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Racconti Erotici Etero

Luca e la Signora

By 27 Maggio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Era ormai un anno che viveva nell’appartamento messo a disposizione da suo zio Gino. Era proprio vicino alla facoltà che aveva deciso di frequentare. In questo modo Luca non aveva bisogno di svegliarsi troppo presto la mattina. Poteva alzarsi con calma, preparare la colazione e’spiare da dietro le tende la sua dirimpettaia intenta nelle faccende domestiche mattutine.
Luca non conosceva il suo nome’la Signora la chiamava. Si trattava infatti di una donna di circa 50 anni , casalinga, madre e moglie magari irreprensibile. Non era particolarmente bella, non molto alta, mora, riccia, con due abbondanti seni, sempre strizzati in una vestaglietta da casa o in una canotta aderente, ma agli occhi Luca incredibilmente femmina. La Signora riusciva ad accenderlo di passione come Franca, la sua ragazza di allora, non sarebbe mai riuscita a fare. D’altronde Luca era ormai cosciente della sua passione per le donne mature. Non mancava infatti di fantasticare anche su Rossella, la mamma di Franca. In lei avvertiva tutta la carica erotica che la figlia non sembrava possedere e che lui tanto desiderava nella sua amante. Ma questa è un’altra storia.

Tutte le mattine la Signora alzava gli avvolgibili della camera da letto. La famiglia doveva essere uscita e lei aveva finalmente tutta la casa a sua disposizione. Cominciava sollevadola di non più di metro, in modo da lasciar uscire la pesante aria della notte. Luca rimaneva imbambolato a guardare il bordo della sua camicia da notte che le copriva a stento le ginocchia, le gambe bianchissime, le caviglie sottili e i suoi piedi nudi, inguainati da quelle pantofole di raso con il tacco e con una grossa piuma bianca sul dorso, che lasciavano intravedere dall’asola le sue unghie smaltate di rosso. In quelle occasioni Luca non poteva non immaginarsela mentre seduta sul letto con le ginocchia al mento si prendeva cura di se, forse fantasticando chissà quali avventure d’amore, di sesso e passione e cercando di dimenticare un marito che ormai la ignorava. Eh si’non ci voleva molto a capire che il marito e la Signora erano travolti dall’abitudine e dalla noia e ormai vivevano da separati in casa. Che la Signora avesse un amante?
Dopo aver rassettato il letto ecco che il resto dell’avvolgibile veniva sollevato. Luca aguzzava lo sguardo. Era quello uno dei suoi momenti preferiti, che al di là di tutti i pensieri e le frustrazioni, era in grado di risollevargli la giornata e fargli esclamare dopo aver emesso un gran sospiro: ‘Che bella’la vita!’. Infatti puntualmente la Signora indossava una vestaglia di seta trasparente sulla camicia da notte e si faceva strada sul balcone fino a sporgersi dalla ringhiera come a scrutare qualcosa o qualcuno nella strada sottostante. In quest’atto i suoi grossi seni sembravano voler scivolare via dalla vestaglia obbedendo alla forza di gravità.
Luca non riusciva a capire come quei trenta secondi potessero scuoterlo così nel profondo e scatenargli portentose erezioni, che a volte, se gli impegni lo consentivano, trovavano sfogo in piacevoli seghe, fantasticando su quei grossi e accoglienti seni.
A questo punto Luca e la Signora riprendevano la propria giornata. Luca si preparava per uscire, mentre la Signora si organizzava per le sue quotidiane faccende domestiche. Per quelle indossava un vestitino da casa a fiori, di quelle che si chiudono sul davanti con una laccetto e che le strizzava i seni e i fianchi mettendone in risalto le grandi forme. Una ultima occhiata al balcone della Signora, Luca non mancava mai di darlo. Se era fortunato la trovava a spazzolare energicamente il terrazzo dimenando lascivamente il suo grosso culo. Era pazzo di lei’senza alcun dubbio, ma era troppo timido per dichiararsi con una donna così più grande di lui, una moglie, una mamma con dei figli che erano quasi suoi coetanei: non poteva. E così continuava la sua banale storia d”amore’ con la sua Franca, senza troppa convinzione. Intanto i suoi ormoni lo conducevano altrove.
A volte, tuttavia, capita che i propri più insperati e reconditi desideri trovino realizzazione in un modo inatteso e quanto mai insperato.

Era finalmente arrivata la primavera. Da un po’ di giorni Luca non vedeva più il marito della Signora. Pensò addirittura avessero divorziato! Quella mattina si era svegliato più tardi del solito. Franca aveva voluto essere scopata fino alle tre la sera prima, nel solito parcheggio in cui andavano a fare l’amore. La serata si era conclusa con un piacevole pompino durante il quale Luca aveva chiuso gli occhi e immaginato la calda lingua di Rossella alle prese con la sua rossa sugosa cappella. Ancora assonnato, dopo aver ingurgitato un caffè senza zucchero, uscì di corsa dal portone dell’edificio in cui abitava, dirigendosi frettolosamente verso la facoltà. Mentre procedeva a grandi passi per la sua strada scorse una figura familiare venirgli incontro. Era la Signora: indossava un completo bianco e dei sandali infradito ed era bellissima. La sua bocca era delineata da un rossetto rosso vermiglio che le faceva risaltare il nero degli occhi e dei capelli. Sopra il labbro superiore, da un lato, un neo che la rendeva ancora più sexy. Si stava avvicinando. Sentiva il suo odore fruttato e un fremito nel profondo del ventre lo fece trasalire. Chiuse gli occhi per fissarlo nella mente. E quando li riaprì lei era lì ad un passo’lo guardava e gli stava sorridendo. Anche Luca abbozzò un sorriso’non sapeva cosa pensare. Si fermò imbambolato. La Signora, dopo averlo superato, si voltò e gli disse: ‘Tu devi essere Luca’io sono Giovanna, piacere. Ho saputo dalla proprietaria del Bar in fondo alla strada che dai ripetizioni di Latino ai ragazzi delle scuole medie superiori..’ Luca visibilmente emozionato, finalmente spiccicò parola: ‘ Bhè, sì è vero’prendo 30 euro l’ora’. E Giovanna: ‘Perfetto. Sei disponibile da domani a seguire mio figlio Paolo fino alla fine dell’anno scolastico?…ha bisogno d’aiuto’rischia di ripetere l’anno…’.
‘Certo Signora Giovanna, non c’è problema’mi dica a che ora possiamo cominciare”.
‘Per te va bene domani pomeriggio alle 17?’
‘Certo! Nessun problema’.
‘Perfetto Luca’allora ti aspetto domani alle 17 a casa mia’abito in questo edificio al 5′ piano’int.16’.
‘A domani, allora’Buona giornata!’
‘Buona giornata a te”.
E così Luca sapeva finalmente il suo nome Giovanna’la Signora Giovanna.

Il giorno successivo con il cuore in gola Luca si presentò all’appuntamento con il dizionario sotto il braccio. Suonò il campanello e dopo alcuni secondi Giovanna si presentò alla porta. Era uno splendore: dalla camicetta di seta rosa si coglieva distintamente l’attaccatura delle sue grosse poppe. Indossava poi una gonnellina leggera e un paio di sandali bianchi che mettevano in mostra i suoi piedini ben curati. Non ci credeva di poterla vedere così da vicino. Era un sogno.
‘Ciao Luca accomodati..Paolo ti aspetta in soggiorno’ posso offrirti un caffè?.’ disse Giovanna facendogli strada.
‘Buongiorno Signora Giovanna..grazie lo prendo volentieri’.
E così la prima lezione si stava svolgendo tranquillamente.
Giovanna era in soggiorno con loro. Seduta in poltrona leggeva con attenzione un libro di Camilleri ‘La pensione Eva’, inforcando un paio di occhiali dalla montatura d’argento che le davano un aspetto da vera puttana. Luca aveva letto quel libro e conosceva il suo argomento scabroso. Si chiedeva come doveva interpretare quella situazione. Di tanto in tanto alzava gli occhi per scrutarne le caviglie, i piedi, le mani dalle lunga dita affusolate e nodose, che non nascondevano la sua età. In un paio di occasioni l’aveva colta nel sensualissimo gesto di succhiare la stanghetta degli occhiali e ciò gli aveva provocato una tale e portentosa erezione che aveva dovuto nascondere la patta con un libro sul tavolo. Le rughe del viso, in quell’esplicito atto di suzione, la rendevano ai suoi occhi ancora più desiderabile: avrebbe desiderato che ci fosse stato il suo cazzo al posto di quegli occhiali.

Paolo era un ragazzo un po’ svogliato, ma molto intelligente e Luca non ci mise molto a conquistarsi la sua fiducia e quella della Signora Giovanna. I risultati non tardarono ad arrivare e l’anno scolastico era ormai salvo.
Nel corso delle lezioni successive Luca colse l’occasione per osservare meglio quella casa che aveva avuto modo di scrutare solo da dietro le tende della sua abitazione. Con la scusa di dover andare in bagno aveva sbirciato dalla porta semiaperta la camera da letto di Giovanna. Su una seggiola aveva visto adagiata la vestaglia da notte e ai piedi di questa quelle fantastiche pantofole di raso bianco. Nel bagno spiò nel suo mobile scarpiera: c’erano scarpe, sandali e zoccoli che avrebbero scatenato la fantasia di un impotente. Non poté fare a meno di prendere tra le mani un paio di zoccoli di legno con il tacco dodici chiusi sul davanti da una fascetta nera lucida. Li portò al naso, tirò fuori l’uccello e con un paio di smanacciate si produsse in una copiosa sborrata. Li rimise a posto con cura, chiuse la scarpiera e mentre stava per uscire il suo occhio cadde sul cesto della biancheria riposto nel box doccia. Faceva bella mostra di sè un tanga bianco di pizzo. Luca si sentì svenire’lo prese e avidamente lo strofino sul viso: sentiva l’odore della sua fica’era proprio quell’odore fruttato che aveva sentito per la strada quel giorno in cui si era presentata a lui: era l’odore della sua fica. Luca tornò in sé’appallottolò il tanga e se lo mise in tasca prima di tornare al tavolo di Paolo: stava impazzendo.

L’estate non tardò ad arrivare e gli sforzi di Paolo sotto la sapiente guida di Luca tramutarono una insufficienza in un bel sette: l’obbiettivo era stato raggiunto.

Nei giorni successivi Giovanna chiamò Luca per ricordargli di passare da lei in modo che avesse la possibilità di saldare il suo debito e di ringraziarlo. Si misero d’accordo per l’indomani mattina.
Luca non poté fare a meno di fantasticare su quella situazione. Si rendeva conto che erano solo fantasie, ma gli odori e i sapori di Giovanna di cui si era ‘indebitamente’ appropriato gli permettevano di farle sembrare quasi reali. Attaccato il telefono infatti, aprì il cassetto, e portò al naso il tanga accarezzandosi dolcemente fino all’orgasmo.

L’indomani mattina si presentò puntuale all’appuntamento e proprio mentre stava per suonare si sentì chiamare per nome:
‘Luca!’. Si voltò e vide Giovanna che si avvicinava al portone con due enormi sporte della spesa”Capiti a proposito” aggiunse. Purtroppo l’ascensore è rotto e devo portare a casa la spesa: mi daresti una mano?’. ‘Certo signora” e prontamente le tolse dalle mani le pesanti sporte. Giovanna si sentì sollevata, cercò le chiavi nella borsetta e apri il cancello dell’edificio. Quindi, percorso l’androne cominciò ad arrampicarsi per le scale, facendo strada al ragazzo e ondeggiando il suo grosso culo, inguainato da una gonna elastica, ad un palmo dal viso del ragazzo, che ad intervalli regolari annusava l’aria con la speranza di carpire il sottile afrore della sua fica. Giovanna indossava proprio quegli zoccoletti di legno con il tacco in cui Luca felice aveva infilato il naso qualche tempo prima. Questi con il con il loro ritmico ticchettio scandivano quell’amplesso mancato che si stava consumando. Ad un certo punto i loro sguardi si incrociarono all’altezza del pianerottolo. Giovanna sorrise e Luca capì che stava accadendo sul serio’tutto quello era per lui, forse lo era sempre stato. Arrivarono all’appartamento di Giovanna. Lei aprì la porta ed entrarono. Luca aveva ancora le sporte in mano, quando nel buio dell’ingresso sentì contemporaneamente una mano afferrargli e massaggiargli la patta e la lingua umida di Giovanna che gli frugava nella bocca.
Lasciò cadere le sporte e, senza dire una parola, come un lupo affamato si gettò sull’oggetto del suo desiderio con una passione feroce e scomposta. Le strappò quasi la camicetta facendo uscire i suoi grossi seni bianchi. Una vena azzurra si intravedeva sotto il grosso capezzolo scuro a cui Luca si attacco ciucciandolo come un neonato affamato mentre le titillava l’altro con la punta delle dita.
Dopo qualche minuto di quel tormento Giovanna mugolava affannosamente; un mugolio roco e profondo che sembrava le salisse direttamente dalla fica. Staccò il ragazzo dalle sue poppe e lo condusse in salotto dove lo fece sedere su una poltroncina. A quel punto guardandolo negli occhi gli sbottonò la cerniera e il suo cazzo svettò fuori in una poderosa erezione. Lo prese in mano accarezzandolo qualche secondo, quindi cominciò a coprirlo con una serie di piccoli e preziosi baci lungo tutta l’asta, fino ad arrivare alla punta. Luca era in estasi e si sentì svenire quando Giovanna avvolse la sua cappella con la sua lingua morbida e bagnata e se lo cacciò in bocca.
Giovanna cominciò un lungo e sapiente pompino, fatto di leccate, succhiate e carezze sui testicoli che in qualche minuto condussero Luca ad un passo dall’orgasmo.
Lui glielo disse: ‘Sto per venire..’. ‘Non ora’ rispose lei e si alzo in piedi. Fece due passi indietro e sempre guardandolo negli occhi alzò la gonna e afferrò i bordi del tanga che indossava e lo sfilò sorridendo in modo assai femminile. Quando lo ebbe in mano, con delicatezza e ironia lo lanciò verso Luca che lo prese al volo. ‘Questo è per te’riportami l’altro però, per favore”. Luca sorrise e se lo portò al naso. Lei allora si avvicinò di nuovo al ragazzo e al suo cazzo ritto e gli salì a cavalcioni impalandosi con estrema facilità. Giovanna cominciò una furiosa cavalcata su quel giovane cazzo, offrendo al contempo a Luca le sue tette da leccare. Dopo qualche minuto Luca le afferrò le grosse natiche e stringendole con tutta la forza che aveva diete gli ultimi due poderosi colpi prima di scaricare nella fica di Giovanna almeno un litro di sborra. Anche lei, sentendo quegli schizzi caldi che le salivano nel ventre raggiunse un poderoso orgasmo e nello stesso istante piantò le unghie laccate di rosso nella schiena di Luca. Erano sudati, stanchi e soddisfatti. Rimasero in quella posizione per qualche minuto accarezzandosi teneramente fino a quando Giovanna gli disse: ‘ E’ tanto tempo che lo desideravo. Sentirmi spiata da te mi faceva sentire così viva’così desiderata, così troia. Ora scopami di nuovo, ti prego. Ho bisogno di sentirmi viva’trattami come una puttana’la tua puttana. Fa di me ciò che vuoi’.
Luca non se lo fece ripetere due volte. La fece girare e dopo averle sfilato la gonna, ancora con gli zoccoli ai piedi, la fece appoggiare al muro, le fece alzare leggermente la gamba e riprese a stantuffarla da dietro nella fica, accarezzandolo con l’altra mano il clitoride e le tette ballonzolanti.
Giovanna era tutta rossa in viso e mugolava intensamente; sembrava quasi piangesse. Ad un certo punto gli disse: ‘erano anni che quello stronzo di mio marito non mi scopava così’sei divino’continua ti prego!’. Luca non si risparmiò e quando stava per prodursi in una seconda poderosa sborrata, volle prendersi un’altra soddisfazione. Mise un cuscino del divano a terra e ci fece inginocchiare sopra Giovanna, quindi dopo aver bagnato due dita, cominciò a prepararla per il rapporto anale. Giovanna non protestò, anzi sembrava non vedesse l’ora. Dopo averla lavorata per bene con le dita Luca appoggio il suo cazzo sul fiorellino di Giovanna e questo in un attimo fu risucchiato dentro. ‘Ne deve aver presi tanti di cazzi nel culo la Signora” pensò divertito Luca. Cominciò quindi a pomparla con foga. Ad ogni schiocco sul suo culo, Giovanna emetteva piccoli urletti di piacere che eccitavano sempre di più Luca, deciso a svuotare i coglioni nel culo della sua bella Signora. L’orgasmo non tardò ad arrivare e Luca rimase nel caldo culo di Giovanna fino a che l’ultima goccia di sperma non ebbe trovato la sua strada. Quando lo tirò fuori Giovanna si voltò e lo abbraccio baciandolo, quindi si chinò a leccare il suo cazzo, quasi a ringraziarlo della fantastica mattinata.
Dopo essersi rivestita la Signora andò in camera da letto e tornò da Luca con il denaro che gli doveva: ‘Tieni disse, questi sono tuoi’e se saprai essere discreto ci saranno ancora tante mattine come queste’dipende tutto da te’ricordati che io ho una reputazione da difendere’disse con aria non troppo convinta, altrimenti cosa direbbero i vicini a quel cornuto di mio marito in quei pochi mesi che non è imbarcato?’.
Luca sorrise’aveva appena scopato selvaggiamente la mogli annoiata di un vecchio lupo di mare, realizzando in una mattinata il suo sogno erotico più profondo.
La cosa in fondo lo divertiva e sperava avrebbe continuato a divertirlo in futuro.

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