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Racconti Erotici Etero

Maledetta auto (by Samar)

By 19 Giugno 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Maledetta auto. Io odio guidare. Ma come nessun altro, assolutamente.
Sono le 10 del mattino, ed io guardo il mio orologio rimanendo appoggiata contro la macchina.
‘Si, pronto? No, Luigi, qui il tempo sta peggiorando ed io ho bisogno di andare a casa Ti lascio tutto nel cruscotto. La macchina è ferma vicino al bar’.
Il cielo è sempre più nero. In montagna cambia alla velocità della luce.
‘Ok. Chiamami appena arrivi’.
Borsone in spalla, borsa e trolley. Qualcuno si fermerà? Ovviamente non sono nemmeno vestita pesante e sto già iniziando a morire di freddo. Un tubino nero, calze alla francese, stivali e copri spalle. No, direi che non è niente di pesante. Almeno i capelli mi riscaldano un po’ la schiena. Non credevo facesse cosi freddo, non sono nemmeno arrivata, uf.
Entro al bar a prendermi un caffè. Conosco il barman perché spesso mi fermo li quando, il fine settimana, salgo a casa in montagna. Gli sto raccontando tutto l’accaduto, seduta sullo sgabello di fronte al bancone. Tu sei li accanto. Indossi una giacca in pelle, un paio di jeans, scarponi e polo nera, e silenziosamente ascolti. Non ti avevo mai visto in quella zona, eppure con molta discrezione ti sei intromesso.
‘Guarda, scusa se interrompo. Io sto andando al rifugio, che si trova proprio nella zona in cui tu hai casa. Posso darti un passaggio se vuoi’. A quanto pare, Carmine, il barman, conosce me quanto conosce te. Io di lui mi fido ed il suo sorriso mi tranquillizza, quindi ti rispondo in maniera affermativa. ‘Grazie, va bene. Non ho molte cose con me, però di certo non posso arrivarci a piedi’. Sorrido, ma siamo distaccati entrambi. Dopo aver pagato mi aiuti a sistemare i borsoni in auto, e tutti e due montiamo preparandoci al viaggio.
C’è un po’ di imbarazzo fra noi due, non stiamo parlando quasi per niente. Ma non resisto e cerco di rompere il ghiaccio. ‘Come mai al rifugio? Lavori li ?’. Mi stai sorridendo, ma non mi guardi. Sei molto attento alla guida. ‘No, semplicemente mi vedo con degli amici per il fine settimana. E tu, invece?’. Sospiro e mi prendo qualche istante. Tiro giù il finestrino mentre ti rispondo. ‘Ho una casa un po’ sperduta, ed ogni fine settimana stacco dalla mia vita e mi rinchiudo li fra gli alberi’. Ti sto guardando ora, tenendo la mano fuori dal finestrino. ‘Relax totale, e poi amo il freddo e la neve’, concludo, mentre mi stringo nelle spalle e lascio calare il silenzio.
Stiamo chiacchierando del più e del meno in una conoscenza per il momento leggera e serena. Insomma, abbiamo un viaggio di quasi tre ore da affrontare, come si fa? Non ho problemi a stare in silenzio, però in due, ogni tanto, qualcosa bisogna dirla, specialmente quando non ci si conosce. Ma i miei pensieri si muovono altrove. Tu guidi ed io, mentre parli, sono libera di guardarti. E c’è una cosa che sto notando. I tuoi pantaloni si stanno gonfiando all’altezza del cavallo. Sei eccitato, o forse mi sto sbagliando. I jeans sono tirati, e tu spesso ti sistemi sul sedile come infastidito. No, non mi sbaglio. Distolgo lo sguardo arrossendo, sento il calore contro le guance, ed ora fisso lo sguardo sulle mie gambe cercando di non pensarci. Ho un fremito e mi stupisco. Sento una piccola ondata di elettricità attraversarmi il basso ventre. ‘Che dici, ci prendiamo un caffè?’, mi domandi. Ed io sono cosi presa da quell’immagine che, mentre ti rispondo, torno a guardarti fra le gambe. ‘Mh’ Si’ Volentieri’. Non so neanche cosa ti ho risposto, perché cerco, di sfuggita, senza farmi notare, di guardarlo gonfio sotto i jeans. Provo ad immaginarlo, e di nuovo scosse che tempestano nell’intimo. Sento le prime gocce di umori bagnarmi le labbra e questo mi fa sorridere. ‘Visto che sei cosi felice per il caffè ci fermiamo qui’. Tu neanche immagini cosa mi passi per la testa, ed io annuisco semplicemente. Stiamo scendendo dall’auto ed io ho solo pensieri folli in mente. Ti lascio andare avanti e con una scusa torno indietro. Tu ti fidi, infatti, a distanza, mi apri la macchina. Mi ci fiondo dentro. Voglio giocare, e così cerco qualcosa per provocarti. Scoppio a ridere quando mi viene in mente un’idea.
Ti guardo dallo specchietto, tu stai già ordinando, cosi io mi muovo velocemente. Sfilo l’intimo, una mutandina alla brasiliana nera. La stoffa è bagnata e la macchina viene invasa da quel tipico odore di donna, e di eccitazione. Cosi, strofinando le mani sulla stoffa raccolgo un po’ di succhi spargendoli contro il tuo volante, che si inumidisce e assorbe il mio odore. Poso le mutandine nella borsa e mi risistemo uscendo dall’auto. Mi sorridi mentre cammino verso di te ed io, a mia volta, sorrido all’inverosimile. Piove. Io mi sento elettrizzata. Il nostro caffè ha un sapore diverso. Ci guardiamo spesso e spesso ci avviciniamo. ‘Siete in viaggio?’, domanda la signora dietro il bancone. Ci sorride. Chissà perché. ‘Si, saliamo su in montagna’. Lei ridacchia. ‘Ah, fine settimana di isolamento. Godetevi la vita, che poi dopo il matrimonio c’è tanto su cui lavorare’. Io rimango sbigottita e tu a bocca aperta. Ci ha scambiati per fidanzati, eppure non sa che ci conosciamo da meno di un’ora. Ma la tensione che si sta creando tra noi è cosi forte che si nota a pelle.
Quando saliamo in macchina è uno schiaffo potentissimo. C’è odore di malizia, di peccato, di voglia. Sembra che qualcuno si sia approfittato della tua auto per avere un orgasmo. Sto salendo in macchina facendo finta di nulla mentre mi chino in avanti per guardarti, fermo con una mano sul volante. La mia gonna risale su, in un movimento furtivo e celato di poco, giusto un accenno. ‘Che succede? Non Sali?’. Sei paonazzo in faccia e sicuramente vedendo me, tranquilla, ti senti un po’ paranoico. ‘Si si, arrivo’. Deglutisci, e mentre ti muovi lo vedo sempre più gonfio nei pantaloni. Toccando meglio il volante senti qualcosa di umido e ti giri a guardarmi. Lo noto con la coda dell’occhio. Io sto zitta e guardo fuori dal finestrino. Tu, facendo finta di nulla, porti le dita al naso, annusandole. Stai sorridendo ed io ne approfitto. ‘Andiamo con calma, non vorrei sentirmi male’. Più tempo ho, più posso giocare. Mi bagno sempre di più. Sento attrazione e tensione fra noi, e la cosa mi esalta.
Passa circa mezz’ora da quando siamo ripartiti ed io spesso mi sposto strofinando le gambe. Ti vedo. Mi stai guardando. Osservi le mie cosce, il mio petto costretto nel tubino nero. ‘Ti va di mangiare qualcosa insieme? I tuoi amici non si arrabbieranno sicuramente, vero?’. Ti volti a guardarmi, hai gli occhi lucidi. ‘Cavoli loro, io ho fame”. Io sorrido, e questa volta con malizia. ‘Non sai io’ Che fame’ E che voglia di carne”. butto li una frase come un’altra cercando di stuzzicarti. Non dico altro finché tu mi prendi alla sprovvista. Sta piovendo e ci sono poche macchine in giro, inizia il vero freddo, perché stiamo lentamente salendo di quota. Ci sono alberi, boschi e montagne dai colori magnifici. Verdi, rossi, arancio. Stupendo. Ma di tutto questo mi interesso poco visto che mi hai appena poggiato la mano sulla coscia. ‘Sai che sei proprio simpatica?’. Io ruoto verso di te e ti guardo, lasciandoti fare. ‘Anche tu. Grazie ancora per il passaggio’. La tua mano sta risalendo, ed io sogghigno di nascosto perché ti fai audace e questo mi fa morire. ‘Ma che, figurati, non potevo lasciarti sola, ci sono troppe teste calde in giro. Non ci pensare nemmeno’. Come se nulla fosse divarico le gambe, pochissimo. C’è giusto lo spazio per la tua mano, per le tue dita che raggiungono le mie labbra bagnate. Fra quella poca e curata peluria che ne avvolge la forma gonfia. Ti blocchi. Per poco non freni. Io guardo fuori dal finestrino e apro ancora un po’ le gambe. ‘Sei stata tu, allora?’. Mi giro di scatto. ‘A far cosa? Io non ho fatto nulla’ Vorrei solo mangiare”. Tu continui a spingere, divaricandomi le labbra. Mi solletichi il clitoride scendendo in basso. Il mio quieto acconsentire ti lascia libero nelle azioni. Sfilando la mano ti porti le dita alle labbra, succhiandole. ‘Ho fame di carne anche io ora’. Sorridi, e ti butti alla carica. Ti aiuto e mi sposto di poco verso di te, mentre tu inizi a masturbarmi velocemente. Non so cosa ci stia prendendo, ma io in pochi secondi mi trovo contro il sedile a gambe aperte a gemere, mentre tu mi stai penetrando con due dita. Guidi piano perché sei occupato a stantuffare dentro di me. Le spingi dentro a fondo, le tiri fuori, poi di nuovo rallenti il ritmo e poi veloce. Le togli solo quando inizi a strofinarmi con forza il clitoride, schiaffeggiandolo. Ci metto poco ad esplodere in maniera prepotente, afferrandoti per una spalla mentre vengo travolta dall’orgasmo. Quando cerco il tuo sguardo ti vedo soddisfatto ad annusarti le dita. ‘Cristo, quanto sei fradicia’. Ogni distacco e imbarazzo è finito li. Quando mi hai infilato la mano fra le cosce. Rimaniamo un po’ in silenzio fin quando svolti lungo una stradina. ‘Conosco un posticino carino dove mangiare. Cucinano bene. E’ Non rimetterti le mutande’. Io scoppio a ridere. ‘Ora pensiamo a mangiare, che poi devo ringraziarti per il regalo’. Scendo dall’auto mostrandoti le gambe. Facendolo lentamente ed in maniera sinuosa. Poi mi piego in avanti per guardarti. ‘E chi le vuole… Puoi anche prendertele’. Afferro la borsa e chiudo lo sportello. Ti sento ridere mentre scendi dall’auto e insieme ci avviamo al pranzo.
Era tutto buonissimo. Non c’è un’anima in quel posto. Siamo completamente sperduti, e tu hai parcheggiato poco distante. Non piove più ed io ancora fremo di desiderio. Quando arriviamo all’auto ci fermiamo. Ti siedi sul sedile posteriore, con lo sportello aperto. Di fronte solo boscaglia, ed io che ne approfitto. Mi avvicino, e tu già capisci dove andremo a finire. Lo guardo da un bel po’ e ormai sono curiosa di vederlo. Non ti dico nulla, semplicemente mi inginocchio sul sedile, fra le tue gambe, cercando di aprirti i pantaloni. ‘E’ arrivato il momento del dolce?’. Si sente solo il rumore della cerniera prima della mia risposta. ‘Si, ma è solo per me’. Eccolo, finalmente riesco a tirarlo fuori. E’ duro, gonfio, la cappella rosata spicca sull’asta accompagnata dai testicoli pieni e virili. L’afferro con la mano lasciando colare la saliva dalla mia bocca. Un rivolo che si schianta contro la cappella creando un filo conduttore fra me e te. Ti guardo mentre inizio a massaggiarti, scendendo piano con il viso. Le labbra si schiudono appena e si poggiano su di lui. Le tengo strette mentre infilo la cappella in bocca, cosi da simulare una penetrazione. Mi riempio di saliva, lasciandola colare dagli angoli delle labbra. Ti bagno completamente il cazzo insieme alla mia mano mentre succhio lentamente. Intanto ti massaggio, e la mano sbatte contro le mie labbra e percorre tutta l’asta. Con l’altra ti massaggio i testicoli e, finalmente, dopo qualche minuto scendo, facendoti sparire il membro dentro di me, fino alla gola. Non respiro ma non importa. Lo trattengo tutto, picchiettandolo con la lingua, riempiendolo di saliva e succhiando ora forte. Le guance si incavano mentre io sono avida della tua carne. Ci metto poco a perdere lucidità, ed i movimenti si fanno frenetici. Tu stai godendo, mi guardi e mi tieni i capelli accompagnando i movimenti della mia testa. Quando esce fuori è tutto bagnato ed io posso dedicarmi un po’ ai testicoli. Uno alla volta li succhio e li lecco, masturbandoti più che posso. Le vene pulsano contro il mio palmo mentre io risalgo con la lingua lungo l’asta affondandomi poi la cappella ancora una volta in bocca. Mi trafiggo. Ti inarchi con la schiena quando riprendo a succhiare, e ormai non resisti più. ‘Sto venendo’. E’ giusto un’informazione per me, perché non ho intenzione di spostarmi. Infatti tu esplodi ed io accelero, sentendo i fiotti caldi di sperma invadermi tutto il cavo orale. Ingoio ogni cosa, non voglio perdere nemmeno una goccia di quel nettare e continuo a guardarti mentre succhio tutto ciò che mi stai regalando. Quando ho finito, tu sei arrossato e affannato. Io, stranamente felice e soddisfatta. Adesso c’è solo la mano a sfiorarti delicatamente. ‘Ottimo questo dolce di crema’ Ora possiamo andare’. Sfuggo via, monto in auto e ti guardo dallo specchietto. Non dici nulla. Solo ti sistemi cercandomi con gli occhi fino a quando non sei vicino a me. ‘Sai’ Speravo in un invito a pranzo’. Sorrido. ‘Per il dolce o per la fame?’, domando ironica. ‘Chissà’ Forse per entrambe le cose’ O forse per approfittarmi di te’. Mi piacciono le tue risposte.
Parliamo molto dopo tutto quello che è successo. Anche se in ogni parola e frase si nasconde una maliziosa provocazione. Siamo in tensione, e costantemente vogliosi di nutrirci l’uno dell’altra.
La strada si fa vorticosa, fra curve e tornanti. Ci infiliamo in viali alberati e freddi. Ancora non nevica, ma almeno non piove. Io sembro una bambina, affacciata dal finestrino. ‘Uhh, guarda’ E’ bellissimo’ Guarda quelle casette’ Adoro la montagna’. Sembri divertito dal mio comportamento e mi assecondi in tutto quello che dico. ‘Fermati”. Non è un ordine, ma un desiderio che sfocia all’improvviso. ‘Che succede?’. Mi sposto, indicandoti il boschetto accanto alla strada, fitto e silenzioso. ‘E’ bellissimo’ Andiamo a vedere dentro com’è? Senza allontanarci troppo’. Non sembri convinto. Corrughi la fronte e ti giri a guardarmi. ‘Ma ne sei sicura?’. Io sembro un furetto ora. ‘Sii’ Dai’ Ti pregoo”. Forse è la situazione, forse il legame che si è creato, ma tu non resisti e anche ora mi assecondi. Chiudiamo tutto e ci infiliamo fra gli alberi. Si sentono solo animali in lontananza, qualche pecora e uccelli che canticchiano. ‘Non è stupendo?’, ti domando, mentre con la mano cerco di afferrarti dal braccio. ‘Si, vero’. Il tuo è un sussurro, sembri distratto. Io ormai non faccio che pensare a ciò che abbiamo fatto, e lentamente ti trascino dietro un albero. ‘Sai”, abbasso la voce appoggiandomi ad fusto, ‘Dovresti controllare una cosa. Non capisco se è il freddo’ O la voglia matta di scoparti’ Ma, guarda”. Non ti faccio rispondere perché ti tiro la mano fra le mie gambe, facendoti sentire quanto sono fradicia. ‘Sei proprio insaziabile, eh?’. Sei più alto di me, mi sovrasti e questo mi costringe a stare con la testa rivolta verso l’alto. ‘Come te, sicuramente’, replico in tutta risposta. Sorridi mentre mi penetri con due dita. Lì, nel bosco, senza nemmeno controllare in giro. Alzo il vestito fino ai fianchi mettendo in mostra le cosce e tutto ciò che mamma ha creato. Mi divarichi le gambe, colpendomi le caviglie con il piede. Sto ansimando e cerco il tuo corpo. Da sopra i jeans, strofino il tuo cazzo, che velocemente torna duro e forte. ‘Tu sei instancabile’. E’ un sussurro che viene fuori contro le tue labbra, mentre cerco un bacio carico di passione. E’ proprio in questo momento che noto un uomo dietro un albero. Sembra un agricoltore, ha un bastone con sé ed un cesto ai piedi. Ci sta spiando, vedendoti di spalle mentre traffichi fra le mie cosce. ‘Ci guardano’. I miei occhi per un attimo si gelano mostrando timore. Tu mi accarezzi il viso e sorridi. ‘Sta’ tranquilla, nessuno oserà toccarti… Lascialo guardare’. Mi rilasso alla tua reazione. Sarà anche che inizi a penetrarmi più velocemente e mi distogli da tutto. Di colpo, però, mi afferri, ti appoggi tu contro l’albero e, come se nulla fosse, mi ruoti di tre quarti addosso a te, cosi che l’uomo possa vedere benissimo e completamente la mia figa aperta e grondante umori.
Con una mano mi abbassi il tubino, cacciando dal reggiseno una mia mammella. E’ grossa, rotonda, cade sul petto, ed il capezzolo è turgido. Non resisti, ed io rimango seminuda. Mentre mi stringi il seno, continui a masturbarmi veloce più di prima. Io riapro gli occhi e, di sfuggita, vedo l’agricoltore. Lo sta cacciando fuori. Brutto, rugoso, orribile. Niente di simile al tuo. Ma vederlo segarsi eccitato dalla nostra passione mi invoglia ad aumentare il ritmo. Gli dò le spalle, mostrandogli il sedere mentre sollevo una gamba che tu abilmente sostieni. ‘Scopami’ Ora’ Con forza”. Non ti fai ripetere due volte la richiesta. I pantaloni crollano alle caviglie ed il tuo cazzo duro finisce in un sol colpo dentro di me. Inizia una situazione forsennata, con te che mi tieni e mi scopi con vigore, ed io che grido il mio piacere. Poi ruotiamo, ti stacchi da me e mi schianti contro l’albero. Nel movimento riesco a vedere il signore segarsi brutalmente, rosso in viso. Ma dura poco, perché mi ritrovo con la faccia contro l’albero e tu che mi sollevi a momenti. Mi tieni dai fianchi e a tratti mi schiaffeggi il sedere mentre il tuo cazzo si tuffa dentro di me, fra umori e gemiti, entrando e uscendo fino allo sfinimento. Sei tu ora a guardarlo il vecchio. Lo vedi sborrare per terra mentre ci guarda contro quel maledetto albero. Noi duriamo ancora di più. Lui si allontana, mentre noi rimaniamo li a sfogare i nostri desideri e le nostre passioni. ‘Sto venendo… Ohh, sii’ Godo”. Tu spingi ancora più a fondo. ‘Godi’ Godi’ Sto per scoppiare anche io’ Si’ Si”. Veniamo insieme, fra gemiti e grugniti, mentre qualcosa di estremamente caldo cola lungo le mie gambe. In questi attimi ci trasformiamo in animali, ma poi tutto torna a cambiare.
Sei gentile, mi aiuti a ripulirmi e mi sostieni fino all’auto. ‘Ho un pacchetto di patatine in macchina, ti va di mangiare?’. Mi sorridi, quasi con dolcezza, e mi riordini i capelli. ‘Sono cosi lunghi, mi piacciono’. Io ti lascio fare, affidandomi alle tue cure. ‘Ma i tuoi amici hanno proprio bisogno di te?’. Ti fermi a guardarmi, lasciando cadere le tue mani sulle mie spalle e tirandomi a te per baciarmi la fronte. ‘Perché?’, domandi, anche se io credo tu sappia cosa sto per dire. ‘Vieni con me a casa’ Passa il fine settimana con me’ Se ti va’. Non mi rispondi. Semplicemente, sorridi e mi abbracci. E’ una conferma.
In macchina parlo con il meccanico avvisandolo che ho trovato un passaggio, e che può riportarsi l’auto in officina. ‘Passerò in settimana a recuperarla. Grazie mille Luigi’. Il cielo è nuvoloso, ma non piove. E’ cosi bianco. ‘Sta per nevicare’, confermi i miei pensieri, quasi mi leggessi nella mente. Fra tutte le soste, ormai manca solo un’oretta al nostro arrivo.
Io ti parlo di me e, intanto, ci fermiamo a mangiare. Ci fermiamo per un caffè e per respirare un po’. Non scherzavo quando dicevo di soffrire la macchina. Sei molto premuroso, eppure le nostre menti sono affollate di scene sfrenate e desideri impellenti.
‘Ti va di vedere la funivia? Non è molto distante da casa mia. Da lì ci metteremo si e no venti minuti ad arrivare’. Sistemo la cintura e mi muovo sul sedile. Sono irrequieta e di nuovo umida. Nei silenzi mi torna in mente l’immagine di te che mi prendi da dietro. ‘Ok, ma la conosco già. Però passiamoci lo stesso, c’è un bellissimo panorama da sopra’ Non quanto il tuo, certo’. Scoppio a ridere, dandoti una pacca sulla spalla. Quando scendiamo dall’auto mi bagno la faccia con l’acqua fresca. La sensazione di nausea dovuta al mal d’auto sparisce appena tocco terra. Tu sei appoggiato alla staccionata, con, di fronte a te, un muretto bassissimo e l’auto. Io mi fermo proprio contro il cofano. Ne approfitto, è cosi caldo che mi riscalda la pelle. ‘Ci credo che stai male. Non hai calze, non hai addosso nulla. Vuoi metterti il mio giubbotto?’. Scuoto la testa. ‘No, preferisco il freddo. Fra poco saremo a casa, e poi, se ora mi copro, come faccio a romperti le scatole?’. Assottigli lo sguardo e sorridi mentre incroci le braccia al petto. ‘Che intenzioni hai?’, domandi, mentre io poggio i piedi sul muretto e mi tocco le gambe. ‘Io? Nessuna, perché?’. Tu sorridi, ma c’è qualcosa di beffardo in te. ‘Ah, ho capito’ Hai di nuovo voglia’ Questa volta, però, dovrai meritartelo’. Sto al gioco. ‘Cosa? Il tuo cazzo?’. Infilo una mano fra le cosce e le dita, sfiorando le labbra calde e gonfie. Lentamente inizio un lungo procedimento di carezze e tintinni al clitoride, finché i miei umori non rifanno capolino fra le labbra. Sollevo di poco il vestito, giusto per farti vedere la scena. Tu sei già eccitato, ma resti immobile. ‘Non ti darò nulla se non ti guadagni le mie attenzioni’. Fai il cattivo ed io mi diverto e mi eccito. Inizio a masturbarmi con più energia. Due dita entrano dentro di me. Con l’altra mano mi stimolo esteriormente, ti faccio vedere tutto e inizio a gemere li, in quel parcheggio vuoto e freddo. Dietro di te, il panorama di tutta la montagna adiacente.
‘Sei proprio una porca’. Hai capito che certi modi mi fanno perdere la testa. ‘Te ne stai senza mutande, sempre bagnata e mai sazia’. Ti stacchi dalla staccionata, avvicinandoti lentamente a me. Mi guardi la figa, mentre io la torturo con le mie dita. Tanto che ti accovacci a terra per vederla da vicino e annusarla come un animale. ‘Hai proprio voglia di cazzo, vero?’. Annuisco piano. ‘Il tuo’, ti rispondo, sollevando la testa. Mi dai una leccata fugace e, alzandoti, ti slacci i pantaloni. Afferrandolo me lo sbatti su una coscia, schiaffeggiandola. ‘Ti piace, eh? Grosso e duro’ Lo vorresti in ogni anfratto di te… Dimmelo, su’ Guadagnati la cena”. Io vengo attirata come un magnete. Abbassando il viso lo vedo contro la mia gamba mentre ti muovi piano strofinandolo. ‘Mhh’ Si’ Lo voglio… In ogni modo’ Lo voglio ora, qui, sulla tua macchina. Tutto, fino in gola. Voglio che mi fotti’. Ti stai eccitando visibilmente alle mie parole. Ti piace, ed io continuo. ‘Voglio che mi sbatti sul cofano e mi sfondi la figa’ E poi che mi porti a casa e continui a scoparmi’. Ho le labbra secche e le mani si fermano, perché altrimenti scoppierei. ‘Guarda come ti chiama’ Ti prego’ Riempimi fino all’orlo, fammi sbrodolare’ Voglio sentire il tuo sperma sulla mia pelle, voglio dissetarmi e berti’. Sospiri, e lentamente ti masturbi. ‘Quanto sei troia?’. Io spingo il bacino contro la tua gamba, facendoti sentire quanto sono bagnata. ‘Tanto”. Un sussurro. Tu esplodi e mi prendi li. Ti infili di forza dentro di me, spingendo con violenza. ‘Sei la mia troia, la mia vacca in calore desiderosa del mio cazzo’. Mi tieni dai capelli mentre mi scopi, sussurrandomi parole dolci all’orecchio. ‘Fino a lunedi starai nuda a farti scopare come si conviene ad una troia’ Sarai mia’ Nessuno ti toccherà e nessuno oserà sfiorarti. Ti darò quello che vuoi, ogni ora e ogni attimo’. Spingi fino a farmi male, ed io fremo di piacere. ‘Godi troia, godi’ Che ti aspettano cose assurde. Fammi sentire come vieni’. Io non ragiono più ormai. ‘Siii… Sono tua troia. Solo tua. La tua puttanella’ Sto godendo, sii’ E’ cosi grosso’ Ancora’ Ancora…’. Sono sconnessa, mentre tu non mi dai tregua. ‘Brava, cosi’ Mi fai impazzire”. Ti abbassi a mordermi il seno. ‘E’ una giornata che mi fai stare cosi duro’ Mi farai morire tu’. Mi aggrappo a te, mentre sento le tue palle sbattermi contro le labbra. Intanto tu risali e sprofondi in un bacio turbolento e pieno di desiderio. Ci baciamo a lungo, mentre i nostri corpi non smettono di muoversi. Io vengo ancora una volta e tu non accenni a fermarti, tanto che crollo con la schiena sul cofano. Ti guardo mentre ansimi appoggiato contro la macchina. Mi sbatti e resisti più che puoi, fin quando l’orgasmo non inizia a bussare contro il tuo corpo. Ti sposto via velocemente e mi chino. E’ un attimo. Appena mi entri in bocca lo spingi in gola e urli il tuo piacere, riempiendomi di sperma caldo e bollente, scopandomi ancora. Io ingoio, ma è cosi tanto che inizia a colarmi da un angolo. Lo sento contro il mento mentre ti succhio e ti ripulisco, e tu, lentamente, inizi a calmarti. ‘Se non muoio entro lunedi sarà un miracolo’ Sei una stronza’.
Quando è tutto finito, le mie dita cancellano le ultime tracce dal mio viso, riportandole in bocca. Sorrido e tu mi sistemi il vestito. Come hai fatto prima mi riordini i capelli, mentre io ti allaccio la cintura dei jeans. Rimaniamo abbracciati per un po’ a gustarci il panorama. Io ho ripreso a ridere, raccontandoti scemenze di ogni tipo, e tu sei dietro di me. Poi si riparte, e quando l’auto si ferma la neve inizia a cadere. Si apre cosi il nostro fine settimana insieme. Sotto la neve di fronte la porta di casa mia.

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