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Racconti Erotici Etero

Lovecat

By 8 Ottobre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Lovecat.

Koru faticava a prendere sonno quella sera: il caldo afoso della notte estiva gli procurava una sensazione d’oppressione, che gli impediva di scivolare nel mondo dei sogni.
Il corpo del ragazzo stava disteso scompostamente nel letto, completamente nudo per cercare di trovare un po’ di tregua dalla calura. Anche così, però, i risultati erano scarsi: minuscole goccioline di sudore imperlavano, infatti, la pelle del giovane; dal petto scolpito da anni d’esercizio fisico, agli addominali squadrati, ai polpacci sodi.
Proprio il petto, nel cui incavo si erano raggruppate alcune goccioline a formare una minuscola pozza, come un laghetto incastonato in una valle montana, si alzava ed abbassava ad un ritmo piuttosto regolare, ma non così lento da indicare uno stato di sonno.
Il corpo, degno di un’antica statua greca, di Koru emanava un pungente odore di uomo, dovuto proprio al sudore che quella sera lo avviluppava come una pesante cappa e che si sprigionava dalla fronte, dalle ascelle e dalla zona dell’inguine, dove assumeva quella particolare fragranza mascolina unica al mondo.
‘A quanto pare stanotte non dormirò per niente’, pensò Koru, sforzandosi per l’ennesima volta di chiudere gli occhi e di prendere sonno.
Ma nonostante sentisse una sensazione di pesantezza alle palpebre, queste non ne volevano proprio sentire di abbassarsi a coprire i suoi occhi di un bel color nocciola e facilitargli così l’ingresso nel regno di Morfeo. Volse dunque per la decima volta quella sera lo sguardo sulla sua cameretta, dolcemente illuminata dal chiarore lunare che penetrava nella stanza dalla finestra socchiusa che stava di fronte al suo letto. Vide le fotografie che lo ritraevano sul podio delle gare di arti marziali che aveva vinto in passato; il poster del suo gruppo musicale preferito appeso alla parete di fianco alla finestra e, dall’altro lato di essa, la mensola con i suoi CD musicali e, poco più in là, il mobile dello stereo; infine la sua scrivania, sul cui ripiano giacevano in maniera scomposta i suoi libri di scuola e nei cui cassetti aveva nascosto le letture pornografiche tipiche di un ragazzo di diciassette anni.

I suoi occhi si posarono poi su Hina, accoccolata nella sua cesta di vimini sul tappeto al centro della stanza: quell’adorabile gattina che aveva trovato abbandonata pochi giorni prima e che aveva adottato lo aveva letteralmente stregato, con i suoi occhietti verdi che sembravano quasi umani, di una profondità che Koru aveva fino ad allora trovato raramente, persino negli esseri umani, e che lo lasciava letteralmente senza fiato ogni volta che si perdeva in essi.
‘Eppure porta il collare’, si disse Koru. Un delizioso collarino molto raffinato, con una spilletta a forma di cuore: questo indicava che sicuramente quella gattina aveva avuto una famiglia che le voleva bene, ma stranamente il collare non portava inciso alcun nome.
‘E nessuno &egrave venuto a reclamarla’, nonostante gli avvisi del ritrovamento di una gatta dispersa che lui si era premurato di spargere per il paese.
Osservò ancora una volta quella tenera palla di pelo raggomitolata nella cesta che Koru aveva improvvisato in attesa di darle una sistemazione migliore.
‘E se qualcuno dovesse infine rispondere agli avvisi e venire a reclamarla?’. Quel pensiero attraversò la sua mente come un fulmine e gli fece provare un’improvvisa fitta di malinconia al solo pensiero di doversi staccare da quel nasino rosa, da quelle orecchie appuntite e sempre all’erta e, soprattutto, da quegli occhietti ipnotici e così seducenti. Sarebbe veramente riuscito a separarsene?

Intanto Hina, anch’essa sveglia, tendeva le sue orecchie e tutti i suoi sensi felini verso la semioscurità che riempiva la stanza. Il suo padrone, il suo amore, era anch’egli sveglio: aveva caldo, come lo aveva lei, con tutto quel pelo addosso; il suo odore forte e muschiato le arrivava fino alle narici, inebriandola e risvegliando in lei ancestrali istinti afrodisiaci.
‘Presto sarà il momento’, pensò la gatta. ‘Tra poco l’incantesimo farà sì che io raggiunga il mio scopo”

Koru tornò a posare i suoi occhi sulla micia. Fu attirato dal regolare sollevarsi ed abbassarsi della sua schiena, ad indicare che la gattina stava dormendo.
‘Almeno lei dorme.’
Su e giù’su e giù..quel movimento era così regolare e rilassante.
Le sue palpebre si appesantirono bruscamente, il respiro divenne più regolare e persino il caldo si fece meno opprimente.
‘Forse ci siamo’questa volta mi addormento” ebbe appena il tempo di pensare Koru prima che i suoi sensi venissero offuscati dal sonno.

Poi successe una cosa che lo lasciò sorpreso, qualcosa d’irreale: la gattina aprì improvvisamente gli occhi verde smeraldo. Il buio quasi totale della stanza era spezzato soltanto da quei due puntini verdi luminescenti.
Ma quello che colpì Koru (e che cominciò anche ad intimorirlo) era che quei due occhi aumentassero sempre più di dimensioni: si espandevano a macchia d’olio, fino ad occupare tutta la sua visuale. Ora davanti a sé non vedeva altro che due enormi sfere verdi, al centro delle quali si aprivano le iridi ovali di un nero più scuro della notte.
‘Probabilmente’sto sognando” fu l’unico pensiero che riuscì con fatica a formulare mentre cercava disperatamente di liberarsi dalla presa ora divenuta soffocante di Morfeo.
Alzandosi a sedere sul letto, cercò di aguzzare la vista e questa volta notò che, attaccato agli occhi, c’era anche il resto del corpo: quello che però lo lasciò totalmente inebetito, fu che quello che aveva davanti a sé, non era più il corpicino peloso di Hina, bensì quello glabro, liscio e completamente nudo di Fujime, una sua compagna di classe che, secondo alcune voci giuntegli alle orecchie, aveva una cotta per lui.

Fujime: la prima volta che Koru l’aveva incontrata, l’aveva giudicata una ragazza molto carina, oltre che simpatica ed intelligente; con il suo metro e 65 di altezza, i capelli biondo-castano ricci e gli occhi verde chiaro, ed il suo sorriso timido ma allo stesso tempo un po’ malizioso, era una ragazza che certamente restava impressa nella memoria di chi faceva la sua conoscenza. Per coronare il tutto, aveva anche le curve al posto giusto, sebbene non fossero eccessivamente pronunciate: un seno appena più piccolo di un meloncino maturo ma ben sodo e un culetto a mandolino molto invitante. Koru pensò a come sarebbe stato piacevole affondare le proprie mani in quei morbidi capelli ricci e a quanto sarebbe stato allettante cingervi i seni sodi ed invitanti, per poi strizzare i piccoli capezzoli rosa che li sormontavano. Pensava a quanto sarebbe stato appagante infilare la sua testa in mezzo a quelle gambe affusolate, per dissetarsi del dolce succo prodotto dal frutto nascosto nella più profonda intimità della ragazza.

A quel pensiero, il membro libero da qualsiasi impedimento di Koru s’irrigidì, aumentando al contempo di dimensioni e svettando verso l’alto.
Adesso era completamente sveglio: quello che aveva davanti era proprio il corpo nudo della sua compagna di classe Fujime, anche se gli occhi erano, per un qualche motivo che Koru non riusciva a spiegarsi, ancora quelli di Hina. E quegli occhi, ora, erano irresistibilmente attratti dal palo di carne dura che il ragazzo aveva tra le gambe, luccicando dalla voglia che la ragazza aveva di stringerlo tra le mani, prenderlo in bocca, assaggiare il suo sapore forte ed intenso.

Fujime/Hina (che nel frattempo era salita sul letto del giovane e, sempre fissando la sua verga dura, si era posizionata a quattro zampe ai suoi piedi) ora lo spinse all’indietro con una mano, facendolo sdraiare nuovamente. Il corpo nudo di Fujime accompagnò il suo in quel movimento e si distese sopra di esso, provocando in entrambi un fremito quando i pochi peli biondi che ricoprivano l’inguine della ragazza solleticarono la pelle del membro teso di Koru. Il quale emise un gemito e abbandonò la testa all’indietro, chiudendo gli occhi; prima che potesse riaprirli, sentì una lingua calda che gli stuzzicava il lobo dell’orecchio destro, alternando colpi di lingua dolci e sensuali a piccoli morsi delicati. La lingua scese poi sul collo e cominciò a leccare e baciare anche questo.

‘Mmmhh’.Ooh’Aahh”

I gemiti di piacere di Koru si univano ora a quelli di Fujime, poiché le mani del ragazzo non erano certo rimaste immobili, ma assaporavano la rotondità di quel corpo vellutato che si strusciava contro il suo, esplorando ogni rotondità, rigonfiamento ed avvallamento: una mano aveva infatti cinto un seno e lo stava massaggiando delicatamente, soffermandosi con particolare attenzione sul capezzolo, piccolo, rosa e leggermente turgido. L’altra era invece scesa ancora più giù, circondando le natiche rotonde e sode della ragazza e percorrendo il solco che divideva quei due globi di carne lisci come la pelle di un bambino, fino ad infilare un dito nella fessura nascosta più sotto, ormai calda e grondante il suo liquido vischioso e profumato.

‘Oh, Fujime” si lasciò sfuggire Koru.
‘Sì” rispose la ragazza, tra un sospiro di piacere e l’altro ”sono qui, tesoro. Ho sognato tanto questo momento, e ora che il mio sogno si &egrave finalmente realizzato, grazie all’incantesimo di una vecchia zingara, lascia che la mia lingua e tutto il mio corpo ti diano piacere’un piacere che non hai mai provato prima. Sono pazza di te, Koru’e ti amo”

A queste parole, la lingua di Fujime scese ulteriormente a lambire il petto, ricoperto da qualche raro pelo, del ragazzo, ma solo per un breve momento, prima di continuare la sua discesa verso il basso per perdersi infine nella fitta peluria scura e odorosa che ne ricopriva il pube. Fujime ne aspirò l’aroma ed il suo corpo rispose a quello stimolo facendole bagnare ancora di più la figa, che era già allagata. Poi prese il cazzo tra le sue mani, tirando delicatamente la pelle verso il basso per scoprire la cappella rosa e umida di sborra, prima di accoglierla nella sua bocca, dove la lingua morbida iniziò un sapiente massaggio, che portò Koru a lanciare dei brevi gemiti di piacere.
Non si preoccupava più di tanto di svegliare i suoi genitori, perché questi non erano in casa quella notte: erano partiti il giorno prima per festeggiare il loro anniversario di nozze.
Non si fece scrupoli quindi a lanciare un lungo gemito quando la ragazza, china sulla sua verga pulsante, iniziò ad aspirare, come se volesse risucchiare a Koru persino l’anima, tirare dentro di sé l’essenza stessa del ragazzo che abitava i suoi sogni erotici già da tempo e per il quale si era sditalinata tante volte nella solitudine della propria cameretta.
Koru appoggiò le mani sulla testa di Fujime per imprimerle un ritmo più cadenzato sull’asta: ora la stava praticamente scopando in bocca e questo gli faceva provare un piacere enorme. Sentiva dei rumori di risucchio e di bagnato provenire dal basso e questo gli indicava che la sensazione di umido che sentiva sulla cappella era la conferma che quella ragazza gli stava ricoprendo il cazzo con una quantità enorme di saliva, proprio come piaceva a lui.
Le labbra rosa e morbide circondavano il glande, facendo sparire la punta del suo cazzo duro come il marmo e gonfio a dismisura in quell’accogliente bocca, all’interno della quale turbinava una lingua che in quel momento lo stava facendo impazzire, con le sue carezze prima lente e delicate, poi veloci e passionali.

‘Ci sa fare” pensò Koru, con un sorriso malizioso ‘Chissà quante altre cose sa fare”

Intanto Fujime, mentre con la bocca ed una mano si impegnava a dare piacere al ragazzo che amava, con l’altra mano dava piacere a se stessa, stimolandosi il clitoride duro e sporgente come un cazzo in miniatura e facendo scomparire di tanto in tanto una o due dita dentro la sua vagina allagata. Allo stesso tempo, con quella piccola parte del suo cervello che ancora non era stata travolta dal piacere e dalle sensazioni elettrizzanti che il suo corpo gli trasmetteva, cercava di convincersi che quello che le stava accadendo fosse vero, e non soltanto un sogno; uno di quelli che tante volte faceva ad occhi aperti nella sua camera e che portavano inevitabilmente le sue mani a scendere verso il basso, nelle profondità nascoste della sua intimità, per soddisfarli con le proprie dita.

Grazie alla magia di quella vecchia zingara del suo quartiere che, dopo aver ascoltato il dilemma di Fujime, le aveva donato quel collare che le permetteva di assumere sembianze feline, non era stato difficile farsi ‘adottare’ da Koru meno di ventiquattr’ore prima e farsi così condurre nella sua stanza, l’ultimo luogo che avrebbe mai pensato di vedere, persino nei suoi sogni più arditi. Proprio quel pomeriggio, mentre Koru pensava che la gattina fosse in giro perla casa, si era rinchiuso in camera per spararsi una bella sega, aiutandosi con una delle riviste che teneva nel cassetto della scrivania; ma Hina/Fujime si era nascosta dietro il divano e aveva così avuto modo di vedere di quale uccello enorme fosse dotato il ragazzo per cui smaniava: a quella vista aveva provato l’impulso di gettarsi sul quel palo di carne, ma si era trattenuta, pensando che ciò avrebbe rovinato il suo piano ed imponendosi di avere pazienza. ‘Soltanto fino a questa notte’ si disse.

Ed ora, la sua pazienza era stata ricompensata come sperava: si ritrovava con il cazzo del ragazzo più carino della scuola, al quale non aveva mai avuto il coraggio di confessare i suoi sentimenti, piantato in bocca, gustandosi ogni singolo istante e cercando di dargli il massimo piacere, dimostrandogli così quanto fosse smisurato il suo amore per lui. Se lo sentiva arrivare fino in fondo alla gola e i gemiti che uscivano dalla gola di Koru erano la prova che l’impegno che Fujime stava mettendo in quel pompino magistrale era ben gradito.

‘AAAAHHHHH’SSSììììì’.sei fantastica!!’ Koru era venuto nella sua bocca con un urlo di sollievo.

La conferma definitiva dell’ottimo lavoro che aveva svolto, Fujime la ebbe quando un fiume di sborra le inondò la gola, facendola quasi soffocare: assaporò quel delizioso nettare, caldo e leggermente salato, e lo ingoiò, non perdendone nemmeno una goccia, cosa che colpì Koru in maniera favorevole, come lei capì dal sorriso che le lanciò quando lei risollevò gli occhi e li fissò in quelli del suo amato.

Fujime si rialzò dal membro ancora grondante di Koru; la sua figa ormai non si accontentava più delle carezze delle sue dita e aveva bisogno di qualcos’altro, ma non era ancora giunto il momento di gustare quella mazza poderosa di cui era dotato il ragazzo disteso sotto di lei; voleva prima vedere di cosa era capace LUI nel darle piacere.

Trattenendosi dalla voglia che aveva di impalarsi subito su quell’asta ancora tesa, nonostante avesse appena riversato una notevole quantità di sborra nella sua bocca, Fujime si posizionò a gambe aperte sul viso di lui, in un invito inequivocabile. La figa era aperta, ricoperta da un piccolo ciuffo di peli biondi, sotto il quale si aprivano le grandi labbra, rosa e umide, sormontate dal clitoride incredibilmente duro per l’eccitazione che provava la ragazza in quel momento. Al di sotto delle grandi labbra, si intravedeva l’apertura della vagina, che Koru ora non vedeva l’ora di esplorare con la propria lingua. E così fece: prima di tutto passò la sua lingua sul clitoride, strappando a Fujime un lungo e sensuale gemito di piacere, e prese a stimolarlo con dei rapidi colpetti, alternati a carezze lievi e misurate. Ogni tanto concedeva un attimo di tregua alla sua preda per infilarsi nelle umide profondità della vagina della ragazza, ispezionando ogni piega di quel frutto tanto succoso che gli veniva offerto.

OOHH’Sì’.DAI’ANCORA”

Fujime era in preda all’estasi: mentre la sua figa era completamente offerta alla lingua del suo amore e lo ripagava del piacere che le stava dando riversando nella sua bocca un lago di umori, lei si massaggiava lentamente i seni, stringendo tra le dita i capezzoli tesi all’inverosimile, e con il bacino faceva su e giù sul viso di Koru, per incitarlo a rendere le sue carezze sempre più profonde.
Un’idea terribilmente eccitante le attraversò la mente, veloce come un fulmine: voleva dare al ragazzo la cui lingua ora la stava facendo impazzire tutto il piacere di cui il suo corpo era capace, e lo avrebbe fatto a qualunque costo. La zingara le aveva detto che la spilla a forma di cuore attaccata al collare che aveva al collo, doveva essere messo per il dritto se voleva assumere sembianze feline, e capovolto se invece voleva tornare ad essere una ragazza.

‘Chissà se mettendo la spilletta in una posizione intermedia” pensò Fujime, sperando che la sua idea funzionasse.

Koru era ancora intento ad assaporare tutto quel meraviglioso succo che, come miele, colava dalla passera di Fujime nella sua bocca, quando si accorse di una sensazione di calore che avviluppava il suo cazzo. Capì subito che non si trattava della mano della ragazza, anche perché queste erano entrambe impegnate a massaggiare i seni; si chiese dunque che cosa potesse essere quella ‘cosa’ morbida come seta e calda che solleticava la pelle del suo cazzo e vi si avvolgeva come le spire di un serpente.

‘Che strano’ pensò, ‘&egrave come se avessi infilato il cazzo in un peluche”

Ed infatti, quella che avvolgeva il suo sesso eretto non era altro che la coda di Fujime Hina, rispuntata insieme ad un paio di piccole orecchie a punta dopo che lei aveva girato (ma soltanto per metà!) la spilletta sul collare.
La coda, ricoperta da un serico pelo argentato, si avvolgeva languidamente intorno alla verga di Koru, e si muoveva su e giù provocandogli delle scariche di piacere in tutto il corpo.

‘AAHHH’CHE BELLO’Ssììì!’
‘Cazzo, &egrave come scopare con una ragazza con due fighe!!’ si disse Koru, pensando a quale fosse la sua fortuna in quel momento.

Decise finalmente di utilizzare anche le mani: circondò le chiappe sode di Fujime e con le dita iniziò lentamente a farsi strada nel solco, arrivando al buchino; dopo aver solleticato per qualche istante la zona circostante, vi infilò il dito medio, spingendolo piano piano fino in fondo, un millimetro alla volta. Questa manovra strappò a Fujime dei gemiti sempre più forti, che risvegliarono definitivamente anche l’eccitazione di Koru e gli fecero montare dentro l’impulso irresistibile e prepotente di sfondare subito quella figa vogliosa, di entrare dentro quella ragazza che gli si era offerta liberamente e di possederla in ogni fibra del suo corpo.

‘Ooohh’.Aaahhh’Mmmmhh’.’

‘Sì Koru’.così’più in fondo’.Aahh”

Con voce resa roca dal piacere, Koru disse: ‘Fujime’voglio la tua figa’ora”

Detto questo, Koru prese Fujime per le anche e la girò sulla schiena, posizionandosi sopra di lei e aprendole le gambe, per poi osservare nuovamente lo spettacolo sublime della splendida figa che vi si apriva nel mezzo. Le infilò due dita nella vagina, raccolse un po’ del succo che ne colava abbondantemente e poi lo spalmò con calma sulla sua cappella, distante solo pochi centimetri dall’imbocco di quella passera vogliosa che ora non chiedeva altro che di essere sfondata.. Infine Koru appoggiò la punta del suo cazzo ormai diventato enorme all’entrata della vagina, ma si fermò all’ultimo istante prima di penetrarla.

‘Mmmhh’Koru’Sfondami, ti prego’Che aspetti?’Aahhh’
‘Sì, ma prima voglio farti eccitare come una vera gatta in calore’.’ Rispose Koru con un sorriso enigmatico sul volto.
‘Mmmhh’.Ooh’ma lo sono già, tesoro mio’.Ti prego, dai’.Non resisto più’.Sfondami adesso”

Ignorando le suppliche di Fujime, Koru indirizzò la sua cappella leggermente più su dell’entrata della vagina, dove il clitoride durissimo e ipersensibile della ragazza si ergeva là dove le grandi labbra che racchiudevano quel frutto delizioso si ricongiungevano. Per com’era eccitata Fujime, in questo momento sarebbe bastato un minimo stimolo di quella parte del suo corpo per farle provare un orgasmo travolgente. Koru questo l’aveva intuito e, infatti, strofinò il glande scoperto proprio lì, sulla parte più sensibile del corpo femminile, provocando in Fujime una scarica si piacere intensissima e che le fece quasi perdere i sensi, strappandole una serie di gemiti e urla sconnessi e senza senso.

‘AAHHHH’.OOHHH’..SSSìììììì”VENGOOOO!!’

Travolta da questo primo orgasmo, Fujime si accasciò sul letto, ma i l suo riposo fu breve, perché ora Koru reclamava la sua parte: impugnò saldamente il suo membro eretto e lo avvicinò alla figa della ragazza, resa ormai un lago per la grande quantità di umori che ne erano colati anche in seguito al recente orgasmo. Con un solo rapido colpo, questi entrò nella ragazza, strappandole un lungo gemito di godimento. Iniziò subito a muoversi dentro di lei, assestandole dei colpi decisi: l’eccitazione di entrambi era al massimo, volevano godere entrambi ancora e ancora, fino ad accasciarsi sul letto, esausti ma appagati, e di quel passo ci sarebbero riusciti presto. I loro corpi erano avvinghiati e ricoperti di sudore, tesi nell’intento di darsi il massimo del piacere, di raggiungere l’estasi, di fondersi in un unico corpo ed in un’unica grande fonte di appagamento.

‘Aahhh’.Sììì’.Più forte’.Spingi’.’

Fujime si sentiva arrivare quello splendido palo di carne fino in fondo alla figa, entrarle dentro come un coltello caldo entrerebbe nel burro, tanto la sua vagina era allagata di umori; pensava che l’avrebbe veramente spaccata in due e, decisa a godere il più possibile, prese ad accompagnare il movimento del cazzo che la stantuffava con delle carezze profonde al clitoride, stimolandolo passandoci su tutta la mano, dall’alto verso il basso, così da raggiungere un altro orgasmo ancora più intenso del primo.
Non mancava molto a che ciò avvenisse: Fujime era già in preda ad un’eccitazione selvaggia grazie alla mazza dura che le entrava e usciva dalla passera, e quella carezza al clitoride l’avevano ormai portata alla soglia dell’estasi. Ma voleva che Koru godesse insieme a lei questa volta, inondandole la figa di tutto il caldo seme che fosse riuscito a darle. Le venne così un’altra idea.

‘Mmhh’oggi mi sento veramente porca” si disse, mentre un sorriso malizioso le increspava le labbra.

Mosse quindi la sua coda da gatta, che ancora le spuntava dal dorso, e con essa cinse la vita del ragazzo che sopra di lei continuava a riempirla e a farla gemere, fino ad arrivare alle sue natiche statuarie; a questo punto lasciò che Koru si accorgesse del giochino erotico che stava per realizzare apposta per lui, e si sentì invadere da una nuova ondata di eccitazione quando scorse uno sguardo di approvazione sul viso di Koru. Lui aveva ormai intuito quello che Fujime stava per fare, ma non sembrava affatto che volesse sottrarsi a quell’espediente per raggiungere anch’egli nuove soglie del piacere.
Così Fujime, cercando di trattenere ancora per un po’ l’orgasmo che sentiva montare dentro di lei a causa dei colpi di quel cazzo enorme che le squassava la figa, fece scivolare la punta della coda fino al buco del culo di Koru e vi s’infilò per qualche centimetro. La schiena di Koru si inarcò leggermente a quella insolita ma piacevole intrusione in una parte del suo corpo che prima di allora non era mai stata esplorata, e sul suo viso si dipinse un’espressione di piacevole sorpresa per quella sensazione, mai provata prima, di sentirsi anche lui ‘riempito’. A questo punto ci vollero ancora pochi colpi del suo arnese infilato dentro quella rosea conchiglia palpitante, perché questa fosse inondata da un nuovo fiotto di sperma, scatenando di conseguenza, anche un nuovo orgasmo in Fujime.

‘AAHHH’.VENGO’.TI SBORRO DENTRO!!’
‘Sì, KORU’RIEMPIMI’AAAHHHHH!!’

Le urla a stento trattenute dei due giovani si unirono in un unico, prolungato ed inscindibile gemito, la dimostrazione dell’unione intima che era appena avvenuta, dopo il quale Koru riabbandonò sul corpo di Fujime, affondando il viso tra i dolci ed accoglienti seni della fanciulla.
Lei ora si sentiva pienamente appagata, nel corpo e nell’anima; era consapevole che ora quel ragazzo stupendo sarebbe stato legato a lei, non tanto dal giogo di un incantesimo, ma dalla forza inarrestabile e travolgente del loro amore.
Con il cazzo di Koru, che ormai perdeva rapidamente consistenza e durezza, ancora inserito nella vagina, Fujime accarezzò teneramente i capelli del giovane, aspirandone l’odore invitante di uomo misto a quello pungente di sudore, e con una dolcezza infinita, gli sussurrò all’orecchio:

‘Ti amo, Koru’

Le sue labbra si allargarono poi in un sorriso, ed una lacrima di felicità e commozione le rigò la guancia quando, dalla bocca di Koru ancora affondata nel suo seno, sentì, pronunciate tra un ansito e l’altro, le parole:

‘Anch’io’ti amo’Fujime.’

Se volete mandarmi commenti, suggerimenti e critiche (costruttive) su questo racconto, scrivetemi: spriggan1983@libero.it

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