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Marcare il territorio

By 8 Aprile 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Marcare il territorio, come animali.
Perché in fondo, io e Marco, questo siamo: due animali.

Io sono una femmina che sente il bisogno di essere sottomessa al mio maschio e di essere la sua preda, come una cagnolina che si lascia montare dal capo branco. Poco importa che Marco, il capo branco che mi scopa ogni giorno, non sia mio marito ma uno dei principali azionisti dell’azienda in cui lavoro.

Marco &egrave invece il maschio alfa che mi tratta come una sua proprietà da usare per il suo esclusivo piacere. Ogni volta che ne ha voglia, mi prende e mi sbatte su una scrivania, contro un muro o anche in terra e mi scopa brutalmente.

Ma a lui non basta scoparmi ogni giorno, lui vuole ‘segnarmi’ con il suo seme.
Ogni volta che mi scopa mi fa tornare a casa, dal mio povero maritino, con tracce di sperma sul mio corpo. Proprio come un animale che marca il suo territorio, Marco pretende che, dopo ogni rapporto, il mio corpo riceva ed accolga tutto il suo seme. Non vuole che possa essere avvicinata da un altro uomo, compreso mio marito, senza avere l’odore del suo seme sulla mia pelle.

La nostra storia sembrava uguale a tante altre: lavorando insieme, iniziammo a provare un’attrazione reciproca che mi portò tra le sue braccia forti e a tradire mio marito. Mi ero innamorata perdutamente di lui, della sua gentilezza, della sua galanteria e anche della sua indole dominante. La gentilezza però durò davvero poco: già dai nostri primissimi rapporti Marco iniziò a ‘segnarmi’ anzi, ricordo bene che cominciò a farlo la prima volta che ci concedemmo una intera nottata insieme.

Mi fece passare una serata splendida, una cena meravigliosa in un bellissimo ristorante fuori città per poi concluderla nella lussuosa suite di un albergo. Impazzivo dalla voglia di concedermi a lui, ci baciammo con passione già nell’ascensore e, appena entrati nella suite, mi tolsi la camicia e la gonna per mostrargli la bellissima lingerie che avevo scelto per piacergli, un trionfo di pizzo e seta. Ci lasciammo andare sul letto dove lo accolsi tra le mie cosce aperte e mi lasciai penetrare.
Era meraviglioso sentire il suo corpo sul mio, sentirlo prendere possesso della mia intimità e sentirlo godere mentre entrava e usciva dalla mia figa eccitata.
Poi, all’improvviso proprio quando stava per venire, sembrò diventare un altro uomo, un uomo duro e brutale. Uscì dal mio corpo, scese dal letto, si prese in mano il cazzo, pronto ad esplodere di piacere, e con l’altra mano mi afferrò per i capelli e mi trascino in basso costringendomi ad inginocchiarmi ai suoi piedi. Tirandomi i capelli mi costrinse a tenere il viso sollevato e iniziò a masturbarsi furiosamente sbattendomelo su tutta la mia faccia ‘adesso ti innaffio tutta, voglio vedere quegli occhioni da cerbiatta imbrattati di sperma’.

Esplose subito il suo piacere e ricevetti la mia prima sborrata in faccia, prima di una lunghissima serie mai più interrotta da allora. Mi ritrovai in ginocchio ai suoi piedi con il viso sotto il suo cazzo per ricevere i suoi lunghi schizzi sulla fronte, sul naso, sulle guance, sulle labbra.
Scoppiai a piangere sentendomi umiliata e sconfitta da un uomo che credevo mi amasse, singhiozzando chiesi ‘Perché? Cosa ti ho fatto? Perché mi tratti così?’
Marco mi rispose con la massima calma ‘Per tanti motivi. Primo: perché mi piaci molto, voglio che tu sia la mia donna e le mie donne le devo marcare schizzandole di seme ogni volta che le scopo. Secondo: perché mi piace. Terzo: perché hai un fisico da troia e un visetto da verginella, una faccetta da ragazzina ingenua che mi eccita innaffiare di sperma, voglio scoparti e poi sborrarti in faccia ogni volta!’

Rimasi inginocchio ai suoi piedi lasciando che lo sperma mi colasse lentamente sul viso senza sapere come reagire. Mi sentivo umiliata e, incredibilmente, anche eccitata.
‘Brava la mia puttanella, così mi piaci, con quei tuoi occhioni da cerbiatta innocente imbrattati dal mio sperma.. Questo &egrave quello che volevo e che vorrò ogni giorno da te. Sei mia e devo ricordartelo ogni giorno schizzandoti addosso. Dai, passati una lingua sulle labbra ed assaggia il mio sapore, impara a conoscere il sapore del tuo uomo’.

Continuavo a piangere per l’umiliazione e per il bruciore che mi stava procurando lo sperma colato negli occhi. Nonostante questo, stupendo anche me stessa, portai alla bocca tutta la sborra, che toglievo dagli occhi con le dita, mi leccai anche le labbra assaporandone ancora ed infine, in segno di totale sottomissione al mio amante, mi avvicinai con le labbra al suo cazzo ancora turgido e lo leccai per adorarlo. Come in trance, assaporando il suo sapore che non era disgustoso come immaginavo, lo baciai sulla punta con devozione, sussurrando ‘grazie… ti amo tanto… fammi tutto quello che vuoi’. Raccolsi tutto il suo seme e lo portai alla bocca per ingoiarlo. Restammo insieme tutta la notte e il giorno successivo lasciandomi scopare ancora più volte ed imparando ad associare il piacere, che provavo accogliendo il suo cazzo dentro di me, alla sottomissione che mi faceva provare innaffiandomi il corpo con il suo seme.

Divenni così la sua cagnolina, la sua troia sottomessa da montare e sbattere, scoprendo finalmente la mia vera natura e il mio incontenibile bisogno di essere preda. Capii che, per sentirmi me stessa, non mi poteva più bastare essere ammirata o ricevere complimenti, ho bisogno di un uomo, un vero uomo, che metta le mani addosso, che mi sappia far godere abusando di me.
Ormai, dopo più di tre anni dal nostro primo rapporto e nonostante i suoi mille impegni e il mio matrimonio, trova, quasi ogni giorno, l’occasione per scoparmi: a casa sua, nel suo ufficio, sul cofano della macchina o in qualsiasi altro luogo possibile. Dal mio guardaroba sono scomparsi collant, pantaloni e gonne lunghe per avere sempre la mia figa disponibile a soddisfare le sue voglie ovunque me lo chieda, anche nei luoghi meno opportuni: non c’&egrave locale, nei dintorni del nostro ufficio, in cui non mi abbia chiavato nei bagni, nel retrobottega o in qualsiasi luogo che ci nascondesse alla vista degli altri avventori. Nascosti alla vista ma non abbastanza per non far sentire le mie urla di dolore e piacere o per nascondere, dopo ogni amplesso, le evidenti tracce di sperma sul mio corpo. Essere scopata e poi mostrata come una preda domata mi ha fatto comprendere quanto sia puttana. Se non fosse per il rispetto che cerco di avere per il prossimo, il mio più grande desiderio sarebbe quello di farmi scopare per la strada davanti a tutti e poi mostrare la mia figa ripiena di sperma.

Io e Marco ci siamo scoperti una coppia perfetta: lui &egrave ricco, influente, gode nel sottomettermi e si eccita esibendo la sua preda; io invece sono attraente, sensuale, godo nell’essere sottomessa e mi eccito esibendo la mia troiaggine. Ormai mostro a tutti con orgoglio ogni macchia di sperma sul mio corpo, considero ogni sborrata dell’uomo che amo come una medaglia alla mia femminilità e Marco non lesina di certo di gratificarmi: qualche volta mi viene addosso (gli piace soprattutto vedermi andare in giro con lo sperma tra le tette), qualche volta in bocca, altre volte mi viene nella figa o nel culetto ma, in questi casi, non mi permette di pulirmi costringendomi ad andare il giro o tornare a casa con il suo seme che mi cola tra le gambe.

Tempo fa durante l’orario di lavoro, dimenticando di essere stata da poco ‘innaffiata’ da Marco, mi avvicinai ai un distributore automatico di caff&egrave dove conversavano alcuni colleghi e colleghe. Sapendo bene che mi lascio scopare dal capo, una di loro, perfidamente, mi fece notare, ad alta voce, che avevo qualcosa nella scollatura e che probabilmente mi era caduta qualche sostanza liquida sul decolté. Mi guardai tra le tette riconoscendo le ben evidenti tracce del piacere che avevo donato a Marco poco prima; scoppiai a ridere ‘Grazie, grazie… No non mi &egrave caduto nulla nella camicetta. Si tratta del mio amore che oggi &egrave stato un po’ esuberante!’
Poi mi voltai, affinché non mi vedessero ma intuissero bene quello che stavo facendo, e mi passai un dito sul petto per raccogliere tutto lo sperma e poi lo portai alla bocca per ingoiarlo tutto.
Mi allontanai di qualche passo ondeggiando sensualmente sui tacchi e poi mi voltai di nuovo ‘Grazie eh, gentilissima. Buon pomeriggio a tutti’ La collega perfida, che pensava di mettermi in imbarazzo, mi guardava sbigottita, altre colleghe sorridevano mentre i colleghi maschi mi guardavano tutti con la bocca spalancata mostrando, in più di un caso, un interessante rigonfiamento dei pantaloni segno evidente della loro eccitazione. La sera stessa, mentre Marco mi riportava a casa, gli raccontai l’episodio e lui ne fu soddisfatto al punto di fermare la macchina per baciarmi ‘brava la mia troietta, mi piaci ogni giorno di più’ poi riprese a guidare velocemente verso la solita stradina isolata dove mi fece scendere dall’auto per sbattermi sul cofano e sodomizzarmi brutalmente fino ad allagare il mio intestino del suo seme.

Nei giorni successivi però, avendo capito ormai eravamo andati ben oltre i normali comportamenti ammissibili in un ambiente di lavoro, Marco decise di farmi trasferire in un’altra divisione, in un ufficio adiacente, formalmente fuori dall’area di sua competenza. Mi fece anche assegnare un orario di lavoro che mi consentisse di andare ogni mattina al lavoro con lui e che ogni sera mi lasciasse almeno due ore libere per parrucchiere, estetista e palestra per poi uscire di nuovo con lui. Tutti i miei trattamenti estetici venivano ovviamente pagati da Marco perché, così dice, la bellezza di una troietta deve essere pagata e perché essere la sua cagnolina non ha solo onori ma anche oneri: devo essere sempre curatissima e bellissima per lui, con capelli sempre perfetti, trucco sempre a posto (ho ormai adottato il semi permanente), unghie di mani e piedi sempre curate, lunghe e smaltate di rosso, depilazione impeccabile (eccetto una strisciolina di peli sul monte di Venere) e devo sempre indossare tacchi a spillo di almeno 10 centimetri per valorizzare al meglio le mie lunghe gambe snelle e il sedere alto e tondo.

Finalmente liberi da ogni vincolo lavorativo, Marco diventò ancora più spudorato, baciandomi davanti a tutti, infilando continuamente le mani sotto la mia gonna e approfittando di ogni occasione per scoparmi e innaffiarmi.
Anche io divenni sempre più spudorata: i tacchi sempre più alti e le minigonne sempre più corte. Soprattutto d’estate quando, non indossando le calze e non dovendone coprire la balza, posso indossare gonne che coprono appena le mutandine per qualche centimetro.
Quando passeggio mi piace da morire suscitare ammirazione e invidia nelle donne, desiderio ed eccitazione negli uomini che, tutti, sembrano impazzire quando mi vedono. Soprattutto se riconoscono sul mio corpo i segni degli amplessi con Marco

Ovviamente l’abitudine di farmi chiavare dove capita ha causato qualche incidente ‘di percorso’: in tante occasioni io e Marco ci siamo fatti beccare mentre mi scopava o mentre gli stavo ciucciando il cazzo ma non ne abbiamo mai fatto un problema. Una volta entrarono nel suo studio di casa dei suoi collaboratori, proprio mentre io, in ginocchio sotto la scrivania, gli stavo facendo un pompino: restai ovviamente paralizzata con il suo cazzo turgido tra le labbra invece Marco, mostrando un notevole self control, mi poggiò una mano sulla testa per farmi continuare e li invitò a sedersi su un divanetto ed attendere qualche minuto per fargli concludere quello che stava facendo. Mi eccitai da impazzire nel farmi sborrare in bocca alla presenza di alcuni sconosciuti e, dopo aver finito il mio ‘lavoro’ con la bocca, mi alzai senza provare alcuna vergogna e presi la via della porta leccandomi le labbra e camminando nel modo più sensuale possibile ‘Tesoro, vado nel salone. Chiamami appena avrai di nuovo bisogno di me…’.

Ormai chiunque mi conosca, forse eccetto mio marito, sa bene che sono la puttana di Marco e che tutto ciò che desidero &egrave stare con lui, farmi scopare da lui e, ovviamente, farmi innaffiare dal suo sperma per essere marcata come la sua esclusiva proprietà.

La mia vita con lui &egrave meravigliosa; ogni mia energia, fuori dal lavoro (dove i miei studi mi consentono di essere apprezzata non solo per le gambe e il sedere), &egrave dedicata a piacergli e viene ripagata da tanti bellissimi orgasmi e da uno stato di eccitazione continuo. La mattina, quando indosso le mie mutandine sexy, non riesco a non bagnarle immaginando come le vedrà il mio amore e padrone: se ordinandomi di sollevare la gonnellina per offrirmi a lui o se mi prenderà brutalmente per penetrarmi. Magari in strada come nel suo appartamento, su un letto o sbattuta in piedi contro un muro. L’unica nota stonata della mia esistenza &egrave il mio povero marito che, per quanto finga di non sapere nulla, non può non rendersi conto che la sua mogliettina torna a casa, ad ogni ora, sempre ripiena del seme di un altro maschio. Non capisco come possa ignorare le mie mutandine sempre bagnate, le mie autoreggenti sporche tra le cosce, i miei reggiseni sempre macchiati di bianco come le minigonne e le magliette. Come non &egrave possibile capire come faccia a non sentire l’odore di maschio che Marco mi lascia addosso. Poverino, ha talmente tanta paura di perdermi che accetta qualsiasi cosa io faccia. Torno a casa a qualsiasi ora, spesso non torno per giorni e, anche quando sono a casa, basta uno squillo di Marco per farmi uscire, anche nel cuore della notte, indossando minigonna e tacchi a spillo e raccontandogli incredibili urgenze lavorative. Vorrei lasciarlo ma Marco non vuole, gli piace avermi a disposizione, ogni volta che mi desidera, per poi farmi tornare dal mio cornutello quando ha qualche impegno. Dice che una donna come me non può restare mai sola e che se non posso stare con lui &egrave meglio che stia insieme ad un maschietto inoffensivo come mio marito. Penso che mio marito sappia quanto sia puttana ma non potrà mai immaginare che resto con lui solo per l’amore che provo per un altro uomo.
Poverino, il suo sguardo da cucciolo bastonato qualche volta mi fa tenerezza e altre volte rabbia.

Questa sera Marco ha un impegno e, non sapendo che altro fare, dopo un po’ di shopping sono tornata a casa. Non mi ero resa conto che &egrave passata una settimana dall’ultima volta che ho cenato con mio marito ed ora, povero cucciolo, non sta più nella pelle per la felicità.
Mi prepara la cena tutto contento e ricomincia con la solita litania sul fatto che farebbe di tutto per non perdermi.
Nemmeno lo ascolto, mi faccio una bella doccia e, dopo tanti giorni passati indossando sempre tacchi alti e lingerie per Marco, posso finalmente concedermi una serata rilassata in casa indossando solo una tutina. Provo a vedere un po’ di televisione distesa sul divano e mi faccio portare un calice di vino dal mio cornutello.
Poi, mentre sto per mettermi a tavola per cenare ricevo un massaggio di Marco sul telefono ‘ho bisogno di un pompino, esci tra 15 minuti esatti’
Lascio mio marito solo a tavola e corro in bagno a sistemare i capelli e a truccarmi, poi indosso un completino intimo, con reggiseno, reggicalze e perizoma, in pizzo color prugna. Indosso calze velate nere con la riga nera e un vestitino leggero celeste, corto, molto corto, con una bella scollatura. Correndo come una matta scelgo le scarpe e la borsa blu e mi precipito fuori casa quasi ignorando mio marito ‘ora vado, quando torno ti spiego…’
Appena esco dalla porta e corro verso l’ascensore temendo che Marco sia già in strada ad aspettarmi. Sento invece una mano infilarsi tra le mie cosce e scopro che Marco &egrave sul pianerottolo di casa. Scoppio a ridere, rischiando di farmi sentire da mio marito, e chiedo ‘Che ci fai qui? Cosa vuoi fare?’. Marco mi sbatte contro la porta di casa mia e mi bacia, poi tenendomi per i capelli mi risponde ‘Tu cosa vorresti fare?’. Senza pensare a mio marito o ai vicini che potrebbero sentire, porto entrambe le mani tra le mie gambe e afferro l’orlo del vestitino per sollevarlo, scoprire le mutandine e mostrargli la mia fighetta ‘voglio farmi scopare dal mio uomo’.

Sorride, poi mi trascina verso le scale, per allontanarsi un po’ dal pianerottolo, dove mi spinge di nuovo contro il muro per baciarmi e masturbarmi. Con la solita brutalità mi infila due dita nella vagina trovandola completamente bagnata e pronta ad accogliere il suo bel cazzone.
‘Sei la solita troietta, cosa ti ho scritto nel messaggio?’ ‘Che hai bisogno di un pompino’ ‘allora inginocchiati e ciucciamelo’. Si sposta un po’ da me per consentirmi di obbedire. Lo bacio sulle labbra, sul collo, sul petto, sulla pancia, sul pube e poi, finalmente in ginocchio ai suoi piedi, sull’evidente rigonfiamento tra le gambe ‘Ti amo… Ti amo tanto… Ti voglio… Ti voglio tra le mie labbra… Ho fame del tuo cazzo meraviglioso…’ Mentre lo bacio gli slaccio la cinta, sbottono i pantaloni, la zip e li abbasso fino alle ginocchia. Un veloce bacetto sui boxer prima di abbassarli e scoprire l’unico oggetto del miei desideri.

Lo bacio sulla punta ‘ti adoro’ e poi inizio a leccare, prima le palle, poi l’asta. La bacio e la lecco con veloci colpetti di lingua, poi con lunghe leccate e finalmente passandomela sulle labbra. Poi mi dedico al frenulo, so bene quanto lo eccita farsi leccare il filetto. Dal filetto passo a leccargli la cappella sempre alternando veloci colpetti di lingua, lunghe leccate e tanti baci. Un’ultima ripassata sul filetto e finalmente poggio le labbra sulla punta.
‘Adesso amore mio te lo prendo tutto in bocca… Che bello… Ti faccio impazzire… Ti amo…’. Marco mi mette una mano in testa mentre io inizio a socchiudere le labbra per lasciarmi penetrare il suo bastone. Mentre mi scivola dentro, lo lecco velocemente e gli prendo in bocca tutta la cappella, mi fermo per un istante, lo stringo forte tra le labbra e senza smettere di leccarlo, lo faccio di nuovo uscire lentamente. Un bacetto sulla punta e riprendo di nuovo la cappella in bocca e poi ancora fuori. Una volta… Due volte… Dieci volte… Sempre più velocemente e sempre più forte… Cento volte… Gli sto ciucciando il cazzo.

Marco mi spinge la testa verso se: so bene cosa vuole. Lo faccio scivolare ancora più dentro, lascio che la cappella scorra sul mio palato e che l’asta prenda possesso della mia bocca. Lo prendo tutto e non mi fermo fino a quando il mio nasino arriva al suo ventre. Resto immobile respirando con il naso e cercando di combattere i conati di vomito, poi Marco mi spinge la testa contro il muro, la stringe tra le sue mani forti ed inizia a fottermi la bocca.
Mantengo la bocca spalancata e metto le mani dietro la schiena per non avere la tentazione di spingerlo via quando lo spinge troppo dentro, voglio che goda di me come più gli piace e gli lascio scopare la mia bocca come più desidera. Non si ferma più, piango forte ma, con il suo cazzo fino in gola, sembra solo un miagolio. Intanto sento che le mie lacrime scendono copiose sciogliendomi il rimmel e la saliva che mi cola dalla bocca mi sta inzuppando il vestitino e il reggiseno ma non mi importa, come non importa a lui che gode spingendomi il cazzo fino in gola.
Finalmente si ferma e lascia che lo faccia uscire ‘sei stata brava ciucciacazzi, ora fammi sborrare’.
Lo bacio un po’ per riposare qualche istante la mascella e poi lo riprendo tra le labbra per masturbarlo contemporaneamente con le mani, le labbra e la lingua. Lo ciuccio più velocemente che posso muovendo su e giù la mia testolina guardando negli occhi il mio amore piena di amore e dedizione per lui. Menandoglielo sempre più forte mi preparo a ricevere tutto il suo piacere in bocca ma all’improvviso, proprio quando sta per sborrarmi in bocca, me lo sfila via e mi fa alzare in piedi ‘in piedi e solleva la gonna, troietta!’
Obbedisco subito scoprendo la mia figa mentre lui se lo prende in mano per menarselo: &egrave talmente eccitato dal mio bocchino che sta di nuovo per esplodere tra le mie cosce.
Un istante prima di venire mi abbassa leggermente le mutandine e appoggia la punta sul mio monte di Venere e finalmente inizia a schizzare tutta la sua virilità: mi sta sborrando nelle mutandine! I suoi lunghi getti di sperma inzuppano e decorano di bianco la sottile striscia di peli neri che orna la mia figa marcando, per l’ennesima volta, la sua proprietà.
Dopo avermi scaricato addosso anche l’ultima goccia di seme mi rimette a posto le mutandine inzuppandone il fine pizzo di sperma.

Abbiamo entrambi un po’ di affanno e ci guadiamo negli occhi pieni di amore ‘Grazie amore mio, &egrave sempre bello farti godere e ricevere il tuo seme… Grazie’ ‘Di nulla puttanella, dovere’
‘Guarda come mi hai ridotta! Dove vorresti portarmi ora conciata in questo modo?’
‘A casa tua’ ‘Cosa?’ ‘Ti avevo detto che ho un impegno, avevo giusto 10 minuti per un pompino’ ‘E io?’ ‘ Tu torni a casa, fai vedere a tuo marito come ti ho ridotta e poi ti fai leccare la figa e la mia sborra’ ‘Sei pazzo?’ ‘Fallo! Lo fai sdraiare a terra e ti siedi sul suo viso lasciandogli colare il mio sperma in faccia, tu sei mia e lui &egrave tuo. &egrave ora che anche tu inizi a marcare la tua proprietà’.
‘Ti prego…’ ‘Se devi pregarmi, sai bene come devi farlo: inginocchiati troia!’
Mi inginocchio subito e gli do un bacetto sul pisello che sta lentamente tornando a riposo ‘Brava troietta, mentre parli lavami il cazzo con la lingua e poi rimettimi i pantaloni’ Mentre ricomincio a leccargli il cazzo, provo a supplicarlo ancora ‘Ti prego amore, come faccio? Faccio sempre tutto quello che vuoi ma questo non so proprio come farlo’ ‘Facile, prendi tuo marito per un orecchio e te la fai leccare’ ‘se non vuole?’ ‘Un coglione con una moglie bellissima che non tocca da anni lasciandola scopare ad un altro? Uno che non sa mai dove e con chi sei senza mai ribellarsi? Uno che va in vacanza solo perché la moglie va con il suo amante?’ ‘Si amore, va bene ma perché dovrei fargli questo?’ ‘Perché sei una donna che adora la dominazione e sei troppo intelligente per essere sempre solo passiva, ogni tanto devi provare anche il piacere di sottomettere e con me non potrai mai farlo’ Mentre lo rivesto lo prego ancora ‘Ti supplico tesoro, ho paura…’
‘Di cosa puttanella? Se non si sottomette a te lo molli e da domani vieni a vivere con me, se invece si sottomette prova a giocarci un po’, trasformalo in un tuo giocattolo, anzi un nostro giocattolo. Fagli quello che io ha fatto a te’

Marco va via ed io resto qualche minuto sola seduta sulle scale poi prendo coraggio e rientro in casa. Mio marito guarda il trucco disfatto sul mio viso e il vestitino bagnato di saliva tra le tette, dovrebbe arrabbiarsi ed invece resta senza parole con il solito sguardo da cagnolino bastonato e si lascia pure scappare due lacrimucce. Mi sale una rabbia incredibile e faccio esattamente quello che Marco ha fatto a me pochi minuti prima: lo spingo contro il muro, lo prendo per i capelli e lo costringo ad inginocchiarsi ai miei piedi. Poi sollevo la gonnellina, abbasso le mutandine e gli sbatto la figa, imbrattata dallo sperma del mio amore, in faccia.
Saranno almeno tre anni che non gliela facevo vedere, chissà quante volte avrà sognato di potermela leccare. Forse però non sognava di doverla prima pulire. Il cretino resta immobile davanti alla mia figa e non capisco se &egrave per la voglia di leccarla o per lo stupore di trovarla ‘farcita’. Decido di rompere gli indugi: gli prendo la testa tra le mani e gliela schiaccio sulla figa ‘leccala, leccamela tutta’.
Appena vedo la sborra sul viso di mio marito capisco che mi piace, mi piace da morire vederlo sotto di me e decido di condividere questo momento con Marco ‘dai cornuto, fermati e vai a prendermi il cellulare’ ‘ti prego…’ ‘Ti prego un cazzo, vai e sbrigati’. Mentre il cornutello obbedisce abbasso le mutandine alle caviglie e divarico le gambe per mantenerle aperte. Appena torna mi faccio consegnare il telefono e mentre gli faccio leccare la figa e lo sperma di Marco, gli scatto diverse foto. Poi gli ordino di abbassarsi e leccarmi le mutandine ‘sono sporche, voglio che le lecchi fino a pulirle’. Sono quasi sorpresa del tono autoritario della mia voce e ancora di più da mio marito che, con la faccia a terra tra i miei tacchi a spillo, mi obbedisce subito e lecca le mutandine pulendole dal seme del mio amore. Gli scatto qualche altra foto e poi le invio tutte a Marco ‘stai inviando le foto a qualcuno?’ ‘si, continua a leccare’ ‘ti prego, lecco tutto ma non mandare foto, a chi le mandi?’ ‘Le mando all’uomo che ha schizzato lo sperma che stai leccando, ora zitto e lecca’

Il cornutello piagnucola un po’ ma continua a leccare. Lo lascio finire, sfilo via le mutandine e poi vado a sdraiarmi sul divano con le gambe aperte ‘vieni qui, cretinetto. Adesso me la lecchi finché non godo’. Il cornutello corre a quattro zampe verso me, si inginocchia tra le mie gambe e passa la sua lingua sul clitoride iniziandomi a regalare piacere.
Mentre lui lecca ed io godo, riprendo il telefono e trovo un messaggio di Marco ‘Brava la mia troietta, adesso puoi godertelo quanto vuoi’ ‘Si amore mio, &egrave bellissimo. Lo farò ogni volta che me lo concederai tu’ ‘Certo, ma lo sai cosa hai fatto sporcandogli il viso con il mio seme?’

‘Certo amore mio, ho marcato il territorio, adesso che l’ho segnato con lo sperma di un vero uomo &egrave una mia proprietà come io sono e sarò sempre tua. Ti amo’

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