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Racconti Erotici Etero

L’Ufficio del Sesso

By 23 Giugno 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Tutto cominciò con un messaggio istantaneo sul mio PC.
“Voglio avere un bambino” il testo del messaggio. E quindi – pensai – io che c’entro?
Terry era la moglie di uno dei soci più importanti dell’azienda. Lavorava lì solo x quello in fondo.
Lei aveva superato da un pò la quarantina. Faceva di tutto per tenersi alla pari delle colleghe più giovani, alle volte faceva tenerezza quando la scoprivi con lo stesso modello di gonna indossato da un’altra qualche giorno prima.
Occhi chiari, viso intenso. Da giovane doveva essere stata una donna che faceva girar la testa a tutti. Sapeva farsi notare. Gambe toniche, sedere un pò abbondante ma un seno florido, sodo e sempre (e con garbo) ben in vista. Facevo una fatica immane a nn posarci gli occhi sopra ogni volta che gli parlavo. Anzi, le puntavo gli occhi negli occhi proprio per nn cedere alla tentazione. La sua distrazione era il mio godimento. Lei lo sapeva. Nn di me, ma che tutti i colleghi in fondo in fondo cedevano a quella vista sublime. Era il suo modo per sentirsi importante e sovente le colleghe la criticavano per questo. Loro, le altre, avevano i giorni in cui si sentivano giù, o avevano litigato con mariti o compagni. Quei giorni, qual miglior modo di tirarsi su l’animo se nn far sbavare un pò di maschi? Terry invece aveva il suo modo di “mostrarsi” TUTTI i giorni.
“Posso venire da te un attimo?” – Sì – fu la mia risposta.

“Hai letto?”. La sua voce era quella di sempre, il suo sguardo, il suo modo di fare tranquillo. Continuavo a nn capire, e come avrei potuto? – Sì, &egrave molto bello tutto questo… e ci state provando? –
Lei era una chiacchierona, quindi nn era una novità che scambiasse qualche parola con chiunque… ma nn si poteva mai sapere cosa era una sua domanda e cosa un trucco… aziendale…
Ma io ero in imbarazzo. Mi stavo inserendo nell’intimità di una coppia.
“Sì… ma nn ci si riesce… i dottori dicono che la mia età anagrafica non coincide con quella biologica, sono fertilissima ed anche lui… però il tempo passa…”
– Purtroppo ci vuole pazienza… –
“Oppure una… MANO…”

Probabilmente la mia faccia rispose per me perch&egrave continuò: “Voglio un bambino. Ho bisogno di un aiuto. Tu sei una persona di cui ci si può fidare, di te mi posso fidare… lo so! Ho bisogno del tuo sperma e non ho tempo per le cliniche, devi fecondarmi tu!!”
Ok – pensai – che stronzata &egrave questa? Premetto che non ho ancora 30 anni, sono il più giovane manager dell’azienda. Ho fatto la gavetta al suo interno, mi son fatto valere a suon di lavoro. Non sono un adone. Piaccio. Forse più per il modo di fare che per l’esteriore ed ho avuto storie con diverse colleghe essendo entrato ormai tanti anni fa in questi uffici, alcune acclamate, altre sotterranee… una vita normale insomma.
– Terry, scusa, forse nn ho capito… – dissi quelle parole con il viso di chi sa che più esplicita di così lei nn poteva essere ed infatti rise di gusto e notai per la prima volta un pò di rossore.
“Voglio un bambino. E’ facile da capire. Non credo debba insegnarti come si fanno i bambini, ma non posso andare in giro a fermare il primo che passa. Ho scelto te. Nn avrai obblighi mai. Sarà mio e di Corrado, comunque. Anche perch&egrave continueremo a provarci” Bene, dopo quest’altra esplicita spiegazione nn avevo molto da domandare. Era lapalissiano cosa voleva.
– Scusa Terry, nn credo di essere la persona giusta… –
“Perch&egrave? Sei giovane, bello e sano. Sei libero e so che le donne non ti mancano. Non sarà una storia, nn lo diventerà mai. Devi solo aiutarmi, sono disposta a tutto x dimostrarti che nn scherzo!”
Il gonfiore dei miei pantaloni mi avvertì che il mio subconscio era già andato avanti senza di me, pensare di poter avere alla mia merc&egrave una donna così bella e soprattutto la donna del capo, mi mandava in estasi prima di qualunque contatto.
Il mio cervello elaborò. Sapevo che nn si tornava indietro. Per fortuna ero seduto, la mia eccitazione era più che evidente ora. – Ho bisogno di una prova che mi scagioni da tutto… ho bisogno di una foto esplicita CON TE… –
“Va bene. Mercoledì farò il turno serale, ci sono le coppe nel calcio, l’ufficio si svuoterà come al solito. Portati la macchina fotografica” Detto questo uscì.
Nel weekend mi chiedevo cosa sarebbe successo. Ed il lunedì ed il martedì li vidi passare tranquillamente. La incontravo nei corridoi e non c’era il minimo accenno nel suo sguardo al nostro discorso. Non sapevo cosa pensare, ma il mercoledì portai la macchina fotografica.
Facevo spesso tardi in ufficio, ero la dannazione dell’azienda di pulizia. Quel mercoledì chiesi loro di nn passare da me tanto avrei fatto tardi. Ed alle 20 entrò. Vide la macchina fotografica sulla scrivania e sorrise. Venne verso di me girando intorno alla scrivania ed io la seguii ipnotizzato girandomi sulla sedia. Si inginocchio ai miei piedi, mi abbasso la zip dei pantaloni e poi gli slip. E vide che la stavo aspettando.
Adoro i pompini. Le donne che mi hanno conquistato hanno usato quell’arma o il loro seno… e lei aveva entrambe le doti.
La guardavo mentre il mio cazzo spariva in quella splendida bocca e da quella posizione avevo la vista completa del suo magnifico seno. Mentre continuava a leccarmi l’asta per darmi la giusta erezione piano piano stava abbassandosi la maglietta. Finalmente! Che TETTE! I capezzoli dritti, turgidi, mentre non smetteva di succhiarmi l’anima erano lì davanti a me, allungai una mano per sentirli, stringerli ed erano ancora più belli di quello che avrei potuto immaginare.
Si staccò del mio pene ormai eretto. Lo mise tra le sue enormi poppe e mi sorrise. Io avevo il cazzo in fiamme come non mai. L’eccitazione mi era arrivata fino ai capelli. Lei era rossa in viso ma non smetteva di guardarmi dritto negli occhi, come a dirmi: hai visto cosa sto facendo? Guardò la macchina fotografica ed io capii.
Presi la camera e puntai su di lei. Lei sempre con il mio membro fra i seni uscii la lingua ed appoggiò la punta sul mio cazzo. Scattai. – Finisci quel che devi… – chiusi gli occhi, reclinai la testa sulla sedia mentre vorace aveva ripreso a succhiare e venni quasi subito.
Il primo schizzo le fu tutto in gola, lo tirò fuori in tempo per prendersi il secondo dritto in faccia ed il terzo tra i capelli. “Quanto spreco!! Mi dai la mia prima razione?”
Mi sentivo davvero svuotato, ma non pago. Era la donna del capo dovevo fottermela per bene.
– Tiramelo su come sai – le dissi – Che ti accontento –
Di nuovo, con più foga di prima riprese a lapparmi la cappella, poi tutta l’asta fino ai coglioni.
Li soppesava, li baciava, sembrava santificarli ed era ovvio, visto il perch&egrave stava lì tra le mie gambe.
Non mi fece nemmeno perdere tantissima erezione che il mio cazzo fu pronto.
La feci alzare e sedere sulla mia sedia. Lei aprì oscenamente le gambe e potei ammirare una figa curatissima, meglio delle coetanee di cui mi ero beato fino ad allora.
Feci quello che sapevo fare. Mi inginocchiai per leccargliela, ma lei mise una mano davanti quasi a negare quella gioia.
– Lo vuoi sto bambino? – esclamai guardandola negli occhi e lei tolse la mano.
Ora le parti erano invertite. Ero io che le succhiavo la fica. Leccavo ed immergevo la mia lingua dentro di lei mentre con la mano le sfregavo il monte di venere. “Se fai… così… non… non resisto!”
Ecco che quell’incontro, da inseminazione si stava trasformando in una scopata gradevole per entrambi.
Quelle parole furono come il verde ad un semaforo, mi attaccai alle sue grandi labbra e mentre con le due mani stringevo, accarezzavo, quasi torturavo i suoi enormi seni, con il viso ero tra le gambe di lei.
I suoi gemiti si fecere più alti, il respiro più affannato, il corpo si irrigidì ed io ricevetti il primo orgasmo di una donna matura della mia vita.
Fu troppo per me. Una donna bellissima con le gambe allargate sui braccioli della sedia, il seno al vento che ancora respirava affannosamente cercando di recuperare le idee confuse in quel piacere immenso che stava provando mi detterò l’erezione che cercavo.
Le ficcai di forza il mio cazzo nella figa e l’urlo che ne uscì fu tutto di piacere, cominciai a stantuffarla come mai avevo fatto. La volevo, volevo farla godere ancora. Volevo godere ancora anche io con lei.
Il ritmo fu forsennato e duro pochissimi, intensissimi minuti. Le sue gambe attorcigliate alla mia vita mi davano la certezza che il piacere era ormai di entrambi ed era senza calcoli, senza controllo.
Non ce la facevo più, volevo esplodere e stavo per togliermi come sovente facevo per gustarmi la visione del mio nettare sulla pancia e sulle tette della mia compagna, ma mi urlò “Stai dentro!!!” e mi ricordai perch&egrave eravamo finiti così.
Feci quel che dovevo, la riempii letteralmente di sborra fino all’ultima goccia, poi mi accasciai esausto.

Ci furono altri 3/4 incontri con Terry successivamente (era difficile per noi incrociare gli impegni) ma poco dopo annunciò a tutti che lei e Corrado avrebbero avuto un bambino ed ha lasciato il lavoro per dedicarvisi a tempo pieno. Ogni tanto mi chiedo a chi somiglierà quando sarà grande…

Graditi commenti e critiche: michele_vai@yahoo.it

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