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Racconti Erotici Etero

Marcella: dominerò una culona ruspante

By 11 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono ormai da diversi anni a Roma e posso dire di iniziare a conoscere quasi tutti quelli che abitano nel mio stabile di 8 piani. Con alcune vicine ho instaurato un rapporto fisico, con Carla la mia vicina di piano e con Maura la psicologa che abita al 6′ piano. Da anni sono in antipatia cordiale con Marcella che abita al 5′ e che è una selvaggia di primissima categoria. Bella donna quasi cinquantenne, con un culo a mandorla come pochi ne ho visti, che provoca e continuamente si dimostra a dir poco irritante. Classica Romanaccia de Roma. Più volte mi è capitato di avere la spesa e lei pur vedendoti arrivare lascia chiudersi il portone, salvo poi sorriderti dicendo: aho’ ma mica lo sapevo che doveva veni’ a casa, però sapevo che aveva la chiave’.’, oppure prendere l’ascensore senza chiederti se devi prenderlo anche tu e solito sorriso: ahò me credevo che sa’ facesse a piedi’. Mantiene a linea”” Martina odiosissima. Butta le cicche di sigaretta dal balcone e se ne frega. Innaffia le piante e se ne frega che hai steso i panni, e poi sempre i soliti sorrisi: Aho’ lo faccio così non se la sarà mica presa a male no”’ ‘? Poi lei è solo i panni s’i può lava’ di nuovo” insomma così è andata per tutti questi anni. La settimana scorsa è rientrata dalle vacanze nera come un tizzone per l’abbronzatura e bionda sfavillante, tutta tirata a lucido. Ha aspettato che portassi le mie cassette d’acqua dalla cantina e addirittura mi ha aperto la porta dell’ascensore’Miracolo Marcella’ tutta sorrisi e cordialità. Tutto molto strano. Siamo saliti in ascensore e arrivati al mio piano mi ha detto che voleva chiedermi un favore. Io l’ho fatta accomodare un attimo e le ho offerto da bere. Abbiamo preso un latte di mandorla e lei ha sorriso molto. Mi ha detto che sapendo che io vivo solo magari nella mia cantina avrebbe potuto, con il mio consenso, appoggiare diverse cose visto che avrebbe avuto di li a poco i muratori che avrebbero dovuto fare alcune modifiche alla casa che lei aveva comprato per sua figlia fresca sposina. Io ho accolto tutto favorevolmente e Marcella ha insistito per farmi vedere il nuovo acquisto: l’appartamentino da ristrutturare. Ho accompagnato cortesemente Marcella giù in ascensore e un paio di volte il suo culone favoloso mi ha mandato in visibilio. Ho avuto impressione di disponibilità ma non mi sono scoperto. Ha aperto l’appartamento alzato a metà le tapparelle e devo ammettere che l’appartamentino potrebbe diventare carino. Marcella si è avvicinata ancora più volte cercando il contatto e io ho lasciato fare. La situazione mi ha eccitato. Anche le modifiche che Marcella intende far fare sono di gusto e porteranno maggior spazio. Concordavo con lei. Ad un certo punto mi ha chiesto di vedere lo spazio di cui potrebbero usufruire nella mia cantina e io l’ho accompagnata nello scantinato. Ho acceso le luci al neon e lei ha potuto constatare che spazio ve ne era. Sembrava soddisfatta quando io mi avvicinai e con il pene mi attaccai alle natiche. Lei si volse e mi disse: che c’è stai a provà? Io mi distaccai e rimasi a distanza facendo finta di non aver capito ma lei era molto diretta e continuò’so io che me prendo quello che vojo si lo vojo. La situazione era un po’ imbarazzante e il suo atteggiamento arrogante per cui la presi di scatto e la baciai in bocca a tutta lingua le aprii facile i pantaloni jeans e in men che non si dica rovistavo la sua vagina con lei che si dimenava e io che con le dita entravo sempre più in profondita e le dicevo bene lo vuoi si vede che lo vuoi e senza perdere tempo le misi il cazzone in bocca nonostante un principio di repulsione. Lo prese tutto e recalcitrò ma intanto pompava. Il mio unico impegno fu quello di tenerle convintamente la testa e lei fece come una ventosa ci seppe fare e io arrivai, forse perché lei era in ginocchio, la divina Marcella, forse perché era insolito farsi fare un pompino da lei in cantina, sta di fatto che la inondai con facilità insolita. Marcella si asciugò mentre io avevo già dato segni che la visita in cantina non poteva finire così. Slacciai il perizoma e lavorai accuratamente grandi labbra, clitoride e area perianale con Marcella che si iniziava a bagnare in maniera importante. La infilai più volte con le dita e poi le chiesi se andava bene lei gemeva e orgasmava ma la feci rivestire di tutta fretta e chiusi la cantina. Mi è apparsa per la prima volta stravolta, sconvolta, i contatti fra me e lei furono molto frequenti nel viaggio in ascensore le lasciai la chiave dell’ascensore e le dissi che avrebbe dovuto fare una copia e restituirmela. Mi chiese se avrei voluto salire con lei ammiccante e io le risposi che preferivo di no. Credendo di non aver capito me lo richiese e io le risposi di no nuovamente. Non riusciva ad accettare che la rifiutassi e io lo feci ancora. Mi chiese anche se volevo venisse lei da me ma io le sorrisi e declinai, mentre sentivo il suo liquido ancora fra le mie mani. Finalmente salì e devo dire che i muratori hanno iniziato a farsi sentire da lunedì.

 

 

Martedì mattina erano le 10 quando il campanello ha suonato e io mi sono trovato di fronte Marcella con un abitino da casa che le faceva fare bella figura. Mi ha portato le chiavi e mi ha detto che hanno iniziato a trasportare le cose. Io la faccio accomodare e lei cerca di toccarmi. Io sorrido e le dico che non funziona così. La vestaglietta è molto più maneggevole e sono sul suo corpo subito. La lavoro di fino con le dita in vagina e questa voltta utilizzo anche la lingua. Sento il desiderio di Marcella, vedo il liquido che scende a fiotti e lei che mi implora geme. Le piacerebbe il mio pene, vuole averlo in mano, vuole saggiarlo in bocca io la gestisco come mi sembra meglio le aggredisco con la lingua e le labbra la clitoride. Marcella ha iniziato a contorcersi come un verme all’amo ma sono solo le dita che ho fatto andare in profondità e sono le mie dita che le fanno schizzare gli umori. Mi piace vedere l’abbronzata Marcella implorare. Le ho preso d’assalto le natiche l’ano è largo bello comodo e sfondato quindi ci ho potuto giocare ad entra ed esci senza problemi. Mai il pene sempre le dita. L’ho lubrificata a dovere e ho goooduto del vederla gooodere poi ho deciso di prenderla per la testa l’ho fatta inginocchiare ed è partita col pompino Lei cercava di parlare ma io la costrinsi a succhiare e leccare Lei è brava mentre io lavoro il senotto piccolo poco sviluppato.

Spadroneggio ma non mi interessa tanto mentre lei si diede talmente da fare che fu premiata dalla sborra che riempivail suo viso e il suo corpo abbronzato. Le misi una mano sulle chiappe e lei complice mi disse se la volevo inculare ed io le dissi di no. Stavo comprendendo che la grande Marcella, quella che decideva tutto non decideva proprio nulla davanti ad un uomo che non voleva fare la figura dell’arrapato rattuso e sbavone, per cui ancora una volta le dissi grazie per la chiave ora credo tu debba andare. La accompagnai in bagno e lei si rivestì. Non riusciva a capire come fosse possibile il mio rifiuto di non volerla possedere. Ad un certo punto la frase di rito: ma che se’ frocio? Eppure nun me pare da come me metti le dita da come magni a’ sorca che c’è che nun va? E io sorrisi. Anche io le dissi prendo quello che mi piace quando mi piace e senza dover rendere conto a nessuno. Hai capito Marcella tutto culo. Vai, vai a seguire gli operai e magari loro una botta te la danno per essere bona sei bona, diciamo che sei passabile. Marcella a questo punto era una furia sbattè la porta indispettita

Le operazioni di ristrutturazione procedono non sono speditissime ma procedono. Ho visto incrementarsi il volume di mobili e materiali nella mia cantina. Iniziano ad essere davvero molti. Sono salito a parlare con Marcella ma a casa sua non c’era. Sono allora sceso giù, ho pensato che magari seguiva i lavori o che almeno i muratori mi avrebbero saputo dire dove si trovava. Ho suonato il campanello è mi è venuto ad aprire il capomastro in persona. I muratori ho visto essere 3, due giovani dell’Est e il capo mastra Nando, un ciociaro cinquantenne o poco più. Gli ho chiesto della signora Marcella e lui mi ha risposto: la signora è a lavoro in banca torna nel pomeriggio c’è qualche problema? Io netto ho risposto: No non si preoccupi. Ne parlo con la signora Marcella e allora lui di nuovo: vuole che la chiamo al telefono? Sa ho il numero con un sorrisetto complice che mi è sembrato volesse indicarmi un che di intimo abbastanza becero fra loro. Ed io Lapidario: no!

Sono salito su per le scale e in men che non si dica, non avevo fatto a tempo a varcare la soglia di casa mia che ho ricevuto la telefonata della Signora Marcella la quale mi ha salutato calorosamente e ha notato il mio distacco. Le ho dato per tutto il tempo della telefonata del lei e quando lei in tono scherzoso a voluto porre l’accento sul mio distacco l’ho raggelata; le ho detto che non credo dovesse perdere tanto tempo a telefono e che comunque che le cose che avevo da dirle le avrei dette a lei a voce, senza passare per il signor Nando. Era pomeriggio inoltrato quando ho sentito il campanello e io sono andato ad aprire trovandomi Marcella di fronte la quale con fare spiccio mi ha chiesto di cosa si trattava per essere stata disturbata a lavoro in banca’ Sembrava alterata mentre io sono rimasto serafico. Ad un certo punto mi ha chiesto se dovevamo rimanere davanti alla porta e io le ho detto di si e che ne avremmo parlato in un altro momento dandole sempre quel lei distaccato che le dava particolarmente fastidio. Le dissi che era troppo agitata per parlare con me e anzi che le donne agitate i rompono l’equilibrio. La salutai cordialmente, e la lasciai sull’uscio. Scusandomi le chiusi la porta in faccia con l’ira che funestava ogni suo sguardo. Risuonò e io le riaprii’.. sapevo che avrebbe finito per dirmi che ero maleducato e poi che ero stronzo figlio di mignotta e cose del genere’..Seraficamente l’ho spostata di peso, trascinandola dentro casa e senza che lei potesse fare o dire nulla avevo chiuso la porta, l’avevo costretta ad inginocchiarsi e le avevo messo il cazzo in bocca con lei che aveva ingurgitato tutta la mazza e ora succhiava e leccava sbrodando saliva sui miei pantaloni abbassati il minimo indispensabile. La chiamai per tutto il tempo del bocchino puttana e le dissi che era una porca, una maiala e lei diceva si e senza ritegno continuò a succhiare e leccare come fosse stato il primo cazzo che spompinava nella sua vita. Cercava altre soddisfazioni ma io non feci nulla la lasciai fareil minimo e quando uscì il mio sugo feci in modo che di distribuisse su tutta se stessa e specialmente sui vestiti. Lei era eccitatissima mi voleva e me lo disse. Io le sorrisi e in tono derisorio le risposi. Guardi che io non sono per lei signora Marcella, e rigirandola dopo averle alzato la gonna le schiaffai nell’ano l’indice il medio e l’anulare dicendole: Le piace signora Marcella? Marcella si voltò e le rimase tutto in gola le avevo abbrancato sotto il perizomino la fica con l’altra mano e titillavo marinandola con forza in maniera ossessiva ripetendole: Le piace signora Marcella‘lei è proprio una troia. Tutto era tanto forte che lei gemette e ansimò per tutto il tempo in’ cui feci le mie ispezioni manuali e cadde in terra con me. Era in preda alla voglia e mi cercava, ma io spietatamente la trafissi con le mie dita e le martoriai la clitoride. Non ce la faceva più sbrodava senza fine e mi implorava di metterglielo. Giocai con la sua fica e con il suo ano e poi la feci rivestire. Signora Puttana forza Troia, che deve tornare dai suoi muratori. Il giochetto è finito chiudiamo in bellezza’ Lei vuole il mio cazzo? Allora vuole il mio cazzo’. Rispose di si, gli e lo ripetei per tre o quattro volte e lei urlò si, si, si allora gli e lo diedi in mano e lei mi fece una sontuosa cosa che non saprei dire se sia stato più un pompino magistrale o una straordinaria masturbazione che acquietò le mie voglie ma non le sue. Marcella era una porca brodosa. Gli e lo dissi che stavo facendo di lei il brodo di porca e che questo volevo quindi dopo averla impiastricciata a dovere la feci uscire di casa. Ero certo che sarebbe salita su a cambiarsi.

 

Sentire Marcella così vicina e se vogliamo troppo presente mi ha dato il senso di dover trovare una distrazione. Non voglio mai che il sesso finisca per legarmi in maniera morbosa creando vincoli, specie come donne come lei, che sono abituate a prendere tutto e a buttare, una volta preso ciò che vogliono. Più volte Marcella mi ha cercato e più volte io non mi sono fatto trovare. Ho fatto passare coscientemente diversi giorni in modo che lei potesse cuocere a lungo e in modo adeguato nel suo brodo. Il fatto è che è arrivata Maura, la psicologa dalla quale sono attratto non solo fisicamente’ Credo ci sia molto di più. Per quanto concerne Marcella, i suoi messaggi telefonici improntati ad una sorta di dolcezza e poi ad una progressiva rabbia e stizza che monta in lei per la frustrazione visto che non le rispondo, mi hanno dimostrato che avevo ragione a comportarmi così. Lei è andata in fissa per me. Non può ammettere che un uomo non abbia alcuna intenzione di cascarle ai piedi. è senza dubbio abituata male, adorata per come è dal suo compagno di vita, troppo coglione per rendersi conto di che puttanone abbia per le mani, e con il quale Marcella ha agito e agisce senza dubbio a scappamento ridotto. Questo senza contare lo stuolo di muratori che fa tutto quello che Marcella dice e lo stesso vale quasi tutta la popolazione maschile del palazzo. Lei fa odorare la fica e il culo, come si suole dire, e si bea che tutti ne sentono il profumo e le corrono appresso. Ci sono le donne che credono di avere la fica d’oro e il buco del culo tempestato di diamanti e Marcella è così’..ci crede proprio. Lei voleva parlare con me e questo me lo ripeteva in ogni messaggio. E’ arrivata a lasciarmi i biglietti anche nella posta e dietro la porta. Addirittura è arrivata a scrivermi che era disposta a perdere un giorno a lavoro per venire a parlare con me, ma anche quello è stato un problema per Marcella perché ha dovuto concordarlo con me e io non le ho risposto sino a lunedì e dopo le varie critiche dovute al fatto che non mi sono fatto sentire e che ho un modo di comportarmi molto particolare, ha finalmente deciso con atto di magnifica clemenza, di farmi scegliere se avessi preferito salire da lei o se lei avesse dovuto scendere nel mio appartamento. Io le ho proposto una soluzione alternativa. Essendosi presa un giorno di ferie, avremmo benissimo potuto incontrarci nell’appartamentino in ristrutturazione. Ha preso il martedì di ferie e io ho fatto in modo di avere impegnata tutta la mattinata, poi, quasi ad ora di pranzo sono sceso e ho suonato il campanello. Mi aspettavo che i muratori fossero in pausa, ma mi aprì la porta lo zelante servizievole’ Nando e li mi sono reso conto di come lui fosse nella fantastica contemplazione della bionda donna delle meraviglie: la signora Marcella la quale si beava di essere contemplata’.. della serie vedere ma non toccare.. Non era una mia elucubrazione’.ero certo che se solo avesse potuto Nando se la sarebbe’ scopata la Signora Marcella, in tutti i modi possibili e immaginabili, tanta era la voglia che provava per quella sorcona’..desiderio che si notava a vista e che lo faceva apparire ai miei occhi come un povero imbecille sbavante. Chissà quante masturbazioni si faceva Nando mentre Marcella era così altera, sprezzante e sicuramente porca, ma distantissima anni luce da lui e dal suo mondo. Marcella giocava con Nando. Aveva il vezzo di giocare con determinati tipi di uomini e Nando sbavava sempre più. Marcella poteva essere il desiderio erotico di Nando ma uno come Nando neanche il profumo della fica di Marcella poteva annusare e, comunque, per alcuni uomini il sogno irrealizzabile di possedere certi tipi di donne si concretizza in una fugace toccata di striscio del culo, di una coscia o di una tetta. Questo basta per mandarli in visibilio. Marcella lo guardava con i suoi occhi da troia navigata, gli sorrideva e Nando si liquefaceva. Non vi era cosa che Marcella chiedesse che Nando non volesse fare, tuttavia, quando Marcella venne verso di me sapeva che dovevamo parlare e che le avrei chiesto quanto della mia cantina sarebbe stata sommersa dalle cose sue e di sua figlia, dai materiali da costruzione e chissà cos’altro. L’appartamentino era piccolo e con la scusa di vedere tutto a soqquadro Marcella era sempre attaccata a me. Faceva di tutto per fare aderire il suo culo a me. Si posizionava bene, si strofinava e mi eccitò non poco devo ammetterlo. Sapeva farsi desiderare. Nando ci seguiva come un’ombra ma ad un certo punto mi diede fastidio questo gioco. Marcella era sempre più intrigante e Nando attaccato come una cozza covava desiderio, invidia e soprattutto gelosia nei miei confronti che, invece, cercavo di mostrarmi il più distaccato possibile suscitando il nervosismo di Marcella la quale uscì fuori con un paio di battute, assolutamente fuori luogo, sorridendo e ammiccando a proposito di una certa psicologa. Arrivò a dire che chissà come andavano le cose con il marito e Maura’. Facendomi intendere che sapeva. Arrivati davanti alla porta della camera da letto anche io mi ero spazientito dell’atteggiamento della Signora Marcella, quindi scostai Nando e gli dissi netto: ora ci lascia soli per cortesia? Io e la Signora Marcella dobbiamo discutere approfonditamente di alcune cose. Chiusi la porta della camera e io e Marcella scomparimmo. Marcella sembrava soddisfatta, sorrideva la porca e ripeteva: dovremmo discutere approfonditamente da te o da me. Vi era uno spazio idoneo e lei si posizionò da vera troia reggendosi ad un termosifone a 90 gradi. Mi guardò sorridendo ammiccante e mi disse non sono una psicologa ma non ci vuole molto a capire che mi tratti male e non me lo merito’. Facendo un broncio che voleva dire scopami’ ma io che avevo preso di nuovo la calma sorridendo le dissi: Signora Marcella noi dobbiamo parlare e lei lasciva rispose parliamo non ti preoccupare, parliamo’.sicuro che parliamo e si predispose ancora meglio’.. mentre io la mantenevo a distanza. Non volevo cadere in quella trappola, mentre lei sorrideva beata e mi diceva: ma con la Maura del 6’piano parli. Feci finta di non aver capito e lei: ma con la psicologa parli? Anche in cantina la settimana scorsa parlavate? Mi si avvicinò toccandomi e io presi le distanze di nuovo. Devo dire che rispose con un certo disappunto quando le dissi: Signora Marcella cosa penseranno Nando e gli operai? E Marcella che aveva aperto la cerniera e accarezzava’ mio cazzo quasi masturbandomi sbottò: ‘uffa ma cosa vuoi che me ne fotta a me di cosa pensi il signor Nando o di quegli altri? e allora io le dissi: e allora succhia così non devono immaginare cosa succede ma ti possono sentire sentire Signora Marcella stronzona, lecca bene, succhia stronzona. Le schiaffai la nerchia in bocca e mi feci pompare mentre io le tenevo la testa dai capelli e la prendevo ritmicamente a schiiaffi sul viso. Fatti sentire come sbavi e mi devi fare arrivare e giù ceffoni sul volto. Mentre lei provava ad alzarsi io la tenevo sotto e provavo l’ebbrezza di umiliarla. Le sue labbra, la sua lingua la sua bocca non potevano fare altro che bramare il cazzo che aveva tutto dentro. Ho goduto molto nel sentire i rumori, i gemiti e i sospiri di Marcella che sbocchinava e ho goduto nell’immaginare i muratori fuori la porta sentire la porca. Ho goduto sentendo Marcella invocare a voce alta, sempre alta il mio cazzo e chiedermi di più e ho goduto molto quando quasi al culmine, mentre il mio pene si stava protendendo pieno di succo da far schizzare nella bocca della Signora Marcella, le ho tolto il cazzo e l’ho lasciata a bocca asciutta. La Signora Marcella era diventata di un rosso incandescente, era idrofoba di fronte al mio cazzo sfavillante della sua saliva. La porcona cerava di riprendersi il ciucciotto ma io sorridendo la allontanavo sempre. Marcella era arrivata ad uno stadio parossistico e io la stavo denudando. Con rabbia ni disse quella troia del 6′ piano che cazzo ti fa? E continuò ad ingiuriare Maura. A quel punto non ci vidi più. Scesi giù e le infilai le dita in fica, le stimolai la clitoride senza alcun rispetto mentre con l’altra mano le infilai l’ano prendendola senza scampo. La sollecitai con violenza in tutti i modi e più lei si accartocciava, gemeva e veniva sconquassata dalle mie masturbazioni più io ero duro superiore e la distruggevo. Lei cercava di baciarmi succhiarmi ma io le ripetevo che non era cazzo suo e lei andava sempre più in frustrazione. Giocai con il suo corpo facendola venire in ogni modo. Tutti gli odori suoi erano nelle mie mani, tutti gli effluvi, tutti i suoi umori, i liquidi. Succhiavo tutto e la svuotavo. Era bagnata fradicia sconvolta dalle masturbazioni continue senza tregua mentre il culo, il suo buco dell’ano lo aprivo a mio piacimento con una facilità sconvolgente. Ho pensato che credo di poterle inserire dento l’intera mia mano a pugno. Dovro fare l’esperimento prima o poi se mi andrà di farlo. Le chiedevo come si sentisse e lei rotta dalle emozioni non riusciva a parlare era tutta gemiti, sospiri affanno ma soprattutto deboli proteste a tutto quello che io le facevo con l’imposizione. Era totalmente nuda, in mio possesso e io le succhiavo i capezzoli, la fica poi la masturbavo ossessivamente con vigore e freneticamente. Pastrugnavo tutto mentre lei era sottomessa. La cambiai di posizione in ogni modo possibile e sempre sbrodolava con io che facevo e lei che subiva senza tregua. Fu provvidenziale per lei il cellulare che iniziò a vibrare’vidi il nome era Maura. Senza dire nulla mi rivestii. Mi ero divertito. Lasciai la Signora Marcella nell’angolo della camera e le dissi Signora Marcella si rivesta mi raccomando siamo in autunno comincia a fare fresco’. Sorrisi mentre lei era ancora sconvolta. Uscii dalla camera e trovai il Signor Nando e i muratori riuniti nel corridoio in capannello’ Chiesi come mai quell’assembramento e il Signor Nando mi disse che avevano sentito dei rumori strani e i lamenti della Signora, PER CASO STAVA MALE? No dissi non credo stia male no lo escludo. Credo che possiate lavorare tranquilli. Aprii la porta e raggiunsi Maura”’

 

Sono stanco è finita con Maura la mia psicologa prediletta senza motivo e benché la cerchi non si fa trovare più. Non posso accettare che da quell’incontro in cui ho fatto tutto con Maura sia stato un addio. Maura non risponde più a nulla. Sembra incredibile come si sia volatilizzata pur vivendo nel mio stesso palazzo. Sconcertante quello che è accaduto e io non mi do pace. Se c’è una cosa buona, è che era scomparsa anche Marcella, fortunatamente per lei. La mia carica di odio nei suoi confronti ha, infatti, raggiunto il massimo livello. Quella donna ha rovinato tutto quello che di buono io stavo costruendo con Maura. Sto cercando Maura con tutte le mie forze ma oggi” mi ritrovo sul pianerottolo di casa Marcella, nel primo mattino del venerdì 13 febbraio, il giorno prima di San Valentino e questo mentre uscivo dalla porta di casa. Non ho fatto a tempo a chiuderla che mi sono ritrovato sul pianerottolo la zoccolona di Marcella, tutta agghindata che stava andando a lavoro e che soprattutto accortasi di me era rimasta paralizzata sugli ultimi tre gradini. Non so cosa mi sia preso ma so che l’ho bloccata e strattonandola per un braccio l’ho spinta in casa. L’ho spinta e strattonata ancora mentre lei recalcitrava ma io furente ho iniziato a abbrancarla con lei che cercava di resistere aggrappandosi alla porta del bagno che da sul corridoio di ingresso in casa mia oramai. La bastarda non mollava la presa ma io mi ero avventato su di lei con violenza inaudita. Le tiravo i capelli per farle mollare la presa e la vedevo soffrire. Non nascondo che ho sentito un moto di godimento interno molto forte perché lei aveva paura. L’ho anche presa a ceffoni ma sembrava incardinata allo stipite di quella porta e a quel punto ho deciso, di prenderla dai piedi e l’ho sollevata. è stato così’ che sono riuscito a fare in modo che la porca mollasse la presa e mettesse le mani per terra, per evitare di sbattere la faccia sul pavimento. Sono riuscito a costringerla carponi e le sono salito a cavalcioni sulle spalle, finche ha capito che doveva rimanere giù a quattro zampe. Le ho strappato la gonna e divelto il tanga e ho iniziato a frugarla con le mie mani ovunque in modo ossessivo. Non sapevo di preciso cosa avrei voluto farle ma la mia rabbia era incontenibile e lei lo sentiva. Quel suo volto con il sorrisetto provocante non esisteva più e più io la schiaffeggiavo sulle natiche più lei sembrava rivolgersi a me con molta preoccupazione. La apostrofavo come porca e iniziai a violarle sistematicamente l’ano con le dita costringendola ad alzare il suo fantastico deretano in una posizione quasi innaturale, mentre l’avevo costretta con il viso sul pavimento in un atto di sottomissione totale, faccia a terra sentivo l’aroma del suo culo. Profumava tutta il puttanone, chissà per chi si era preparata di tutto punto. Magari per il suo direttore della filiale di banca in cui lavorava. Era fresca e profumata all’essenza di magnolia. Anche la fica sapeva di magnolia. Le mie dita fecero molto presto ad impadronirsi del suo buco del culo e più passava il tempo più entravo imperiosamente in lei, mentre lei che non aveva fiatato iniziò a guaire laida e cercava di strofinarsi a me come una cagna. Non le permisi nulla infilandole sistematicamente in culo il pollice, poi l’indice e il medio e poi anche l’anulare. Non le diedi scampo con lei che sbavava perché il suo corpo voleva essere posseduto, senza, tuttavia, che io le dessi soddisfazione. La soddisfazione però me le presi tutte io su di lei e più la infilavo più Marcella cercava di posizionarsi in modo da farsi masturbare la vagina. La cagna cercava di masturbarsi la clitoride e le grandi labbra e io spietato ogni qual volta vedevo che la stronza faceva per abbandonare con una delle mani il pavimento la lasciavo fare e andavo a darle manforte con l’altra mano infilandole le dita ancora più profondamente nel culo e in vagina in maniera frenetica. Non resistette nulla; si accartocciò sussultando come un verme gemendo e frignando che voleva il cazzo. La lasciai seminuda per un attimo mentre lei era infoiata e piena di succhi che sbrodavano per terra e impiastricciava tutto. La cagna si masturbava e nel momento in cui io mi ero assentato cercò di alzarsi ma ritornato nel corridoio la ributtai faccia avanti sul pavimento. Doveva stare a quattro zampe, anzi doveva strisciare a terra la troia. Voleva il cazzo e io gli e lo portai: il bel dildo che adoperavo per rompere il culo a Carla. Gli e lo infilai con tutta la forza che avevo, mentre lei non se lo aspettava, fra le sue naticone, schiaffeggiandola con forza brutale. Lei urlava e questo mi soddisfaceva. Mi chiese di toglierle il cazzone che le dilaniava il culo e me lo chiese in modo inverecondo. Me lo chiese a gran voce, mentre io mi divertivo a tormentarla facendoglielo entrare e uscire e soprattutto mentre la sditalinavo in vagina. Lei era freneticamente presa dagli orgasmi continui, insistenti, che la squarciavano. La incitavo deridendola ma lei sapeva soltanto guaire, gemere e ansimare. Continuavo a maneggiarmela con fredda lucidità chiedendomi se la mitica Marcella era tutta li. La fantastica Marcella si risolveva in un culone e in una fica sbrodolanti che se violate con spietatezza non era in grado di opporre la benché minima resistenza? Tutto li era?

Si tutto li era l’altezzosa Marcella messa a pecora con un cazzo finto in culo e quattro dita in vagina. Più io la caricavo più lei sbrodava inondando il pavimento. Ormai avevo trovato una posizione così sicura per il dildo che stava magnificamente come un wurstel in un hot dog, e io avevo tutte e due le mani libere per poterle infilarle sempre meglio la fica con foga e violenza. Avevo saggiato e dominato la grande Marcella per brevi cosette ma non immaginavo fosse così arrendevole e cedesse così. Non mi aspettavo di schiantarla, mi aspettavo una sua reazione di orgoglio. Mi aspettavo una cavalla selvatica da domare e invece leccava tutto quello che poteva come una cagna sottomessa. Era arrapata ed era implorante: mi dava quasi fastidio. La presi dalle gambe e le feci fare la carriola facendola camminare con la forza delle sue braccia e sculacciandola fino al tappeto e poi la costrinsi a posizionarsi supina mantenendole il dildo dentro e lei urlando si era posizionata dopo essersi contorta. Le grandi labbra della vagina erano rosse irritate e gonfie come piacevano a me, piene di liquidi densi e vischiosi. Ho sollevato le sue cosce sulle mie spalle e ho iniziato dalla clitoride il percorso per farla impazzire e lei è impazzita, come mi aspettavo che facesse, ancora una volta, sussultando, ansimando attorcigliandosi su se stessa ma esplodendo ad ogni orgasmo, senza contare che anche il suo piccolo seno lo mungevo a mio piacimento. La lingua era padrona della vagina e si insinuava in ogni punto vibrante del suo corpo. Non aveva grandi possibilità la maialona era totalmente in mia balia. La lappavo a mio piacimento, sembrava inanimata e se non fosse stato per i gemiti e per i movimenti disarticolati che il suo corpo faceva, per l’intensità degli orgasmi continui, sembrava priva di vita. La vagina totalmente marinata la pastrugnavo senza limite con le mani e la lingua e più premevo più sentivo il dildo dall’altra parte che la sfondava. Le avrei voluto squartare tutto e più la vedevo boccheggiare più il mio istinto mi portava a oltraggiarla. Volevo sfiancarla, distruggerla e continuai senza cedimenti la mia opera di demolizione. La presi per i capelli e mi alzai era tutta rossa in volto, con le lacrime agli occhi le spinsi la testa di nuovo giù e quando sentì la sua bocca calda che accoglieva tutto il mio cazzo leccando con la punta della lingua i miei testicoli non riuscii più a trattenere’ e la inondai’ fino nella gola con lo sperma, stando attento a costringerla ad ingoiare ogni singola goccia, mentre mi liberavo di quel seme e di tutte le voglie represse la manipolavo a mio piacimento. La bocca di Marcella era piena di me. Ormai aveva prevalso l’uomo famelico e il desiderio di possedere lei che era arrendevole e pronta ad essere umiliata. Le tolsi brutalmente il dildo, caricai nuovamente e la infilai sul mio pennone e finalmente lei iniziò la cavalcata. Non avevo dubbi che sapesse muoversi con un cazzo in fica e non mi deluse. Si dimenava e su quei fianconi enormi io potevo schiaffeggiarla senza fine. Lei cavalcava in maniera sfrenata e io la gestii senza darle scampo anche se ad un certo punto, mentre sentivo il suo umore colare a cascata sul mio pene, la sollevai con tutta la forza che avevo e nonostante le sue proteste le imposi la mia pecorina. A questo punto mi pregò di scoparla e più chiedeva di essere posseduta più io godevo di questa sua sottomissione infilandole il mio cazzo ormai possente e sfrenato nel culo livido e dolorante. Il dildo le aveva dilaniato il culo facendo un ottimo lavoro mentre Marcella urlava prendendo tutto me stesso nel suo buco, mentre ero preso dal fantastico entra ed esci nel suo ano. Era proprio una vacca. Con le dita la masturbavo e lei ansimava senza pace, mugolava e infine iniziò a gemere fino ad urlare. Volevo sentire la sua voce, urlava la troia. Era fantastico sentire il buco del suo culo aprirsi sempre più nonostante fosse dolorante ma lei ora mi incitava ad incularla più forte, incula, rompimi sempre più forte e io andavo duro sempre più duro con il mio cazzone. In vagina Marcella veniva come una fontana e io scoprii che la porca era buona per lo squirting. Aveva allagato tutto e allora decisi di dedicarmi solo alla fica e alla clitoride uscii dal suo ano e andai a giostrare la clitoride sollecitando tutta la vagina in maniera parossistica continua e senza tregua. Volevo gli schizzi gli zampilli e la fontana. Ero pazzo dello squirting. Misi il mio volto succhiai abbondantemente e Marcella impazziva. Volevo che squirtasse di continuo e lei tratteneva facendomi desiderare ancora di più questo. Ero incredulo per non averlo scoperto prima. Se avessi saputo che Marcella squirtava così abbondantemente non avrei aspettato tanto per farla mia. Continuai a farle tutto quello che ero in grado di farle per farla esplodere e lei tratteneva sempre con maggiore difficoltà, era vittima delle mie continue sollecitazioni finché riuscii a farla esplodere e fu la gioia delle gioie non, una, due ma tre volte di seguito ripetendo in continuazione a voce alta godo, godo, godo, gogo, godo, senza mai potersi fermare mentre io mi inebriavo come in una doccia fantastica di quella delizia. Tutto in faccia mi colpì il suo fantastico getto e più mi inondava più io la sollecitavo finche stremata si abbandono ai suoi ultimi urli sguaiati. C’era molto da leccare e moltissimo da succhiare mentre lei a cosce aperte spingeva con forza il mio viso dentro di lei anche dopo l’esplosione, nonostante sembrasse morta e priva di forze. Io non ero ancora arrivato ma tutta quella abbondanza di umori di Marcella mi avevano reso ultra sensibile, non ci volle molto mentre lei mi guardava come un’ebete infilarle la fica per farmi arrivare con tutta la forza che avevo in corpo. Lei aveva ripreso sostanza e partecipò quasi attivamente all’uscita del mio seme e quando lo tolsi dalla sua micia lo accolse senza difficoltà nella sua bocca onorandomi di un pompino molto gradito. Me lo fece rizzare subito infatti e lo lavorò talmente bene che godetti nella sua gola senza ritegno. Ci acquietammo e vide lei sonnecchiare. Non potevo crederci che Marcella fosse come era. Ho incontrato pochissime donne in grado di squirtare’ e Marcella era una di loro. La guardavo mentre era rannicchiata con i suoi capelli biondi tutta sconvolta. La presi e decisi di accompagnarla in camera da letto lei si ridestò si sollevò nuda per come era e si fece accompagnare. La feci sdraiare e lei si intrufolò fra le coperte io ebbi un altro moto di dolcezza la baciai e lei mi sorrise. Andai in bagno sentivo l’odore degli umori di Marcella su di me, sul mio viso, tutto il mio corpo ne era impastato. Mi sentivo soddisfatto andai al bagno e mi feci una doccia. Mi stavo beando del mio pene e del godimento ricevuto quando vidi comparire Marcella che bussò alla cabina della doccia e disse sorridendo : è permesso? Cosa ci fai da solo con quel bel cazzone sotto l’acqua non è meglio che ci sia pure io? Sorrisi anche io e le dissi: lo spazio non è molto ma ci stringiamo’. Lei si avventò su di me mi abbracciò e mi baciò e poi con fare intrigante si mise di spalle e dichiarò: il mio buchetto non è stato riempito ci vogliamo pensare? E così facendo aprì le natiche. Fu un colpo al cuore io mi infilai senza esitazione ed entrai subito, lei si rivolse nuovamente a me e disse sorridendo: che dici mettiamo anche le tue dita fatate nella mia miciotta, magari così riesplodo? E sentii entrambe le mie mani che furono accompagnate da lei nel paradiso. Le collocò a suo piacimento e quando la sentii ansimare ebbi il segnale che potevo iniziare la mia opera. Iniziò subito a chiedermi se mi piaceva e ad impormi di incularla senza tregua in modo frenetico, ossessivo come avevo imparato le era congeniale. Ero pieno di foga e la sbattevo con forza spropositata. Le mie dita facevano bene il proprio mestiere in quella fica calda e ora stava diventando di nuovo piena di umori stava diventando tutto un lago e non era la doccia. Sentivo l’esigenza di stare più comodo e fra le proteste di Marcella mi staccai da lei, grondante d’acqua le misi il mio accappatoio addosso mentre lei protestava ancora: fottimi inculami, forza maiale che aspetti’.inculami ti ho detto? E posizionatala a 90 gradi di fronte allo specchio la infilai uovamente e questa volta le misi le mani nella vagina senza aspettare alcun segnale da lei. Marcella subì tutto e io andai in un entra ed esci favoloso con lei che si accartocciava sempre di più attorno alle mie dita. Si attorcigliava la porca e ansimava mentre mi chiedeva di spaccarla. La volevo con tutte le mie forze in quel momento, non pensavo ad altro e così andai duro per l’ennesima volta mentre lei si gonfiava e mi diceva dai, dai dai, dai, da, dai,da e continuava con quel dai mentre la masturbavo e la inculavo senza sosta e lei dai, dai, dai, dai, e io le davo tutto quello che avevo. La sua miciotta si bagnò sempre di più e ora sentivo anche io che i suoi dai erano dovuti al desiderio di orgasmare e io centuplicai i miei sforzi in tutti i modo finchè lei non ebbe dei frenetici movimentie dopo aver per un attimo tirato indietro il suo deretano sculettando trattenne le mie dita della mano sinistra muovendole freneticamente urlando a voce altissima vengoooooooooooooooooooo vengo dai vengoooooo, vengooooooooo, godo, godo, godo,godo godo, godo sono venuta godo ancoraaaaaaa sono venutaaaaaaaaaa godo ancoraaaaaaaaaaaaaaaaaaaa anco”rrrrra e intanto a ripetizione il suo liquido riempiva il mobile del bagno, il lavandino e lo specchio senza limiti. Ancora e poi ancora e ancora la mia mano oramai faceva vibrare in continuazione la clitoride e la vagina a ritmo frenetico. Anche questa volta non arrivai all’orgasmo dentro il suo culo perché mi eccitò molto tuffarmi in quel lago vaginale e fu bellissimo imbrattarmi nuovamente di tutto quel sugo. La mia lingua lappava tutto ma lei era sfinita sconquassata mi cadde addosso e io la riportai a letto onorandola senza limiti e lei ‘mi ha dato ancora saggio della sua’ specialità. Anche anche io ero stanco e così abbiamo riposato. E’ stato un fantastico pre San Valentino davvero fantastico e inaspettato’

 

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