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Mani così dolci ma così decise

By 20 Gennaio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Capita a tutti il momento da coglione, a chi procura pochi guai a chi, invece, come è successo a me, porta una serie di problemi sempre maggiori, entrando in un tunnel con la luce che si allontana piano piano.
Sono un uomo oramai fatto e finito, 43 anni passati nella tranquillità, impiego in un posto tranquillo e un fisico nella norma; il classico tipo che non dà nell’occhio, con uno o due kg in più. Sessualmente parlando la mia vita ha vissuto una normalità scandita dal matrimonio con la mia ex moglie che, per l’appunto, è finito perché oramai eravamo incompatibili su molti punti di vista. Diciamo che l’unica cosa che ci legava era l’intesa sessuale: infatti non ho mai trovato nessuna donna che sapesse completarmi in tale maniera dal punto di vista sessuale.
Riuscivamo a soddisfare tutte le nostre fantasie, vivendole in maniera piena e procurandoci degli orgasmi quasi squassanti. E uno dei nostri giochi era quello di invertire in qualche modo i ruoli: una sera o due al mese io mi vestivo da donna e lei metteva degli abiti più mascolini scambiandoci le parti, arrivando a un amplesso in cui lei mi penetrava con uno strapon con il quale riusciva a godere.
Eravamo talmente in sintonia che riuscivo a venire senza che ella mi toccasse.
Ecco questo gioco, purtroppo, è finito dopo che abbiamo deciso, di comune accordo, di divorziare e per molto tempo quegli indumenti (quelli intimi erano suoi perché mi piaceva indossarli usati da lei) rimasero nel cassetto a prendere la polvere.
Fino a una sera, dopo che rientrai da un’uscita con amici in cui bevvi molto, dove mi rivestii da Claudia, come mi chiamava la mia ex, e mi masturbai infilando il plug datomi in regalo per il nostro primo anniversario.
Intendiamoci, non ho mai trovato attraente un uomo o non ho mai voluto fare sesso con un uomo ma trovavo, e trovo tutt’ora, molto eccitante vestirmi da donna, penetrarmi con qualche oggetto e masturbarmi davanti allo specchio, ripetendomi tutti gli insulti che si possono dire a una femmina in calore. Ecco era il mio rituale prima dell’avvento di Valeria, ma andiamo per gradi.
Ho una sorella più grande e vive lontano da me, meglio io vivo lontano dalla mia famiglia originaria essendomi spostato per lavoro, che ha avuto due figlie da suo marito. La più grande, Valeria appunto, si è da poco laureata ed è stata invitata da alcune aziende che sono nella mia zona a fare dei colloqui di lavoro.
Mi sono offerto, come era giusto, di ospitarla così che potesse risparmiare i soldi di eventuali alberghi o B&B, prestandole la mia macchina visto e considerato che lavorando in centro potevo muovermi con i mezzi, mentre le aziende si trovavano in periferia.
Mia nipote ha preso dal padre e dalla madre le cose migliori, i capelli neri corvino e un seno molto pronunciato dalla madre, l’amore per lo sport e due occhi azzurro mare dal padre. Ufficialmente non fidanzata è sempre stata molto legata a me, ed essendo la mia prima nipote ho sempre avuto un occhio di riguardo nei suoi confronti.
Arrivò la domenica prima di cena, così potemmo chiacchierare un po’ davanti a una pizza e della birra, in modo che l’indomani mattina potesse essere riposata. Le diedi una copia delle chiavi di casa e le spiegai dove si trovasse il luogo del colloquio.
Il lunedì andò tutto nella norma e nel pomeriggio mi arrivò un messaggio da mia nipote nel quale mi spiegava che non ci sarebbe stata a cena, impegnata ad uscire con delle amiche che avevano studiato in quella città, e li iniziò ad uscire il mio lato di troia.
Come ogni troia, la possibilità di essere scoperta o comunque rischiare di essere vista mi eccitava in maniera esagerata, così subito dopo cena depilai le mie zone intime e mi preparai un bel clistere; rituale che prima faceva mia moglie e che ora, vista e considerata la situazione, dovevo fare da solo.
Era l’inizio del momento da coglione.
Preso dall’eccitazione già a lavoro avevo studiato come vestirmi: delle mutandine rosse di pizzo, accompagnate da un reggiseno nero con le spalline rosse e delle autoreggenti nere con un motivo molto fine. Sopra misi un vestitino rosso, che comprai con la mia ex, che metteva in risalto il mio culo, a suo dire molto bello quando ero enfemm, e addolcisse i miei lineamenti maschili.
Presi il plug con la coda e lo infilai lubrificandomi in maniera adeguata con l’olio. L’armadio, con le ante fatte a specchio, mi riproponeva l’immagine di una vacca. Vedermi così predisposta aveva fatto indurire in maniera sproposita il mio sesso, costretto in quelle mutandine.
Scostai la stoffa così che potesse penzolare verso il basso, mentre con la mano sinistra tiravo e spingevo il plug dentro di me. L’immagine, unita alla sensazione della pienezza che l’oggetto mi forniva, mi avevano eccitato in maniera tale che dovetti chiudere gli occhi e iniziare a gemere in maniera oscena. Non trattenni l’orgasmo, che oramai avevo imparato come procurarmi, venendo sulle lenzuola oscenamente.
Solo quando mi calmai riuscii ad aprire gli occhi e vedere la porta della camera aperta con mia nipote li, e non era shoccata.

La cena con le amiche era stata rimandata a causa di un imprevisto e ci trattenemmo solo per un aperitivo.
Tornai a casa dello zio molto prima di ciò che avevamo concordato, entrai e lasciai le chiavi sul mobiletto all’ingresso, la casa sembrava tranquilla come se non ci fosse nessuno e un po’ mi dispiacque, mi piaceva passare del tempo con lui, a quel punto decisi di andare a fare una doccia prima di prepararmi qualcosa per cena.
Mi diressi nel bagno che era vicino alle camere da letto e man mano che proseguivo iniziai a sentire dei gemiti, mi bloccai incerta sul da farsi, se tornare indietro o sgattaiolare in camera mia. Il primo pensiero che mi attraversò la mente era che approfittando della mia assenza lo zio avesse dato appuntamento a qualche amica.
Ammetto che la curiosità era tanta e il mio istinto da voyeur mi spinse a proseguire, fin da piccola non riuscivo a resistere alla voglia di spiare, era stato così che avevo imparato certe cose sul sesso. Più mi avvicinavo alla stanza dello zio e più i gemiti erano forti, la mia mente già iniziava a immaginare che qualcuna gli stesse succhiando il cazzo tanto gli ansiti erano intensi.
La porta era quasi del tutto aperta feci l’ultimo passo e restai catturata da ciò che i miei occhi videro: lo zio vestito da donna si inculava con un plug con la coda, deglutii e con una mano aprii del tutto la porta, volevo vederlo bene. Quell’immagine mi eccitava da matti al punto da paralizzarmi quasi, non riuscivo né a parlare e né a muovermi l’unica cosa di cui ero capace era bagnarmi per quella situazione e senza che me ne accorgessi portai una mano sotto la gonna dentro gli slip per solleticare il clitoride. Più lui si inculava più l’indice si muoveva veloce sul bottoncino di carne, le gambe erano diventate deboli e dovetti appoggiarmi allo stipite per non cadere. Lo vidi e lo sentii venire con copiosità sulle lenzuola, il profumo dello sperma si unì a quello dell’olio profumato. Quando si voltò e mi vide continuai a fare ciò che la mia mano aveva iniziato, lo guardavo e mi toccavo furiosamente fin quando non venni anch’io.

La guardai venire e rimanemmo immobili per qualche, lunghissimo, interminabile istante, prima che lei chiudesse la porta e scappasse in camera. Io non seppi cosa fare e, fondamentalmente, non feci nulla che prepararmi per la notte.
Solo la mattina seguente, quando ci ritrovammo per la colazione, cercai in qualche modo di approcciare un discorso con lei in maniera dolce.
‘Vale per quanto riguarda ieri”
‘Scusa zio se ti ho spaventato ma non ti ho avvisato che avrei fatto presto, altrimenti avremmo potuto cenare insieme’ e subito dopo andò via per andare in un’altra azienda.
Rimasi così a lungo, confuso, poiché sembrava che fosse successo tutto nella mia mente, eppure sono sicuro che qualcosa di strano è avvenuto. Non ho potuto fare altro che prepararmi e andare a lavoro, ancora con la testa in confusione.
Non avevo ancora capito che era l’inizio di qualcosa di più grande’ La mattina dopo feci a stento colazione e biascicando delle scuse scappai come una ladra.
Avrei voluto il confronto ma mi vergognavo per aver spiato, avevo violato la sua privacy…mentalmente mi davo della stupida; possibile che a venticinque anni ancora non riuscivo a placare il mio voyeurismo.

Nella mattinata cercai di concentrarmi sui colloqui presentandomi al meglio e con la mente più lucida possibile.
Inevitabilmente nella pausa pranzo mi ritrovai da sola con me stessa e la mia mente prese a viaggiare su binari poco sicuri, il ricordo dello zio in attegiamenti femminili mi riempiva la testa.
I suoi gemiti forti e gutturali, il profumo del suo orgasmo mi riscaldavano i lombi tant’è che mi ritrovai con le guance in fiamme e gli slip umidissimi.
Dovetti far peso su tutta la mia forza di volontà per presentarmi all’ultimo incontro lavorativo senza far trapelar nulla; solo io sapevo quanto il mio clitoride fosse gonfio…ad ogni passo lo sentivo pulsare alla sommità delle piccole labbra.
Finalmente ero libera dagli impegni, era primo pomeriggio e tornai a casa; era silenziosa e diedi per scontato di essere sola. Andai diretta alla mia camera per mettermi più comoda, tolsi gli abiti formali e indossai un abitino.
La parte più tranquilla di me mi suggerì di andare a fare uno spuntino mentre l’altra parte, quella più predominante che era curiosa come un gatto, mi convinse che una sbirciatina nella camera dello zio non mi avrebbe fatto male.
Quasi senza rendermene conto mi ritrovai innanzi alla porta della stanza da letto, piano l’aprii e mi inoltrai all’interno, le persiane erano leggermente alzate e a quell’ora non occorreva accendere la luce per vedere.
Mi avvicinai al letto e apri il casseto del comodino: niente.
Allora riprovai avicinandomi all’armadio, aprii un’anta: ancora niente.
Aprii l’altra e vidi una scatola seminascosta dai pantaloni, mi piegai e la tirai fuori, dando le spalle alla porta mi inginocchiai sul pavimento e ne tolsi il coperchio.
Sorrisi soddisfatta quando davanti ai miei occhi si palesarono svariati giochi erotici, c’erano due o tre plug anali di varie dimensioni e forme, c’era quello con la coda che la sera prima aveva usato lo zio. Poi c’era una coppia di palline cinesi ma ciò che di più catturò il mio interesse fu uno strapon che avevo intravisto su un sito per adulti.
Lo presi ed era di gomma morbida semitrasparente di colore viola; aveva un plug anale formato da sfere e un plug vaginale semplice ed infine un fallo per la penetrazione dalle dimensioni ben soddisfacenti.
Lo accarezzavo immaginando molteplici situazioni in cui poterlo usare, l’eccitazione prese la meglio e diedi sfogo a tutto il desiderio che avevo represso; sfilai gli slip buttandoli sul letto, iniziai a massaggiare il clitoride e le piccole labbra con una mano e con l’altra tenevo stretto il plug.
Quando fui bagnata perfettamente mi alzai, piegai una gamba e la posai sul letto, guardandomi nello specchio bagnai i due plug e li spinsi dentro di me.
Vidi la mia immagine riflessa; l’abito alzato sull’addome e da dove prima regnava la mia fighetta ora si ergeva un fallo posticcio.
Ripresi a massaggiarmi il clitoride lentamente senza curarmi del tempo che trascorreva.

A lavoro facevo fatica a stare attento per più di trenta secondi prima di tornare a pensare alla sera prima e ciò che è successo dopo.
Dai pantaloni, per fortuna più larghi del normale, si intravedeva il bozzo del mio cazzo, che duro era eccitato perché una parte di me amava esibirsi, amava far vedere, o intravedere, agli altri che ero una troia. Dall’altra parte, però, mi preoccupavo per quello che era successo con Valeria.
Tutti questi pensieri mi portarono alla fine della giornata con un mal di testa forte, con il rischio di fare un incidente. Entrai distrattamente a casa e solo in un secondo momento vidi la luce accesa in camera mia unita a dei rumori. Le chiavi di mia nipote erano in casa e non poteva che essere lei in camera mia, così mi avvicinai piano verso la stanza. Solo all’ingresso della camera vidi ciò che stava facendo, rimanendo impietrito ma allo stesso tempo molto eccitato.
A quel punto non riuscii più a ragionare, vuoi per la bellezza selvaggia della situazione, gli odori che emanava mia nipote in quella posizione e la voglia repressa dei mesi passati mi avvicinai a quattro zampe, cercando di fare meno rumore possibile, verso di lei, chiedendo quasi il permesso di poter metter bocca sul finto fallo di plastica.
In un primo momento parve sorpresa e quasi spaventata, ma non facendo nulla per opporsi iniziò a subire il mio trattamento. La bocca si soffermava sulla punta e, mantenendo gli occhi su di lei, con la mano iniziavo a massaggiarle il clitoride dolcemente. Dopo qualche istante inserisco il finto cazzo in tutta la bocca, andando a lambire con le labbra il clitoride di mia nipote.
Non riuscivo a fermarmi, la troia che è in me non aveva freni’

Distrattamente aprii gli occhi e quasi rimasi di sasso quando scorsi mio zio a quattro zampe che con lo sguardo mi chiedeva di poter succhiare il fallo, non mi opposi e subito si mise all’opera.
Lo guardavo rapita mentre leccava la cappella e mi accarezzava il clitoride, la mano con cui prima mi stimolavo si spostò sulla testa dello zio, senza imporgli nessun ritmo lo seguivo nei movimenti.
Mi sentivo le guance in fiamme e quando lo vidi spingersi in gola tutta l’asta sospirai deliziata da tale immagine.
In quel momento il mio istinto più perverso ebbe la meglio, lo lasciai continuare per un po’ poi con voce pacata e ferma gli dissi:
– Che bravo…l’hai proprio preparato bene.- gli sorrisi sornione.
Lo allontanai appena e scivolai anch’io verso il pavimento inginocchiandomi, fissandolo negli occhi ripresi:
– Voltati ‘ imperai e lui ubbidiente si voltò rimanendo sempre carponi. Gli slacciai i calzoni e glieli abbassai insieme alle mutande; il suo cazzo svettò meravigliosamente eretto e impulsivamente vi chiusi la mano attorno.
La mossi su e giù sull’asta saggiandone la durezza, poi gli palpai le palle che apparivano gonfie ed infine portai entrambe le mani sulle natiche. Gliele allargai spiando l’orefizo anale, mi abbassai e ci passai la lingua sopra un paio di volte rilasciando un po’ di saliva.
Lo sentivo sospirare di piacere e ciò mi diede la spinta per osare del tutto.
Presi il fallo dello strapon con una mano e lo indirizzai al suo ano; con un colpo di reni lo spinsi dentro di lui e lo sodomizzai facendogli sentire tutta la lunghezza.

Quando il fallo entrò in me una scossa mi percorse lungo tutta la schiena e non riuscii a trattenere un urlo liberatorio. Sentivo mia nipote ansimare mentre spingeva.
Seppur entrò con decisione passò qualche secondo a muoversi lentamente, come a saggiare il piacere che poteva provare. Appena capì cosa le piaceva iniziò a prendere un ritmo costante, uscendo in maniera lenta, quasi per farmi sentire tutta la lunghezza e la larghezza del fallo di plastica, per rientrare decisa.
Con le mani arrivò sotto il maglioncino aggrappandosi in maniera decisa, facendomi sentire una vacca che viene scopata senza ritegno. Udivo le sue parole, per lo più epiteti come troia, vacca, sei sfondata, come se venissero da lontano. Era molto, moltissimo, tempo che non sentivo una tale eccitazione.
I mugolii di Valeria mi fecero capire come probabilmente raggiunse almeno 2 orgasmi e non voleva fermarsi. Anzi dopo il secondo orgasmo ebbe solo qualche secondo di pausa, prima di riprendere in maniera decisa accarezzandomi dolcemente il cazzo, ma non con decisione. Mi portava al limite e poi mi schiaffeggiava le chiappe o mi toccava i capezzoli.
Il suo terzo orgasmo stava per montare e iniziò a montarmi senza ritegno, aggrappandosi ai miei fianchi, infilzandomi le unghie quasi da farmi male. Questo piccolo dolore, unito a quello dell’inculata, mi portò al culmine dell’eccitazione, procurandomi un orgasmo squassante.
Pochi istanti dopo anche mia nipote raggiunse l’orgasmo, sedendosi sul pavimento mentre mi accasciavo per terra esausto.

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