Skip to main content
Racconti Erotici Etero

L’impiegata delle Poste

By 10 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

A nessuno piace recarsi agli uffici postali, perdere ore intere in attesa che sul tabellone elettronico appaia lo stesso numero scritto sul proprio biglietto, sentire gli altri utenti lamentarsi per i disagi e l’inefficienza del personale addetto, essere costretti a scambiarsi sorrisetti di complicità per manifestare comprensione e solidarietà verso chi esprime ad alta voce i propri malumori.
Io tuttavia rappresento una rara eccezione.
Quando nello studio di ingegneria in cui lavoro arrivano bollette da pagare o versamenti da effettuare, mi offro sempre come volontario per andare alle Poste, sia per fare una passeggiata e rischiararmi la mente respirando aria fresca, sia perché spero di trovare allo sportello l’impiegata Anna.
Anna è una signora sulla cinquantina, molto affascinante, sempre vestita con eleganza e truccata con leggerezza. Ha capelli biondi mossi fino alle spalle ed occhi grandi di un azzurro chiaro. Il punto forte del suo fisico robusto, seppur ancora sodo, sono i seni che, qualunque capo di abbigliamento indossi, paiono sempre strabordare dai vestiti.
Anna si è sempre dimostrata gentile e cordiale nei confronti dei clienti, anche di quelli più lamentosi. Al contempo, però, mostra spesso un’aria dura, fin troppo decisa, tanto che quando mi fissa con quegli enormi fari che ha al posto degli occhi mi costringe sovente ad abbassare gli occhi.
Ciò nonostante, questa bella signora popola spesso le mie fantasie notturne. Mi sono chiesto spesso se conservi quell’aria autorevole anche nei rapporti sessuali con il partner, o se invece nell’intimità si trasformi in una creatura dolce e bisognosa di tenerezze.

Un sabato mattina, passeggiando per le vie di C. intento a sbrigare alcune commissioni, mi imbattei in Anna. Teneva con le mani due enormi buste, su cui era disegnato il logo di una nota catena di supermercati. Quelle buste dovevano essere parecchio pesanti, considerando con quale sforzo le trasportava.
Incrociai il suo sguardo e le sorrisi. Anche lei mi riconobbe e mi salutò con un ‘Salve’ semi-informale.
Feci qualche altro passo, poi mi resi conto che ero stato un maleducato a non offrirle il mio aiuto. Pertanto mi voltai e la raggiunsi con un paio di falcate veloci.
‘Le serve aiuto signora?’, chiesi.
Lei mi scrutò con il suo solito sguardo sicuro da inquisitore, poi si raddolcì e annuì, ringraziandomi. ‘Sempre che non sia troppo disturbo per lei.’
‘Non si preoccupi’, risposi. ‘Un po’ di ginnastica mi fa sempre bene.’
Mentre ci incamminavamo verso casa sua, scambiammo qualche battuta. Mi chiese che lavoro facessi e dove abitassi. ‘Mi può dare anche del tu se preferisce’, le dissi.
‘Va bene. Dopotutto, potrei essere tua madre!’, concluse, sorridendo.
‘Non intendevo dire questo”, borbottai imbarazzato.
‘Lo so, non preoccuparti! Comunque io sono Anna.’ (Fu in questa occasione che conobbi il suo nome)
‘Piacere, Matteo.’

Arrivati a casa sua, mi aspettai che mi chiedesse di lasciare le buste all’ingresso e che mi congedasse con un semplice ringraziamento. Invece aprì la porta e mi fece strada.
Giunti in cucina, mi aiutò a sistemare le buste sul tavolo e mi offrì qualcosa da bere. Io ovviamente accettai volentieri.
Mi appoggiai sulla credenza e la osservai. Indossava un costoso tailleur scuro, che non celava di certo le sue forme giunoniche. Ai piedi portava due scarpe nere scollate col tacco alto, mentre le gambe erano coperte da sottili collant chiari. Ero affascinato dalla sua figura, e lei se ne accorse, visto che mi sorprese a osservarle il fondoschiena non appena si voltò per porgermi il bicchiere.
‘Come mai mi hai aiutata?’, mi chiese bruscamente.
Non mi aspettavo una domanda di quel tipo e proferita con tanta brutalità. ‘Ehm’per cortesia’lo faccio sempre quando posso”, borbottai, ma era palese che ero in imbarazzo, visto che ero diventato rosso come un peperone e avevo abbassato lo sguardo.
‘Lo so che hai altre intenzioni. Tutti gli uomini hanno altre intenzioni!’ Quella schiettezza mi aveva raggelato il sangue. ‘Ti piaccio, vero?’, continuò.
‘Beh’si’è una bella signora”
‘Vieni con me!’ Più che un invito sembrava un ordine. La seguii nel salottino. Lei si sedette su un divano, mentre io rimasi in piedi di fronte a lei. Poi si tolse le scarpe e sollevò la gamba sinistra. ‘Massaggiami i piedi!’ Io obbedii, dopotutto quella situazione mi intrigava parecchio. Presi il suo piedino grassottello tra le mani e lo massaggiai dolcemente. Poi feci lo stesso con quello destro.
‘Ti va di baciarmeli?’, mi domandò, stavolta più cortesemente.
‘Certo!’, risposi io eccitato. Così mi inginocchiai e le baciai prima i piedi, poi le gambe. A lei piaceva, glielo leggevo in faccia.
Poi si sfilò i collant, molto lentamente, come se fosse una spogliarellista. Io rimasi ad osservarla, sentendo il mio uccello che si ingrossava repentinamente. Stette con la gonna sollevata, distese la schiena e aprì le gambe. Mi accorsi allora che non portava intimo.
Senza aver bisogno di ulteriori comandi, mi tuffai tra le sue cosce. Le baciai la folta peluria che ricopriva il suo sesso, poi le leccai le zone glabre intorno. Lei mi accarezzava i capelli, godendosi quel trattamento. Incitato dalle sue carezze, iniziai a leccarle la figa, che già sbrodolava di liquido. Aveva un odore davvero pungente, non come quello a cui ero avvezzo. ‘Odore di fregna matura’, pensai. La leccai per più di cinque minuti, inebriandomi di quel sapore nuovo ed eccitante. Sarei rimasto là per ore, ma lei venne e mi riversò in bocca tutto il suo piacere.
‘Hai dei preservativi ragazzo?’, mi chiese poco dopo, respirando a fatica ma con una voce apparentemente diversa, più sensuale.
In quel momento non ne portavo con me, non aspettandomi ovviamente di imbattermi in una simile esperienza. Le dissi allora che ne avrei prelevato un paio da un distributore automatico che si trovava nella farmacia più vicina, dopodiché mi fiondai fuori dalla casa, lasciando la porta socchiusa.

Tornai correndo e, senza suonare il campanello, entrai in casa. Non la trovai né in cucina, né nel salotto. Così salii al piano superiore e perlustrai la casa. Finalmente, la vidi distesa su un letto matrimoniale, completamente nuda, mentre si masturbava con un vibratore elettrico.
‘Ce ne hai messo di tempo!’, mi disse, quasi rimproverandomi.
‘Ho fatto prima che potessi’, ribattei, quasi scusandomi.
‘Spogliati ora!’ Feci come mi chiedeva. Non appena vide il mio cazzo, che era di nuovo duro nonostante la corsa, me lo prese in mano e me lo fece ingrossare ancora di più masturbandolo. Muoveva la mano con una maestria sorprendente. ‘Chissà quante seghe avrà fatto questa troia!’, pensai. A quel punto tolse un preservativo dalla scatoletta che tenevo ancora in mano, strappò con i denti l’involucro e avvolse il profilattico attorno al mio membro eretto, facendolo scivolare con le labbra.
Poi mi spinse buttandomi sul letto e si sedette sopra di me. Mi prese di nuovo il cazzo con la mano e lo condusse all’interno della passera, che sembrava un lago.
‘Ahhh’così’fottimi ragazzo!!!’ Mi cavalcava come un’ossessa. Forse era da molto che non prendeva cazzi. A me chiaramente quella situazione non dispiaceva affatto. Anzi, gradivo particolarmente quella posizione, da dove potevo ammirare le sue tettone che ballonzolavano su e giù. Gliele afferrai e gliele succhiai come un affamato di fronte a un piatto prelibato. Mai avevo avuto tra le mani dei seni così grandi! Erano un po’ cadenti vista l’età di Anna, ma ancora appetibili!
Scopammo in quella posizione per una decina di minuti. Io non riuscivo a venire, la sua figa era così lubrificata dai suoi umori che sembrava non ci fosse attrito. A lei invece sembrava piacere. Ebbe un secondo orgasmo, dopodiché si sfilò il cazzo con facilità e me lo menò fino a farmi schizzare di sborra la pancia.
Mai avevo avuto un rapporto così ‘violento’.
‘Rivestiti ora, mio marito potrebbe tornare da un momento all’altro!’, mi disse. A quel punto capii la sua fretta. Mi pulii con un fazzoletto, poi mi rimisi addosso i vestiti.
‘Ci possiamo rivedere?’, le chiesi, prima di andarmene.
‘Forse’perché no?’, rispose. Accorgendosi di essere stata un po’ troppo dura nei miei riguardi, mi sorrise e mi baciò sulle labbra. ‘Ora vai!’
Temendo l’arrivo del marito, corsi a precipizio per le scale e, dopo essermi guardato intorno, uscii dalla porta, scomparendo tra le viuzze della città.

Leave a Reply