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Racconti Erotici Etero

Maria, una calda monellina

By 18 Maggio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Maria, una calda monellina

Ero fermo in un posteggio, aspettando che si liberasse un posto dove infilare la mia monovolume quando, ad una cinquantina di metri da me, vidi un paio di ragazzi, lui un tipo abbastanza atletico e lei, una splendida moretta che richiamò subito la mia attenzione. Lei, un bel visino, corti capelli neri, indossava un top bianco che modellava la sua seconda di seno ed una minigonna di jeans non troppo corta che faceva vedere delle splendide gambe e con ai piedi un paio di sandaletti con un piccolo tacco.

La faccenda fra i due sembrava alquanto animata, il suono delle loro voci arrivava fino a me. Ad un certo punto lei gli mollò un ceffone e si voltò per andarsene, venendo nella mia direzione.

-‘Basta, ho le palle piene delle tue scuse, me ne vado a casa in autobus e tu vai per i fatti tuoi’ urlò lei nei suoi confronti.

Lui prese, la faccia da incazzato nero, si voltò e si diresse verso un’utilitaria, ignorandola. Lei, poco prima di arrivare alla mia altezza, si fermò, aprì la borsetta, estrasse un fazzolettino e si asciugò alcune lacrime.

A quel punto, non potei esimermi di scendere dalla macchina ed avvicinarmi a lei.

-‘Tutto bene ?’ le chiesi con la voce più dolce possibile, ‘ti posso aiutare ?’

-‘Quello stronzo !! sbottò lei, ‘dovevamo passare il pomeriggio assieme, fare un po’ di shopping assieme, ed ora viene fuori che aveva non più di mezz’ora perché deve andare all’allenamento di calcetto’.

-‘Ti posso accompagnare io, se vuoi, per non sentirti sola’ dissi.

-‘Ma sì, meglio un vecchio ma gentile che uno giovane e bello ma stronzo’ rispose, così, di getto con un mezzo sorriso fra le lacrime.

-‘Allora vieni, dai, monta in macchina che nel frattempo cerchiamo posteggio’ le dissi, aprendole la porta e facendole segno di montare sulla mia macchina.

-‘Wow, che figa, interni in pelle’ esclamò come prima cosa, salendo. Io chiusi la portiera e poi salii al posto guida.

Dopo un paio di giri, infine, trovai un posto e parcheggiai. Prima che lei scendesse, corsi dall’altra parte e le aprii la portiera.

-‘Che cavaliere, grazie ‘ disse, ‘non mi era mai capitato un ragazzo che mi trattasse così”.

-‘Oggi purtroppo non usa più essere gentili con le ragazza’ risposi, offrendole il mio braccio, con un sorriso.

Ci avviammo così, a braccetto, conversando. Mi feci raccontare qualcosa da lei, le raccontai di me, della mia vita passata, e così via, fino a che riuscii a farla sorridere ed a farle dimenticare le sue recenti disavventure. Nel frattempo, avevamo raggiunto la zona dei negozi e lei iniziò a guardare le vetrine. Iniziammo a parlare dei vestitini esposti, degli accessori. Le dissi quello che a mio parere le stava bene e quello che no.

Alla fine, lei decise di entrare in un negozio di abbigliamento che esponeva alcune cose carine. Iniziò a rovistare poi, avendo trovato alcuni capi che decidemmo le potessero star bene, andò ai camerini. Io, ovviamente la seguii. Lei s’infilò in uno dei camerini e tirò la tenda. Io mi fermai davanti. Attesi per un po’, poi, quando calcolai che fosse svestita, infilai la testa dentro la tenda. Effettivamente, era in reggiseno e tanga, piegata in avanti con un bel culetto in primo piano, che stava finendo di levarsi la gonna.

-‘Ehi, aspetta, ti chiamo quando ho finito’ fece, raddrizzandosi di colpo e cercando di coprirsi.

-‘Sei lentina, pensavo fossi pronta’ risposi.

-‘Dai, esci’.

-‘Forza, lasciati guardare, che sei uno spettacolino niente male’.

-‘Va b&egrave, stai lì ma non entrare fin che non te lo dico’

Mise via la gonnellina e s’infilò uno dei vestitini. Era una cosina carina, bianca, senza spalline ed alquanto corto, dato che le copriva appena il sederino. Oltretutto, era di una stoffa leggerissima, per cui si vedevano bene reggiseno e mutandine.

-‘Ora puoi entrare’ fece, appena pronta. Io aprii la tenda ed entrai nel camerino.

-‘Dovresti toglierti il reggiseno oppure mettere uno bianco o carne senza spalline, come pure le mutandine. Si vede tutto oltre’ osservai.

-‘Ma non ne ho di quel tipo’ osservò lei.

-‘Male. Provvederemo. Comunque, ora togli tutto e fatti vedere’ le dissi.

-‘Va bene, ma esci e chiudi la tenda’ rispose.

-‘Ok, non ti preoccupare’.

Dopo alcuni istanti, fu lei ad aprire la tenda. Si era tolta tutto l’intimo e fece una giravolta per farsi ammirare. Il vestitino le stava proprio bene, le slanciava il corpo e le gambe, le copriva appena il culetto e, visto quanto era leggero, si vedevano perfettamente le scure aureole dei capezzoli e la peluria scura che adornava il suo monte di venere.

-‘Maria, se uno schianto. Verrebbe voglia di saltarti addosso subito. Ma quando lo indosserai per strada, sarà meglio tu metta della biancheria, se non vuoi che tutti i maschi che incroci finiscano con una bella erezione’ commentai.

-‘Perché, a te &egrave venuta ?’ fece a sua volta, ma diventando tutta rossa.

-‘Certo, la vuoi vedere ?’ risposi

-‘Non ora’ fece rapidamente.

-‘Va bene, ora prova l’altro vestitino, dai’ le dissi a quel punto, uscendo dal camerino e tirando la tenda.

Questa volta, sapendo che sotto era nuda, non sbirciai per non rovinare l’atmosfera che si stava creando fra di noi. Comunque, dopo un paio di minuti, fu lei ad aprire la tenda ed a farmi entrare. Il secondo vestitino che avevamo scelto, invece, era sempre piuttosto corto, ma era più pesante, in tela jeans, aveva la gonnellina svasata, si allacciava dietro al collo e le lasciava la schiena nuda. Anche quello le stava molto bene.

-‘Su, infilati le scarpe così vedo come ti sta’ le dissi.

Lei si voltò e si piegò per infilare i piedi nei sandali. Non aveva ancora infilato le mutandine e non so quindi se lo fece apposta o meno, ma ebbi una visione stupenda del suo culetto e della sua patatina, che mi fecero venire l’uccello duro come il marmo. Rimasi immobile, trattenendo pure il fiato, per non rovinare quella visione celestiale. Quando si voltò, mi vide come imbambolato e vide benissimo il bozzo che avevo all’inguine. Diventò rossa come un pomodoro e si bloccò pure lei, accorgendosi di quello che aveva fatto. Fece per parlare ma la zittii, mettendole un dito sulle labbra, poi mi avvicinai a lei, le passai un braccio attorno alla cintura e, traendola a me, le posi un bacio leggero sulle sue labbra.

-‘Non dire nulla. Ora rivestiti e proseguiamo il nostro giro’ le dissi.

Dopo qualche istante, uscì dal camerino e ci dirigemmo verso la cassa.

-‘Quale prendo ?’ chiese.

-‘Ma tutti e due, ovviamente’ risposi.

-‘Non me li posso permettere entrambi’.

-‘Allora io pago uno e tu l’altro, va bene ?’

-‘No, non voglio che tu mi comperi nulla, non ci conosciamo neppure’.

-‘Di quello non ti preoccupare, lo faccio soltanto per il mio piacere. Poi avremo tempo di conoscerci, non trovi ?’

Alla fine, riuscii a convincerla. Usciti dal negozio, passeggiammo ancora per un po’ e poi la condussi in un bar, dove ci sedemmo per continuare la nostra conversazione. Oramai si era completamente dimenticata dello scontro con quello che supponevo fosse il suo fidanzato. Alla fine, ci alzammo ed iniziammo a ritornare verso la macchina. Ad un certo punto, passammo davanti ad un negozio di intimo femminile e, d’istinto, entrammo. Ci facemmo, su mia insistenza, mostrare alcuni completini bianchi. Alla fine, io scelsi un completino di reggiseno e mutandina bianchi, da mettere sotto il vestitino appena acquistato. Lei andò a provarli e, dopo un po’ mi chiamò.

Era uno spettacolo. Il reggiseno, senza spalline, con la coppa in pizzo trasparente, e la mutandina, un triangolino di pizzo trasparente davanti ed un triangolino che le finiva in mezzo alle chiappette sode dietro, facevano un effetto tale che mi venne subito duro. E lei se ne accorse.

-‘Che te ne pare ‘ chiese, con fare innocente.

-‘Ti sta meravigliosamente e ti mette in mostra proprio bene’ risposi.

-‘Allora, se ti piace così tanto, lo prendo, anche se mi ci vorrà mezzo mese di stipendio per pagarlo’ fece lei a sua volta.

-‘Lo pago io, posso permettermelo’ dissi a mia volta.

-‘No, insisto. E’ un regalo per te’.

-‘Se proprio insisti. Ma ora rivestiti’ dissi, ‘ma fai come prima, rimani senza reggiseno e mutandine che mi hai eccitato da morire’ aggiunsi, in modo alquanto audace, visto che la conoscevo da meno di due ore.

Lei pagò il completino ed uscimmo dal negozio. Una volta in strada, aprì la borsetta e mi mostrò le mutandine, segno che aveva accondisceso alla mia richiesta. A quel punto le passai un braccio attorno alla cintura e la trassi a me, iniziando a baciarla. Lei per un po’ rimase immobile, poi, come presa una decisione improvvisa, lasciò cadere le borse e mi mise le braccia al collo, iniziando a restituirmi il bacio con passione. Le nostre lingue s’intrecciarono mentre le mie mani scendevano ad afferrarle il culetto e la traevano contro di me per farle sentire la mia erezione. Lei infilai una gamba fra le sue e lei iniziò a strusciarsi su di me, muovendo il bacino su e giù eccitandosi ed eccitandomi sempre di più. Quando restammo senza fiato, finimmo di baciarsi e ci avviammo verso la mia macchina quasi di corsa.

-‘Da me o da te ?’ feci, quando arrivammo alla macchina, mentre le aprivo la portiera.

-‘Abito con i miei’ rispose.

Mi misi al volante e, con la massima velocità ammessa dal traffico, mi diressi verso casa. Ma era un guidare alquanto faticoso, con una mano sul volante e l’altra che andava dal cambio alla sua passerina scoperta, mentre lei mi massaggiava il pacco. Aveva cercato di aprirmi i pantaloni ma l’avevo fermata, per non farci fermare per atti osceni dalla polizia. Comunque, in meno di venti minuti arrivammo alla mia villetta, posteggiai e corsi ad aprirle la portiera. Tenendola per mano, entrammo in casa, eccitati da morire.

Ci spogliammo vicendevolmente mentre ci dirigevamo verso la camera da letto, dove arrivammo nudi. A quel punto, lei s’inginocchiò davanti a me per prendermi il cazzo in bocca e la lasciai fare per un po’, poi la presi per le mani e la feci stendere sul letto, dove iniziammo a baciarci e carezzarci a vicenda, con il mio uccello che spingeva sul suo pancino piatto.

Dopo un po’, la feci stendere prona ed iniziai a carezzarla molto lentamente e molto delicatamente, sfiorandola appena con i polpastrelli mentre iniziavo a baciarle il collo, a mordicchiarle le orecchie. La mia mano seguiva lentamente la curva delicata della sua schiena, poi risalivo, poi ridiscendevo fino alle colline delle sue chiappette. Lei per un po’ rimase in silenzio poi, man mano che l’eccitazione saliva, iniziò a sospirare. Allora iniziai a posarle dei baci delicati sulla schiena, sull’incavo delle reni, sul culetto, posando appena le mie labbra sulla sua pelle morbida. La mia mano aveva iniziato a carezzarle le gambe, su e giù, risalendo lungo l’interno di una coscia prima e dell’altra poi, fino ad arrivare vicino al suo buchetto ma senza mai toccarlo.

Lei iniziò a fremere ed allora la feci voltare a pancia in su. Ripresi a baciarle e carezzarle le gambe, che lei aprì, invitante. Ma non la sfiorai neppure e ripresi a baciarle delicatamente la faccia, gli occhi, il nasino, le labbra. Lei tirò fuori la lingua e la sfiorai appena con la mia. Le baciai il collo mentre la mia mano le sfiorava appena il seno, con i capezzoli che erano diventati duri come il marmo. Glieli fiorai appena con il palmo della mano. Scesi a baciarle il seno, le succhiai delicatamente i capezzoli, glieli mordicchiai delicatamente ed a lungo mentre la mia mano le carezzava il pancino piatto, le mie dita s’intrufolavano fra i serici peli che ornavano il suo monte di venere.

Oramai, fra brividi e sospiri lei iniziava ad agitarsi. Continuai a baciarla delicatamente fino ad arrivare vicino alla passerina ma poi passai a baciarle le gambe fino ad arrivare ai piedi. Le baciai le dita uno per uno e poi le allargai la gambe ed iniziai a baciarle e carezzarle l’interno coscia, fino ad arrivare alla sua patatina che, a quel punto, era diventata un lago. Iniziai a baciagliela delicatamente, inserendole ogni tanto la lingua. Le prese ad ansimare sempre più forte. Allora iniziai ad inserirle decisamente la lingua nella patatina mentre le lavoravo il culetto con un dito, fino ad inserirlo. A quel punto, ancora un po di linguate, un dito nella patatina e lei mi venne in bocca.

Con la bocca che sapeva di lei mi alzai ed la baciai sulla bocca, mentre il mio uccello, che mi doleva oramai da quanto era in tiro, si poggiava all’ingresso della patatina. Lei lo prese con una mano e se lo infilò. Poi, con uno scatto del bacino, glielo infilai del tutto mentre lei lo accoglieva con un urletto. Stetti per un po’ fermo, tenendola schiacciata sotto di me. Poi, iniziai ad andare lentamente su e giù, dentro e fuori mentre lei allacciava le gambe dietro la mia schiena per attrarmi di più in lei. Il suo bacino accompagnava i miei movimenti muovendosi avanti ed indietro. Dopo un po’, lei ebbe un altro orgasmo. Al che le presi le gambe e me le poggiai sulle spalle e continuai a pomparle la fighetta lentamente. Dopo un po’, lei venne ancora.

Al che, tenendola stretta e stando sempre ben piantato in lei, mi ribaltai, giacendo supino con lei sopra. Lei iniziò a muovere il bacino avanti ed indietro, prima lentamente, poi sempre più veloce ma io la rallentai, mentre muovevo il mio bacino in su ed in giù. Lei aveva la faccia stravolta dal piacere. Il suo movimento mi dava delle sensazioni meravigliose sulla cappella. Andammo avanti così per un bel po’, fino a che lei ebbe un altro orgasmo e si fermò, ansimando. Io, che ero ancora lontano dal venire, la rovesciai nuovamente e la misi alla pecorina, inginocchiata sul letto. Mi misi dietro a lei e le infilai il mio cazzo, iniziando a pomparla, mentre ammiravo la sua schiena ed il suo culetto. Ad un certo punto, mentre le pompavo la passerina, le infilai pure un dito nel culetto ed iniziai a muoverlo dentro e fuori. Lei venne ancora.

Cambiammo più volte posizione, mentre stavo attento a sollecitarle tutti i punti più sensibili e stando attento a non venire. Perdemmo il conto degli orgasmi che lei ebbe. Io ero sempre più stanco, al che la feci stendere prona e le infilai il cazzo nella fighetta bollente. La posizione mi stimolava al massimo e le venni dentro, inondandola del mio sperma. Crollai su di lei, quasi schiacciandola. Dopo gli ultimi spasmi del mio pisello e della sua passerina, mi sfilai per non farle male e giacqui esausto e sudato al suo fianco. Pure lei era distrutta dalla fatica.

-‘Traditore, mi sei venuto dentro. E se resto incinta ?’ sbotto Maria, quando iniziò a sentire la sborra che le colava dalla fighetta.

-‘Su, su, non prendertela, c’&egrave sempre la pillola del giorno dopo’ risposi, il poco fiato rimasto.

Ma non potevo lasciarla così e quindi le presi il visino fra le mani e la baciai delicatamente sulle labbra.

-‘Sei stata grande’ le dissi.

-‘Anche tu. Mi hai fatto perdere il conto degli orgasmi. Ho goduto un sacco’ rispose.

-‘Su, ora dormiamo’ le dissi, abbracciandola.

-‘Ma io dovrei ritornare a casa’ fece lei.

-‘Scusa, piccolina, ma non ce la faccio. Sono troppo stanco’ risposi, dando uno sguardo alla sveglia sul comodino, ‘e poi &egrave mezzanotte passata’.

-‘Oddio, ma per quanto tempo abbiamo scopato ? ‘ fece ‘ e poi io avrei fame’ aggiunse.

-‘Abbiamo fatto l’amore, non scopato, per quasi 4 ore’ risposi ‘e poi ho fame anch’io. Dai, andiamo in cucina a vedere cosa ho in frigo’

Scendemmo nudi. Io presi un paio di piatti pronti dal freezer e facemmo uno spuntino nudi, lei seduta sulle mie ginocchia. Poi, ritornammo a letto. Eravamo talmente stanchi che ci addormentammo di botto, tenendoci abbracciati. Durante la note ci sciogliemmo ma restammo sempre vicini.

Al mattino seguente, era domenica, mi svegliai che lei dormiva ancora. Mi feci una doccia e poi andai a preparare la colazione. Misi tutto su un vassoio e lo portai in camera. La svegliai e facemmo colazione così, nudi, a letto. Finita la colazione, posai il vassoio a terra e mi dedicai a lei.

Iniziai a baciarla e carezzarla come la sera precedente. Eravamo riposati dopo la gran dormita ed i nostri sensi si risvegliarono subito. Riprendemmo dove avevamo smesso la notte precedente. Facemmo l’amore delicatamente, eccitandoci e carezzandoci a vicenda. Lei mi carezzò il corpo con le sue tettine, mi fece il solletico con i capelli e poi, alla fine, mi prese l’uccello in bocca, iniziando uno splendido pompino. Ma io non volevo venirle in bocca, per cui la attirai a me, al che lei si impalò sul mio pisellone in tiro. Iniziò uno smorzacandela divino.

Ma io ora volevo quel suo bel culetto, per cui, dopo un po’ non appena lei ebbe il suo primo orgasmo, la misi a pecora sul letto e mi posizionai dietro a lei. Per un po’ la penetrai nella passerina mentre le lavoravo il culetto prima con un dito e poi con due. Poi, ad un certo punto, levai il mio cazzo dalla patatine e lo puntai sul culetto, iniziando a spingere. Lei cercò di agevolarmi, aprendosi le chiappette e così penetrai tutto in quel bel buchino stretto. Iniziai a pompare con energia fino a che, fra l’emozione, la vista, il fatto che era piuttosto stretto, venimmo assieme. Quando il mio pisello si fu svuotato e sgonfiato, lo estrassi e mi sdraiai sul letto, mentre lei rimaneva a pancia in giù.

Quando ci riprendemmo, ci lavammo e ci rivestimmo, lei con quello che aveva il giorno prima. Stavolta mise le mutandine ma non il reggiseno.

Quando fummo pronti, ed era oramai quasi mezzogiorno, la riaccompagnai a casa sua.

-‘E’ stata una cosa stupenda’ fece lei, una volta arrivati a casa sua.

-‘Anche per me’ risposi.

-‘Potremmo rifarlo ?’ chiese.

-‘Quando vorrai, basta che mi chiami. Il mio numero ce l’hai’ risposi, poi scesi ed andai ad aprirle la portiera della macchina.

-‘Sai, no mi era mai successo prima, nessuno mi aveva mai usato tutte le cortesie come fai tu’ disse, prendendo le borse degli acquisti del giorno precedente.

-‘La cavalleria &egrave ormai morta. Restano soltanto pochi vecchi dinosauri come me a rendere omaggio alle belle donne’ risposi, dandole un bacetto.

Infine aspettai che arrivasse a casa. Lei sulla sogli mi mandò un ultimo bacio ed entrò ed io mi diressi a casa mia.

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