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Racconti Erotici Etero

Lezione al computer

By 4 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiese aiuto per quel programma che non conosceva bene e che le serviva per quell’esame e che, per sua fortuna, io conosco abbastanza.
Venne a casa mia col computer portatile. Lo appoggiò sul tavolo, lo aprì e lo avviò. Sedette tutta impettita col faccino serio serio della alunna diligente.
Indossava un maglioncino accollato nero e una gonna scamosciata verde muschio o qualcosa del genere, le calze nere velate e, tocco di classe, degli stivali dal tacco alto scamosciati, dello stesso colore della gonna.
Seetti al suo fianco per spiegarle come funzionasse il programma e il suo profumo mi inebriò. Cercai di restare concentrato e portare avanti la lezione. Ascoltava con molta attenzione e di quando in quando prendeva degli appunti. Con quel faccino serio serio, tutta concentrata, gli occchiali sul bel nasino era più che graziosa: uno spettacolo.
Terminata la spiegazione mi guardò un po’ più tranquilla:
“Pensavo peggio.” disse.
“Te l’avevo detto che non era complicato.” risposi.
Sorrise e spegnse il computer per poi chiuderlo.
Si volse verso di me e con tono scherzosamente serio disse:
“Professore, allora, quanto le devo?”
“Signorina – risposi altrettanto professionale – ma le pare, per così poco.”
“Allora faccio io.” disse e allungate le manine mi slacciò la cintura, sbottonò i calzioni, giù la zip e lo slip e mi tirò fuori il pene.

Restai impacciato e sorpreso, piacevolmente sorpreso.
La sua piccola mano scorreva su e giù con grazia e mi donava sensazioni indicibili. Poi si chinò e la sua lingua giocò a lungo, birichina, con la punta della mia asta. Non so descrivere cosa io stessi prvando. Dopo un po’ ecco che la sua bocca si schiuse, la sua testolina s’abbassò e le sue labbra scivolarono sul mio sesso con ritmo e dolcezza. Persi la cognizione del tempo e la coscienza di me. Quando sentii che era arrivato il momento, posai una mano sulla sua testa e la spinsi giù e subito dopo venni.
La sua mano continuava a scorrere su e giù lentamente e quando levai la mano riprese a muovere la testa succhiando ancora per un po’.
Alla fine si rialzò e mi guardò sorridente.
“Signorina – dissi – mi ha pagato con una banconota di grande taglio, devo darle il resto.”

Spinsi in su la gonna a scoprire le gambe e vedi che non indossava collant ma autoreggenti; le sfilai lo slip e le feci aprire le gambe. Scivolai giù dalla sedia e affondai il viso tra le sue cosce così belle. La lingua cercò il suo intimo e ne raccolse golosa l’umore. Il suo sapore mi fece impazzire.

Baciai e leccai il suo frutto segreto a lungo. Reclinò un poco la testa all’indietro e il tuo respiro si fece più affannoso. Cercai di spingermi quanto più possibile in lei per darle e ricevere piacere.
Quando mi posò le mani sul capo e mi tirò a se capii che stavo per ottenere ciò che speravo ed infatti con fremito che la scosse tutta, raggiunse l’orgasmo.
“Fermati, ti prego…” mormorò
Ancora qualche vibrazione del suo corpo mi fece capire che stava godendo. Ero al settimo cielo.

Lentamente si rimise lo slippino, si rassettò la gonna e ravviò i capelli con le dita.
Prese il comupter e lo rimise nella sua custodia, se la pose a tracolla e si incammini verso la porta:
“Grazie professore.” disse voltandosi per un attimo e se ne andò.

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