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Racconti Erotici Etero

Lo sziget, una tenda, Elena ed io

By 6 Novembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Elena, questo era il suo nome. Io mi trovavo in prima superiore quando lei fece il suo ingresso nel mio liceo. Raramente si trovano bellezze del genere. Media statura, sul metro e 65, corpo perfetto, n&egrave magro n&egrave grasso, ripeto, perfetto. Il suo culetto ovviamente aiutava il suo fisico ad essere quanto più vicino alla definizione di perfezione: sodo, alto, di quelli che quando vedi al mare ti giri insieme ai tuoi amici e iniziate a ridacchiare pensando a cosa gli fareste. Perfino il suo seno era qualcosa di magico, non era una tettona Elena, però la sua seconda abbondante le ha sempre permesso di fare la sua figura, e la cosa pazzesca avveniva nelle occasioni in cui decideva di non indossare il reggiseno. Restavano su, perfettamente immobili e sode. Non avete idea di che viaggi astrali io, così come tutti i maschietti della scuola, mi sia fatto guardando nella sua scollatura. Il pezzo forte però era il viso. Elena infatti aveva i capelli rossi, due splendidi e allo stesso tempo magnetici occhi verdi e diverse lentiggini, ma non di quelle troppo evidenti, a rendere il suo faccino a dir poco angelico. Fintanto che eravamo entrambi ancora al liceo, apparte sporadiche occasioni in cui riuscii a scambiarci qualche parola, non ebbi praticamente mai occasioni con lei, mi limitavo come tutto il resto della scuola a fantasticare su di lei. Dopotutto io avevo le mie relazioni, così come le aveva ovviamente lei, e come la vita insegna erano tutti dei gran coglioni con la c maiuscola. Dopo la maturità non ebbi quasi più occasione di rivederla, dato che frequentavamo giri totalmente diversi, e io comunque mi stavo per avviare verso il percorso universitario e lei invece aveva ancora due anni di liceo davanti a s&egrave. Capit’ però una sera che ci incrociammo alla festa di compleanno di una mia ex, che nel frattempo era diventata molto amica di Elena. Quindi decisi che avrei dovuto sfruttare l’occasione. Prima che lei arrivasse avevo bevuto abbastanza, per cui quando arriv’ presi coraggio e feci per andarle incontro. Preso com’ero non mi accorsi che in mezzo a noi c’era un mio carissimo amico che non vedevo da tempo che ovviamente dovetti salutare, con piacere ma anche un po svogliatamente. Mi tenne a parlare diversi minuti, ma quando riuscii a liberarmi dalla conversazione mi girai nella direzione dove l’avevo vista l’ultima volta ma non la trovai.
Cercai per tutto il locale ma nulla, non si trovava. Pensai allora che se ne fosse andata e sconsolato mi diressi verso il barman per chiedergli un Boulevardier. Mentre ero in attesa mi sentii chiamare alle spalle.
“Ei, anche tu qui?”
Mi sembrava di riconoscere la voce ma non ricollegai finché non me la trovai di fronte. Era Elena che mi guardava con un sorriso stampato sulle labbra.
“Ciao Elena come stai? Comunque si, sono rimasto in buoni rapporti per fortuna con Marta e quando mi ha invitato sono venuto con piacere. Che bello vederti! Che combini?”
“Eh purtroppo quest’anno tocca anche a me la maturità, ho una paura… però non vedo l’ora di levarmela dalle scatole così almeno potrò finalmente studiare ciò che mi piace. E te invece, come ti stai trovando all’università?”
“Mah, diciamo potrebbe andare meglio. Sai, non &egrave che abbia tutta sta voglia di studiare, però dai, si tira avanti!”
Continuammo a parlare del più e del meno per una buona mezz’ora, mi fece compagnia a bere, ci sedemmo su un divanetto e la conversazione diventava sempre più interessante.
“E che mi dici invece delle tue avventure amorose? Stai con qualcuna?”
“Nono, ormai sono sei mesi che ho deciso di stare da solo per un po’. Sono uscito da un paio lunghe relazioni e quindi ho deciso di prendermi un po di tempo per me divertendomi quando capita.”
“E quand’&egrave che capita che tu ti diverta?”
“Mi diverto quando conosco una bella ragazza, con la quale non mi annoio, riesco a farci una bella conversazione e poi sai, a un certo punto si passa a fare altro.”
“Mm e che tipo di ragazze ti piacciono?”
Colsi la palla al balzo e risposi:” Be una ragazza tipo te sarebbe perfetta!”
Il suo sguardo si fece più malizioso e continu’ a punzecchiarmi.
“Perfetta per cosa?”
Non ebbi il tempo di risponderle che arrivarono due sue amiche che si stavano annoiando e dovendo tornare in macchina con lei la pregavano di andare via dalla festa. Lei ne fu visibilmente scocciata però alla fine dovette acconsentire. Così ci salutammo con la promessa di sentirci per andare a prendere un caff&egrave ma prima di andarsene si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio:”Anche tu non sei male…”
E con tutta la nonchalance del mondo se ne andò via ancheggiando. Inutile dire che quando arrivai a casa la prima cosa che feci fu farmi una pugnetta pensando a lei. Aspettai un paio di giorni prima di scriverle, ma sfiga volle che dei suoi amici l’avevano invitata per qualche giorno nella casa in montagna di uno di loro. Con la promessa di vederci al suo ritorno, non feci altro che aspettare quel momento. Che però non arrivò, infatti tra gli amici con cui era partita ci stava anche quel coglione del suo ex, col quale lei decise di tornare insieme per cui inutile dire che non ci scrivemmo più. Con l’amaro in bocca passai oltre e mi consolai con diverse scopate per tutto l’inverno. Arrivata l’estate era arrivato il momento di partire per Budapest alla volta dello Sziget, un festival di musica dai più svariati generi musicali che sarebbe durato una settimana e che noi avremmo trascorso in tenda. Sarei partito con 3 amici: Marco, Andrea e Giulio. Fatta eccezione per Andrea che aveva appena finito la maturità eravamo tutti coetanei e programmavamo questo viaggio da mesi. A prescindere dai concerti moltissimi nostri amici erano andati e nessuno era tornato in patria senza aver scopato quindi volevamo saggiare anche noi con mano. A due giorni dalla partenza ci stavamo prendendo un caff&egrave tutti insieme per programmare gli ultimi dettagli del viaggio quando a un certo punto squill’ il telefono di Andrea. L’aveva chiamato una sua compagna di classe ma non gli demmo peso e noi tre continuammo come se non fosse a parlare. Appena riagganciò ci zittì subito.
“Ragazzi, non avete idea. Mi ha appena chiamato Angela. Mi ha detto che anche lei sarà a Budapest durante i giorni dello sziget, soltanto che essendosi organizzata tardi &egrave riuscita a prendere esclusivamente due day pass e quindi ci ha chiesto se cortesemente potremmo ospitare lei e una sua amica nella nostra tenda per quelle due notti.”
Angela era sempre stato un chiodo fisso di Andrea per cui era comprensibile il suo entusiasmo. Quando però gli chiesi chi sarebbe stata l’amica restai di stucco.
“Viene con Elena.”
Così come lo disse, cadde il silenzio per qualche secondo per poi tramutarsi in una classica caciara da ragazzi spintonandoci a vicenda esaltati dall’idea di dormire con quel pezzo di fica. Presi la notizia come un segno del destino e mi promisi che non mi sarei fatto sfiggire un’altra occasione. Dopotutto avevamo deciso che avrebbe dormito nella mia tenda che era quella un po’ più spaziosa, per cui era una partita che potevo perdere solo io… E così arriv’ il giorno della partenza. Eravamo tutti eccitati all’idea del festival, però saremmo arrivati un giorno prima, di modo tale da fare after e riuscire ad accaparrarci dei buoni posti per le tende all’apertura che sarebbe avvenuta alle 6 di mattina. Il giorno del viaggio era peraltro il mio compleanno, per cui quando arrivammo, dopo essere andati a cena fuori che ovviamente pagai io, decidemmo di andare a fare un po’ di casino in giro. Ci avevano consigliato di andare in un cosiddetto “ruined pub”, ossia un locale in parte open space in parte al chiuso dove l’entrata &egrave gratuita e si può bere e sentire la musica in una location decadente ma al tempo stesso moderna e confortevole. Non eravamo gli unici frequentatori del pub quella sera, era pieno, ma non ci frenò e dopo aver bevuto un po’ cominciammo a fare conversazione con una comitiva di ragazzi seduti al tavolo di fianco a noi. Venivano dall’Olanda, avevano un paio di anni meno di noi e anche loro sarebbero stati allo sziget quella settimana. Nel gruppo vi erano un po’ di ragazze. Quella che spiccava di più doveva aver su per giù 19 anni, capelli biondissimi, occhi azzurri e un seno così grande che praticamente si appoggiava da solo sul tavolo vicino alla sua birra. Mi rapì e come sotto effetto di un magnete fui rapito da lei e senza nemmeno rendermene conto mi trovai seduto a fianco a lei. Mi presentai.
“Hi! I’m Marco!”
Glielo dissi all’orecchio data la grande confusione intorno a noi.
“Nice to meet you Marco, I’m Jess”
Iniziammo a parlare del più e del meno, mi raccontò che studiava legge, che si faceva un sacco di canne e che era venuta allo sziget perché, essendosi lasciata da poche settimane col suo ex a causa di un tradimento di quest’ultimo con peraltro la sua migliore amica, voleva scopare quanto più poteva per recuperare tutto il tempo che aveva perso con lui. Non me lo feci ripetere due volte e dopo essermi alzato le dissi semplicemente all’orecchio:
“Come with me”
Feci un occhiolino ai miei amici passandogli davanti e prendendola per mano di dirigemmo in bagno. Ne trovammo uno un po’ stretto ma con spazio sufficiente per ciò che avevo in mente. Misi subito le mani alla cintura e senza che dicessi nulla capì subito e si inginocchiò di fronte a me. Me lo tir’ fuori e sgran’ gli occhi dallo stupore. Effettivamente ho un cazzo notevole. Mi sorrise maliziosamente e senza smettere di guardarmi lo prese in mano. Continuando a fissarmi inizio a muoverlo lentamente avvicinando sempre di più le sue labbra. Senza smettere di muovere la mano iniziò a baciare il glande, dei baci così delicati che sarebbero stati impercettibili qualora non mi avessero procurato dei brividi lungo tutta la schiena. Poi partendo dalla base pass’ la lingua su tutta l’asta per poi, arrivata in cima, spalancare la bocca e ingoiarlo tutto. Inclinai allora la testa all’indietro e le misi una mano dietro la nuca per darle il ritmo. Ci sapeva davvero fare, combinava un lavoro di bocca ad un eccellente lavoro di mano. In certi momenti accelerava e in certi momenti rallentava cercando di ingoiarlo tutto e per pochi centimetri ce l’avrebbe fatta. Preso dall’eccitazione le infilai una mano dentro la scollatura e presi a strizzarle letteralmente un seno. Lei inizi’ a gemere di piacere e così mi focalizzai sulla zona dell’areola iniziando anche a pizzicarlo delicatamente il capezzolo. Sentii che stavo per venire ma non era il momento di finire quel gioco. Così la feci alzare, la girai di scatto, e dopo averle fatto appoggiare le mani al muro le alzai una gamba poggiandogliela sul bordo della tazza, e tirandole giù la gonna le scostai le mutandine e iniziai a passarle due dita sulle labbra che trovai fradice. Iniziò a gemere rumorosamente a tale punto che dovetti metterle una mano sulla bocca per evitare di farci sentire. Decisi che era arrivato il momento e puntai la mia cappella contro la sua vulva e senza nemmeno spingere troppo le fui dentro in un solo colpo. Si abbandonò a un gemito ma non le diedi il tempo di assaporarlo dentro di lei che la presi a stantuffare con foga. Mentre la montavo le infilai una mano da sotto la maglietta e presi a giocare con le sue tette tirandogliela fuori permettendo così che si muovessero libere andando a tempo con i nostri movimenti. Lei intanto si tormentava il clitoride con avidità e io non davo segni di voler smettere. I nostri respiri si fecero più affannati e iniziai ad avvertire le sue gambe tremare sotto la mia foga. Venne copiosamente sul mio cazzo e ritornai a coprirle la bocca dato che si stava letteralmente mettendo ad urlare. Io invece che non mi ero ancora fermato mi eccitai ancora di più vedendola colare così tanti umori e allora le uscì velocemente e girandola la feci inginocchiare di fronte a me e le scaricai tutto il mio piacere in faccia e sulle tette. Lei rise e si pulì tutta velocemente ingoiando tutto come un ingorda, mi ripulì perfino il cazzo. Poi ci ricomponemmo e uscimmo entrambi soddisfatti. Ballammo un po’, ci baciammo ma verso le 4 i miei amici mi vennero a chiamare per avvisarmi che dovevamo incamminarci verso il festival. Ci scambiammo i numeri promettendoci di rifarlo nelle rispettive tende e dopo un fugace bacio la salutai. Uscimmo fuori dal pub che la luce iniziava a spuntare, di li a poco avrebbe albeggiato e tempo un’ora saremmo entrati nel festival che aspettavamo da un anno. Così, zaini in spalla, che avevamo lasciato a inizio serata nel deposito bagagli della stazione di budapest, ci avviammo verso la nostra meta raccontandoci delle rispettive conquiste. Non eravamo gli unici ad avere avuto l’idea di arrivare presto, e così dovemmo fare un po’ di fila. Fu però un ottima occasione per fare subito amicizia e per osservare le possibili prede della vacanza. E la cosa bella &egrave che 6/10 le ragazze erano delle gnocche colossali e dagli sguardi che lanciavano non sarebbe stato così complicato adescarle. Passati gli ultimi metal detector ci muovemmo in cerca di uno spazio comodo e il più possibile al riparo dalle strade principali. Raggiungemmo così una vallata perfetta per i nostri piani e così, con i tutorial scaricati da youtube montammo velocemente le tende. Quando tutto fu pronto erano le 7 di mattina. Ci fumammo un ultima sigaretta e ci demmo appuntamento qualche ora più tardi concedendoci un po’ di ore di sonno. Per ora la vacanza prometteva più che bene. Elena sarebbe arrivata da lì a due giorni e finché non mi sarei dovuto concentrare esclusivamente su di lei avrei fatto di tutto per darmi da fare con tutto quel ben di dio che c’era in giro.

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