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Racconti Erotici Etero

Licenziamento

By 29 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il giorno dopo l’epica orgia tra me, Katherine e Maria, la sua ormai ex-bigotta sorella, era lunedì. Il lavoro? Impiegato in un anonima azienda di elettronica. Purtroppo le dimensioni dell’azienda, sebbene modeste, richiedevano due cose:

1) Una continua analisi della situazione finanziaria aziendale di cui anche io mi occupavo (insieme a migliaia di altre persone).

2) Una tipa rossa di capelli con occhi verdi che sembrava una top-model, tutta curve, seno prosperoso e, purtroppo, incaricata dei licenziamenti.

Ogni volta che quella passava accanto alla mia postazione mi venivano un brivido (avrei potuto perdere quel lavoro guadagnato da ben poco tempo, appena due settimane) e un erezione (spero che il motivo di questa sia chiaro!!).
Purtroppo quella non mi degnava di uno sguardo, anzi. Era altezzosa e arrogante. Avevo provato a parlarci un paio di volte ma lei non mi riteneva il suo tipo.
Me l’aveva anche detto in faccia.

Il lunedì, per oscenamente faticoso che fosse, passò, passò la settimana e, siccome anche Katherine e Maria erano prese, tentai di rifugiarmi in Maiko. La giapponese e la sorella erano dovute partire per un parente che stava preparandosi a lasciare questa vita. Feci loro le mie condoglianze prima che partissero, rimpiangendo ampiamente di non avere uno sfogo per l’enorme carica sessuale accumulata.

Non che potesse continuare così.

Una settimana più tardi, lunedì mattina.
Mentre stavo andando dal caporeparto per presentargli un’idea venutami durante la mattinata sentii dei rumori. Rumori che riconobbi molto bene.
Ora, la porta era leggermente socchiusa, abbastanza da farci passare un iPhone. Attivai la telecamera, filmando 3.45 minuti di assoluto erotismo fine a sé stesso.

Appena scattò la pausa pranzo mi rifugiai in gabinetto. Attivai il video.
L’obeso direttore del reparto stava stravaccato sulla poltrona. Tra le sue gambe, la testa rossa dell’incaricata ai licenziamenti si muoveva su e giù con ritmo. Un pompino degno di una pornostar. La mia erezione era un bastone di ferro.
Mi sparai una sega ma mi bloccai a metà: perché avere un servizio tanto povero quando si può avere ben di più?

Infatti, il pomeriggio, verso le tre la troia venne ad annunciarmi il mio licenziamento. Sorrisi, contrariamente a ogni pronostico. I miei colleghi e colleghe guardavano la scena con passiva curiosità. Sapevo bene che nessuno di loro avrebbe rischiato il proprio posto per me.
E avevo ancora l’arma segreta. Chiesi alla rossa di parlare in privato, mostrandole il mio iPhone col video in direttissima. Meno male (per lei) che non c’era l’audio.

Immediatamente il suo colorito cambiò, idem per la sua espressione. Mi trascinò in una stanza con due sedie e un tavolo. Intuii che era disposta a scendere a patti.

-Cosa vuoi?-, mi chiese. -Cosa sei disposta a darmi?-, chiesi io.
-Posso evitarti la prigione per diffamazione.-, faceva ancora resistenza. Dovevo insistere. -Bello. Io posso evitarti di divenire pubblicamente la succhiacazzi del capo. Screditare te e lui.-, questa frase generò un profondo silenzio. Vidi distintamente una sua arteria batterle sul collo.
-Vuoi un risarcimento in denaro?-, chiese lei allora. “ci stiamo avvicinando.”, pensai soddisfatto. Posai il video davanti a lei e lo feci partire. Il volume era basso, bassissimo ma ancora udibile e i gemiti soddisfatti del boss si facevano sentire, così come i gorgoglii soddisfatti della troia. Anna, così si chiamava, tentò una negoziazione. -Posso darti… 10’000 ‘ sin da oggi per il tuo silenzio.-.

Nella mia mente esultai: era ben il doppio della cifra che avrei voluto. Mi avrebbe permesso di tirare avanti alla grande.
Annuii e lei mi sbatté giù un assegno.
Ma c’era ancora un’altra cosa.

-Voglio che me lo succhi.-, dissi con tono gelido. Dovevo essere inflessibile. -Ora.-. Lei, calmissima prese a succhiarmelo. Muoveva la testa in modo quasi perfetto. Insomma, di pompe me ne intendevo ma questa era brava.
Continuò a spompinarmi per un 4 minuti buoni, facendomi venire con la lingua e le mani. Per concludere, prima di venire, uscì dalla sua bocca, venendole sulla camicetta di raso tanto ufficiale.

I tre schizzi di sperma erano distintissimi e lei prese subito un fazzoletto per tentare di limitare i danni, guardandomi con odio assassino.
-Ho detto che ti avrei dato il video, e che volevo un pompino. Non dove sarei venuto.-, dissi con un sorriso. Me ne andai dopo aver cancellato il video sotto i suoi occhi, ridendo come un coglione mentre tutti guardavano la porta della stanza, in attesa che Anna uscisse con delle spiegazioni al mio comportamento.

Avrei dato cinquemila euro per vedere la sua faccia quando sarebbe uscita da lì…
Le “spiegazioni” erano tutte sulla camicetta e, in assenza di una lavatrice sarebbero rimaste là, in bella vista.

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