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Racconti Erotici Etero

L’INVENTARIO

By 1 Settembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

L’INVENTARIO

Tutto accadde per caso in una calda giornata di agosto.

Ero in ferie ed ero a casa, vacanze niente, dato che mia moglie aveva appena partorito e la sua condizione non ci permetteva di muoverci, arrivò la chiamata del direttore della mia azienda, un centro di assistenza pilota di materiale ardware per PC, mi diceva che essendo all’estero e che il viaggio per problemi personali si era protratto oltre le aspettative avrei dovuto sostituirlo ad un incontro con gli ispettori della casa madre con i quali aveva appuntamento in azienda per il lunedì successivo, si doveva inventariare una serie di componenti sostituiti dai nostri affiliati, catalogarli, assegnarli e preparare il pacco da spedire in sede.
Accettai di buon grado, in fondo non ero particolarmente impegnato e fare una cortesia del genere al mio direttore era un piacere.
Mi diede tutte le direttive e ci salutammo.
Il lunedì, puntuale mi recai in azienda e trovai una gradita sorpresa, gli ispettori, come li chiamava il direttore non erano altri che una signora di gran classe incaricata dalla casa madre di controllare i resi.
Una signora sui quarantanni, che tra l’altro avevo avuto modo di conoscere durante uno dei corsi di aggiornamento che periodicamente effettuavamo in sede, era una donna di gran classe, capelli neri, pelle abbronzatissima, occhi neri, un seno prosperoso e un bel culetto a mandolino, indossava un vestitino di seta azzurro a fiori e dei tacchi vertiginosi che le davano, se ce fosse stato bisogno, un portamento da gran porcona.
Anche lei si ricordava del sottoscritto, anche se ci fossimo incontrati solo un paio di volte durante i coffe break dei corsi suddetti, e dopo i saluti convenevoli cominciammo a dare un minimo di programmazione alla giornata di lavoro, per comodità le improvvisai una stazione PC con scrivania in magazzino e cominciammo a rovistare alla ricerca delle bolle da abbinare alle schede da rendere, praticamente lei scriveva sul PC ed io rovistavo.
Il lavoro continuava regolarmente e a un certo punto ci concedemmo una pausa, Agnese mi disse che non aveva voglia di seguirmi al bar, che il caldo soffocante di quei giorni l’aveva spossata e che avrebbe preferito se le avessi portato un buon caffè e una bottiglietta di acqua, detto fatto, il bar distava qualche centinaio di metri ed effettivamente aveva ragione, il sole picchiava e la calura era insopportabile, acquistai un paio di bottiglie di acqua due brioches e due caffè in tazze termiche, decisi di bere il caffè in sua compagnia e perciò tornai velocemente.
Al ritorno mi accolse con un bel sorriso ringraziandomi della cortesia e della premura dimostratele non bevendo il caffè al bar, ma in sua compagnia, feci posto sulla scrivania le porsi le brioches e le versai l’acqua e il caffè, eravamo di fronte, lei seduta alla sua poltrona e io a una sedia e mentre ci apprestavamo a consumare mi chiese, con aria particolarmente maliziosa, se poteva sfilarsi le scarpe che non le sopportava oltre, chiaramente le dissi che poteva farlo, ma che avrebbe potuto fare tutto quello che voleva, e lei mi disse < tutto tutto >, dissi io < tutto tutto>, scoppiammo in una risata fragorosa e bevemmo il caffè, l’atmosfera era rilassata, ci dicemmo che essendo chiusi potevamo fumarci una sigaretta senza uscire, e Agnese già senza scarpe appoggiò le gambe sulla scrivania rilassandosi e stiracchiandosi sulla poltrona, facendo ciò il suo vestitino salì pericolosamente scoprendo una buona parte di cosce e mi diede modo di intravvedere anche la sua mutandina turchese che spiccava sulla pelle abbronzata, il mio cazzo gradì impennandosi immediatamente, le settimane di astinenza a causa del parto erano ormai troppe e ogni minima sollecitazione bastava a farmi eccitare.
Continuammo a chiaccherare amabilmente entrando anche nel personale, mi diceva che aveva appena finito una vacanza assurda litigando continuamente con il marito, e che sperava che finisse al più presto per iniziare questo giro di ispezioni al fine di staccarsi da lui e stare sola, aveva cambiato espressione, aveva anche sceso le gambe dalla scrivania assumendo un’aria corrucciata, mi avvicinai con la sediola con le rotelle alla sua poltrona, le presi le mani tra le mie e le chiesi di farmi un sorriso perchè quel viso senza il sorriso non le apparteneva, mi guardò sottecchi e mi sorrise mentre una lacrima le scendeva lentamente lungo la guancia, l’avvicinai a me e con naturalezza baciai quella lacrima asciugandole il viso, il suo profumo era buono, la sua pelle era liscia e asciutta, le diedi un bacio sulla guancia e la strinsi forte a me, eravamo seduti e abbracciati, era un abbraccio consolatorio ma le sue tette sul mio petto avevano dato un senso erotico a quell’abbraccio, la baciai ancora e le sfiorai l’orecchio con le labbra, il suo abbraccio si fece più forte e il mio bacio più audace, la sua mano sulla mia nuca mi teneva stretto a lei, allentai la presa e le accarezzai i capelli, le guance , le spalle, le passai la mano sulla schiena piegata verso di me, aveva gli occhi chiusi e la testa tesa all’indietro offrendomi il suo seno ancora ingabbiato sotto il vestito e nel reggiseno, la baciai sulle labbra con dolcezza senza forzare i tempi, aspettavo e assecondavo le sue mosse, la sua lingua si insinuò tra le mie labbra alla ricerca della mia, era morbida non aveva fretta, era dolce, i sapori di caffè e tabacco si mischiavano in un mix erotico, le mie mani scesero sul suo seno carezzandolo delicatamente, sulla pancia appena pronunciata, sui fianchi stretti e sulle cosce, eravamo sempre seduti, protesi l’uno verso l’altro, la mia mano si insinuava tra le sue gambe partendo dal ginocchio, salirono verso l’interno coscia facendole emettere dei gemiti di piacere, non si ribellava e sempre in silenzio assecondava i miei movimenti allargando le gambe e spingendosi in punta sulla poltrona, era tremendamende eccitante, lei sulla punta della poltrona con la gonna oltre il bacino, gli slip turchesi che lasciavano trasparire il suo triangolino di peli neri, il massimo dell’eccitazione lo raggiunsi quando mi spostò con delicatezza e appoggiando le piante dei piedi sulla scrivania si sfilò gli slip e mi offrì la sua figa da adorare, mi infilai tra le sue gambe ed ebbi una visione paradisiaca, le sue gambe spalancate oscenamente mi mostravano la sua figa in tutto il suo splendore, le grandi labbra facevano da cornice a due petali di rosa umidi di rugiada, la vagina leggermente aperta aspettava solo di essere penetrata, le baciai prima l’interno coscie, per passare alle grandi labbra, anche il suo buchino era in bella mostra, baciai anche lui e baciai e leccai anche quel filo che divide l’ano dalla vagina, era dolce e succosa, i suoi umori erano di un buon sapore e i suoi incitamenti erano ordini, mi guidava con le mani sulla testa, spingendo ora giù e ora sù, fermandomi quando le piaceva particolarmente, sentivo che rantolava, ormai avevo finito l’alfabeto e avevo cominciato a morderle il clitoride mentre il dito medio si faceva strada nella figa sempre più bagnata, alternavo la fica e il buchino del culetto, le piaceva anche perchè la lingua continuavo a titillare il clitoride, sentivo montarle l’orgasmo dalle contrazioni del ventre e della figa, aspettavo solo di bere i suoi umori, che non tardarono ad arrivare copiosi, venne gemendo e urlando con tutto il fiato che le era nei polmoni, mi strigeva la testa tra le gambe che quasi mi toglieva il respiro, mi divincolai dalla sua stretta e mi rizzai in piedi, avevo il cazzo in visibilio, contratto dagli slip, mi slacciai la cintura e mi abbassai i pantaloni, lei si avvicinò e cominciò a mordicchiare tutto ciò che le capitava a portata di bocca, era avida, era vogliosa, mi abbassò gli slip mi scappellò il cazzo e portandosi la mano alla figa la bagnò dei suoi umori per lubrificarlo, iniziò una lenta e sublime sega, con una mano mi segava lentamente e con l’altra massaggiava le palle gonfie, il movimento era lento e il suo sguardo era eccitante, le dissi che non avrei resistito a lungo e che avrei voluto la sua bocca, mi disse che non c’era fretta che dovevo attendere ancora, mentre un dito giocava sul mio buco del culo, non avevo mai provato una sensazione simile, il dito giocherellava sullo sfintere ed entrava violandomi piano, delicatamente, la sua bocca finalmente si avvicinò alla cappella e con la lingua cominciò a girarci intorno, leccava il pepuzio e l’asta per tutta la lunghezza, il dito intanto entrava sempre più dentro, lo tolse, con mio imbarazzante stupore, lo portò ancora nella figa e dopo qualche sgrillettata lo riportò nel mio culo, con la bocca intanto aveva imboccato il cazzo e con un colpo solo se lo ingoiò fino alla radice e contemporaneamente spinse tutto il dito nel culo, non avevo mai provato simili piaceri, il dito e la bocca si alternavano sincronizzati, uno penetrava e l’altra imboccava fino in fondo, ero prossimo a venire, sentivo arrivare l’orgasmo, le tenevo la testa e le spingevo il cazzo nella bocca come fosse una figa, le sborrai dentro tutto me stesso, fù l’orgasmo più devastante della mia vita, lei, con maestria da troia navigata ingoio tutto senza farne uscire nemmeno una goccia, lo ripulì con attenzione e siccome era ancora in erezione mi disse di stendermi sulla scrivania, obbedì e dopo esserci denudati completamente mi distesi, lei si mise cavalcioni, se lo puntò tra le grandi labbra e con decisione si impalò, voleva essere lei a comandare il gioco, guidava il ritmo e si dimenava ad ogni affondo, gemeva, si contorceva e si lasciò andare a un orgasmo nuovamente devastante, decisi che fosse arrivato il momento di comandare io la cavalcata, e così la feci sollevare e la distesi supina sulla scrivania le alzai le gambe e poggiai il cazzo sulla figa allagata, lo spinsi tutto dentro e cominciai a pompare freneticamente, era in delirio, mi diceva cose oscene che mi davano maggiore carica, le dissi che volevo scoparle il culo e mi disse che non aspettava altro, lo tolsi dalla figa grondante e lo puntai sul suo culo oscenamente aperto, non ci volle molto a penetrarlo, il cazzo era completamente bagnato e i suoi umori le erano sul colati nel buco lubrificandolo meglio di qualsiasi crema, la sfondai letteralmente, ormai comandavo io, ne uscivo completamente per ripenetrarla violentemente, alternavo figa e culo, lei aveva raggiunto almeno altri due orgasmi e quando le comunicai che stavo per venire mi disse di volerlo nella figa, l’accontentai subito estraendolo dal culo lo introdussi con vigore nella figa, dopo alcuni colpi bene assestati venimmo insieme in maniera animalesca, mugugnando e rantolando, mi accasciai sul suo corpo sudato, inerme, eravamo veramente sfiniti, ci staccammo dopo esserci baciati dolcemente, ci sollevammo e ci accomodammo sulla poltrona, nudi, sudati esausti ma paghi, rimanemmo così qualche minuto e poi decidemmo di darci una rinfrescata, il lavoro ci attendeva e la giornata era ancora lunga.

si accettano consigli e …critiche a: josonza@gmail.com

Josegon

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