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Racconti Erotici Etero

Leslie Cooper

By 9 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

“Non ho nessuna sindrome di merda.. mia madre è una comune madre stracciacazzi impegnata con il lavoro e senza tempo da dedicarmi, ma sono convinto che non c’entri niente con il fatto che trovo quella del mio migliore amico una strafiga. Non che sia un top-model ma di sicuro è top-ganza. E’ piuttosto giovane, l’ha avuto prestissimo.. a quattordici anni o giù di lì, e sono sicuro che non abbia avuto il tempo di godersi un granché la vita, nonostante gli uomini se la siano goduta eccome e continuino a farlo. E’ così ingenua e bizzarra che si lascia abbindolare da qualsiasi carineria e la sua frase tipica è –ho trovato quello giusto-, mentre in realtà sono tutti sbagliati. Così passa una settimana a fottere con il suo avvenente uomo di turno, due giorni a deprimersi e altri cinque a fare cose totalmente insensate per rinfrancarsi e.. è divertente. Un po’ ripetitiva, forse, visto che questo succede praticamente ogni due settimane, ma senz’altro fuori dagli schemi. Non sono malato, ne pazzo.. sono solo un’adolescente con gli ormoni in centrifuga e.. che vuole che le dica, lei mi attizza.”
Sbircio l’analista e le sorrido, stringendomi nelle spalle. Lei è silenziosa, non mi interrompe mai e sembra bersi le mie storie con professionalità, appuntando di tanto di tanto qualcosa sul suo blocchetto. “spiegati meglio..”
Mi domando cosa ci sia di poco chiaro, ma prendo un sospiro e l’accontento, sbracandomi meglio sul divanetto. Piego la testa, cercando di infilare lo sguardo sotto la sua gonna, ma le sue gambe sono accavallate ben strette e non riesco a raggiungerle la biancheria. Apro le mie, forse nella speranza che lei mi imiti, riportando l’attenzione al suo viso “essendo appunto ingenua non si fa problemi ad avermi per casa.. dopotutto mi ha intorno da quando ero un lattante ed è abituata alla mia presenza. Sta di fatto che spesso tende a vedermi come un figlio e non ha esitazioni a spogliarsi di fronte di me, o a lasciare la porta del bagno aperta. Non si fa scrupoli nemmeno a scoparsi qualcuno in casa, a dirla tutta.. e a volte ho come la sensazione che a lei piaccia essere osservata, nonostante sia più incline a pensare che sia solo un’incosciente scapestrata ma, Dio.. geme con tanto di quel trasporto che i suoi versi ti restano in testa per giorni, peggio dei cori natalizi.” Nel ripensarci la mia patta è lievitata e colgo l’occasione per sbottonarmi i jeans e abbassarmi i boxer, snudandomi il cazzo. Lei non sembra scomporsi ma resta in silenzio, guardandomi, e sono io a chiederle se “sono stato abbastanza esauriente?”
“suppongo che avresti potuto fare di meglio..” ribatte lei con estrema diplomazia, benché scenda palesemente al mio livello utilizzando un doppio senso in riferimento alla mia erezione.
“supponiamo allora, che il mio meglio sia attualmente limitato.. potrebbe aiutarmi ad uscire dalla mediocrità e farmi raggiungere l’eccellenza” le propongo sfacciatamente, sorridendole di nuovo, e per la prima volta scopro che anche lei è capace di farlo.
“fai un gran fumo con questa bella parlantina..” considera, evidentemente intenzionata a declinare cortesemente l’offerta.
“si fidi, ho anche un buon arrosto. Peccato che lei abbia troppo poco coraggio per venire qui ad assaggiarlo..”
Sospira piano, si alza in piedi e guarda l’orologio, dirigendosi verso l’ampia finestra ubicata al centro dell’ufficio. “l’ora è quasi finita” mi fa notare, e sono sul punto di mettermi l’anima in pace e riallacciarmi i jeans quando il fruscio della tenda veneziana che orienta verso il basso le sue lamelle mi fa desistere. Leslie Cooper; è così che si chiama. Me lo ricordo solo mentre lei abbandona il notes sulla scrivania, accanto alla targhetta recante il suo nome, e mi si avvicina. Si sfila gli occhiali lasciandoli cadere sulla poltroncina che prima occupava, aggirando il tavolino basso posto fra di noi, raggiungendomi dalla parte opposta. Si inserisce fra le mie gambe, aprendomi maggiormente le cose che usa come perno per curvarsi in direzione della mia faccia, bisbigliandomi a fior di labbra “non aspettarti sconti..”. La sua lingua mi cuce il sorriso ed è calda quanto la sua gola; lo realizzo meglio nell’attimo in cui si inginocchia e inghiotte il mio uccello. Sento lo stomaco annodarsi e in un primo momento ribalto gli occhi al soffitto, ringraziando mutamente Dio, tornando poi a guardarla illanguidito dal modo in cui me lo succhia. Lavora bene di lingua, tutta saliva e pochi denti, e mi accorgo di come nasconda un piercing che lascia sfregare sotto le chiappette del glande, stimolandomi nel punto più sensibile del cazzo e mandandomi KO il cervello. Istintivamente le prendo la testa fra le mani, imboccandola a piccole spinte, ma lei non si lamenta ne si ritrae. Prende tutto quello che c’è da prendere e si aiuta con le dita, strette ad anello intorno all’asta che nel frattempo mi è diventata dura come il marmo e grossa quanto un cetriolo. Non mi concede tregue, e tutto il bagnato che mi ha lubrificato il membro, riscaldato dalle sue mani, mi immerge nell’idea di essere finito accidentalmente dentro una fica sudata e bollente. Rinvigorisco gli spasmi del bacino, scopandole la bocca con più veemenza, ormai prossimo all’orgasmo, quando il segnale acustico predisposto per segnalare la fine della seduta irrompe nel mio idillio. Confido che non si fermi, ignorando il fischio dopo una breve esitazione, ma lei tira indietro la testa e mi stappa la cappella a forza, ripulendosi aggraziatamente le labbra sbavate di liquidi.
“stai scherzando..” rantolo a fatica, esterrefatto, deglutendo a stento. Lei mi sorride e si rialza, sistemandosi la camicia sopra la gonna e richiudendosi la giacca.
“non stai scherzando.” apprendo, mio malgrado, arrendendomi contro la spalliera del divano, indeciso se finire autonomamente o pensare a lei in versione Platinette per farmelo ammosciare relativamente in fretta.
“Quanto cazzo puoi essere stronza?” le domando, ragionando più che altro a voce alta, nonostante trovi la cosa estremamente divertente e al tempo stesso eccitante.
“non essere impaziente.. l’eccellenza non si raggiunge in cinque minuti.”
“giustamente.” Smaltisco un po’ di frustrazione con una risata, prima di considerare che “voi strizzacervelli siete abilissimi a rigirare la frittata. Ancora mi chiedo perché vi venga elargito denaro, quando a conti fatti tocca a noi soli risolvere le nostre seghe.. mentali” mi alzo di malavoglia, fronteggiandola mentre mi riabbottono i jeans. Leslie ride di rimando e mi afferra il mento, cercandomi le labbra. “il fine giustifica i mezzi..” ci soffia sopra “che tu finisca il percorso da solo o per mano mia, una volta che ti sarai liberato io potrò dire di aver svolto bene il mio lavoro” le rubo un bacio vorace, scambiando un paio di battute con la sua lingua prima di salutarla con un sentitissimo “in questo caso una mano mi avrebbe fatto comodo.”

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