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Racconti Erotici Etero

Lucia par.1

By 7 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

– E’ permesso? – Domandai spingendo la porta di vetro del negozio, e lasciando le impronte sudate per il RIS.

– Prego… – Mi rispose una voce femminile proveniente dal retro del locale.
Immediatamente dopo uscì Lucia.
Passato l’attimo di stupore nel vedermi, mi sorrise maliziosamente con il suo splendido e solito modo di fare.

– Non posso credere che finalmente tu sia venuto a trovarmi. – Disse avvicinandosi.
Mi si presentò davanti stringendomi gli avambracci e salutandomi con due buffetti sulle guance.
Alta circa un metro e sessanta, minuta ma proporzionata, portava molto bene i suoi cinquantanni.
Capelli corti, castana, sempre con quelle due labbra fresche di rossetto rosso che mi avevano fatto sognare negli anni dell’adolescenza.
Era la madre di un’amico della mia sorellina, nonch&egrave amica dei miei genitori e villeggiante nel nostro paese durante le vacanze estive.
Non appariscente, anzi direi una donna normale, mi aveva sempre colpito per quel suo sarcasmo malizioso nel salutare, nel guardarmi, nell’interessarsi ai miei affari.

Diversi pomeriggi l’avevo vista prendere il sole nel giardino in bikini, e fermandomi a salutarla, mentre si rinfrescava, potevo ammirarle le gambe bronzee ed affusolate che terminavano con due sottili caviglie, una terza abbondante sostenuta dal costume umido, e l’immancabile sorriso stampato in viso.
Diverse volte avevo fantasticato su di lei, fino a quel pomeriggio.
13 anni mi dividevano da quelle estati ed ora, passando dinnanzi al negozio di abbigliamento e intimo dove sapevo che lei lavorava, avevo deciso di farmi provocare.

Dopo tanto tempo la rivedevo, con delicate rughette sul collo, un tailleur blu al ginocchio con un controllato spacco sul davanti, calze velate carne, e due splendide decollett&egrave aperte sui lati, che lasciavano intravvedere gli archi delle sue splendide piante dei piedi.

Io rimanevo rigido ed intimidito, ma curioso ed eccitato per la situazione.
– Ti sei fatto bello grande, complimenti. Mi disse guardandomi indietreggiando.
– Ma adesso cosa fai, 30 anni? ‘ Mi chiese incuriosita.
– 33 per l’esattezza. –
– Mi sembra ieri quando venivi a salutarmi al dilà della siepe del giardino tutto sudato di ritorno dal pallone, ti ricordi? –
E nuvolette di pensieri sostavano sopra la mia testa, pieni di capezzoli turgidi sotto il suo costume, o mani affusolate che si spalmavano ora la coscia, ora i fianchi lisci.
Adesso le sue mani erano più secche, la pelle colorita da una lampada invernale, ma era sempre la Lucia simpatica e maliziosa che conoscevo.

Non scorderò mai quel giorno che mi aprì il cancelletto del giardino, invitandomi a farle compagnia.
Lei si era seduta a cavalcioni sulla plastica arancione del lettino con un costume due pezzi veramente succinto, poggiando i piedi a terra con le gambe divaricate.
L’afa e le cicale ci facevano compagnia, creando quell’atmosfera magica dei pomeriggi ferragostani Padani.
Io palesemente imbarazzato ed eccitato mi sedetti su un angolo estremo del lettino.
Con lentezza, come a voler assaporare la tensione creata intorno a noi, aveva pacificamente iniziato a passarsi l’olio sulla parte interna delle gambe divaricate.
Premendo delicatamente i palmi delle mani sulle cosce la stoffa bianca elasticizzata delle mutandine del costume le aderiva come una seconda pelle al pube facendo risaltare il gonfiore delle labbra della vulva.
Il mio sguardo cadeva sui peletti tagliati corti che uscivano dai lati del tessuto mentre gocce di sudore le scendevano sulle tette.
La mia mancanza assoluta di malizia data la giovane età, non permetteva di approfittarmi dell’evidente situazione che si era creata. Palesemente agli occhi di un adulto, Lei mi stava seducendo.
– Aspetta, mi giro. – mi disse ad un tratto volgendomi le spalle: si sollevò e si mise prona.
– Non saresti così gentile da aiutarmi? Prendi il flacone di olio se non ti dispiace e spalmamene un pò sulla schiena. ‘ Disse incrociando le braccia ed appoggiandovi la testa sopra.
Inebetito spostai a fatica le mani verso le spalle e le braccia ed iniziai a massaggiarla piano: Lucia stava con gli occhi chiusi, completamente rilassata, abbandonata.
Assaporai, tastando, le mie mani adolescenziali posarsi per la prima volta sulla pelle di una donna che non fosse mia madre o mia sorella, desiderando che ciò che avevo iniziato non smettesse mai.
Goccioline del mio sudore cadevano sulla sua pelle nuda mischiandosi con l’olio in tante bolliccine, che spargevo sulla sua schiena dorata dal sole.
Presi altro liquido e le massaggiai le braccia, passando poi ai polpacci ed anche ai piedi, piccoli ed arquati per la posizione, prima di risalire alle cosce piene. Quando giunsi ai glutei, il massaggio rallentò e i palmi delle mani premettero sulla pelle più decisamente. Le stavo massaggiando i muscoli della parte interna della coscia destra, le dita molto vicine all’inguine.
L’esiguo tanga le copriva solo parzialmente le labbra del sesso e l’ano, e con coraggio le sfiorai più volte i peletti rasati che sfuggivano ai lati del tessuto. La sottile membrana di poliestere faceva trasparire il paradiso sulla terra, composto dall’angolo di intersezione delle grandi ed invitanti labbra depilate, pronunciate come una bocca socchiusa, ed il piccolo muscolo raggrinzito dell’ano.
– Ti sto riempiendo di olio il costume. – le chiesi in punto di infarto.
– Non importa. – replicò e mi invitò a riprendere il massaggio.
Con un repentino movimento dei muscoli, sporse il culo in fuori, si portò le mani dietro e strinse il costume sino a farlo praticamente rientrare nel solco tra le natiche. Praticamente ora aveva il culo completamente scoperto. Non ero eccitato, ma sconvolto, paonazzo, mille pensieri a quella vista mi fecero scoppiare la testa.
Rimasi a fissare quegli splendidi globi di carne succulenti ed invitanti che si aprivano dinnanzi ai miei occhi mentre un globo di gomma dura ruppe l’imene di sogni che mi circondavano la testa colpendomi violentemente sulla fronte.
Il pallone rimbalzò ai piedi del lettino.
– Vieni a giocare imbambolito! Ce ne manca uno! – Fece capolino da dietro la siepe la testa scapigliata di Alberto, rossiccio rompiballe e calcetto-dipendente.
Ripresomi dalla botta morale e non, mi scusai mille volte con Lucia, alzandomi e salutandola impacciato e la lasciai piena di olio a ridere di me distesa sul lettino.

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