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L’ULTIMO CLIENTE

By 20 Ottobre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

L’ULTIMO CLIENTE

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Cosimo ha quarant’anni, non è un brutto uomo, anni di palestra lo hanno aiutato a tenersi in forma.
Anni di bella vita.
Eh si, perchè Cosimo è stato per anni un apprezzato professionista, promotore finanziario con il fiuto per gli affari giusti: i suoi clienti sono stati soddisfatti per anni e lui, per anni, ha fatto un mucchio di quattrini.
I quattrini comprano tante cose: la vacanza sulla neve nei posti più esclusivi, in inverno, le Maldive o i Caraibi più in, in estate.
Il SUV, le ragazze facili.
Poi…
Poi è venuta la crisi, la Lehman e tutto il resto.
Nel giro di pochi mesi Cosimo s’è trovato fuorigioco, catapultato in un mondo di cui nemmeno conosceva l’esistenza .
Disoccupato.
I primi quindici giorni ha prevalso lo choc non ci credo sia capitato proprio a me!
Poi s’è fatta strada la convinzione che uno come lui, con il suo fiuto, le sue conoscenze, la sua esperienza, si sarebbe riciclato subito.
Ma le conoscenze ti conoscono quando sei vincente, quando scendi dal SUV per l’aperitivo, abbronzato dal weekend in barca, pronto a raccontare di quella ragazzetta che ti sei fatto in disco…
Quando sei fuori dal giro non ti conosce più nessuno.
E poi, oggettivamente, la crisi c’è per tutti…
Tutti gli rispondono così.
E il tempo passa, passa.
Dopo tre mesi ha trovato un impiego che non c’entra praticamente nulla: vende spazi pubblicitari su varie riviste di settore, chilometri tanti ‘ ha venduto il SUV per una ford a gasolio- soldi pochi, a provvigione.
Un fisso risibile che basta solo per il benzinaio e nemmeno sempre.
Così oggi è lì, in un tramonto d’autunno, in un venerdì dopo una settimana di ordini scarsi, guidando verso casa.
Passa davanti ad una cartello segnaletico di località, il Sole ormai basso copre le strade di rame, il cielo alle sue spalle è di un azzurro freddo, legge il nome della località e rammenta che lì c’è una ditta che conosce, il titolare era suo cliente, quando le cose andavano bene.
Oddio… non uno dei suoi migliori clienti, di quelli che ti trattano come il loro migliore amico, salvo poi che nemmeno ti vedono per la strada, ora.
Un cliente normale, più riservato di altri…
Forse per questo non gli era venuto in mente prima.
Decide di telefonare, la voce di donna al centralino gli chiede chi è:
-Sono Cosimo Bianchi della….. cercavo il dottor Giorgi
-ha un appuntamento?
– A dire il vero no, sono in zona e… pensavo… di passare a salutare, sempre che il dottore abbia tempo.
-capisco, resti in linea.
Cosimo attende lunghi minuti, continuando a guidare sotto quella coperta di rame rosato, gli occhiali da sole firmati, ricordo di un altra era, impaziente.
-Pronto?
-si, mi dica
-Il dottore la riceve, va bene fra venti minuti?
Certo che va bene, in fondo nel traffico rappresentano solo il tempo della strada.

Venti minuti dopo, precisissimo, è fuori dalla ditta.
-Mi spiace, ma proprio dieci minuti fa ha dovuto uscire per un contrattempo improvviso, mi ha lasciato detto di avvertirla e di chiamarlo per vedere com’era messo.
Cosimo si morde le labbra, la maledetta sfiga…
La receptionist è una ragazza sui trent’anni, più ventotto, forse, che trenta, dai capelli scurissimi e lisci, occhi azzurro ghiaccio che fa male a fissarli.
Prende il telefono e chiama, una telefonata breve.
-Il dottor Giorgi si scusa, ma ha avuto un problema personale, comunque mi ha detto che in una mezzoretta, tre quarti d’ora può essere indietro, mi chiede se lei può aspettare-
Cosimo decide in fretta: si, può aspettare, tanto che diavolo ha da fare?
Da quando è diventato invisibile passa più tempo in casa davanti alla TV che in palestra ‘ nemmeno sa come farà a rinnovare il sontuoso abbonamento annuale del mega centro wellness che frequenta-.
-certo, aspetto qui.
Cosimo si siede su un divanetto posto davanti al banco della reception, di fianco a lui, a pochi metri di distanza, c’è una parete scaffalata bianca piena di faldoni, la ragazza spesso si alza per prenderne, vi aggiunge dei documenti, ne prende altri dai quali prende fogli che fotocopia.
Probabilmente saranno fatture o bolle o corrispondenza commerciale.
Fuori si sta facendo buio: le strade ora non sono più coperte di rame caldo, ma di un blu cobalto metallico che si stempera sull’asfalto che s’avvia a diventare umido.
L’uomo è lì, che inganna l’attesa guardandosi intorno.
E guardando quella giovane donna che va avanti e indietro fra il suo banco e la parete di scaffali.
Così la può vedere bene: non è altissima, forse uno e settanta, forse meno, ma proprio fatta bene.
Sotto il completo giacca e gonna poco sopra al ginocchio ci sono due gambe perfette, ben tornite che lasciano immaginare dei glutei senza ombra di cellulite sicuramente la ragazza ci dà dentro in palestra ‘ pensa- un seno da terza abbondante, forse anche da quarta, che forse non sarà tutta roba sua, forse ci sarà un po’ di push up, ma sembra tosto come il marmo.
Un paio di peep con tacco abbastanza alto, forse sette, otto centimetri, la cui apertura lascia intravvedere unghie laccate alla francese.
Una caviglierina sottile alla caviglia sinistra.
Occhiali dalla montatura leggera, lenti sottilissime.
Nel complesso, pensa Cosimo, sembra una di quelle segretarie da film porno…
E’ metà ottobre, fa già freddo di mattina e la sera è umido, donne senza calze in giro ce ne sono ormai pochissime.
E quelle poche hanno i pantaloni, mica la gonna al ginocchio come questa qui.
Cosimo è un intenditore: feticista da sempre, o almeno da quando si ricorda lui.
Da ragazzino attendeva l’estate per vedere le ragazze finalmente in sandali e gonnellina.
Gli procurava eccitazione vedere tutti quei piedini scoperti.
Con l’età, poi, l’eccitazione finiva in seghe infinite.
Meno male che non è vero che si diventa ciechi, altrimenti girerei col cane guida da un bel pezzo!
Sorrideva, pensandoci.
Quello che da ragazzo non sapeva era che sto fatto dei piedi delle donne mica era normale, mica a tutti facevano quell’effetto lì.
Se ne accorse una sera, passeggiando con un suo caro amico, nonchè compagno di scuola, innamorato di una certa Elena, la classica bella ragazza bionda che tutti volevano.
-Ma Elena ti piace di più con le calze o senza?
Andavano di moda le ballerine e i collant dai colori sgargianti, nei primi anni ottanta.
L’amico lo guardò stranito:
-beh, per me fa lo stesso… forse con le calze colorate è più carina.
Così capì d’essere un po’ diverso.
Ora era lì, perso in questi pensieri, con gli occhi fissi sul va e vieni di quelle gambe e di quei piedi dalle unghie laccate.
Forse troppo preso…
-Tutto bene?
Cosimo si riprese come da un sogno:
-Eh? Si, si certo: stavo pensando ad altro.
La ragazza gli si avvicina, lo guarda con quei suoi occhi di cielo rarefatto:
-credo di sapere a cosa stavi pensando: vieni, ti faccio accomodare da un’altra parte.
Cosimo nemmeno si sorprende per quel passare al ‘tu’, come un automa si alza e segue la ragazza lungo il corridoio: gli uffici sono ormai quasi deserti, sulla sinistra, ad un certo punto, la porta di una saletta.
Entrano, la ragazza chiude la porta dall’interno; si siede sul tavolo al centro della stanza, alcune sedie intorno.
-ho visto che te li divoravi con gli occhi.
E’ lì, a gambe accavallate, la gonna che è salita leggermente, muove il piede destro roteandolo con noncuranza davanti allo sguardo sempre più rapito di Cosimo.
-conosco quelli come te, ne ho avuti altri: forza, datti da fare.
Cosimo si inginocchia, fa per sfilare la scarpa alla donna seduta sul tavolo.
-No, caro, non così presto: prima con le scarpe.
Una scarica di pura adrenalina lo colpisce, Cosimo si abbassa e fa saettare la lingua dentro al buco delle peep, la insinua cercando di arrivare più dentro possibile, poi passa al collo del piede, alle caviglie.
Bacia quei piedi inguainati in quelle splendide scarpe di pelle a tacco alto, lecca le caviglie.
Lei sembra apprezzare:
-uhmmm, vedo che ci sai fare con la lingua, adesso spogliati.
Lo stupore sul viso il piede calzato ancora in mano:
-Ma, io…
-Tranquillo, non ci sorprenderà nessuno, e se conosco Giorgi, quello ci impiegherà un’ora, non mezzora come ha detto ad essere qui. Avanti maiale, spogliati.
Cosimo si alza e si spoglia piuttosto lentamente: quando si leva le mutande il cazzo è già quasi duro.
-vedo che sei anche messo bene… dai leccameli
Inarcando le dita allontana la scarpa dal piede lasciandola penzolare dalla punta.
Cosimo si rimette in ginocchio e afferra la scarpa per levarla, sente nitidamente l’aroma di pelle calda e di cresolo usato per la concia che emanano quelle scarpe nuove.
La sfila, si butta sulla pianta e comincia a leccare come un forsennato.
-Bravo schiavetto, lavameli bene con la lingua, anche fra le dita, dai porco.
Lui si lascia ficcare le dita in bocca e le succhia avidamente, va su e giù con la testa come se stesse facendo un pompino.
Lecca svariate volte anche il tallone, torna alla caviglia, alla pianta, non trascura nemmeno un millimetro di quel piede meraviglioso.
-Anche l’altro
Sfila anche l’altra scarpa e ricomincia il giro: pianta, dita, tallone.
Ogni tanto la ragazza glieli porge insieme, o gli ficca i due alluci in bocca in contemporanea.
Poi lei scende dal tavolo, si mette in ginocchio su una delle sedie, girata di spalle, le gambe unite, i piedi tesi.
Cosimo va dietro di lei e quasi prostrato succhia le dita una ad una ancora e ancora.
Lei si gira; lo guarda con l’eccitazione negli occhi:
-bravo leccapiedi, bravo, sei assolutamente il migliore che abbia avuto, vediamo se adesso sei capace anche di farmi godere.
Cosimo ha il cazzo durissimo, gocciolante, sta facendo uno sforzo immane per non venire lì senza nemmeno toccarsi.
Lei si toglie la giacca; si alza la gonna; allarga le gambe.
Lui vede che è senza slip: una scarica elettrica di eccitazione lo colpisce come una frustata.
La figa è bagnatissima, Cosimo comincia a leccarla con voracità, la lecca e la succhia, cerca di spingere la lingua dentro.
-Siiii, bravo, cosiiii, dai schiavetto, leccala bene, porco che non sei altro, ti piace leccare la figa eh’
Daii siiii, continua… o ti piace di più lavare i piedi con quella bella lingua?
Cosimo sta impazzendo di piacere ed eccitazione, la ragazza è più eccitata di lui: cola giù sulla sedia e sul pavimento da tanto che è eccitata.
Dio mio come mi piace leccare una figa così grondante!
Si beve tutto quel miele.
-Leccami anche il culo, dai!
Ubbidisce.
Fa scorrere la lingua dalla figa al buchetto e ci gioca.
-Uhmmm, sei veramanete uno schiavo da lecca,Uhmmm mi fai godere proprio un sacco.
Cosimo infila due dita in quella fighetta fradicia lei si inarca per la frustata di piacere.
-ahhh, bello… siiii
Lui prende coraggio e le ficca un dito in culo e comincia a sditalinare sia la figa che il buchetto, sempre leccando, la mascella comincia a fargli male.
-bastardo, ti piace giocare con le dita eh… continua siiii.
Il gioco va avanti ancora qualche minuto, Cosimo non sente più la lingua e la mascella è sempre più dolorante.
Finalmente con un urlo strozzato lei viene in maniera pazzesca, tremando per secondi interi, schiacciandogli la testa fra le cosce.
-Bravo!, sei stato bravo!, con la lingua e le dita sei un campione .Girati adesso e alzati in piedi.
Si alza, il cazzo dritto come un faro su uno scoglio.
Lei lo avvinghia da dietro con le gambe e gli prende l’asta con i piedi cominciando a segarlo lentamente.
Cosimo sente di impazzire, l’eccitazione è al massimo, sente che sta per venire…
Ma lei si ferma.
Cosimo inghiotte saliva e sente la fitta dell’orgasmo arrestato.
Lei riprende il lavoro di piedi.
Per tre volte lo porta al limite per poi fermarsi: alla quarta lo lascia andare.
Cosimo pensa che le schizzerà quei piedi meravigliosi, ma lei prende la scarpa destra e lo fa venire lì, con un ultimo colpo.
-Aghhhhhhhhh
Si scarica con un getto infinito che riempie quella scarpetta.
Ma l’eccitazione è stata tanta, l’uccello tende a smosciarsi, ma non tanto.
-Mettiti a pecora.
Questa volta è più perplesso, ma esegue ancora una volta.
-Apriti le chiappe,maiale.
Cosimo si apre le chiappe: adesso è lì, in ginocchio, la faccia sul pavimento, le mani ad aprirsi le chiappe.
Sente un dito entragli nel culo, a secco.
Gli fa un po’ male all’inizio, ma poi il maggiore attrito gli fa anche sentire più piacere.
-vedo che ti piace, eh? Porco, ti piace se ti sditalino in culo vero?
Si, gli piace, gli è sempre piaciuto: forse ha il buco del culo più sensibile di altri.
Un altro dito si aggiunge ma non fa a tempo a rispondere ‘si, mi piace- che si ritrova in bocca le dita del piede sinistro della ragazza.
Poi le dita escono e al suo posto si trova l’alluce del piede che stava leccando, prontamente lei gli porge l’altro piede e lui, l’alluce affondato nel culo, riprende a slinguare con devozione l’altro piede.
Vanno avanti così per un po’, mentre sente il cazzo tornare durissimo: lei gli afferra le palle da dietro:
-Uhmmm, vedo che sono ancora abbastanza piene, alzati!
Si alza, lei si è sbottonata la camicetta e tira fuori le tette abbassando il reggiseno Si, un po’ di push up, ma una buona terza questa troia ce l’ha.
Le palpa quelle tette dai capezzoli rigidi come chiodi.
Lei lo attira verso di sé, seduta sulla sedia e si ficca in bocca il cazzo.
Va su e giù come un’indemoniata, succhia e lecca con grande maestria.
-Siii, così troia succhiamelo, ti è piaciuto quando ti leccavo i piedi eh, puttana! Siiii uhmmm , siii dai ciucciacazzi.
E comincia anche lui a spingerlo più dentro, a scoparla quasi in bocca.
Sta quasi per venire, ma lui non ha nessuna intenzione di avvisarla, la troia si troverà la bocca piena.
Ma la troia sa il fatto suo: sente che lui sta per arrivare e se lo tira fuori:
-sborrami qui!
Apre le tette e ci infila la punta del cazzo.
Cosimo viene proprio lì, nel solco fra le due tette di marmo.
Lei gli riprende le palle in mano:
– Uhmm, ma quanta ne avevi, qui ce n’è ancora!Non abbiamo ancora finito.

Se lo riprende in bocca e ricomincia a succhiare, ma questa volta gli ficca anche un dito in culo e lo sditalina fortissimo per cercare di tenere il cazzo su.
Cosimo non ce la fa più: gli fanno persino male le palle dal dolore e dallo svuotamento di quell’idrovora.
Stavolta ci vuole molto, molto di più per farlo venire, ma anche questa volta lei si toglie, si mette sulla sedia voltata indietro, si apre le chiappe:
Dai porco, sborrami sul culo!
Lui vorrebbe spingerlo dentro a quel culo, la vorrebbe inculare forte, la vorrebbe sbattere in culo come una puttana di strada e farla urlare di piacere, ma non può, ha il cazzo quasi moscio per tutto quello che ha già buttato fuori, i muscoli doloranti, l’adrenalina a mille.
Si limita a smanacciarselo un po’ fino a tirare fuori le ultime gocce di sperma caldo e schizzarlo sulla rosellina anale di quella zoccola.

Lei glielo ripulisce bene con la lingua, poi si riabbottona la camicetta, senza pulirsi le tette dalle quali la sborra comincia a colare.

Rimette le scarpe, anche quella piena di sperma caldo e vischioso.
-Rivestiti maiale: ne ho conosciuti di feticisti, ma uno che si eccitasse così per i miei piedi non l’avevo trovato mai! Sei veramente un grandissimo porco!
Lui sorride, rivestendosi:
-beh, anche di troie come te ne ho trovate poche: sei veramente una grandissima troia!
-Su questo non c’è dubbio caro.
Sorride maliziosa, poi apre la porta e se ne va lasciandolo lì, in quella saletta dove è capitato di tutto.

Cinque minuti dopo la porta si apre:
-ragioniere, coma va? Mi scusi per il ritardo, ma ho avuto un contrattempo a casa.
Bruno Giorgi gli stringe la mano con calore.
-Tutto bene? Ha una faccia un po’ tirata…
Cosimo si rende conto di essere ancora sconvolto dagli avvenimenti di poco prima, ma si salva in corner:
-ma sa, è stata una giornata lunga, poi il traffico…
– A chi lo dice! Ormai muoversi è diventato un casino! Ma si accomodi, gradisce un caffè?
Si, lo gradisce, Giorgi chiama al telefono:
-Cinzia, ci porta due caffè? Grazie.

Cinzia entra, impassibile e seria, col vassoio del caffè: Cosimo immagina la sborra che cola fra le tette e quell’altra che starà colando lungo il solco fra le natiche della ragazza.
Indugia ancora un po’ su quei piedi laccati alla francese, che poco fa ha letteralmente divorato.

Poi si aggrappa al bicchierino del caffè bollente.

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