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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Lui e lei

By 29 Maggio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Sono stanco morto ma mi tocca. Dopo dieci ore di mare e quattro di allenamenti sono distrutto. Stavo per montare in moto per andarmene a casa, quando mi suona il cellulare

“Sara? Che vuoi?”

“Si risponde così ad una ragazza?”

“Ad una ragazza no, ad una ragazza stronza si” Avrei voluto dire ad una puttana stronza, ma mi sono trattenuto. Tra di noi non è mai corso buon sangue. Lei la ballerina, prima donna della classe, io ero il pagliaccio. Mi divertivo a far ridere, unico momento leggero della mia giornata, lei invece era la snob perfetta, si divertiva a umiliare, avevo visto parecchi ragazzi provarci con lei, essere usati e poi scaricati. Si era passata tutta la nostra classe tranne me, la cosa non mi interessava, in fondo a me lei piaceva solo fisicamente, si perché se intellettualmente lasciava a desiderare lo stesso non si poteva dire del suo fisico. Il ballo l’aveva scolpita proprio bene, un culo da infarto, che solo a vederlo muoversi ti faceva venire, gambe lisce e toniche, ma non eccessivamente muscolose, ma il meglio era la parte di sopra, una terza piena che stava su da sola come fosse di marmo, infatti non indossava mail il reggiseno, un ventre piatto dolcissimo con quel brillantino all’ombelico che mi faceva impazzire. Ma la cosa più bella erano gli occhi, occhi da maiala, profondi e penetranti, color cacao, sembravano fatti apposta per farti arrappare. La cosa che mi dispiaceva era di non essere mai riuscito a provare le sue labbra, avevo sentito vari commenti e sia come baciatrice che come pompinara molti ne avevano decantato le labbra, labbra magnifiche, carnose al punto giusto e quella meravigliosa fossetta tra il labbro superiore e il naso, personalmente adoro questi piccoli dettagli, come il piccolo neo che aveva appena sopra il labbro superiore. Come detto non aver provato quelle labbra rimaneva un mio piccolo cruccio, ma ora torniamo alla storia

“Vedo che hai un’alta considerazione di me”

“Taglia corto. Che ti serve?”

“Mi servirebbe un accompangatore.”

“In che senso?”

“Mi serve un ragazzo che mi accompagni stasera alla festa di Nicola”

“E perché chiami me?”

“Perché tu sei l’unico che se ci va, ci va da solo. A te non ti si incolla nessuna”

“Sempre diretta, eh? Io non pensavo di andarci”

“Dai ti posso pagare” La sua famiglia era molto benestante e non avrebbe avuto nessun problema a mantenere quello che aveva detto

“E se a me non interessassero i soldi?” fu la mia piccata risposta, mi sentivo un po’ offeso, ma in testa mi stavano frullando tante idee strane

“Cosa intendi?”

“Non lo so. Prova a pensare che altro tipo di moneta capisco io”

“Non oseresti chiedermi una cosa del genere. Cosa credi che si dirà di te se uscirà in giro che mi hai chiesto di scopare per accompagnarmi ad una festa?”

“E di te che ti sei ridotta a offrire soldi a me per fartici portare?”

“Non crederai che…”

“Ora devo chiudere, decidi e fammi sapere. Hai due minuti da adesso” chiusi il telefono e tornai negli spogliatoi, mi serviva un posto dove lasciare la borsa, non potevo certo portarmela dietro, tanto ero sicuro che avrebbe ceduto. Infilai la borsa in un armadietto, chiusi con il lucchetto e tornai fuori. Il cellulare aveva cominciato a squillare da quando avevo messo la borsa dentro e non aveva smesso fino a quando non ero uscito

“Pronto?”

“Sei uno stronzo”

“E così che si parla al tuo partner per la serata?”

“Sei uno stronzo. Sai quanto è importante per me questa serata”

“Devi solo essere la mia ragazza per la sera e per il dopo sera. Non mi pare di volere tanto, dopotutto cosa penserebbero i tuoi amici se alla festa ci provassi con le altre, se io sono bloccato lo sei anche tu. Allora a che ora devo passare a prendere la mia ragazza?”

“Ce la fai a essere a casa mia fra mezz’ora?” chiese rassegnata

“Si. Preparati che sto arrivando. Vedi di non farmi fare brutta figura” scoppiai a ridere come uno scemo. Mi misi il casco e montai in moto. 

Quando arrivai sotto casa sua le feci uno squillo, ero già mentalmente preparato ad una lunga attesa, invece scese immediatamente, vedere la sua faccia appena mi vide fu bellissimo

“Ma sei in moto?”

“Che credevi? Io vado in giro solo in moto. Te ne eri scordata? Lo immaginavo”

“Perché non me l’hai detto?”

“Perché volevo divertirmi. Mettiti questo” dissi passandole un casco. Mentre si metteva il casco la osservo con cura, senza saperlo si era vestita perfetta. 

Il giacchetto di pelle le stava di un aderente da infarto, rendeva visibile tutto il seno che non era nascosto per niente,sotto portava solo un corsetto nero con dei ricami senza spalline, le gambe e il culo, inguainati da un paio di leggins neri di pelle, erano rialzati dalle scarpe alla schiava con tacco alto, sembrava pronta per andare a far rizzare un bel po’ di cazzi. Il viso con i lineamenti delicati, era in perfetto armonia con caschetto riccio e risaltava con il trucco leggero. Gli occhi sembravano dire solo

“Prendimi, fammi tua!” dovetti resistere parecchio per non saltarle addosso subito.

Appena salì, si lasciò cadere con tutto il peso sulla moto

“Fai attenzione, così cadiamo!”

“Non ti fare la moto se non la sai portare”

“Scendi!-era un ordine perentorio, lei trasalì ma obbedì, scesi anch’io- per tutti alla festa saremo una coppia quindi vedi di comportarti da tale, chiaro?” mentre parlavo mi ero avvicinato e la fissavo, ero come risucchiato dai suoi occhi, mi fissava senza abbassare lo sguardo, la attaccai al muro anche dopo che avevo smesso di parlare e mi sembro che per un attimo i suoi occhi mi chiedessero di prenderla, ma fu solo un attimo perché torno subito ad essere la snob di sempre

“Non ti fare strane idee, io sono una ragazza indipendente. Tu non sei niente come tutti i ragazzi. Chiaro?”

“Io non sono tutti, sono io. Con me fai quello che sta bene anche a me. Chiaro?-rimase interdetta, non sapeva cosa dire- Togliti il casco!” una altro ordine, ci togliemmo il casco insieme, per un attimo rividi quello sguardo e stavolta non lo lasciai scappare, la attirai a me e la baciai. Rispose fin da subito al bacio. Mi rimisi il casco e salì in moto

“Non vuoi più venire?” le chiesi visto che era rimasta impalata, si mise subito il casco, stava per salire, ma la fermai

“Di chi sei?” le chiesi a bruciapelo, era ferma, non sapeva cosa rispondere

“Di chi sei?”

“Tua” rispose timidamente

“Di chi sei?”

“Tua” mi rispose languidamente avvicinandosi a me

“Ora possiamo andare” per la prima volta mi sorrise anche con gli occhi, sembrava contenta dentro.

Partimmo e andammo alla festa, avevo idea che sarebbe stata una bella festa.

Quando arrivammo, mi accorsi che mi dovevo ricredere, difficilmente sarebbe stata una bella festa, troppi macchinino, troppi snob, persone che detestavo. Appena scesi, avevo una faccia rabbuiata, Sara se ne accorse

“Non ti preoccupare, andrà bene. Vedrai che ti invidieranno tutti.”

“E perché dovrebbero?”

“Per questa- si indicò e mi bacio con passione- sei il mio partner e sei speciale” si voltò e si incamminò verso la casa, sculettava in modo pauroso, chiusi i caschi, blocca la moto e la rincorsi, la presi per un braccio

“Comincia a muoverti in modo meno appariscente se vuoi essere mia” mi sorrise

“va bene” e s alzò sulle punte per baciarmi, fu una cosa stranamente dolce per una come lei.

Ci addentrammo nella villa, mi resi subito conto che il mio abbigliamento era in qualche modo inadeguato, lì non c’erano persone che andavano a una festa per stare in compagnia, ma con uno scopo ben preciso, era il genere di feste che detesto con tutto me stesso, stavano tutti con la camicia aperta, collanone d’oro e con gli occhiali da sole in casa, non sapevo se essere più schifato per le persone che c’erano o se per il fatto che mi ero fatto coinvolgere in una cosa simile. La casa era enorme, sembrava una di quelle case da film americani, già immaginavo a cosa servissero le stanze di sopra, odiavo la situazione in cui mi ero messo, per un po’ di fica mi ero cacciato in un bordello simile, si perché era un bordello. Trascorsi l’intera serata isolato su di un divano, mi sarei aspettato di restare solo per tutta la serata, ma stranamente dopo un po’ Sara venne a tenermi compagnia

“Andata buca?”

“No-disse appoggiando la testa sulla mia pancia- ho capito che non ne valeva la pena”

“Esiste qualcuno di più importante?”

“Forse- mi rispose passandomi una mano sugli addominali- di sicuro ha un fisico da paura, molto meglio di lui” abbozzai un sorriso e pensai che finalmente gli anni di nuoto davano i loro frutti. Non sono molto alto, un 1.80m, nella media, il mio forte sta nella parte superiore e nel fisico nel suo complesso scolpito da molti anni di nuoto a livello agonistico, i miei vanti sono la tartaruga e il petto ben scolpito. Dovendo guidare non avevo bevuto molto, mi ero limitato a un paio di bicchieri di birra, mentre Sara non l’avevo proprio vista bere, a guardarla sembrava più a disagio di me in quella situazione, passano quasi tutta la serata a chiacchierare sul divano, mentre lei mi accarezza e e la coccolavo. Il cazzo mi stava diventando di marmo, ormai si stava facendo tardi e le proposi di tornare a casa, sembrava che non aspettasse altro. Ritornammo a casa sua, mi fece mettere la moto nel suo garage

“Bene, dato che non ho il mezzo adatto penso proprio che resterò a credito”

“Perché non sali? I miei sono fuori e Jacopo rimane alla festa e dorme lì” i genitori fuori e il fratello alla festa? Non potevo chiedere di meglio. Salimmo in casa, appena entrati posammo i caschi, mi girai verso di lei, aveva uno sguardo triste

“Avanti, prenditi ciò che hai voluto” quella frase mi fece arrabbiare, mi fece infuriare invece il tono, sembrava un agnello sacrificale

“E no, non così. Non è così facile” mi avvicinai e la baciai, rispose al bacio, scesi a baciarle il collo, senti che si stringeva a me. Lo voleva anche lei, ma non voleva mostrarlo, questo mi mandava in bestia, la volevo punire, ma le lascia un’ultima possibilità, le sentivo il respiro pesante, affannoso

“Ti piace?” non ricevevo risposta

“Ti piace?” il silenzio continuava

“Fai quello che devi fare e poi vattene” quelle ultime parole furono la goccia che fece traboccare il vaso

“Ora ti faccio vedere io” la presi e la portai sul letto, le tolsi i pantaloni e mi dedicai a lei. Una fica bellissima, con una leggera peluria curata, posai le labbra sulle sue e la baciai, la baciai tutta. Con la lingua scandagliai tutta la sua fichetta, ogni minimo pertugio, affondai la lingua e la usai come un cazzetto. Aveva il respiro affannoso e le strappavo i primi gemiti, dibatteva la testa sul letto, mi sembrava che non aveva mai provato niente di simile, la leccai tutta, le leccai il clitoride, ogni volta che le leccai il bottoncino  sobbalzò, non era abituata a questa pratica e ciò mi facilitò. Ogni tanto mentre leccavo facevo scorrere la lingua fino al solco anale e al suo buchetto, lo inumidivo piano, senza che se ne rendesse conto la stavo preparando. Appena raggiunse il culmine entra in lei così com’era. Era bellissimo starle sopra sapendo che le avevo tolto solo i pantaloni e solo da una gamba, ma per il resto era completamente vestita. Non mi era mai sembrata così bella. Pompai per pochi colpi, poi passai ad altro, la girai continuando a penetrarla, senza che se ne rendesse conto affondai prima un dito, poi due dentro il suo culo, non volevo che fosse completamente pronta, uscì e rientrai, ma questa volta in un altro buco. 

“Ahhhhhh! Noooooooo!” girdò di dolore Sara

“Non ti piace,eh? io invece dico di si”

“Esci! In culo nooooo!!!!! Mi fai male!!!” si dimenava ma ormai ero dentro e non avevo alcuna intenzione di uscire

“Lo so che ti piace e lo vuoi”

“Nooooo! Sei uno stronzo!!!” la sua resistenza si stava indebolendo complici anche le mie mani che si stavano divertendo con le sue tette e la sua fica. 

“Smettila! Ti prego!” ormai le sue parole erano solo un sussurro, aspettai ancora un po’ per lasciare che si abituasse all’intrusione e cominciai a pompare con forza, uscivo quasi tutto e affondavo completamente con forza. In breve le sue lamentele divennero gemiti di piacere, non riusciva a trattenere il piacere e la cosa mi piaceva. Mantenni quel ritmo infernale per almeno un quarto d’ora, vedere la sua faccia stravolta era tremendamente eccitante, non avrei retto per molto, quando stavo per venire uscì

“Vieni qui ora!” ruggì girandola verso di me, aveva la faccia rassegnata, ma segnata dal piacere allo stesso tempo

“Ahhhhh!!! Siiiiii!- urlai venendole in faccia- pulisci!” le ordinai. Mi sorprese vederla così disponibile e accondiscendente, ma si capiva che le piaceva essere trattata così. Con la bocca era proprio brava, mi stava quasi dispiacendo non essermi fatto spompinare un po’, quando il mio cazzo fu completamente ripulito cominciai a rivestirmi, lei si lasciò cadere sul letto e comincio a piangere, il senso di quanto era successo si stava facendo strada in lei. In quel momento non me ne fregava nulla, volevo solo tornarmene a casa e dormire. Avevo un sonno incredibile.

 

 

 

Erano passati alcuni giorni dalla serata con Sara  e non riuscivo a togliermi dalla mente quello che avevo fatto. Più ci pensavo, più pensavo di essere uno stronzo, però in fondo le era piaciuto. 

La mia vita scorreva come al solito, le ferie erano finite e toccava tornare al lavoro, non mi potevo certo lamentare, il mio lavoro di consulente non mi stressava molto e soprattutto mi permetteva di ritagliarmi parecchio tempo per andare a nuotare. Passarono circa due mesi, quando un amico mi telefonò mentre ero in piscina a nuotare. Vado sempre a nuotare la sera visto che il proprietario della piscina è un amico e mi lascia stare fino a tardi, spesso chiudo io il complesso, beh dopotutto all’inizio avevamo cominciato insieme quest’attività quando era cominciata come una sfida per aiutare i ragazzi del quartiere come noi, in modo da toglierli dalla strada, per dare loro un posto dove riunirsi e praticare dello sport. Mentre nuotavo, dato che ero l’unica persona nel complesso mi portavo la borsa vicino alla vasca e lasciavo il telefono a portata di orecchio quando lo sentì squillare, con riluttanza mi avvicinai, odiavo essere disturbato in questo momento

“Pronto?”

“Ohi, ciao. Come va?”

“Pietro che vuoi? Non sai che sto nuotando?”

“Eddai che sarà mai una piccola interruzione? Volevo sapere se posso contare su di te per quel progetto”

“Ma tu mi chiami a quest’ora per sapere questa stronzata? Ne parliamo domani” attaccai scocciato, perfetto pensai. Ora oltre allo stress di oggi pure quello della telefonata devo smaltire, ricominciai a nuotare, poco dopo il telefono ricominciò a suonare, stavolta lo ignorai sicuro che fosse quel coglione di Pietro. Il punto era che non la smetteva più e io non riuscivo a concentrarmi

“Pietro che cazzo vuoi?” risposi a muso duro

“Calmo, calmo. Sono Daniele”

“Scusa danié. Come va?”

“Bene. Senti noi stiamo andando al XXXXX. Ci raggiungi lì quando hai finito?”

“Si. Dammi un  po’ e sono da voi, il tempo di fare un 100 decente” ricominciai a nuotare, ci misi veramente tanto a trovare il ritmo, c’era qualcosa che non mi faceva andare, ero come bloccato. Ero completamente immerso nei miei pensieri galleggiando sull’acqua nel tentativo di capire cosa fosse quando sentì dei passi dietro di me, mi alzai di scatto per vedere chi era, non c’era nessuno nel complesso. Riuscivo a distinguere una figura nell’ombra ma non riuscivo a capire chi fosse, era una figura esile, sembrava una donna

“Chi sei?- chiesi a muso duro- fatti vedere!”

“Non mi riconosci più” quella voce, non l’avrei mai dimenticata

“Claudia. Cosa ci fai qui? A quest’ora?” la mia voce si era subito addolcita

“Ho parlato con Daniele e ho pensato di raggiungerti” abbozzai un sorriso, tra me  e lei c’era uno strano rapporto. Sempre insieme come amici,  in più di un’occasione il nostro rapporto era andato oltre, ma non era mai sfociato in un legame fisso. 

Ora vederla lì, con quel costume, non so. I costumi femminili da nuoto sono sempre casti, ma addosso a lei era la cosa più eccitante che ci fosse. La pelle ambrata risultava in modo molto evidente con il costume blu acceso, davanti la fasciava tutta, ma lasciava scoperti sia i fianchi che la schiena, come conoscevo io quel costume non c’era nessuno. Lo avevamo ideato io e Daniele quando era cominciato tutto e ora pensavo proprio che avessimo realizzato un’opera d’arte. Il seno, anche se stretto in quel costume non si poteva proprio nascondere, il nuoto aveva reso il suo fisico tonico e delicato allo stesso tempo. Claudia non nuotava per sport ma per passione, la sua pelle era liscia come la seta e il suo corpo era tonico ma non muscoloso, ma la cosa che mi attirava di più di lei erano quegli occhi color nocciola. Occhi così grandi, uno sguardo così calmo, sicuro, ma anche caldo, ero attratto in modo incredibile da quegli occhi, non sarei mai riuscito a capire perché li nascondeva dietro quel ciuffo ribelle, si perché non era li casualmente, ne ero certo. I capelli corti, non a caschetto, proprio corti e quell’unico ciuffo mosso che cadeva sugli occhi come per nasconderli, sembrava fatto tutt’apposta per me. Si avvicinò e scese in acqua

“Sai l’acqua è proprio il tuo ambiente naturale, sei bellissimo tutto bagnato” disse togliendomi la cuffia

“Claudia che vuoi fare?”

“Aiutarti. Che ne dici se togliamo un po’ di stress e poi ricominci a nuotare. Non pensi che riusciresti meglio?”

“Forse hai ragione” dissi tirandola a me. La sua voce così sensuale e dolce mi stava facendo perdere di vista tutto il resto, ci baciammo con passione, le nostre lingue si cercarono, si unirono fino a formare una matassa così intricata che nessuno avrebbe potuto sciogliere. L’appoggiai contro il bordo della piscina, le baciavo il collo dolcemente mordicchiandolo, la stavo facendo impazzire, le sue mani si muovevano frenetiche sul mio corpo, fino a quando arrivarono al costume, lo cercava, lo voleva. Mi fece appoggiare al bordo della piscina e mi spinse a salire, si tolse il costume di sopra regalandomi una vista del suo seno, un seconda misura abbondante, piena, bellissima, con i capezzoli che puntavano con forza verso l’alto. Mi tolse il costume e si dedicò subito al mio cazzo. Scese dolcemente a  leccarmelo, non aveva fretta, voleva gustarselo con calma, lo imboccava, lo succhiava, lo leccava, non riuscivo più a capire cosa stesse facendo, mille emozioni si addentravano nella mia mente, una cosa era certa: mi piaceva da morire quello che stava facendo. Ma come tutte le cose belle anche quella dopo poco stava per finire, soprattutto se non volevo venire, la alzai dalla acqua e la portai sopra di me, senza pensarci due volte mi mise la fica in faccia e io non me lo feci ripetere due volte, le scansai un po’ il costume e inizia a leccargliela, non continuai a lungo, era talmente eccitata che venne quasi subito, il tempo di esplorare quella fica che era da un po’ che non visitavo. Tremava tutta per l’orgasmo appena avuto che non si accorse che avevo posizionato il mio cazzo all’imboccatura del suo tunnel, aspettai che l’orgasmo prendesse pienamente possesso di lei e quando ci rilassò completamente affondai il colpo, era come passare con un coltello rovente nel burro, sentivo i suoi umori bagnarmi il cazzo e sentivo le pareti della sua fichetta allargassi per la mia intrusione. Era bellissimo, avere una ragazza del genere tutta per me in un posto del genere, non saprei come descriverlo ma è stata una delle più belle scopate che abbia mai fatto. Vederla in quel momento appoggiata a me, completamente persa nel piacere, con il viso tirato e stravolto dal piacere mi rendeva felice ancora di più della scopata di per sé. Piano piano iniziai a spingere ma mi accorsi che la cosa non le dispiaceva anzi lentamente aveva iniziato un su e giù anche lei in sincronia con me per godere meglio, andammo avanti piano e languidamente per un po’, nessuno di noi parlava, ci limitavamo a gemere per comunicarci il nostro piacere. Rimanemmo in quella posiziono per non so quanto tempo, ero come ipnotizzato dal suo corpo, dal suo movimento così sexy, ogni tanto roteava il bacino per sentirmi meglio, io da parte mia le succhiavo il seno come un bimbo. In quel preciso momento eravamo come in simbiosi, i nostri corpi erano fusi insieme, ma il lato più animalesco di me ebbe piano piano la meglio su quello dolce e cominciai a spingere con più forza, con più determinazione, la ribaltai e le montai sopra iniziando a spingere con forza, affondando completamente in lei, ma era altro quello che volevo, la girai e lei capì

“Fai piano, con dolcezza” disse passandomi la mano languidamente sul ventre, io abbozzai un sorriso e spinsi dolcemente ma con decisione, il suo culo mi accolse subito

“Ah!” le scappo un piccolo gemito di dolore ma si abituò subito all’intrusione e poco a poco penetrai completamente in lei. Mi mossi con calma, non volevo farle male, era strano, era la prima volta che era così dolce tra noi e la cosa mi piaceva. Mi muovevo lentamente dentro di lei, uscivo quasi completamente e poi avanti tutta, continuai così per un po’ ma sentivo l’orgasmo montare, Claudia tremava a ogni affondo, segno che era al culmine pure lei, così aumentai, spinsi con più forza, stavamo impazzendo insieme, cominciò a dimenare il culo come un invasata, non stava ferma e a me piaceva sempre di più.

“Si ti riempio!!!!”

“Si!! Vieniiiihhhh!!!” urlò mentre veniva insieme a me

“Aaaahhhh” ero felice e rilassato, ci lasciamo cadere sul pavimento e restammo un po’ abbracciati teneramente sul pavimento, ma io ero pensieroso, non riuscivo a capire perché non riuscissi a nuotare come volevo, mi alzai e mi buttai in acqua, feci qualche vasca per distendermi e uscì, Claudia era ancora lì, avvolta nel costume, la bacia con dolcezza

“Ho fame. Tu no?” mi disse

“Si anch’io. Ci andiamo a fare una bella spaghettata a casa mia?”

“Volentieri” rispose leccandosi le labbra, non so se per la pasta o per il dopo cena. Ci andammo a cambiare e durante tutto il tempo ci scambiammo molte coccole, uscimmo e io montai e lei andò alla macchina. La osservai camminare sculettando felice, ma la mia attenzione venne catturata da una macchina parcheggiata in seconda fila lì vicino, mi sembrava la macchina di Sara, non feci in tempo ad avvicinarmi che la macchina ripartì, non capivo cosa ci potesse fare qualcuno in quel posto a quell’ora di notte, ma ora avevo altro a cui pensare, salì in moto e mi avviai verso casa.

Quando arrivai ancora non ero riuscito a togliermi dalla testa quello che avevo visto, ero sicuro fosse Sara quella nella macchina

“Si può sapere cos’hai stasera?” Sei così pensieroso?”

“Niente, piccola. Tranquilla”

“Ma io non sono mai tranquilla” mi disse all’orecchio con tono languido, mi girai di scatto e la sbattei contro il muro baciandola in modo animalesco

“Mmmhhh! Ora ti riconosco!- disse sottraendosi al bacio, la guardai perplesso- ho troppa fame!” scoppiamo tutti e due in una risata genuina e aprì il portone, salimmo in silenzio. Una volta a casa posai la borsa e mi avviai verso la cucina per preparare la cena, Claudia ormai conosceva casa mia quasi meglio della sua, molto spesso era lei che rimetteva in ordine quando si fermava a passare una serata da me, si avviò con passo sicuro verso l’angolo bar, i cocktail sono sempre stati una mia passione  e mi sono allestito un piccolo angolo bar, con tanto di bancone e attrezzatura di prim’ordine. La vidi preparare due bicchieri conoscendola non sarebbe stato nulla di leggero

“Whisky senza ghiaccio per il padrone di casa” accettai senza problema il bicchiere mentre l’acqua bolliva

“Come farai a tornare a casa stasera se beviamo così adesso?”

“E chi ti ha detto che voglio tornare a casa stasera?”

“Domani hai gli allenamenti e sei senza borsa”

“La borsa è in macchina, pensavi veramente che mi volessi limitare ad una cena”

“Chissà. Oggi poteva essere la giornata delle sorprese”dissi ridacchiando

“Nono. Solo una sorpresa e non mi pare che ti sia dispiaciuta” mi disse con tono piccato, come risposta l’attirai a me e la bacia, mi dovetti staccare quasi subito per guardare i fornelli. Preparai il sughetto mentre lei si metteva a suo agio, il che vuole dire che si metteva i topless con i jeans. La guardai sorridendo, sa bene quanto adori le ragazze con i jeans e in topless, mi fanno impazzire. Mangiammo chiacchierando del più e del meno, il vino scorreva e non ci risparmiavamo neanche un bicchiere, finimmo la bottiglia e ci mettemmo a vedere un film, inutile dire che lo guardammo ben poco. Ci ritrovammo subito a baciarci con passione, si sedette su di me e io mi lanciai verso il suo collo esposto, lo baciai lo mordicchiai, mentre le sue mani vagavano sulla mia schiena ora nuda, sentivo le unghie graffiarmi la schiena, per risposta le mordicchiai un capezzolo, lo succhiavo, non riuscivo più a staccarmi dal suo seno, quando lei si alzò e strusciando e ammiccando scese per dedicarsi al mio cazzo. Era molto bello vedrà scendere come un serpente, si mise a pecora e iniziò un fantastico pompino, la scopata di poco prima mi garantiva che non avrei ceduto subito, ma con una bocca come la sua sapevo che non sarei durato molto, avevo gli occhi chiusi e quando li riapri vidi una meraviglia che non osavo nemmeno immaginare. Si era tolta i jeans e il mio sguardo venne attirato dal culo, così bello, statuario, protetto solo da una piccola mutandine nera, almeno credevo fosse una mutandine ma mi dovetti ricredere. Non ce la facevo più, così la alzai e la poggiai su di me, fu una sorpresa sentire il contatto diretto con la sua fichetta, fu allora che capì. le mutandine avevano due buchi, uno in prossimità della fica e uno del buco del culo, senza nemmeno aspettare che fosse sistemata, infilai di forza il mio cazzo nella sua fichetta, un calore così non l’avevo mai provato, doveva essere super-eccitata perché mi sembrava di tuffarmi in un mare. Cominciai a spingere e in poco tempo le mie gambe si bagnarono dei suoi umori, la alzavo e la facevo scendere con forza, ma era altro quello che volevo, la avvicinai a me, uscì e rientrai mi sorrideva maliziosa, aveva capito quello che stavo per fare. Diedi un colpo secco e fui dentro il suo culo, vidi i suoi occhi sbarrati, non si aspettava un colpo del genere, ma non riusciva a trattenere i gemiti di piacere

“aaaahhhh!!!!” si stava lasciando andare completamente, mi mossi lentamente, il tempo necessario perché si abituasse all’intrusione, ma presto fu lei a impalarsi su di me, voleva il mio cazzo e cercava di prenderne sempre di più, saltava e affondava, mi graffiava con forza, era come se avesse perso il lume della ragione, non mi feci certo pregare e mi misi a spingere con tutte le forze che avevo in corpo, lei urlava il suo paicere e io soffiavo come un toro, ma c’era ancora una cosa che volevo, mi alzai con lei sopra e andai in camera da letto, la poggia sul letto e la girai. Il suo culo aperto era uno spettacolo incredibile, aveva le fica rossa e luccicante, le gambe tutte bagnate e il corpo che tremava tutto, mi fionda sul suo culo e comincia a pompare con foga, affondavo con tutto il mio peso, spingevo come se la volessi sfondare. Mantenevo un ritmo infernale, non durai a lungo, quando stavo per venire, uscì e la girai, le presi la bocca e le ficcai il cazzo in gola

“Siiiii!!!!! Ti faccio fare una bella bevuta!!!” non poté rispondere, le avevo invaso la gola di sborra, con mia sorpresa riuscì a ingoiare tutto. Ci lasciammo andare sul letto esausti tutti e due, lei aveva una faccia così soddisfatta, ma in me c’era qualcosa che non andava. Non ero mai stato così animalesco, mi sentivo come se mi dovessi sfogare, c’era qualcosa che non andava, ma non riuscivo a capire cosa. 

 

Erano passati alcuni giorni da quando Claudia aveva dormito da me per l’ultima volta, il lavoro mi aveva assorbito molto nell’ultimo periodo e, nuoto escluso, avevo fatto solo il percorso casa-lavoro. Ero sempre molto stanco e inquieto, era un periodo nel quale non riuscivo a rilassarmi, cercavo di illudermi che il motivo fosse il lavoro, ma sapevo benissimo che il problema era un altro. Mi capitava spesso di affacciarmi dalle finestre dell’ufficio per scorgere la macchina di Sara, mi trovavo spesso a cercarla con lo sguardo anche mentre guidavo, non riuscivo a togliermi dalla testa che quella alla piscina fosse lei. Più pensavo, più capivo che avevo un serio bisogno di sfogarmi, guardai l’orologio del computer, era ancora presto, appena le 6, era presto anche per me per alzarmi, soprattutto di domenica. Non avevo dormito tutta la notte, avevo un gran bisogno di fare qualcosa così mi alzai, preparai la borsa e andai in piscina. Non c’era nessuno, amavo quella situazione. Solo io e l’acqua. Il silenzio che ti circondava mi ricordava i miei allenamenti, mi ricordava le giornate passate a fare vasche su vasche fino a quando non avessi fatto il tempo che voleva l’allenatore, ricordo che una volta mi tenne bloccato in acqua per quasi dodici ore fino a quando non feci il tempo che voleva. Mi tuffai e cominciai a nuotare, non avevo nemmeno iniziato ad andare veloce che mi senti chiamare a gran voce, mi fermai contrariato, ma sapevo bene che se Daniele mi chiamava era per qualcosa di molto importante. 

“Come va?”

“Stressato. Tu?”

“Rilassato. Senti, qua ci sono 2 dossier- disse poggiando alcune carte sul blocco di partenza- dovresti cercare di convincere queste famiglie a continuare a mandare i loro ragazzi”

“Perché? Cosa è successo?”

“Li hanno ritirati. Le ultime volte che sono venuti erano coperti di lividi, penso vengano picchiati, ma prima di inoltrare la denuncia devo dichiarare che non vengono per volontà del genitore e non loro”

“E perché ci devo andare io?”

“Così mi dai una mano, no? Sbaglio o questo è anche il tuo progetto?”

“Va bene. Me ne occupo stamattina”

“Perfetto” mi rispose in lontananza, se ne stava già andando, ricominciai a nuotare, stavolta però con il sorriso sulle labbra, quell’uomo aveva il sorriso contagioso.

Lasciai la borsa in piscina e andai agli indirizzi dei due dossier, uno era in una zona degradata, ma l’altro no. Proprio il secondo non mi convinceva, era stato iscritto da poco, e aveva smesso di venire quasi subito, di solito una situazione del genere poteva avvenire in una famiglia povera, non in una ricca, e poi quel cognome. Sapevo che era più urgente il primo ragazzo, ne ebbi la piena conferma quando raggiunsi la casa, era una casa popolare ormai distrutta dal tempo, dall’edificio si erano staccate ampie porzioni di intonaco che ora ornavano l’ingresso. Non c’era scritto nessun cognome al citofono, non sapevo a chi suonare, poi sentì delle voci, tra cui quelle di un bambino, incuriosito le seguì. Lui era lì, con il fratello maggiore, che urlava e piangeva

“Voglio andare in piscina. Mamma ha detto che mi ci devi portare.”

“Non rompere. Sto aspettando un amico e poi chi se ne frega di quella piscina, pensi che forse ti cambierà la vita? La vita fa schifo sia che tu vai in piscina che se non ci vai”

“La vita forse si, ma la persona no” quelle parole mi uscirono di getto, mi maledetti immediatamente per aver pronunciato quella frase, non avevo idea di come potesse reagire quel ragazzo

“Chi cazzo sei?”

“Una volta abitavo in un palazzo simile a questo con mia madre- beh, questo dopotutto era vero- senza il nuoto non avrei mai imparato il valore del sacrificio e non avrei mai potuto sacrificare alcuni passatempi per lo studio. Nuotando impari una filosofia di vita, impari a sacrificare alcune cose per raggiungerne altre più importanti.”

“Ma chi ti credi di essere, eh?” disse venendomi vicino, era molto alterato, non era grosso, ma di sicuro non era piccolo, un po’ più alto di me, ma meno robusto. Era giovane e in forma come qualsiasi ragazzo di 16 anni cresciuto sulla strada, ma anch’io e forse più di lui, visto quanto mi allenavo, poi dalla mia avevo una maggiore esperienza sulla strada.

“Sono un ex nuotatore, ho fatto parte anche della selezione olimpica una volta. Per nuotare sacrificai gli amici, gli affetti, ma vedi quando arrivai a scuola mi resi conto quanto era importante. Il nuoto mi piaceva ma non era la cosa più importante e piano piano studiando molto sono andato avanti, il nuoto mi aveva insegnato a migliorarmi sempre, ad allenarmi di continuo, a fare sacrifici per raggiungere gli obbiettivi. Ora sono laureato  ho un lavoro che mi rende fiero di me stesso, è legale e sono una persona importante nel mio campo. Tu dove credi di essere alla mia età? Sarai ancora qui, la tua vita continuerà a fare schifo e non sarai importante! Tuo fratello vuole andare via da questo mondo, non lo abbandonare!”

“Tu vieni qui, a farmi la predica e pensi pure che io ti ascolti? Tu non sai come si vive qui, non sai com’è la vita qui.”

“Conosci un certo Iranes? Ne hai mai sentito parlare?”

“Si, l’ho sentito. Lui è uno che c’è l’ha fatta”

“Vero, sai come lo si riconosce?”

“Ha una corona di spina tatuata sul collo” avevo iniziato a scoprirmi il collo

“Come questa?- rimase un attimo immobile, non riusciva a credere che fossi io quello davanti a lui-Da quando sono fuori mi preoccupo che altri oltre a me ce la possano fare. Aiuta tuo fratello!” rimase in silenzio, non sapeva cosa dire, avevo minato le sue certezze, non credeva veramente che qualcuno ce la potesse fare, pensava a iranes come una leggenda.

“Va bene” sorrisi e voltandomi verso il piccolo gli dissi

“Prendi la borsa, ti porto in piscina”

“Siiiiii” e corsa via festante

“Sei stato tu a picchiarlo?”

“No, nostro padre” la testa bassa, la voce debole, si sentiva in colpa

“Ascolta, tu accompagnalo in piscina e tuo padre non avrà più tanta voglia di picchiarlo. Se vuoi puoi venire anche tu, così la voglia gli passa ancora prima”

“Veramente posso?”

“Certo. Vieni con noi, così oggi fai la prima lezione e prendi il materiale” aveva uno sguardo sognante, su una cosa Daniele aveva sempre avuto ragione, convincevo la gente con facilità. Li portai in piscina, ma prima di  lasciarli andare dissi loro

“Quello che abbiamo fatto non si fa, non si va in tre in una moto. Lo abbiamo fatto perché non potevamo fare diversamente, ma voi non fatelo mai. Chiaro?”

“Si” risposero in coro, ripartì per andare a trovare l’altro ragazzo. Sarebbe stata dura.

Arrivato sotto la casa mi accorsi subito di una cosa, sarebbe stato difficile parlare liberamente, era la casa dei genitori di Sara, avevo riconosciuto il negozio, e poco distante c’era la sua macchina. Rischiavo di rivederla, beh, in fondo c’erano alcune domande che volevo farle, ora forse avrei potuto. Entrai nel palazzo e cominciai a salire le scale, per la prima volta temevo che non avrei saputo cosa dire o fare per convincerli, soprattutto temevo di essere io il motivo per cui il ragazzo non veniva più in piscina. Suonai il campanello e attesi, ma successe tutto tranne quello che mi aspettavo, mi aprì Sara. 

“Ciao. Sono qui per tuo fratello”

“Dimmi” non si scompose, non mi invitò a entrare

“Ha smesso di venire in piscina e le ultime volte che è venuto aveva lividi sul corpo”

“Stai insinuando che i miei genitori picchiano mio fratello?” 

“No. Potrebbe anche essere un atto di bullismo a scuola, ma vorrei sapere perché non viene più in piscina e magari vorrei parlarci un po'” ero impacciato non sapevo cosa dire, cosa fare

“Sta a letto malato, per questo non è più venuto.” lessi la verità nei suoi occhi e trassi un respiro profondo

“Che cos’ha?”

“Lebbra. L’ha presa da uno degli animali di papà. Il medico ha detto che deve restare isolato.”

“Capisco” questo spiegava anche perché non l’avesse detto a nessuno, non era una bella pubblicità per il padre.

“Tu pensavi che non venisse per quello che è successo?-esclamò esterrefatta, non sapevo cosa rispondere-Sei un porco e un grandissimo stronzo, ma non avrei mai tolto il nuoto a mio fratello. Gli piace così tanto, non avrei mai fatto niente del genere” mi sentivo veramente male ad aver pensato una cosa simile

“Sono felice che tu non abbia fatto nulla di simile, ma chiamarmi porco e stronzo non mi sembra che renda giustizia a quello che è accaduto. C’era un accordo ed è stato onorato. Potevi non stringerlo, nessuno ti ha costretto”

“Bastardo!” me lo gridò in faccia con tutte le sue forze, non ci vidi più. L’afferrai per la gola e la spinsi dentro chiudendo la porta dietro di me, la appoggiai al muro e mi avvicinai al suo collo, tremava come una foglia, ma nei suoi occhi c’era anche altro: lussuria. Le piaceva essere trattata in quella maniera, per questo non aveva detto niente a nessuno, le era piaciuto

“Sei veramente molto bella, non mi far arrabbiare o potrei rovinarti questa bella reputazione che hai. Che ne dici? Che direbbero i tuoi amici a sapere che ti ho inculato? Non credi sia meglio parlarne?” la lasciai andare e mi sedetti sulla sedia. La osservai bene, aveva una camicetta bianca ricamata che le stava un po’ stretta, le fasciava il seno in maniera perfetta, e  la cosa non le doveva dispiacere visto che aveva slacciato i primi bottoni fino al seno, una bellissima e sexy scollatura, i jeans stretti neri le davano quel tocco di classe che la rendeva super, ma la cosa più incredibile era il trucco, così leggero e armonioso, ogni minima parte del suo volto messa in risalto, dagli occhi alle labbra, ma probabilmente la cosa che mi mandava più fuori di testa erano i capelli raccolti in uno shinon. 

“Dai siediti che così parliamo” le dissi dato che non sembrava non aver ancora realizzato la situazione, con mia soppressa, si avvicinò a me e guardandomi dritto negli occhi si sedette su di me, guardandomi fisso. Ora eravamo occhi contro occhi, non potevamo non fissarci anche perché fra noi non c’erano più di venti centimetri di distanza. 

“So cosa stai facendo, Sara. Ma perché?”

“Di cosa parli?”

“Del fatto che mi segui, del fatto che spesso vedo la tua macchina sotto il mio ufficio, che spesso ti vedo quando esco o entro in piscina. Sara, sai, spesso mi ritrovo a cercarti anche mentre guido, come se sentissi un po’ la voglia della tua presenza. Ma perché lo fai?” scoppio a piangere davanti a me

“Scusami, non volevo!” aveva perso tutta la sua sicurezza di qualche attimo prima, si alzò di scatto e fece per andarsene, ma la tenni stretta.

“No, non vai da nessuna parte. Dobbiamo parlare, chiaro?- la rimisi seduta su di me- Perché?”

“Perché…Perché? Tu vuoi sapere il perché. Perché sono malata, perché sono pazza, perché gli stronzi bastardi come te mi servono. Ne ho bisogno, non sto bene senza di voi.” 

“Sara, io non sono uno stronzo, io non sono cattivo, alcune volte perdo la testa, ma lo faccio solo perché non sopporto alcuni atteggiamenti. Mi hai visto spesso litigare con i tuoi amici, ma sempre e solo per cose banali. Odio il loro modo di fare, odio che si sentano superiori, mi fa arrabbiare tremendamente l’ipocrisia delle loro famiglie. I genitori sanno quello che succede, sanno cosa fanno i figli, lo disapprovano con tutte le loro forze se lo fa qualcun altro, ma se è il loro figlio allora chiudono gli occhi e non vedono. Non vedono e non devono punire. Odio un mondo simile. E comunque non sei malata.”

“Lo odio anch’io.-quella confessione mi lasciò senza parole- Io ho dovuto faticare per diventare la ballerina che sono, alcune delle mie amiche invece si facevano aiutare dai genitori a convincere i registi, io ho sempre sudato da sola, combattuto da sola. Era la mia passione, volevo farcela da sola, io sono diversa da loro, io sono veramente indipendente, non solo sulla vita, ma anche sulle responsabilità.” si stava prendo con me, la cosa mi piaceva, ero contento di quello che stava succedendo. 

“Sei una sorpresa, Sara.”

“Ora che abbiamo chiarito, te ne puoi anche andare. Mio fratello tornerà quando sarà guarito. Ora vai via prima che arrivi Jacopo.” capì in quel momento che era come imbrigliata in un personaggio, in uno stile di vita che le piaceva, ma che non era il suo. Le mancava qualcosa e lo cercava in altre persone, cercava un contatto con un mondo che non era suo. Ora sapevo cosa dovevo fare, l’attirai a me e la baciai, lei rimase ferma all’inizio ma poi si lasciò andare. Mi alzai e mi avviai verso la porta

“Mi farò sentire io” prima che potesse dire qualsiasi cosa io uscì, stavo già scendendo le scale, quando la porta si riaprì e lei gridò

“Sei uno stronzo!”

 

 

 

Quando montai in sella ripensai a quello che era successo e a quello che ci eravamo detti, ora avevo la certezza che era Sara la persona che avevo visto. Guardai lo specchietto retrovisore, cercavo la sagoma di Sara, mi piaceva il fatto che mi seguiva, mi faceva sentire potente nei suoi confronti, ma ora la cosa è diversa, la cerco per altri motivi, ne sento la mancanza, comincio a pensare di essere io quello malato. Accendo il motore e mi infilo il casco, torno in piscina giusto per trovarci Daniele che sbraita come un ossesso. 

“Che succede?”

“Daniele sta dando di matto”

“Di questo me ne sono accorto- dissi voltandomi- ma mi spieghi perché?” Claudia si lasciò cadere i capelli ancora mezzi bagnati sulle spalle,era bellissima così

“Questo non lo so, ma per chi mi hai preso? Per un gazzettino?”

“Si. Sei il gazzettino ufficiale del quartiere. No, anzi della città è più corretto”

“Stronzo!” disse facendomi la linguaccia, la attirai a me e la baciai, Claudia restò sorpresa

“Hai da fare stasera?”

“Niente che non si possa rimandare. Che idea avevi?” mi chiese con quella sua voce così sexy

“Una semplice cenetta e poi un dolce dopocena”

“Ci sarò”

“Passo a prenderti alle 8. Ora fammi vedere cosa ha quel pazzo” mi mossi verso Daniele ma lei mi tirò, si avvicinò fino a mischiare il suo fiato con il mio.

“Fallo ancora” la baciai, ci guardammo negli occhi per un momento poi mi venne naturale chiudere gli occhi e assaporare quel dolce momento, mi ero lasciato andare completamente e con molta facilità. 

“A stasera” Claudia sia vivrò verso l’uscita e io scuotendo la testa andai verso l’ufficio di Daniele.

Si vedeva subito che tirava una brutta aria, Daniele era al telefono ed era nero in volto, non l’avevo mai visto così furioso, mi sedetti sul divano e mi misi ad aspettare con tranquillità che la telefonata finisse, ma credo fu il telefono a finire data la forza con cui lo sbatté sul ricevitore. 

“Allora?”

“Uno dei due ragazzi da cui mi hai mandar è in piscina con il fratello, hai un nuovo iscritto” prima che potessi continuare mi cominciò a chiedere del nuovo arrivato, ci volle quasi mezz’ora prima che potessi tornare a raccontare dell’altro ragazzo

“Sapevi che l’altro era il fratello di Sara?”

“Si”

“E perché hai mandato me?”

“E chi mandavo? Claudia o forse io? Tu eri l’unico che aveva qualche possibilità”

“Questa volta ti sbagli. Devo raccontarti una cosa ma prima voglio che mi racconti cosa diamine è successo”

“Il mese prossimo ci sono i giochi e quella fottuta azienda si è scordata il cloro”

“Come il cloro?”

“Si. Non abbiamo abbastanza cloro per coprire l’evento e minacciano di toglierci i giochi se non poniamo rimedio, ma nessuno è disponibile per una fornitura extra.”

“Senza giochi niente atleti e niente donazioni”

“Esatto”

“Io dopotutto faccio il consulente in un’azienda farmaceutica, conosco varie aziende, scommetto che ce n’è almeno una disponibile a fornirci il cloro necessario. Ti lascio un po’ di numeri, basta che dici che telefoni a mio nome e gli spieghi la situazione”

“Grazie, sei grande! Ma ora dimmi cosa devi raccontarmi”

“Stasera mi vedo con Claudia.”

“Non è una novità”

“Dopo averla appena baciata in corridoio davanti a tutti senza alcun motivo”

“Questa è una novità. Che cosa ti è preso?”

“Non lo so, ma sono nei casini. Stasera esco con Claudia e sento dentro di me il desiderio di far trasformare la nostra conoscenza in qualcosa di più di semplice tormbamici, ma allo stesso tempo da quando sono andato a quella festa con Sara è scattato qualcosa tra noi.”

“Di cosa parli?”

“Quella sera l’ho inculata e le è piaciuto essere dominata ed è piaciuto anche a me. Con Claudia quando abbiamo scopato pochi giorni fa mi sono sentito non del tutto soddisfatto, come se volessi anche qualcos’altro”

“Ti credo. Parli di due ragazze che sono l’una l’opposto dell’altra”

“Non esserne così sicuro, secondo me sotto sotto Sara è molto simile a Claudia. Non so, qualcosa mi attira in lei, mi manda fuori di testa, è da quando ho lasciato casa sua che ho l’uccello dritto”

“Diventi incredibilmente volgare quando qualcosa ti fa perdere un po’ la bussola”

“Già. Piccolo inconveniente della strada, per te non è diverso”

“No per me è diverso, non ho mica un amico rompiballe che me lo ricorda di continuo” ridemmo insieme, ora vado a preparare me e la serata

“Non dimenticarti la borsa” fortuna che me lo disse, me la stavo per dimenticare veramente

Mi preparai con cura e per andare a prendere Claudia scelsi la macchina, mi sembrava più appropriata. Quando arrivai sotto casa sua le feci uno squillo e mi misi in attesa, conoscevo bene Claudia, sapevo che mi sarebbe toccato aspettare un po’, ma se non fosse stato così non era Claudia. Il portone si aprì e lei uscì, era veramente bellissima, era la prima volta che vedevo Claudia con un vestito da sera, il nero le donava in una maniera fantastica. Era un vestito incredibile, il collo era fasciato come da un collare,  le spalle nude, il vestito scendeva lasciando scoperto uno squarcio sul seno e sull’ombelico e non erano proprio piccoli come squarci, continuava lungo i fianchi restandole molto attillato e diventava una gonna che terminava a metà coscia, era veramente bellissima. Scesi e le andai incontro, l’abbraccia e la bacia, il momento in cui le nostre labbra si incontrarono mi sembrò magico, stringendola a me mi accorsi che la schiena era completamente libera, il vestito la lasciava completamente libera fino alla fine, la stoffa ricominciava lì dove iniziava la parte a gonna del vestito. Quando la liberai mi guardò con uno sguardo birichino, mi mandava fuori di testa con quello sguardo, sorrisi e l’accompagnai alla macchina, le aprì la portiera, salendo mi regalò una bellissima visione delle sue gambe lisce e vellutate, mi venne naturale seguirle fino alla fine, correndo con gli occhi per tutta la loro lunghezza fino ai piedi, aveva indosso della scarpe mozzafiato, tacco vertiginoso, piede coperto dalle cinghie il minimo indispensabile e allacciatura alla schiava, chiusi la portiera e salì anch’io

“Dove andiamo?”

“Nel miglior ristorante della città”

“Scherzi vero?”

“Perché? Non ti va bene?”

“Adoro il tuo programma” sorrisi e partì.

La cena fu spettacolare, piatti elaborati e ricercati, cucina di alta qualità, il vino ottimo, ridevamo e scherzavamo, ma soprattutto ci stuzzicavamo, avrei voluto che quel momento non finisse mai. Finita la cena uscimmo a fare una passeggiata, la luce della luna esaltava in modo fantastico la sua pelle, aveva un coloro fantastico, anche gli occhi sembravano avere un colore diverso

“Ora è il momento di andare in un posto”

“Che posto? Di cosa parli?”

“Sorpresa. Andiamo” dissi aprendole la portiera della macchina, lei salì incuriosita e io partì, andammo al porto e qui la feci salire su una barca, non avevo mai imparato a portarla alla perfezione, quando ci andavo guidava sempre Daniele, dopotutto la barca era sua. Uscimmo dal porto e mi avviai verso un’insenatura nascosta tra due isolotti, avevo impiegato tutto il pomeriggio a preparare la sorpresa ma ero sicuro che ne fosse valsa la pena, entrammo nell’insenatura, fermai il motore, calai l’ancora

“Beh, ora bisogna proprio togliersi i vestiti” iniziando a spogliarmi

“Perché?”

“Dobbiamo tuffarci”

“E pensi che non sappia nuotare vestita?” si tolse le scarpe e prima che potessi ribattere si era già tuffata, avevo ancora i pantaloni, ma decisi di seguirla lo stesso,così mi tuffai. Da sotto mi accorsi che si agitava per cercarmi, riemersi all’improvviso da sotto di lei

“Sorpresa!”

“Ahhh!! Bastardo!! Mi hai fatto paura! Ora ti faccio vedere io la sorpresa.”

“Calma calma. Vieni con me” dissi iniziando a nuotare verso uno scoglio, salì e aiutai lei a seguirmi, presi il telecomando che era per terra e avviai lo spettacolo. Dall’acqua emersero delle fiamme che si alzarono una dopo l’altra formando un cuore di fuoco sull’acqua, la guardai negli occhi e la baciai, le notte lingue si intrecciavano, le nostre labbra si cercavano, fu un bacio lento ed appassionato, mi staccai e le dissi

“Credo di aver trovato quello che cercavo” tornammo alla barca ma non facemmo in tempo a scendere sotto coperta che ci stavamo baciando con passione, la baciai ancora e ancora, le slacciai il fiocco del vestito, baciai ogni parte del suo corpo, le spalle, il collo, il petto, il seno, ogni singola parte del suo corpo, la baciavo e la esploravo, volevo conoscere ogni centimetro del suo corpo, il sapore della sua pelle, volevo baciare ogni parte di lei. Scivolammo a terra continuando a baciarci, le sollevai l’orlo del vestito, le accarezzai le gambe, le baciai, le accarezzavo ogni parte del corpo dai piedi alle spalle, le baciavo ogni parte, lei mi lasciava fare, si godeva le sensazioni, mi accarezzava la testa, sentivo che stava per impazzire, le piaceva, lentamente mi avvicinai al mio oggetto del desiderio, più mi avvicinavo più andava fuori di testa, la vedevo luccicare alla luce della luna, mi avvicinai con dolcezza e la osservai, rosea e schiusa, con delicatezza leccai tutte le labbra, poi assaporai tutti i suoi umori, mi dedicavo alla sua fica in modo superficiale, senza mai affondare troppo, ogni tanto leccavo il clitoride o affondavo dentro di lei, fino in fondo con la lingua, ma mai per molto. Volevo farla uscire fuori di testa dal piacere, volevo lasciarla sempre sulla soglia dell’orgasmo, gemeva di continuo e io non ero immune alla sua voce, mi eccitavo come un pazzo solo sentendola, stavo per raggiungere il limite anch’io. Non faceva altro che urlare

“Prendimi! Entra! Scopami! Non ce la faccio più!” entrai in un colpo secco, vedere il suo grido strozzato in gola mi riempì di gioia, affondai fino in fondo, poi mi fermai, scesi su di lei e la baciai, le accarezzavo i capelli. Mi guardava in modo diverso da sempre, nei suoi occhi c’era dolcezza, c’era amore, uscì e rientrai senza staccare un attimo lo sguardo dai suoi occhi, piano, lentamente entravo e uscivo, sempre lentamente, con dolcezza. Per la prima volta da quando avevamo cominciato a fare sesso tra noi c’era una dolcezza, non so quanto durò ma per tutto il tempo non smettemmo un attimo di guardarci negli occhi o di baciarci, eravamo tutti e due al limite e mentre ci guardavamo i nostri gemiti divennero più forti, più acuti fino a urlare insieme il nostro orgasmo. Rimanemmo sdraiati l’uno affianco all’altro tutta la notte a contemplare la luna le stelle e quel poco che restava del fuoco sull’acqua. Ci addormentammo a notte inoltrata, la mattina dopo sentì un intenso piacere nel sonno, un piacere fortissimo e come un calore che avvolgeva il mio cazzo, mi svegliai e vidi Claudia che mi spompinava

“Ma cosa fai?”

“Inizio la giornata nel migliore dei modi” disse alzandosi e impalandosi sul mio cazzo ormai duro. Facemmo l’amore ancora, per tutta la mattinata, i nostri cellulari squillavano, ma a noi non interessava, in quel momento la cosa più importante eravamo noi. Restammo fuori l’intera giornata, non facemmo altro che nuotare e fare l’amore, sulla barca, sulle rocce, in acqua, ogni posto era buono per divertirsi e i vestiti ormai erano diventati un optional, li avevamo lasciati stesi ad asciugarsi, li riprendemmo solo la sera quando fu il momento di tornare a casa. 

Tornavo a casa con una certezza nel cuore, ma con un grande dubbio, avevo capito finalmente il tipo di rapporto che volevo avere con Claudia, ma non riuscivo a capire perché mi sentissi attirato anche da Sara, avevo bisogno di capire.

 

 

 

Era passata una settimana da quando avevo iniziato la relazione con Claudia e le cose non potevano andare meglio tra noi, a furia ti tira e molla ci conoscevamo molto bene e sapevamo gestire i nostri spazi e lasciarci i nostri tempi restando molto vicini. in quel momento mi stavo preparando per una partita di calcetto, mi stavo facendo la borsa, quando la sentì appoggiassi alle mie spalle

“Che fai?”

“Preparo la borsa. Tra mezz’ora devo essere al campo”

“Uffi! Volevo fare una serata sola con te”

“Sai bene che non c’è praticamente nulla al mondo che riesca a farmi rinunciare a partita e serata con gli amici”

“Uffi! A me non ci pensi”

“Senti chi parla! Quella che ieri si è fatta la serata donne e mi ha avvisato alle 8 di sera- le dissi girandomi a baciarla, un bacio dolce e veloce- poi non mi pare che oggi pomeriggio non mi sia dedicato a te, anzi! Mi sembra di ricordare che ti sia anche piaciuto molto che mi sia dedicato a te!”

“Stronzo!- mi disse sorridendomi e buttandomi a terra- va bene, puoi andare a fare la partita ma mi devi dare qualcosa in cambio” in un attimo era sopra di me e si strusciava in modo molto sexy e provocante

“Quello che ti ho dato oggi pomeriggio non basta come pagamento?” dissi fingendomi esasperato, lei fece una faccia pensierosa poi con aria birichina mi disse

“No!” si abbassò su di me e mi baciò, le mie mani corsero veloci su di lei, le afferrai i fianchi, scesi al culo e lo strizzai con forza, indossava una mia camicia,la alzai e giocai un po’ con l’elastico del perizoma mentre lei mi toglieva i pantaloncini, fu una cosa veloce, in un attimo ero dentro di lei e mi ritrovai a  vederla saltare e impalarsi su di me, era bellissima. Mentre lei si impalava io cercavo di tirarmi su per baciarla, per baciarle il collo, le volevo aprire la camicia per arrivare alle tette, a quella sua seconda così bella, ma lei mi respingeva, voleva comandare, voleva decidere ogni singolo movimento, la lasciai fare. Saltava su di me, alle volte si fermava, scendeva completamente lasciando che entrasse tutto e contraeva i muscoli vaginali mentre ruotava il bacino, una combinazione fantastica che mi mandava in ecstasy. Vedere il suo ciuffo ballare davanti ai miei occhi era bellissimo, il seno si alzava e scendeva insieme a lei e lo vedevo ballare davanti ai miei occhi, la camicia non riusciva a nascondere le sue curve, ancora meno ora che sudava, le si attaccava addosso rendendola tremendamente sexy, mi eccitava da matti. Sapevo che anche se era una sveltina non avrebbe mai accettato di concluderla così, le piaceva comandare e dirigere il gioco, ma sapeva come sono fatto, non riesco a resistere per molto tempo senza avere l’iniziativa, amo dirigere, amo decidere cosa fare e quando farlo, infatti dopo un po’ rallentò, sembrava svuotata di tutte le energie, si avvicinò a me.mi baciò dolcemente il petto, poi piano piano salì verso di me baciandomi delicatamente fino ad arrivare alle labbra, me le mordicchiò e mi disse

“Fammi vedere cosa ti suscito: dimostrami che la partita è solo una tradizione e che in realtà preferisci me!” non potei resistere a queste parole, la girai di prepotenza e mi misi sopra, prima che potesse compiacersi, spinsi forte dentro di lei, poi lentamente riuscì, ancora dentro fino in fondo e poi fuori, lasciavo che assaporasse appieno l’affondo poi uscivo lentamente, andai avanti per un minuto e quando lei si abituò alla pratica e il mio cazzo era abbastanza scivoloso per i suoi umori, uscì ma non rientrai davanti, senza preavviso glielo misi in culo. Le scappo un urlato di dolore e di sorpresa, ma sapevo che era molto ricettiva dietro e infatti cominciai subito a spingere e lei cominciò subito a godere, le piaceva prenderlo al culo, godeva con il culo, non era solo un piacere mentale, per lei l’orgasmo anale non era solo qualcosa di testa, le piaceva anche e soprattutto fisicamente, per lei era come una seconda fica. Pompai quel suo bellissimo culo per un po’, poi poggiai le sue gambe sulle mie spalle e la tirai su di forza, lasciai che cadesse sopra il mio cazzo, volevo concludere come piaceva dato che avevamo iniziato come voleva lei, diedi un paio di colpi tenendola sollevata da terra poi la feci scendere e l’appoggiai al muro, entrai con forza ma questa volta in fica, lei era quasi completamente in posizione eretta e quindi io mi trovavo a spingere vero l’alto, proprio quello che volevo. La penetrai e spinsi, davo spinte verso l’alto, con forza, volevo alzarla da terra, la sentivo godere, sentivo i suoi gemiti, i suoi urletti, i suoi sospiri, stava godendo e io con lei, non sarei durato ancora a lungo, aumentai al cadenza dei colpi, volevo venire insieme a lei, eravamo entrambi al culmine, poi sentì il mio cazzo inondato da un mare di umori

“Siiiiiiii!!!!!” urlò piena di godimento Claudia

“Ahhhhhhhh!!!!” mi lasciai andare anch’io, eravamo venuti insieme. Mi appoggiai al muro e le baciai il collo, adoravo il suo collo, la pelle era così morbida, così liscia e poi aveva un odore che mi mandava fuori di testa, lei con la mano mi prese i capelli, si avvicinò all’orecchio e mi disse

“Sei stato incredibile!”

“Ora posso andare? Dovrei andare a fare una partita”

“Certo che puoi andare- mi disse con voce dolce dolce- Sempre se non sei troppo stanco”

“Troppo stanco per fare una particella con gli amici? Ma nemmeno se mi blocchi per una settimana riusciresti a stancarmi abbastanza.”  la baciai e mi rivestì, finì di preparare la borsa e uscì per andare al campo. Negli spogliatoi l’argomento preferito come al solito furono le nostre compagne

“Allora, con Claudia come va?” mi chiese Daniele andando sotto la doccia quando rimanemmo da soli

“Bene. Va veramente molto bene. Ci troviamo e riusciamo ad avere una serenità fantastica.”

“L’altro pensiero è accantonato allora?”

“No.- dissi con voce grave- Ho bisogno di capire perché e cosa mi suscita determinate emozioni.”

“Bada, che stavolta ci siete dentro tutti e due. Cerca di non farle male”

“Ah, così ti preoccupi di lei e di me non ti interessi per nulla?”

“Sei tu che causi il problema. Sei tu che devi patirne il dolore. Un po’ di dolore per averne procurato molto non mi sembra niente di cattivo”

“Parti dal presupposto che finisca male”

“Finirà male” disse Daniele mentre finiva di vestirsi, io non avevo neanche cominciato a farmi la doccia

“Avverti gli altri che stasera non ci sarò.”

“Sara?”

“Si. Ti farò sapere”

“Fai attenzione! Per tutti e due.” ed uscì lasciandomi solo. Sara sarebbe dovuta arrivare fra poco e io mi dovevo fare la doccia e vestirmi ancora, mi alzai e mi buttai sotto la doccia. Quando uscì Sara era lì che mi aspettava, lo sguardo spazientito, la faccia contratta, le andai incontro dicendole

“Eccomi. Scusa il ritardo.”

“Non ti permettere più di farmi aspettare. Chi credi che sia? Una puttana che ti aspetta in strada? Non azzardarti a farlo mai più!” cominciò a gridare totalmente fuori di se. Prima che potesse continuare le afferrai i capelli e la spinsi contro la macchina, la tirai su aderendo a lei, con la voce calma e profonda le dissi

“Io ho fatto tardi e ti ho chiesto scusa per questo. Non c’è bisogno che urli e strepiti in questo modo solo per un po’ di ritardo. Credi che a qualcuno frega qualcosa che ho fatto tardi? Ora calmati e andiamo a prenderci una birra. Verrai in macchina con me. Ora seguimi.” era sconvolta, non si aspettava di certo una reazione del genere, era abituata  a persone che la facevano sfogare e si sorbivano i suoi strepiti, ma io ero diverso, non mi piaceva che mi si urlasse in faccia, non lo riuscivo proprio ad accettare e diventavo violento e irascibile se la cosa accadeva per un motivo del cazzo. Salì in macchina con ancora la faccia incazzata, la borsa era nel bagagliaio e lei mi aspettava seduta in macchina, la faccia bassa e l’aria colpevole, appena salì rialzò lo sguardo e mi fissò con sprezzo, era come se volesse mostrassi forte anche se non lo era, aveva paura  a mostrare chi era realmente. Misi in moto e partì, c’era un ristorante che conoscevo vicino al porto della città, era piccolo e appartato, i camerieri erano riservati, aveva tutte le qualità che gli servivano. La cena passo tranquilla, Sara si sciolse poco a poco fino a sentirsi abbastanza tranquilla da poter essere se stessa, era un’altra persona, sensibile, dolce, molto spiritosa e alla mano. Passammo una deliziosa serata, dopo cena andammo in spiaggia a goderci la brezza, ci sedemmo sulla sabbia e parlammo, parlammo tutta la notte, scoprì molte cose di lei che non immaginavo, quando il sole cominciò a riscaldarci con i suoi raggi ci alzammo e andammo via, lei si teneva le braccia, la temperatura era scesa e il vestito non la riparava più di tanto, le passai la mia giacca e lei si addolcì, la attirai a me e la baciai, fu un bacio tenero, dolce, gustai il suo sapore, le sue labbra dolci. Ci staccammo e lei mi guardò dolcemente, era bellissima, il suo volto incorniciato dal suo caschetto riccio, era dolcissima, il trucco leggero, mi mancavano i suoi occhi. Tornammo alla macchina e partì per riaccompagnarla a casa quando lei mi chiese

“Possiamo andare a casa tua? Vorrei evitare che mio fratello veda che mi riaccompagni tu” non sapevo cosa rispondere, Claudia era a casa mia e non sapevo cosa rispondere

“Io veramente fra- diedi un’occhiata all’orologio- cinque ore dovrei lavorare. Avrei bisogno di dormire, dopo non posso riaccompagnarti.”

“Lavori di sabato?”

“Si, mi hanno chiamato che hanno bisogno di una consulenza.”

“Ah…va bene. Se non ci sono altre possibilità” mi dispiaceva mentirle ma non sapevo come fare. Lasciai Sara a casa sua

“CI vediamo stasera?”

“Non saprei perché” non feci in tempo a finire che mi baciò

“Sei sicuro di non sapere?”

“Cercherò di trovare un po’ di tempo” poi partì per tornare a casa. Quando rientrai sentivo il bisogno di vedere Claudia, era a letto a dormire, era bellissima, mi tolsi la giacca e mi cominciai a togliere la camicia, mi sedetti sul letto e mi tolsi le scarpe. Ero seduto sul letto, quando Claudia mi abbracciò da dietro, le presi la mano e la baciai, la tirai verso di me e lei si rovesciò sulle mie gambe, la guardai negli occhi, e mi chinai a baciarla. La ricoprì di baci, la attirai su di me e lei mi venne sopra, la baciai, la passione ci travolse, lei si stacco e mi accarezzo il petto, io mi lasciai andare, chiusi un attimo gli occhi, quando li riaprì Claudia mi stava portando la colazione

“Ma che ora é? Cosa è successo?”

“Ti sei addormentato appena hai chiuso gli occhi. Eri proprio stanco, sei tornato quasi alle 5. Dove siete stati?”

“A bere come al solito. Perché?” mi sembrò i veder passare un lampo di tristezza nei suoi occhi

“Così. Non eri mai rientrato così tardi.”

“Che ore sono?”

“Le quattro. Facciamo merenda che ti aspetta una bella cenetta in riva al mare”

“Perché?”

“Ci ha invitati Barbara” alzai gli occhi al cielo e mi lasciai cadere sul letto. 

 

 

 

Sentivo le urla fin dal corridoio, ripensando al passato non potevo far a meno di sorridere, Daniele era un allenatore fantastico

“Più energia in quella bracciata! Forza! Metteteci un po’ di grinta!” ormai sgolato andò sedersi nervoso su una panchina

“Cosa c’é?” esordì avvicinandomi

“Non lo vedi. Sono degli scansafatiche!”

“Sbaglio o ieri li hai fatti correre per 6km oltre all’allenamento normale?”

“E questo cosa c’entra? Stanno lavorando di braccia non di gambe” disse mentre lanciava una delle tante palle che teneva appoggiate affianco alla sedia

“Maurizioooo! Nuota!!! Siamo qui per allenarci!” il ragazzo spaventato passò la palla a Claudia e ripartì a nuotare. Era così sinuosa nei movimenti, con quel costume addosso poi, dovevo restare calmo, non era proprio né il momento né il luogo adatto, soprattutto non dopo la litigata della mattina

“Ha fatto 54. Non è male considerando la condizione” disse avvicinandosi

“53 e 87 per la precisione. No, affatto, direi che è ottimo visto quanto li ho stancati ieri e la pressione che gli sto mettendo.- fece Daniele sorridendo, poi si girò a fissarmi- mi sembra di rivedere te con lui. Non nuota mai quanto potrebbe, spero non debba smettere come te”

“Solo io potevo smettere così.”

“Decisamente. Solo un puttaniere come te avrebbe potuto arrivare a tanto” quasi urlò Claudia, era rossa in viso e nei suoi occhi ardeva il fuoco, abbassai la testa accettando la sua rabbia, sentì solo il rumore dei piedi nudi sul pavimento della piscina mentre lei correva via. Daniele si alzò in piedi di scatto facendo cadere la sedia, ma non ebbe il coraggio di seguirla, mi guardò con occhi furenti poi si girò verso la piscina

“Tutti fuori!!!! L’allenamento è finito!!!-urlò più forte che mai-Ora io e te facciamo i conti” mi disse prendendomi per un braccio

Entrammo nei bagni, fin da sempre erano stati i nostri “uffici” quando eravamo incazzati l’uno verso l’altro

“Che cazzo hai combinato?” mi chiese quasi urlando disperato

“Niente. Quando mi sono svegliato abbiamo litigato. Sapevo che ero stato con Sara ieri sera, io ho negato, ma lei si è incazzata ancora di più. Mi ha dato dello stronzo, del bastardo, del pezzo di merda.” risposi cerando di restare pacato

“E fa bene. Hai combinato un casino. Sei solo un viziato di merda quando fai così” nella sua voce c’era rassegnazione, si era calmato almeno.

“Veramente Sara non l’ho nemmeno sfiorata, ci ho solo parlato, mi ha chiesto di rivederci oggi e le ho detto di sì, poi ho scoperto che c’era la cena a casa di Barbara. Ho inventato qualche scusa per non venire e lei si è incazzata a morte”

“Ha ragione razza di deficiente. Stasera è l’ultima cena tutti insieme poi si parte per i nazionali, quest’anno portiamo ben 12 atleti e tu non vorresti venire alla cena di auguri? Che ti passa per questa cazzo di testa? Ma ragioni solo con il cazzo ultimamente?” era tornato a urlare di nuovo.

“No. Non sapevo della cena e ho bisogno di vedere Sara stasera. Ho bisogno che tu mi copra stasera. Ti prometto che sarò alla cena, arriverò un po’ in ritardo ma ci sarò. Ora vai da lei e calmala che fra quattro giorni deve stare in acqua lucida.” dissi andandomene. 

Me ne tornai a casa, non ero ancora riuscito a svegliarmi del tutto, poi quella litigata da appena sveglio non mi aveva certo aiutato, mi vestì per la cena, Sara sarebbe stata solo di passaggio questa sera. Quando arrivai sotto casa sua, le feci uno squillo e lei scese, era veramente molto carina

“Ciao!” non feci in tempo per aggiungere altro che mi baciò con dolcezza e trasporto, per la prima volta sentivo di non volere quel bacio

“Ciao! Dove mi porti?”

“Oggi da nessuna parte. Sono venuto per parlare. Ascolta Sara, conoscerti è stato molto bello perché ho scoperto una persona che pensavo non esistesse, ma mi è stato rubato il cuore da una ragazza. Una ragazza che ho ferito vedendomi con te.- vidi Sara abbassare il volto- questo non vuol dire che io ritenga quello che ho fatto un errore, non mi pento delle mie azioni, perché so che questa era l’unica occasione di conoscerti veramente. Se vuoi essere la persona che sei, vivi la vita come vorresti e non in base a regole scritte da altri. Io sono passato solo per dirti questo perché ora devo andare. Ho una cena con degli amici.”

“Capisco.” quelle parole sole senza altro furono come un macigno, ma in fondo me le meritavo, stavo tradendo la sua fiducia, speravo solo che capisse. Sara scese e risalì in casa, io misi in moto e andai verso la cena, presi il telefono e composi il numero di Daniele

Duuu….Duuuuu….click

“Ehi bello! Come va? Vi abbuffate? Cinque minuti e sono lì”

“Forse è meglio se non vieni” fece Daniele con voce grave

“Che è successo?”

“L’atmosfera qui è molto pesante. Claudia non vuole più andare e sanno tutti di te. Non credo che sarebbe una buona idea venire.” rimasi all’apparecchio senza sapere cosa dire, mi sentivo in gabbia

“Chiedi scusa a Claudia da parte mia. Vado a nuotare un po’, così mi rinfresco”

“Va bene. Stai calmo mi raccomando”

Andaì al porto, parcheggiai la macchina, scesi e percossi tutto il pontile, arrivai in fondo e osservai il mare, era così bello, così forte, nessuno osava sfidare la sua potenza, nessuno metteva in dubbio le sue decisioni. Mi tolsi i vestiti, restai solo co le mutande e i calzini, mi preparai con cura e mi buttai, cominciai a nuotare. Bracciata dopo bracciata, colpo dopo colpo, non so quanto passò ma ad un certo punto sentì una fitta dal trapezio destro, non mi interessava però, continuai, volevo nuotare, volevo vincere io. A ogni bracciata uscivo dall’acqua e guardavo il mare con sfida, avrei perso anche quella battaglia, ma sarebbe durata di più, non sarebbe stata una vittoria facile questa volta. Continuai a nuotare per un tempo indefinito, le fitte alla spalla erano sempre più forti, non riuscivo più ad avere la stessa forza di prima, ogni bracciata era più debole, mi sembrava quasi di essere fermo, non riuscivo a spingere con forza, mi sentivo sempre più debole, gli occhi tendevano a chiudersi, avevo bisogno di riposo, ma volevo andare avanti, più mi muovevo più la spalla faceva male, ma almeno il dolore mi teneva sveglio, l’adrenalina causata dal dolore mi dava le energie necessarie per fare una nuova bracciata ogni volta, non so quanto andai avanti così, so che piano piano la mia mente cominciò a vagare su un piano diverso rispetto a quello del corpo, lentamente persi coscienza del mio corpo e non riuscì più a fare le bracciate, ogni movimento era come alzare un peso di 3 tonnellate. Mi sembrava di sentire dei rumori, delle voci che mi chiamavano, erano sempre più vicine, mi convincevo che dovevo ignorarle, il mare non avrebbe vinto così facilmente, il rumore si fece più evidente, era un motore, un motore di una nave,non capivo da dove veniva, per me era ovunque, poi senti l’acqua muoversi in modo vorticoso intorno a me, sue braccia forti affermarmi per i capelli e per il petto

“Resisti amico mio. Ti tiriamo fuori” era Daniele, come faceva a essere qui, non poteva essere, la stanchezza era troppa, mi lasciai andare.

Bianco.

Vedevo solo bianco, gli occhi erano pesanti, ma riuscivo a tenerli aperti, cercai di alzarmi, ma ero come intontito, non capivo bene dove fossi, una mano stinse dolcemente la mia, mi voltai e vidi Claudia. Dormiva con la testa appoggiata sul letto, riuscì a distinguere il rumore della porta che si apriva

“Ci siamo svegliati-fece Daniele a bassa voce per non svegliare Claudia-sono due notti che dorme qui per starti accanto. Ti abbiamo trovato in alto mare che andavi alla deriva, quando siamo arrivati qui eri in ipotermia, i medici hanno fatto di tutto per salvarti, avevi anche un’emorragia interna lì” fece indicando la mia spalla, capì a cosa si riferiva. Cercai di alzarmi facendo attenzione a non svegliare Claudia, Daniele mi fissò allibito, la spalla mi faceva ancora un po’ male e non riuscì a trattenere un gemito di dolore quando mi misi in piedi, chiusi un secondo gli occhi e quando li riaprì mi trovai Claudia davanti che mi fissava 

“Che cazzo stai facendo? Mettiti subito giù!”

“Odio gli ospedali, qui non ci resto un minuto di più”

“Vado a prendere i moduli” disse Daniele uscendo, io nel frattempo mi buttai in bagno a vestirmi e mi sorbì al cantilena di Claudia da dietro la porta.

“Ehi, ti ho portato i documenti, ma prima fammici dare un’occhiata”

“Arrivo” risposi dal bagno, avevo riconosciuto quella voce, era lo stesso medico di sei anni prima, uscì senza ancora indosso la camicia, questa volta non si mise nemmeno i guanti e non si avvicinò, stava già compilando i documenti

“Conosci la trafila. Quando ti fa male?” cominciai a muovermi e a torcermi la schiena

“Soliti movimenti, ma il dolore è un po’ più forte”

“Bene. Non dovresti avere nuove lacerazioni, ma non posso escluderlo senza altri esami, ma immagino che non accetterai. Fai attenzioni ai movimenti normali, sei quasi nelle stesse condizioni di sei anni fa, dai tempo al tuo corpo.”

“Va bene” dissi, mettendomi la camicia, presi i documenti che mi porgeva e li firmai, strappai il primo foglio e mi tenni il calco.

“Ciao Pippo”

“Ciao ragazzi. Fa attenzione, mi raccomando”

Quando uscimmo dall’ospedale, Claudia, che era rimasta in silenzio tutto il tempo disse

“Ora mi dovete spiegare un po’ di cose”

“Andiamo a casa mia” proposi

“Io devo scappare” disse Daniele defilandosi

Il silenzio che pervase il viaggio fu tremendo, appena arrivai sentì subito il bisogno di qualcosa di alcolico

“Vuoi qualcosa?”

“No, e non bevi nemmeno tu” mi fu subito addosso per bloccarmi, le afferrai le manie gliele bloccai dietro la schiena, l’attirai a me

“E tu volevi bloccarmi?” guardai quegli occhi così profondi, determinati e dolci allo stesso tempo. Sentivo dentro di me una voce insistente, le diedi ascolto, mi chinai e la baciai dolcemente,le sue labbra si schiusero e accolsero la mai lingua, mi staccai e la guardai, allentai la presa su di lei, Claudia mi guardava come rapita, porto le sue mani sul mio petto e mi accarezzò, poi si alzò in punta di piedi e mi baciò. Ricambiai il baciò, dolcemente, poi la sollevai e la posai sul bancone bar, lei allargò le gambe e mi tirò verso di lei, la passione tra di noi era riscattata ma in un modo diverso, rimaneva una dolcezza nei nostri tocchi, nei nostri gesti. Le carezzai   dolcemente i capelli, passai dolcemente le labbra sulla sua faccia, sentì ogni centimetro della sua pelle poi scesi verso il collo, la baciai dolcemente, le mie mani correvano veloci verso la sua vita, accarezzavo i suoi fianchi, scesi verso le gambe le accarezzai con fermezza, le mie mani correvano sicure, potevo sentire la sua pelle vellutata e delicata, risalì lungo le cosce fino al culo, lo strinsi, lo palpai, la tirai verso di me, lei buttò la testa all’indietro sospirando e io scesi, arrivai al petto, ricominciai a baciarla, in ogni dove, in ogni parte, riuscivo a percepire la sua impazienza, si levò al maglietta e mi strinse a lei, mi spinse la testa verso il seno, mi tenne lì per qualche secondo, poi le sue mani corsero veloci alla mia camicia, me la tolse con delicatezza, le sue mani furono sul mio petto, mi accarezzava, mi artigliava, mi piaceva sentire le sue unghie su di me, le slacciai il reggiseno, non mi stacco gli occhi di dosso un secondo, mi chinai a baciarle il seno, prima uno poi l’altro, delicatamente, passavo la lingua sul capezzolo, ne sentivo la durezza piano piano, poi lo accarezzavo con i denti, lo succhiavo, lei passava le mani sulla mia schiena e ogni volta che le regalavo una vetta più alta di piacere mi graffiava, mi piaceva da morire quella situazione, ma entrambi volevamo altro. Claudia raggiunse il punto di non ritorno prima di me, scese dal bancone, mi sbottonò i jeans e me li calò in un colpo secco e deciso fino alle ginocchia poi mi spinse indietro, caddi sul divano, la fissai interdetto, si slacciò i jeans e li fece cadere a terra dimenando il suo bellissimo culetto, avrei voluto dirle quanto era bella e sexy ma la mia gola era secca come il Sahara, non riuscivo a dire nemmeno una parola. si avvicinò, mi montò sopra, aveva ancora le scarpe con il tacco e le mutandine, una visione incredibile, mi sembrava di vedere una ragazza uscita da un film porno, si strofinò sul mio cazzo, poi mi sorrise maliziosa, mi abbassò le mutande facendo uscire il mio cazzo, duro e dritto,mi fissò un’altra volta, si leccava le labbra, se le mordicchiava, si scostò le mutandine e si impalò su di me, sentire improvvisamente il mio cazzo avvolto dalla sua fichetta così calda mi lasciò senza fiato, non potei fare altro che lasciarmi scappare un sospirò di puro piacere, ma anche lei era colta dal piacere, aveva gli occhi chiusi e la bocca socchiusa, potevo sentire come mi massaggiava il cazzo, contraeva i muscoli vaginali, sembrava voler stringere in una morsa quello scettro del nostro piacere comune. Si cominciò a muovere lentamente, prima avanti e dietro, poi cominciò a ruotare, sembrava volermi far fare un tuor della sua fica, poi poggiò le mani sul mio petto, fece forza e si alzò, si lasciò cadere improvvisamente su di me, si alzò e si lasciò cadere, e ancora e ancora, mi cavalcava, ogni tanto si muoveva sulla sua sella, non emetteva un suono, solo sospiri di piacere, io da sotto potevo vedere la sua faccia, potevo vedere come il piacere la stesse pervadendo sempre di più, si mordeva le labbra in modo nervoso, il piacere si stava impadronendo di lei, non ci sarebbe voluto molto perché arrivasse all’orgasmo, vederla così sull’orlo del piacere mi eccitava da morire, ero sul punto di esplodere, la vedevo cavalcarmi e non resistetti, esplosi dentro di lei, Claudia reclinò la testa all’indietro con il volto contratto in una smorfia di piacere, era venuta insieme a me, inerme si lasciò cadere su di me. Non so quanto tempo restammo abbracciati, prima di crollare esausti, ricordo solo il suo profumo nelle narici mentre giocherellavo con i suoi capelli. 

 

 

Stavo lentamente riprendendo contatto con il mondo reale, sentivo un forte dolore alla spalla destra, avevo decisamente affrettato i tempi di ripresa. Vidi Claudia dormire al mio fianco e non potei fare a meno di desiderarla, ma era un desiderio diverso, non volevo possederla, non bramavo il suo corpo, volevo le sue carezze, il suo interesse, la sua dolcezza,i suoi capelli mi solleticavano il volto, il lenzuolo poggiato delicatamente sul suo corpo, la sua schiena così bella, desideravo fare qualcosa per rendere speciale quella mattina, volevo che ricordasse ogni momento con me nel migliore dei modi, silenziosamente mi alzai, mezzo addormentato e rincoglionito mi vestii, per modo di dire, il mio abbigliamento casalingo di solito consisteva in un paio di pantaloncini da ciclista. Mi voltai a guadare Claudia, era così dolce, meritava un trattamento speciale, mi sarebbe stato utile anche per quello che le avrei detto a breve, ma mi sarebbe servito aiuto. Per prima cosa mi sincerai di rendere un po’ più dolce il risveglio, presi a farina, le uova e cominciai a impastare, la spalla mi faceva male,lavorai giusto il necessario e misi l’impasto a lievitare. Nella pausa telefonai a Daniele

“Pronto?” non avevo mai sentito la sua voce così impastata

“Dormivi?”

“Secondo te?”

“Sto facendo i croissant. Penso che Claudia si sveglierà fra poco. Ce la fai a essere qui in un’ora?” chiesi mentre aprivo gli sportelli della cucina alla ricerca della nutella

“Un’ora? Ma per chi mi hai preso?- un momento di pausa- Aspetta! Stai facendo i croissant?”

“Si. Vedi di essere qui fra mezz’ora, mi serve la nutella”

“Passo a comprarla e arrivo” mi lasciai cadere sul divano, non potevo fare altro in quel momento, mi limitai a valutare le condizioni della stanza, dovevo scegliere la coreografia migliore e non avevo molto tempo se in mezz’ora dovevo anche metterla in atto. Il bancone da bar sarebbe andato benissimo per fare colazione, dovevo solo riesumare gli sgabelli, compito di Daniele, Io mi dedicai alle stoviglie. 

Avevo appena finito quando sentì la porta aprirsi

“Mmmmm… che buon odore! Ho la nutella!”

“Poggiala sul bancone che i croissant sono quasi pronti. Prendi tre sgabelli”

“Mi metto subito all’opera. Ma mi spieghi perché i croissant? Una volta li facevi solo….solo…solo quel giorno”

“A lei piacevano tanto, ma le tradizioni sono fatte per essere cambiate, no? Ora stai zitto che mi devo concentrare” Con delicatezza lasciai cadere la nutella nei due fori che avevo preparato, con attenzione riempì i due buchi di ogni croissant finché la nutella non straboccava, poi li rimisi in forno per gli ultimi minuti. Presi il pezzettino di sfoglia che avevo lasciato a cuocersi, lo misi in un piattino e senza farmi scorgere lo posai sul comodino di Claudia, si sarebbe alzata presto.

Con Daniele finimmo di sistemare le ultime cose quando dal corridoio comparve un angelo tutto assonato

“Ben svegliata! Vieni facciamo colazione!” senza rispondermi e ancora mezza addormentata si sedette in mezzo a noi, prese un croissant, ci guardava sospettosa, come se qualcosa non andasse. Strappo un morso dal cornetto, poi un altro e un altro ancora, le comparve sul volto l’ombra di un sorriso, si stava sciogliendo, poi a bruciapelo ci chiese

“A cosa servono questi?” non fui capace di mentirle

“Ad ammorbidirti la pillola”

“Forse è il caso che me lo cominciate a dare questa pillola”

“Prima bisogna rivelarti un piccolo segreto- disse Daniele facendosi grave- ricordi Alessandra?”

“La troietta con cui lo stronzo si è rovinato la carriera?”

“Si, proprio quella” fece Daniele a testa bassa

“Senza girarci incontro. Non mi sono infortunato facendo sesso con lei”

“Ma che stai dicendo?” Claudia era veramente sorpresa, ebbi un piccolo moto d’orgoglio per quella bugia che aveva retto così tanto e così bene

“Vedi, la sera che mi feci male non ero con Alessandra, ma con Daniele”

“Ora non ci capisco proprio niente”

“Ti spiego io.- si fece forza Daniele- Nell’ultimo periodo prima delle olimpiadi ero diventato il suo allenatore, quella sera decisi che avrebbe dovuto fare un ultimo sforzo in mare aperto per abituarsi alle scie durante le gare. Mi era stato detto che ci sarebbe stato mare grosso, ma non diedi peso alla cosa. Fu un errore tremendo.- Mi alzai per andare a prendere altri cornetti, ricordare quegli eventi mi faceva male e non volevo che Claudia mi vedesse piangere- Uscimmo, lui nuotava e io lo seguivo con la barca, eravamo abbastanza lontani quando il mare cominciò a farsi un po’ troppo grosso, la barca si cominciava ad inclinare troppo e lui faceva fatica a restare a galla. Poi all’improvviso la barca si rovesciò, presi conoscenza, fu lui a salvarmi. Mi afferrò e mi tenne stretto per tutta la notte, si appigliò alla boa e ci rimase per tutta la notte, la mattina con il mare più calmo mi riportò a riva. Quando mi svegliai ero in ospedale, lui era nel letto affianco a pancia in giù. Un’infermiera mi spiegò quello che gli era successo, non ebbi nemmeno il coraggio di parlargli quando andai via dall’ospedale.” Daniele chinò la testa come vinto da una grande stanchezza, doveva essergli costato molto parlare di questo segreto, ora toccava a me

“Quella mattina fu la più complicata della mia vita, mi sembrò di essere in una commedia di Totò. Parlavo con tutti senza che nessuno sapesse niente degli altri. In sintesi chiesi ad Alessandra di coprirmi, non volevo che il mio allenatore desse la colpa a Daniele. La mia carriera di atleta era finita, ma Daniele poteva fare una grandissima carriera come allenatore non potevo rovinargliela. Inventammo quella cazzotta e all’inizio sembrò filare tutto liscio, ma quello che non avevo previsto era la reazione della gente. Alessandra fu isolata e trattata come una lebbrosa, provai a restarle vicino, ma in più occasioni cercarono di dividerci, finché un giorno lei venne da me e mi disse che dovevamo lasciarci, che non potevamo andare avanti, che lei doveva andare via, insomma mi lasciò e se andò. Da allora non l’ho più sentita, non sono più riuscita a raggiungerla o a trovarla in nessuna maniera.” Claudia era rimasta in silenzio per tutto il tempo

“Perché me lo dite ora e cosa c’entra questo con quello che è successo?” non sapevo come dirlo e non avevo idea di come l’avesse presa

“Vedi sono stato io a dirgli di vedere Sara, volevo che le parlasse per il fratello. Il malinteso tra voi è colpa mia.- Daniele mi stava restituendo il favore, io avevo salvato la sua carriera e ora lui salvava la mia relazione- Non pensavo di causare un danno del genere e quando te ne sei uscita con quella frase in piscina ho capito che c’erano guai, speravo di sistemare tutto alla festa, ma è stato anche peggio e quando ho capito che era andato a nuotare in mare ho temuto il peggio. Ha rischiato la vita per colpa mia, un’altra volta. Ho capito che era giusto che sapessi la verità, sia su adesso sia sul passato.” Claudia stava piangendo, vedevo le lacrime solcare il suo viso, mi avvicinai e con dolcezza gliele baciai, lei mi prese il viso tra le manie mi sussurrò con dolcezza

“Credo di averlo sempre saputo. Qualcosa dentro di me mi diceva che non poteva essere andata in quella maniera, ami troppo il nuoto”

“Io amo te” Claudia si fermò un momento, non si aspettava quelle parole, non sapeva cosa dire, poi mi si lanciò addosso e mi urlò

“Anch’io ti amo!!!!! Anch’io ti amo!!!!” ci baciamo con trasporto come matti senza curaci minimamente della presenza di Daniele.

“Ho capito. Io tolgo il disturbo. Ci vediamo agli allenamenti Claudia.” Daniele si alzò e se ne andò, non so come ma non ce ne accorgemmo. Ci stavamo baciando come pazzi, non riuscivamo a staccarci neanche volendo,poi all’improvviso Claudia mi allontanò con il piede, me lo poggio sul petto e mi accarezzò con calma, il suo sguardo malizioso, degno di una monella birichina, mi caricava in modo incredibile, dolcemente presi il suo piedino in mano, lo accarezzai, mi chinai e lo baciai,dolcemente

“Sono la padrona del tuo cuore?”

“Si, sei la mia padrona. Io sono il tuo umile schiavo, conquistato nel cuore e nell’anima da te” vedevo chiaramente che si tratteneva, avrebbe voluto abbracciarmi, ma il gioco che aveva scelto glielo impediva. Si attenne al suo ruolo

“Allora schiavo rendimi omaggio come merito!”  non aspettavo altro che quelle parole, con lentezza cominciai a risalire le sue gambe a suon di baci, con delicatezza giocherellavo con l’elastico delle sue mutandine, alzavo l’orlo della mia camicia risalendo piano piano, poi presi le mutandine e la fissai con forza negli occhi, con determinazione ma lentamente sfilai le mutandine senza mai distogliere lo sguardo, Claudia reggeva il mio sguardo e con fierezza mi guardava dall’alto in basso. Appena le tolsi le mutandine, me le portai al volto e inspirai profondamente il suo odore, lei allargò leggermente le gambe rivolgendomi un fantastico sguardo malizioso, lanciai lontano le mutandine e mi dedicai al suo fiore. Strofinai le mie labbra sulle sue, lentamente ogni tanto le baciavo, o le toccavo con la lingua, lei vibrava a ogni toccò, insinuai lentamente la lingua fra le sue labbra che si schiusero come a concedermi il permesso, lentamente entrai e mi dedicai alla sua intimità. Volevo farla impazzire, riuscivo a sentire il suo piacere, era come se quel potere la mandasse fuori di testa, uscii da lei, e risalì strofinando le mie labbra fino al suo clitoride, volevo sentirlo, volevo che le mia labbra lo conoscessero a memoria, poi le dischiusi in un bacio. Aprì la bocca e la mia lingua si dedicò al suo piacere, il clitoride cresceva davanti a me, non volevo che godesse subito, lentamente scesi verso la sua fichetta luccicante strofinando il naso sulla sua pelle, in ogni parte, poi affondai, mi tuffai dentro di lei usando la lingua come un piccolo cazzo, la stimolavo, la portavo vicina all’orgasmo senza mai farcela arrivare, improvvisamente mentre mi dedicavo alle sue labbra mi afferrò co forza la nuca, mi tirò al testa verso l’alto, la fissai negli occhi e lei con voce roca dal piacere ma ferma mi disse

“Schiavo, fammi godere!” mi lasciò e io con un sorriso tornai a dedicarmi al suo piacere, strinsi il clitoride tra due dita e con la lingua ricominciai a scoparla, tanto era il suo piacere che non durò nemmeno un minuto di quella dolce tortura, mi strinse la testa fra le gambe per impedirmi di fuggire e mi accarezzava i capelli spingendomi sempre più dentro di lei, poi si rilassò. Mi alzai tenendo una piccola scatolina in mano

“Lo sai che sei venuta tantissimo?”

“Ho uno schiavo che è incredibile” mi disse abbandonata sul bancone

“Sei venuta così tanto che ti è uscito questo” provò a guardarmi, non aveva forze ma la curiosità fu più forte, si alzò sui gomiti fissandomi, la scatolina aperta davanti ai suoi occhi

“Vuoi sposarmi?” la sua faccia così felice, non so se per l’orgasmo o per la domanda, ma le lacrime cominciarono a solcare il suo viso e non penso che fossero di tristezza

“Si, lo voglio!- e mi abbracciò- Ti amo!” mi sussurrò dolcemente prima di scoppiare in un piccolo pianto di liberatoria felicità

 

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