Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Lezioni estive

By 2 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Cosa c’è di più noioso dell’estate dopo la maturità se non si riesce a viaggiare? Ecco niente! Io vivevo proprio quella situazione avendo appena passato l’esame di maturità, con voti discreti, vivendo in una famiglia (figlio unico) normale e senza un lavoro che mi permetta di partire.

Di amici ne ho, non sono uno sfigato, però sono tutti o alla casa al mare o sono partiti, mentre di ragazze non se ne parla, ho un vero e proprio problema a rapportarmi con loro: mani sudate e che si muovono in maniera involontaria, fatica a parlare, sguardo vitreo; insomma un vero e proprio imbecille!

Eppure non sono brutto, almeno così mi vedo: alto 1 metro e 80, capelli castani corti, occhi verde scuro, fisico normale, con un pochino di pancetta ma nulla di eclatante insomma. Va bene anche avere console, ma d’estate non ci riesco proprio a stare davanti alla TV con il sudore che mi fa appiccicare; tantomeno la TV propone cose a mio avviso indecenti.

Ecco allora che faccio giri in bici, aiuto mio nonno con l’orto così che perdo il tempo e non sto da solo a casa, mentre i miei lavorano, godendomi il beneficio della stanchezza oltre alle coccole della nonna che è sempre gentile con me lasciandomi delle mance e preparando i manicaretti che solo lei sa fare, ecco perché ho la pancetta.

Proprio un giorno di questi, a pranzo, mia nonna interrompe il silenzio «Luca –questo è il mio nome- oggi pomeriggio mi devi accompagnare che devo fare un po’ di spesa»

«Va bene» le dico continuando a mangiare senza problema.

Finito il pasto, come è abitudine a casa dei miei nonni, andiamo a coricarci per il riposino pomeridiano prima di muoverci da casa e andare in città, guido sempre io con nonna poiché a lei non piace, per fare la spesa. Finito la commissione stiamo per tornare a casa quando mi fa fermare davanti a una casa con un giardino grande, una bella villetta insomma.

«Ma nonna…»

«Qui ci abita una mia amica ed è un po’ che non vengo»

Mia nonna citofona ed entriamo attraverso un piccolo cancello in questo giardino immenso che ha gli alberi disposti sul perimetro. Sarebbe stato meraviglioso se non fosse stato che l’erba era abbastanza incolta. Ci accoglie una vecchietta che avrà più o meno l’età di mia nonna (65 anni) bassina con un corpo abbastanza rotondetto (una 4a di seno e dei fianchi abbastanza larghi) che indossa una maglia e un pantaloni abbastanza comodi.

«Ciao Luisa –mia nonna si chiama così- che ci fai da queste parti? È veramente tanto tempo che non ci vediamo» un grande sorriso si stampa sul suo volto quando ci parla, contenta di vedere mia nonna

«Ero con mio nipote Luca –mentre mi indica così da presentarmi a lei- e siccome non abbiamo nulla da fare volevo venirti a trovare»

«Hai fatto bene ma che bel nipote che hai –le dice mentre mi guarda con occhi gentili, da nonna, facendomi arrossire- venite dentro che vi offro qualcosa»

Così entriamo e siamo in una casa molto lussuosa, con mobili antichi e quadri bellissimi; quasi mi sento in soggezione a mettermi seduto su una di quelle sedie. Loro si fanno il thè mentre io bevo dell’acqua frizzante gelata, visto il caldo.

«Allora come stai Maria?» chiede mia nonna alla sua amica 

«Come vuoi che vada. Sono poco più di due anni che Lino –il marito- è morto e i miei figli lo sai hanno famiglia e mi vengono a trovare quando possono, o vado io da loro quando non posso creare tanto disturbo»

«E come fai con i lavori di casa? Ho visto il giardino sai? Non ti buttare giù hai le amiche» mia nonna cercava di spronarla

«Per i lavori cercavo qualcuno perché quelli più duri non so farli e per gli altri mi ci vorrebbe una mano»

«Appunto ecco allora perché ti ho portato mio nipote –disse quasi di getto, trovando stupiti sia me che la sua amica- lui ha bisogno di qualche soldino mentre tu hai bisogno di una mano forte qui – guardò la casa nel suo interno- e fuori»

«Ma a me andrebbe bene, anzi benissimo – sorrise confortata la signora Maria guardandomi – se vuoi eh»

«A me va benissimo» mi ero fatto i conti e avrei avuto modo di racimolare qualcosa e potermene andare in vacanza.

Ce ne andammo da lì e iniziai a lavorare la settimana seguente, iniziando subito dal giardino che era totalmente incolto. Aveva un tosaerba vecchissimo ma seppi farlo funzionare, così iniziai a tagliare l’erba a petto nudo, un modo per prepararmi al sole della futura vacanza.

La signora Maria era gentilissima, mi offriva da bere e mi ringraziava in continuazione, anche se ero io che dovevo ringraziare lei: alla fine il lavoro non era duro e il tempo passava in maniera veloce, così da ovviare anche alla noia.

Ci misi un intero giorno a tosare quel giardino in maniera perfetta e la mattina successiva andai da lei presto, così da iniziare a riordinare l’interno della casa, sicuramente il lavoro più duro. Suonai al campanello e mi venne ad aprire in vestaglia, una visione che di prima mattina non era affatto male, soprattutto il suo sorriso che illuminava la giornata.

«Buongiorno caro che ne dici di fare colazione?» propose senza troppi preamboli dirigendosi direttamente in cucina.

Eravamo uno di fronte all’altra, io in imbarazzo totale, mentre lei discorreva con me senza troppi problemi, anzi si era trattenuta più del solito nel parlare.

«Ma che hai, sembri così timido, è successo qualcosa?»

«No no è solo che non… -scossi la testa deglutendo a vuoto- non ho mai visto una bella donna in déshabillé» confessai a bassa voce.

Rise di gusto «il mio ego ringrazia mio caro ma non sono per nulla bella e donna, al massimo una simpatica nonnina»

«Simpatica, dolce e bella» sottolineai ora più rincuorato.

L’aspettai in biblioteca, una vasta, immensa e pomposa biblioteca che sembrava uscita da un racconto barocco: tutta in legno, con un soppalco e una scala che aiutava a prendere i libri più alti. Stavo per iniziare a togliere i libri della prima mensola quando arrivò Maria e mi fermò: aveva un camicetta e un golfino, con una gonna che arrivava al ginocchio e delle calze pesanti.

«Mi reggeresti la scala che devo prendere un libro? Sai volevo leggere e farti un po’ di compagnia”

«Se vuole signora Maria lo prendo io senza problemi» le proposi gentile

«Ma no tranquillo ci riesco ancora bene» gioviale come al solito il suo tono.

Mi posizionai alla base della scala mentre lei la saliva gradino per gradino e, una volta arrivata in cima, alzai lo sguardo notando una cosa: la signora Maria non aveva gli slip e potevo vedere le sue natiche fasciate dalle calze.

Abbassai lo sguardo e arrossii come un ladro colto in flagrante fintanto che ella scendeva la scala, alzando il volto solo quando oramai aveva finito la discesa. Mi sorrise e mi accarezzò il volto, tornando verso un divanetto poco distante da me.

Lei

Mi sedetti sul divano col libro aperto in grembo, mi poggiai allo schienale e indossai gli occhiali per poter leggere, o meglio per far finta di leggere e avere una scusa per restare nella medesima stanza con quel bel ragazzo che era Luca.

Il giorno prima mi ero scoperta a fissarlo dall’interno della casa mentre lui si occupava del giardino, come una giovinetta mi nascosi dietro la tenda e lo spiai per tutto il tempo, uscendo solo di tanto in tanto per portagli qualche bevanda fresca e qualche spuntino.

Poterlo vedere così da vicino metteva in moto nel mio corpo il meccanismo della lussuria, seppur continuavo a ripetermi che era troppo giovane, che era il nipote di una mia cara amica e che poteva essere addirittura un mio nipote; ugualmente sentivo la morsa del desiderio stringere la bocca dello stomaco.

Una parte di me si vergognava nel constatare che la visione di quel corpo giovane baciato dalla luce del sole potesse risvegliare in me voglie che credevo ormai sopite, perse da tempo…eppure la parte predominante del mio essere mi spingeva ad osare ed infatti quella mattina vedendolo sulla porta di casa mi era balenata in mente l’idea di provocarlo.

Quale astuzia migliore se non dimenticare l’intimo e fare in modo che egli se ne accorgesse?

La scusa del libro e della scala era stata perfetta!

Sapevo che la curiosità l’avrebbe spinto ad osservare e il rossore delle sue guance era la prova che aspettavo, era evidente che il mio corpo da donna matura non lo lasciava indifferente.

In un moto di eccitazione mista a tenerezza non sono stata capace di resistere alla tentazione di accarezzarlo, sentire sotto le dita la sua pelle tonica e morbida mi ha fatto fremere. 

Queste sensazioni di benessere mi donavano l’ardire di continuare ad azzerare le distanze che ancora ci vedevano lontani.

Dalla mia postazione di tanto in tanto gli lanciavo qualche occhiata, indugiando sulle sue spalle larghe e forti e lo sguardo scivolava anche sul fondoschiena, fin da giovane avevo un debole per il lato b degli uomini.

Senza apparire troppo interessata iniziai col fargli qualche domanda, così per sondare il territorio.

-Luca cosa ne dice la tua fidanzata di questo lavoro estivo?- chiesi alzando gli occhi dal libro e osservandolo.

-Uhm… veramente non sono fidanzato- rispose abbastanza imbarazzato.

– Ma come? Un bel ragazzo come te è solo?- rincarai la dose poiché il suo rossore mi stuzzicava e mi inteneriva.

-Grazie….- quasi balbettò ancora più emozionato. Era palese che non era avvezzo ai complimenti.

Mi alzai e lo raggiunsi.

-Luca hai il viso in fiamme, non ti senti bene?-

-No no sto bene- si affrettò a rispondere abbassando lo sguardo. 

Appariva agitato ed io non mi feci sfuggire l’occasione, gli presi una mano fra le mie e gliela accarezzai.

-Non volevo essere inopportuna, scusami.- 

– Ma no signora Maria è solo che non sono abituato ai complimenti…-

-Su rilassati, conosco un metodo per farti calmare. Chiudi gli occhi.-

Mi guardò stranito.

-Su chiudi gli occhi, fidati- insistetti e quando ubbidì presi la sua mano e la portai all’altezza del mio cuore, proprio sul seno destro che la sua mano copriva quasi del tutto -Lo senti il battito? Respira piano e rilassati ascoltandone il ritmo-

LUI

Sentivo il battito del suo cuore attraverso i vestiti e quel suono costante mi aveva rilassato fino al momento in cui non mi spostò la mano, introducendola all’interno della camicia, tanto che la carne della mia mano fosse a contatto con la sua.

Aprii gli occhi e vidi la signora Maria con gli occhi semichiusi che si godeva quel contatto e d’istinto ritirai la mano arrossendo come un peperone.

«È meglio che continui signora- le dissi deglutendo a vuoto- mi paga per lavorare» le parole uscivano a fatica, come a fatica mi diressi verso lo scaffale cercando di continuare il lavoro. Poco dopo, però, sentii le mani di ella che mi abbracciavano da dietro avvolgendomi all’altezza dello stomaco; sentivo i suoi seni premere sulla mia schiena e non potei che immobilizzarmi.

«Girati per favore» mi sussurrò all’orecchio con voce quasi di supplica. Non potei che eseguire quel suo “ordine” trovandomi dinnanzi a me la signora Maria completamente nuda dalla vita in su.

«Ma… ma signora…» non riuscii a finire la frase che ella mi abbracciò di nuovo

«Ho bisogno di attenzioni, per la casa c’è tempo mentre per me sempre meno –quasi si stava per mettere a piangere- donami delle attenzioni e lo conterò come un giorno lavorativo»

«Ma signora –cercai di prendere tempo- cosa vuole che faccia? Non sono capace, sono del tutto inesperto»

Mi sorride quando le dico questo e si allontana appena da me per mostrarsi ancora in tutta la sua nudità superiore.

«Intanto chiamami Maria, zia anche mamma se vuoi ma mai più signora e non azzardarti a chiamarmi nonna. So di essere vecchia ma vorrei ancora godere e allora vieni qui» muove l’indice come a dirmi di seguirla mentre si va a sedere sul divano «per prima cosa devi leccare, mordicchiare e succhiarmi i capezzoli. Così inizi a riscaldarmi»

Docile mi avvicino a lei e, inginocchiatomi, appoggio le labbra timoroso ai capezzoli baciandoli piano. «Sii deciso» mi ammonisce lei così serro con forza le labbra attorno a quel bottone che si sta indurendo e che lecco inumidendolo per bene. Mi viene voglia di morderlo e lo faccio, ma con troppa foga, tanto che le sue mani mi allontano appena e capisco che devo alternare i tre movimenti. Succhio, lecco e mordo avendo dei riscontri positivi dalla signora che geme forte. Accompagno i movimenti della bocca con la mano che stringe l’altro seno, dedicandosi al capezzolo in seconda battuta.

La signora è decisa tanto che mi fa spostare la mano in mezzo alle sue gambe fasciate dalle calze che con decisione strappo. Gli istinti primordiali si fanno sentire tanto che, mentre cambio seno con la bocca, due dita si intrufolano in lei trovandola completamente aperta e bagnata.

«Sopra le grandi labbra c’è il clitoride, toccalo e mi farai felice» mi ordina con voce roca e rotta dall’eccitazione. Il mio pollice trova la protuberanza e inizia a stuzzicare quel bottoncino mentre la penetrazione continua sempre più veloce.

Non ci vuole molto che tutto il bacino della signora di muova, come se fosse scosso da movimenti controllati, con i muscoli vaginali che si contraggono e si rilassano attorno alle mie dita.

«Godooooo» urla come un’ossessa mentre sento cedere del tutto, sotto le mie attenzioni, la sua carne facendo abbandonare la signora sul divano come uno straccio usato. Dopo qualche istante mi prende la mano e se la porta alla bocca succhiando via tutti gli umori raccolti dalle dita.
 
 
 
Lei
 
Rilassata per l’orgasmo appena raggiunto lecco e succhio con lentezza i miei umori dalle dita di Luca e lo osservo, prima in viso e poi spostando lo sguardo sul suo corpo fino a posarlo all’altezza dell’inguine.
A piena mano tocco la patta tesa dall’eccitazione del ragazzo, mi sfugge un sospiro; avevo dimenticato quanto fosse stimolante sentire la carne dura di un uomo in erezione. Ansiosa di constatare approfonditamente il suo corpo abbasso la zip e scosto gli slip tirando fuori il cazzo duro e pulsante; istintivamente mi lecco le labbra pregustando il momento in cui me ne impossesserò.
Lo guardo un attimo negli occhi prima di scivolare dal divano per inginocchiarmi davanti a lui e deliziarlo con la mia bocca.
Voglio che si fidi di me e che diventi creta da plasmare a mio piacimento, nelle ore passate insieme ho inteso che è un giovane che ha ben poca esperienza se non proprio nessuna e sento la responsabilità di iniziarlo ai piacere della carne, di insegnargli cose che solo l’esperienza può suggerire.
Prima chiudo le dita intorno al fallo massaggiandolo e poi inizio col sfiorare la cappella turgida e lucida con la lingua bagnandola ancora di più, con lentezza poi lo accolgo fra le mie labbra e scivolo sull’asta, guadagnando un centimetro in più ogni volta che muovo la testa avanti ed indietro. Così facendo poco alla volta mi ritrovo a scivolare con la bocca sull’asta quasi fino alla base.
Lo sento gemere e ciò mi spinge a continuare e ad osare tant’è che metto la mano sotto i suoi testicoli per massaggiargli e stringerli mentre con la lingua faccio pressione contro il frenulo.
Il respiro di Luca diventa affannoso e corto, l’esperienza mi suggerisce che di la poco andrà in contro ad un orgasmo e così mi fermo appena concentrandomi solo sui testicoli.
Spostando la mano lascio il posto alla bocca, dapprima lecco le sferiche protuberanze poi le succhio ed infine le mordicchio non troppo forte con l’intento di sentirlo fremere sotto le mie attenzioni.
Alzo lo sguardo a spiarne le reazioni e lo vedo ad occhi chiusi e con la bocca seiaperta con un espressione d’estasi, deglutisce a vuoto e decido di percorrere con la lingua il tratto di pelle che da i testicoli mi riporta al prepuzio.
Riprendo a succhiare con voracità stringendo le labbra attorno al suo cazzo mentre scivolo su e giù cercando di prendere in bocca il più carne possibile.
Sento la cappella sfiorare la gola che stringo così da farlo godere di più e in men che non si dica lo sento venire sulla mia lingua.
Il suo seme denso e caldo mi riempie la bocca al tal punto che alcune gocce fuoriescono all’esterno scivolando sul mento.
Ingoio ciò che ho in bocca e cerco di pulirgli la pelle con lente leccate.
-Povera gioia…da quanto ti trattenevi eh!?- mormoro raccogliendo con minuzia ogni goccia di sperma.

LUI 

 

Me ne andai a casa quel giorno, anzi Maria mi lasciò il pomeriggio libero perché mi aveva completamente spossato con quel trattamento. Non riuscii a far altro che una doccia e poltrire tutto il giorno. 

La mattina seguente andai di nuovo da Maria, cercando di non far trasparire nessuna emozione, ed ella stessa mi aprì con un sorriso gioviale, da nonna. Questa volta era vestita normalmente, solita camicetta e gonna sotto il ginocchio con scarpe comode, accompagnandomi alla libreria mentre per poi andarsene dalla casa a causa di commissioni. 

Me ne stetti tutto la mattinata solo così da poter spolverare per bene la libreria e segnarmi, con un foglietto, quali riparazioni dover fare nel legno oramai consunto di quella stanza. Mi diressi, poi, al capanno degli attrezzi (diciamo reggia visto che era immenso) che dovevo metter in ordine, iniziando a portar fuori tutte le cose e pulire dentro vista la polvere accumulata. 

Era ormai l’ora in cui stacco per tornare a casa per pranzo quando vidi arrivare verso di me la signora Maria. 

«Luca faccio la carbonara rimani a pranzo con me?» mi chiede asciutta nel tono 

«Beh -rimasi qualche istante a pensarci prima di annuire- va bene che dopo pranzo riprendo subito a lavorare così che forse per stasera ce la faccio». 

Mentre mi do una sciacquata alle braccia, al viso e al petto la signora Maria prepara la pasta alla carbonara e mi ritrovo, dopo qualche istante, a osservarla, diciamo a fissarla, mentre cucina la pasta. 

«Siediti che è pronto» mi esorta la signora guardandomi felice mentre porta la padella sulla tavola, distribuendo così i piatti per sedersi di fronte a me. 

Il pranzo si svolge quasi in religioso silenzio, mi sento inappropriato per quella situazione visto che da un lato è come se mangiassi con mia nonna, dall’altro non posso essermi dimenticato ciò che ho (abbiamo) fatto. 

«E dimmi come mai hai accettato di fare un lavoro così pesante d’estate? Mi ricordo che tua nonna parlava di noia e di vacanza» 

«In effetti vorrei raccimolare qualche soldo per fare una vacanza estiva prima dell’università» dissi a bassa voce 

«Luca, alza gli occhi non ti vergognare per ieri, anzi volevo proprio parlarne…» 

«Se ne è pentita?» chiedo di getto quasi non facendola finire 

«No no -mi sorride ora mentre tento di guardarla senza paura- anzi mi è piaciuto molto non voglio che tu ti senta in imbarazzo, ti è piaciuto? -mi chiede mentre con la testa annuisco piano- bene allora abbiamo fatto una cosa da adulti consenzienti quindi non aver paura» 

«Non ho paura anzi volevo ringraziarla che ora che ne parliamo sono più sereno» 

«Oh bene -ride ora mentre sorseggia del vino bianco- perché sai mi è venuta un’idea…» 

 

 

 

LEI 
 
Lo guardo da sopra il bordo del bicchiere mentre prendo l’ultimo sorso di vino, con calma ne gusto il sapore delicato trattenendolo un poco sul palato prima di lasciarlo scivolare giù nella gola. 
-Mi è venuta un’idea…dicevo- ripeto mentre con calma mi alzo e mi avvicino al frigo -ho fatto anche il dolce eh!-  sorrido mentre prendo delle coppe ripiene di crema al cioccolato e guarnite di granella di nocciole. 
Ritorno verso la tavola e gli porgo una coppa -Credo che tu abbia bisogno di scioglierti un po’, di guadagnare più fiducia in te- esclamo con tranquillità guardandolo in viso. Lo vedo interessato e prima che possa rispondermi continuo il mio monologo, alternando di tanto in tanto qualche assaggio della crema. 
-Sotto la superficie di goffaggine e timidezza c’è un bel ragazzo, pronto a imparare cosa voglia dire essere un uomo.-  
Faccio una piccola pausa così che possa avere il tempo di capire cosa intendo. 
-Ed è proprio all’uomo che punto, per questo ho deciso di insegnarti cosa vogliono le donne e come dare loro piacere.- 
Oramai le coppe sono vuote, Luca ha ascoltato le mie parole annuendo ogni tanto, percepisco che è nelle mie mani…pericolosamente a mia disposizione. 
Entrambi avevamo finito di pranzare e decido di avvicinarmi, mi posiziono dietro di lui lasciandolo seduto e gli poso le mani sulle spalle. 
-La prima regola mio caro è non avere mai fretta- confido con voce bassa mentre inizio a massaggiargli la nuca, cerco di farlo rilassare così che poi possa seguire ogni mio volere.  
Voglio che si senta a sua agio, in lui c’è molto potenziale e so che è come creta fra le mie mani. 
Lo aggiro andandomi a sedermi sulla tavola, mi alzo un tantino la gonna per stare più comoda e apro appena le gambe, ed è quasi fulminea la sua reazione; lo vedo fissarmi con desiderio l’inguine. 
-Noi donne abbiamo bisogno di sentirci desiderate mio bel Luca- dico con voce bassa ed eccitata, gli prendo una mano e la porto sull’interno coscia. -C’è una cosa da non dimenticare, abbiamo bisogno di riscaldarci prima di dare il meglio di noi- continuo a muovere la sua mano in cerca della mia vagina per fargli scoprire che anche quel giorno non c’è intimo. 
Lo guardo e con l’altra mano sbottono la camicetta, sotto l’elastico del reggiseno, fra le due coppe, c’è una banconota da 100 euro ripiegata. Lo vedo guardarmi incuriosito. 
-E’ per te…un piccolo extra.- ammicco maliziosa.

LUI 

 

Non riesco a spiccicare parola quando vedo quel pezzo di carta verde tra le due tette e istintivamente con la bocca vado a mozzicarlo, carpendo l’elastico e parte della carne della signora Maria, mentre con la mano arrivo tra le gambe di lei toccando così la peluria per poi inserire, senza troppi indugi il dito all’interno di lei. 

«Piaaaaano -mi dice fermandomi il braccio con la mano mentre sospira piano- prima devi massaggiare le grandi labbra e poi inserire un dito». 

Esco con il dito e con la mano vado a massaggiare piano le grandi labbra mentre l’altra viene presa dalla signora che la posa sul suo seno; applico delle pressioni da sopra il reggiseno e, uniti alle attenzioni che sto applicando alla sua intimità, escono forti mugolii dalla bocca della donna e porta la testa indietro. prendo ancora più iniziativa, grazie al vino che ho bevuto, spingendo con la mano, che ho sul seno, il corpo della signora così che si possa stendere sul tavolo, sparecchiando come meglio riesce. 

Appoggio i 100 euro sul tavolo e poi infilo la testa tra le sue gambe coprendomi con il tessuto della gonna, tenendo le gambe di lei divaricate con le mani e iniziando a succhiare, in maniera piuttosto oscena, le grandi labbra di lei che mugola quasi urlando «ecco bravo conti…nua così continua» mi incita mentre un dito raggiunge l’apertura di lei iniziando a penetrarla poco dolcemente. Il bacino di lei inizia a muoversi deciso mentre i denti strusciano decisi sul clitoride di lei. Infilo un secondo dito e sento una mano premere sulla nuca e spingermi verso il bottone del piacere, che lenisco con la lingua come se fosse un pennello.  Sento i muscoli vaginali avvolgere le mie dita e i gemiti salire finchè la mano della signora Maria non mi accarezza e i capelli e si rilassa. 

«Ecco bravo ora sono venuta e sono ancora vogliosa» mi dice mentre si tira su e io tolgo la testa da sotto la gonna guardandola. Ride di gusto quando mi vede, allungando una mano sulle mie labbra e poi portandola alla bocca «mmmm buono» mentre fissa il mio pacco, oramai gonfissimo, che stuzzica con il piede. 

«Togliti i pantaloni e le mutande» mi ordina e io eseguo senza problemi, rimanendo seduto dinnanzi a lei semicoperto dalla maglietta; il mio cazzo svetta fiero verso l’alto, con la cappella violacea. Ella si alza e, muovendosi lentamente, si spoglia completamente mostrandomi, così, il suo corpo così eccitante anche se ha risentito degli anni. 

allarga le gambe e, guardandomi negli occhi, si  cala sulla mia asta penetrandosi da sola. «Ora ti cavalco e tu potrai venire solo dopo di me -mi disse mentre  iniziava a muoversi piano su di me- perché ricorda che deve venire prima il piacere della donna e poi il tuo» sporgendosi così da appoggiare i seni sul mio volto, tanto che i denti possano azzannare quella carne così bianca. 

Il ritmo, che all’inizio è lento, diventa sempre più deciso tanto he chiudo gli occhi e lei mi morde piano il naso «ricorda solo dopo di me -mi ammonisce mentre con le mani va a stringere la sacca scrotale- o te li strizzo e non potrai godere più per oggi». 

Così cerco di pensare il meno possibile alla scena sotto i miei occhi, concentrandomi sui muscoli vaginali di lei che pulsano di nuovo, come se chiedessero altra linfa. Le sue mani sono sulle mie spalle mentre le tette continuano a sbattere, come piccole fruste, sul seno. Non riesco ad aprire gli occhi, se non quando ella urla di nuovo, sconquassata da un nuovo orgasmo. Le mie mani, istintivamente, vanno sui fianchi di lei iniziando ad movimentare il suo corpo in maniera brusca, venendo in lei dopo qualche istante… 
 
 
 
 
Lei 
 
Gemo sonoramente e senza remore catturata da un secondo orgasmo più impetuoso; un ondata di calore si sprigiona dal nucleo della mia vagina quando i muscoli pelvici si contraggono spasmodicamente. 
Lo grido senza ritegno il mio piacere e guardo in viso quel ragazzo giovane e prestante, lo vedo riaprire gli occhi e afferrarmi i fianchi; a quel gesto una scarica di adrenalina si riversa nel mio corpo e sorrido soddisfatta quando lo sento venire dentro di me. Percepisco la contrazione del suo corpo e il relativo rilassamento. 
Aspetto che il suo piacere si esaurisca completamente nel mio canale vaginale e poi con calma mi alzo rimettendomi in piedi. 
– Se vuoi puoi usare il bagno per farti una doccia prima di riprendere il lavoro – dico guardandolo dall’alto verso il basso, mi accorgo che il mio tono può risultare un pochino distante ma fa parte del gioco; voglio che lui si senta un giocattolo e il modo migliore per far si che egli se ne convinca è ricordarglielo spesso. 

-Non dimenticare queste eh… – allungo una mano sul tavolo a raccogliere le 100 euro e gliele tendo. 
Lo fisso con un sorriso malizioso, intuisco la timidezza che lo blocca in quella situazione e la cosa mi intenerisce. 
– Sai…forse ho in mente un lavoretto extra che potrebbe farti guadagnare un bel po’…- azzardo rimanendo sul vago. 
Smetto di parlare accorgendomi che la gonna è ancora alzata sui miei fianchi e che nell’interno coscia cola qualcosa, abbasso lo sguardo e vedo un rivolo di sperma, unito ai miei umori, scivolare sulla pelle. Sfacciata allungo la mano a raccogliere con due dita il nettare dal doppio sapore per poi avvicinare le dita alle labbra e leccare. -Mhmmm buoni – sussurro succhiando l’essenza e guardandolo negli occhi. 
Dopo aver raccolto tutto il sapore mi piego verso di lui e lo bacio lentamente lasciando che tutto il gusto passi sulla sua lingua. 
-E’ meglio che vada a fare anche io una doccia – dico staccandomi da Luca, gli accarezzo il viso e gli sorrido amabilmente. – Il roseto ha bisogno di essere sistemato- gli dico con voce ferma e poi mi rimetto dritta, abbasso la gonna, risistemo la camicetta e giro i tacchi uscendo dalla cucina e lasciandolo li seduto e soddisfatto. 

 

 

Leave a Reply