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Racconti Erotici Etero

Maria Teresa

By 1 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Maria Teresa è da qualche tempo una collaboratrice della ditta in cui lavoro da diversi anni Ha un corpo mozzafiato evidenziato da due tette esagerate ed un culo invitante per qualun-que maschio. Lei a sta sempre molto sulle sue e non socializza quasi mai con nessuno.
Un giorno, all’uscita dal lavoro, la trovo disperata a trafficare intorno al vano motore dell’auto e quindi mi offro di aiutarla perchè di motori qualcosa ci capisco.
Il motivo per cui l’auto non partiva era la batteria scarica. Era un problema facile ma ciò che desideravo era scambiare due parole con lei.
Il giorno seguente appena arrivo in azienda, Maria Teresa mi viene incontro vestita come al solito con un completo che mette in risalto tutte le sue forme e stranamente si dimostra molto socievole al punto che mi chiede se in mensa avremmo potuto pranzare insieme.
Chiaramente accetto immediatamente. E’ un’occasione più unica che rara.
Alle dodici e trenta in punto mi faccio trovare sulla porta ad attenderla e lei non si fa aspet-tare a lungo anche se si presenta con un paio d’impiegati che le guardano il suo splendido culo e commentavano ridendo la sua camminata.
Ci sediamo ad un tavolino e mangiando si parla del più e del meno senza che le mie parole suscitino in lei particolari interessi fino al momento in cui affrontai l’argomento vacanze e del fatto che io possiedo una piccola barchetta.
Mi dice che lei ama tantissimo il mare e che passa ore a prendere il sole.
Ho preso la palla al balzo l’ho invitata a passare una giornata in una spiaggetta isolata che si può raggiungere solo via mare e dove si può stare lontani dalla massa.
Lei accetta entusiasta e ci diamo appuntamento per la domenica successiva in una località costiera dove èormeggiata la mia barca.
La vedo arrivare coperta solo da un pareo che lascia intravedere il suo minuscolo costume e mentre passa sulla spiaggia per raggiungermi non c’è uomo che non la noti la sua andatura ancheggiante.
Allontanati dalla costa sulla barca Maria Teresa si leva il pareo e per poco non mi viene un infarto per tutto quel ben di Dio che mi trovo davanti. Fatico non poco a togliergli gli occhi di dosso.
Dopo qualche istante lei si accomoda a prua sul prendisole mentre io a poppa governo il motore e dirigo la prua verso la spiaggetta isolata.
Lo spettacolo che mi si offre è sublime: lei sdraiata con il culo rivolto verso di me e con il suo mini costume tutto infilato tra due chiappe sode come il marmo.
Giunti alla spiaggia ci accomodiamo sugli asciugamani. Maria Teresa con naturalezza e senza remore si toglie il reggiseno sfoggiando due tette incredibili che, associate al minislip, provocano in me un’erezione che mi costringe a mettermi sdraiato a pancia sotto.
Non è possibile che lei non si accorga della mia erezione e della mia soggezione a farmi ve-dere in quello stato. A tutto ciò si aggiunge un suo sorriso malizioso che non fa altro che aumentare il mio imbarazzo.
Ci stendiamo al sole e lei dopo qualche istante si assopisce mentre io continuo ad ammirare quello spettacolo della natura.
Dopo aver esposto alcuni lati del suo corpo al sole, si stende mettendo le gambe divaricate e mostrando il suo splendido culo ed anche dei ciuffi di pelo che fuoriuscivano dal costu-mino. Evidentemente non era ancora andata dall’estetista. A me pare che anche il costume sia un po’ troppo stretto per le sue forme.
Questa situazione che non mi permette più di controllare la mia libidine e così decido di provarci a costo di fare una figura di merda e di prendere qualche manrovescio.
Allungo una mano tra le sue cosce e scostato il costume infilo un dito nella sua figa comin-ciando a frugarla dentro per vedere la reazione.
Lei si risveglia dal torpore e mostra subito di gradire il movimento del mio dito allargando ulteriormente le gambe ed allungando la sua mano verso il mio costume che ormai stava esplodendo.
Non mi resta che prendere coraggio e la farla voltare.
Le allargo le gambe e, scostato il costume, affondo la mia lingua tra le labbra della figa or-mai umidissima fino a farla urlare di piacere.
Per poterla scopare mi stendo su di lei e la penetro fino alla radice del cazzo.
Così mi rendo conto che non doveva aver preso dei gran cazzi perché la sua fica era ancora abbastanza stretta oppure che era da molti mesi che non scopava. La sensazione che mi da la sua figa che avvolge il mio cazzo come un guanto è indescrivibile e data la mia eccitazio-ne non tardo ad avere un orgasmo liberatorio.
Era solo il primo e spero che lei mi lasci scopare ancora la sua figa per poi passare al suo pezzo prelibato: il suo culo.
Lei nonostante le mie sollecitazioni e la situazione arrapantissima piena di libine non ha or-gasmi.
Mi meraviglio alquanto.
Il mio cazzo è sempre gonfio e ho voglia di scoparla ancora. Penso che il rischio di metterla incinta sia alto ma la libidine mi da la forza di continuare a scoparla una seconda volta.
Sto ormai per venire e decisi di provare il tutto per tutto: estraggo il cazzo e provo a farla voltare a pancia sotto per mettere bene in mostra il suo buchino posteriore.
Lei lo fa mostrandosi bene ed a me non resta che leccare il suo sfintere per poi penetrarlo.
Nonostante l’avessi insalivato per bene, nel tentativo di penetrarla nel culo faccio molta fa-tica tanto che desisto per non crearle dolori e situazioni spiacevoli per tutti e due.
La mia delusione è grande
Nel rivoltartsi verso di me mi dice che non ha mai permesso ad alcuno d’incularla ma ora è giunto il momento di provare anche quell’esperienza,.
Così mi chiede di lubrificarle il suo buchetto con l’olio abbronzante.
Non me lo faccio ripetere due volte e le rovescio mezza bottiglietta tra i glutei infilandole nel culo un dito e poi in successione anche le altre dita.
Lei si lamenta per un po’ di dolore ma non vuole che smetta nella mia azione.
Dopo averla aperta e notato che lo sfintere è diventato elastico la penetro lentamente ma con decisione con il mio cazzo ormai prossimo all’esplosione.
La sento contorcersi sotto di me e questo mi provoca un godimento che non ho mai provato prima.
Estraggo il mio cazzo e la ripenetro per vedere la magnificenza del suo sfintere allargarsi e chiudersi che ormai le procura solo piacere.
La monta è perfetta e mi godo i suoi sospiri e incitamenti a continuare a tenerle il cazzo in culo.
Le vengo nel culo e il mio fiotto caldo si faca largo nel suo intestino mentre lei urla dal pia-cere.
Quindi estraggo il cazzo e lo offro, ancora sporco di sborra e di qualcosa altro del suo inte-stino, alla sua bocca.
Lei lo prende senza indugi facendolo roteare la lingua per pulirmelo.
Dopo poco, entrambi esausti, ci rivestiamo in silenzio e saliamo sulla barca per fare ritorno in paese senza scambiare una sola parola su quello che era successo.
Ci salutiamo dandoci appuntamento al lunedì successivo in azienda dove lei rincomincia a comportarsi con estremo distacco come se nulla fosse accaduto.

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