda… – Così dicendo si voltò e mi mostrò il più bel culetto che avessi mai visto. Nonostante fossi sfinito lo abbraccia e lo baciai in attesa di poterlo penetrare…

 

Leave a Reply