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Mariella

By 1 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Amava accoccolarsi con la testa tra le mie gambe, giocare con il mio pene, leccarlo baciarlo, farlo diventare turgido, duro, a volte era un erezione dolorosa, potente. Più il mio membro cresceva più cercava di aumentarne le dimensioni a volte succhiandolo con forza, deformando il viso con due vistose fosse al posto delle guance.

In quelle occasioni non aveva voglia di fare l’amore, di farsi penetrare, voleva solo gustarsi il suo “giocattolo” e continuare il suo e il mio piacere.

Amavo quando si prendeva “cura” del mio pene. Aveva delle labbra sottili e delicate e quando le usava sul membro le bagnava con la lingua per poter farle scivolare meglio. In talune occasioni usava far colare della saliva sulla punta e la “spalmava” con la lingua.

In un’unica occasione fece scivolare il mio membro dentro la gola spingendolo giù fino a che non ebbe un conato di vomito; una sensazionale ondata di calore pervase il mio basso ventre mentre il pene cercava di farsi largo fra le tonsille, sembrava quasi volesse mangiarlo, fagocitarlo, digerirlo, metabolizzarlo.

Non era il mio membro ad essere particolarmente appetibile al punto tale da scatenarle questo desiderio quasi parossistico ma il suo senso del possesso, tutto quello che era suo lei lo viveva in maniera intensa, con gli oggetti, con le persone e anche con il suo corpo.

In uno di questi momenti di passione estrema, mentre facevamo l’amore, mentre la penetravo,  mi disse: “ti voglio tutto dentro, vorrei poterti avere sempre con me, in ogni istante della mia vita, come se tu fossi un mio organo interno. A volte devo resistere al violento impulso di morderti staccare una parte di te, mangiarla, per averti sempre con me, sempre dentro di me.”

Un giorno riuscì a demolire tutti i miei limiti morali e concettuali dettati dalla mia giovane età. Dopo aver giocato come al solito col mio pene, leccato, mordicchiato, succhiato e accarezzato, superò se stessa facendomi venire nella sua bocca e inghiottendo lo sperma con avidità, quasi gustandolo Dopo mi baciò appassionatamente e mi disse: “adesso si che sei parte di me, finalmente sono riuscita a “mangiarti” e questo mi rende felice, finalmente sono riuscita a metabolizzarti. Adesso sei una parte, anche se piccola di me”.

Mi possedeva, ero qualcosa di suo, un oggetto da utilizzare a suo piacimento e come  un collezionista che rimane estasiato di fronte agli oggetti raccolti, lei allo stesso modo mi accarezzava e usava con me tutte le premure possibili, proprio come faceva con le sue cose. Ero felice, felice di questa sua “venerazione” e non capivo che non amava me ma le sensazioni dettate dal senso del possesso che la pervadeva. Ero cieco e impotente di fronte a tanto egoismo. Lei si dedicava agli altri solo quando il suo prossimo appagava le sue brame di possesso.

Il culmine di questa sua devianza lo raggiunse un giorno quando mi chiese di accompagnarla a scuola. Riuscì a trascinarmi in bagno, mi masturbò e prima della mia eiaculazione, si tolse il reggiseno e raccolse il mio sperma nelle due coppe. Si rimise il reggiseno e mi disse: “così durante le sei ore che devo restare a scuola se mi nasce il desiderio del tuo sapore, basta che vado in bagno e mi succhio i capezzoli.

Rimasi sconvolto sia dalla fantasia che dal suo ossessivo desiderio.

Quella mattina iniziò la rapida nemesi del nostro rapporto.

 

 

Conobbi Mariella all’età di 25 anni, la incontrai la prima volta alla fermata della metropolitana e rimasi colpito dalla sinuosità dei suoi movimenti, dalla profondità del suoi neri occhi, alta, bruna pelle scura con fianchi larghi e seno evidente ma non grande. Composta nel vestire, gonna ampia per camuffare la rotondità eccessiva dei suoi fianchi e camicetta color nocciola abbottonata fino a coprire il solco dei seni. Mi piaceva, la guardavo con insistenza e anche se era di spalle i miei sguardi dovevano essere frustate perché all’improvviso si voltò e mi rivolse una sguardo gelido quasi di rimprovero. Mi avvicinai quel tanto che bastava per sentire il suo profumo ma l’arrivo della metro mando in frantumi tutte le sensazioni che stavo provando. Salimmo su due vetture diverse e la persi di vista, non la vidi scendere,  non sapevo nulla di lei ma speravo di rincontrarla.

Passarono diversi giorni prima di rivederla e fu come al prima volta. Prendemmo la stessa vettura, lei non mi riconobbe  ed io feci di tutto per starle vicino per sentire il suo profumo, per avere l’occasione di sfiorare con il braccio la sua pelle. La seguii e vidi che entrava in una scuola elementare e capii che era un insegnante. Il giorno dopo feci di tutto per incontrarla alla fermata della metro, lasciai partire parecchie corse prima di vederla e prendere il treno insieme a lei.  Mi sedetti di fronte e non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Dopo diversi giorni in cui i miei sguardi l’avevano “frustata” mi sorrise (seppi poi per sua ammissione che la mia caparbietà nel guardarla l’aveva colpita nell’animo) e fu quel sorriso che mi diede la carica, la forza di parlarle, di invitarla a prendere un caffè per poi passare alla solita fatidica pizza.

All’epoca lei aveva 33 anni era separata da 2 anni mentre io ero scapolo e libero da qualsiasi legame affettivo. Incominciammo a frequentarci dopo tante sue reticenze causate dalla differenza di età. Quando ero con lei mi dissociavo dal resto del mondo e pendevo letteralmente dalle sue labbra. Una sera andammo al cinema e lì la baciai per la prima volta o perlomeno ci provai. L’abbracciai, accostai le labbra alle e la mia lingua finì nel vuoto o meglio la infiali nella sua bocca ma lei non ricambiò con la sua, lasciando la mia a muoversi nel vuoto. Rimasi scosso, ritornai al mio posto e continuai a guardare il film. Eravamo quasi arrivati alla fine quando sentii una mano che si poggiava sul mio basso ventre e mi carezzava con delicatezza. Era estate e indossavo un pantalone di lino molto sottile quindi il tocco della sua mano mi provocò subito un erezione.

Il film finì e dovetti rimanere al mio posto ancora per qualche minuto aspettando che il mio membro smettessi di “urlare” tutto il suo rancore per questa donna e tornasse al suo posto tranquillo.

Andammo a casa sua senza parlare, salimmo in ascensore senza dire niente solo tenendoci per mano.

Appena entrati nel suo appartamento lei chiuse la porta dietro le sue spalle e mi baciò con furore, infilò la sua lingua nella mia bocca, me la succhiò con avidità mentre le stringevo le natiche  serrando le dita nelle sue carni ad ogni sua succhiata alla mia lingua. Le sbottonai la camicetta che lasciai aperta, la feci girare su se stessa e mentre le baciavo il collo le tirai fuori i seni dalla parte alta del reggiseno, i suoi capezzoli erano duri   e incominciai a sfiorarli con il palmo delle mani. Mariella inarcò il busto in avanti facendo combaciare il solco del culo con il mio membro. La gonna che indossava era di seta sottile e il mio membro apprezzò molto il movimento del suo bacino accompagnato da suoi sospiri.

Ci trascinammo in camera da letto disseminando il corridoio dei nostri vestiti. Per la prima volta la vidi nuda e rimasi sorpreso da quello che vidi: era completamente depilata e sulla parte alta delle labbra aveva tatuato delle fiamme; al posto della peluria vidi delle fiamme come se il suo clitoride prendesse fuoco. Rimasi un attimo perplesso e lei mi disse che un giorno mi avrebbe raccontato storia di quel tatuaggio e i motivi della sua separazione. Nel frattempo cominciai a succhiarle i seni con delicatezza alternando qualche piccolo morso che la faceva sobbalzare. L’eccitazione era a livelli altissimi e mentre lei era distesa sul letto, mi alzai in piedi e con un tono decido, inatteso persino a me gli dissi: “succhiamelo”. Lei mi guardò con aria sorpresa si mise a sedere e incominciò a succhiarlo e  leccarlo, lo strofinava sul suo viso passava la lingua lungo tutto il pene fino ad arrivare ai testicoli. D’un tratto la sentii piangere, si stringeva al mio ventre e singhiozzava. Presi fra le mani il suo viso e gli dissi con decisione che volevo sapere il motivo di quel pianto. Mi fece un gran sorriso e mi disse:”sono felice e adesso prendimi nella maniera che vuoi perché io ti appartengo, sono roba tua”. La baciai la feci distendere sul letto le alzai le gambe sulle mie spalle e la penetrai con decisione muovendomi rapidamente dentro di lei, “nuotando” nei suoi umori che facilitavano l’andirivieni, sbattendo violentemente il mio bacino vicino alla parte bassa del suo culo fino a che non sentii che si avvicinava l’eiaculazione. Le dissi che stavo per venire e lei copiosa mi disse:”Vienimi dentro, ho la spirale, inondami del tuo amore”. La riempii e stremato mi accasciai accanto a lei guardando la sua figa depilata perdere gocce del mio sperma e macchiare le lenzuola. Era mia, almeno in quel momento lo era.

 

 

Si alzò dal letto, era nuda e scalza la vidi guardarsi fra le gambe allargandole alzò gli occhi e mi indirizzò uno sguardo malizioso. Fece per voltarsi e andare in bagno quando le dissi: ”fermati accovacciati e fai uscire lo sperma, voglio vederlo sul pavimento”. Sorrise e si accovacciò con le gambe aperte verso di me, la vidi sforzarsi leggermente. Lo sperma incominciò a colare. Era uno spettacolo bellissimo. Si rialzò e andò in bagno a lavarsi.

La raggiunsi e aspettai che finisse per fare altrettanto. Si sedette a fianco a me sul water e guardava con aria compiaciuta le mie attività di pulizia. Appena chiusi l’acqua cercai di prendere l’ospite per asciugarmi quando mi fermò e mi disse che ci avrebbe pensato lei ad asciugarmi. Mi alzai mentre rimaneva seduta sul water, mi attirò a sé e intrufolò la faccia in mezzo alle mie gambe asciugando con il viso i miei testicoli e con le guance il mio pene passandoselo da una parte all’altra attraverso il collo. Poi lo scappucciò e mise il glande in mezzo alle sue tette massaggiandolo con tenerezza e asciugandolo con la sua morbida pelle.

Ebbi un’altra erezione, non volli scoparla ancora. Era talmente piacevole e dolce la devozione di quella donna che volli godermela tutta. Le dissi che doveva asciugare bene anche la fessura sul glande. Dapprima provò col capezzolo che nel frattempo era diventato turgido poi vi appoggiò le labbra sopra e incominciò a succhiare senza prenderlo in bocca. Le mie ginocchia incominciarono a tremare per il suo risucchio, la presi dolcemente per i capelli e la invitai ad andare sul divano. Si strinse a me schiacciando il mio pene oramai diventato di nuovo duro sul suo viso e mi accorsi che le uscivano di nuovo le lacrime. Era felice e lo ero anche io.

Il nostro rapporto evolveva di giorno in giorno, quella donna era capace di trasportare entrambi sulle vette più alte del piacere, del godimento ero solo confuso su come interpretare tutto quello che accadeva, se era solo sesso e libidine o esisteva veramente qualcosa di solido e bello tra noi.

Molte volte notavo nei suoi occhi un velo di inquietudine, di malinconia e quando le chiedevo cosa la rattristasse le mi rispondeva che era la paura di perdermi, il timore che tutto quello che fino a quel punto avevamo costruito svanisse come i sogni all’alba e ogni qualvolta questo pensiero le attraversava la mente diventava sempre più devota, più decisa nel compiacermi.

Una sera rientrammo da una cena a casa di amici, dopo esserci rinfrescati e messi comodi ci sedemmo sul divano ad ascoltare un po’ di musica prima di andare a dormire. Ad un tratto mi chiese se mi andava di mangiare qualcosina di dolce. Le dissi di si e subito la vidi sparire in cucina.

Tornò dopo pochi minuti con qualcosa di veramente dolce e unico, si era completamente denudata, aveva tra le mani un vassoio su cui aveva appoggiato i suoi seni era riuscita ad indurire i capezzoli e li aveva decorati con la nutella. Rimasi incredulo per tanta devozione, la guardai meglio e vidi che anche la sua bocca e le labbra della sua figa erano ornate di nutella. In pratica aveva usato la cioccolata come rossetto per tutte le sue labbra. Si inginocchiò davanti a me e mi disse: “serviti pure mio signore”. Iniziai a leccare e succhiare le labbra mentre lei reggeva ancora il vassoio con i seni appoggiati sopra, incominciai a stringerle un po’ i capezzoli e le mie dita di sporcarono di cioccolata allora lei poggiò il vassoio sul tavolino e incominciò a succhiare le mie dita con dolcezza la feci alzare e stendere sul divano e iniziai a leccare la sua intimità mischiando i suoi umori con la cioccolata. La penetrai lentamente scivolando dentro di lei accompagnato da suoi umori caldi. stavo iniziando a muovermi dentro di lei quando mi fermò e mi disse che anche lei aveva voglia di cioccolato,  mi fece sedere sulla poltrona dopodiché si inginocchiò e iniziò a leccare tutta la cioccolata che aveva farcito il mio membro quando l’avevo penetrata. La sua lingua correva avida e veloce lungo tutta l’asta e mentre sentivo che l’eiaculazione stava per arrivare le disse che volevo venire nella sua bocca. Mi disse di no e mi fece eiaculare sul suo viso e mentre lo sperma le colava copioso dalla faccia al seno la vidi piangere e fu allora che dissi a me stesso che dovevo sapere cosa la turbasse in certe circostanze e quali erano i drammi che si portava dietro.

 

 

La serata finì con quello strascico di tristezza marcato dalle lacrime di  Mariella e dalla mia crescente rabbia per un passato che non passava e per un presente che non riusciva a decollare verso la felicità. Andammo a letto ma entrambi non riuscimmo a dormire fino a quando, verso l’alba, decidemmo di alzarci e uscire alla ricerca un improbabile bar aperto che ci potesse offrire un caffè e un cornetto caldo. Raggiunsi con la macchina la costiera sorrentina e vedemmo il primo sole baciare le case di Positano che meravigliosamente distesa sul mare, come una bellissima donna si risveglia dopo un dolce riposo, iniziava a ravvivarsi di colore e di vita.

Ci fermammo ad un bar che non aveva mai chiuso, facemmo colazione e tenendoci per mano ci incamminammo verso la spiaggia dove incominciavano ad affluire le prime persone soprattutto gente in età avanzata. All’improvviso Mariella si fermò e mi baciò con amore e mi disse che voleva raccontarmi il significato delle sue lacrime.

Era stata sposata con un uomo di nome Marco a cui aveva dedicata tutta se stessa donandogli gli anni migliori della sua vita. Il loro rapporto era stato bellissimo e intenso, lei di indole devota assecondava suo marito in tutto e per tutto e godeva nel realizzare i suoi desideri,  lui felice di avere al suo fianco una donna così innamorata da annullarsi, da concedersi amorevolmente a lui e anche quando passati appena tre anni di matrimonio lui le propose di frequentare un club di scambisti lei non fu in grado di, non dico imporre, ma almeno proporre il proprio dissenso. All’inizio lei tentò una lieve opposizione ma nulla poteva contro l’ascendente che suo marito esercitava su di lei e alla fine cedette. Mi descrisse con dovizia di particolari la sua prima esperienza nel club. Il marito la teneva sotto braccio e si muoveva con un passo sicuro quasi fosse di casa, lei enormemente imbarazzata dall’ambiente e da ciò che vedeva si muoveva con il fare di un cagnolino spaventato che segue le orme del suo padrone. Furono subito agganciati da una coppia leggermente più giovane di loro che già frequentava il club da parecchio tempo e avevano fiutato subito la novità della serata. Fu il marito di Mariella a muovere per primo la mano verso l’interno cosce della giovane donna che avevano conosciuto e lei prontamente incoraggiandolo con un sorriso carico di malizia e voluttà aprì le gambe in maniera da facilitare la manovra verso il centro del piacere. Mariella fu pervasa una crescente gelosia ma questo sentimento fu subito spento dalla mano del marito della donna che imitando Marco aveva poggiato la mano sulle sue  ginocchia e per lei fu come ricevere un secchio di acqua gelata addosso, si ritrasse, diventò rossa e cercava di allontanarsi dall’uomo spostandosi sempre più vicino al marito. A quel punto fu proprio Marco che abbandonando un attimo la donna che stava accarezzando aprì le gambe di Mariella e indirizzò la mano dell’uomo fra le gambe di sua moglie. Entrambi l’accarezzano sfilandole via le mutandine. Il ghiaccio era rotto Marco ritorna a rivolgere le sue attenzione alla donna che nel frattempo aveva iniziato a masturbarsi. Mariella accoglie le mani dell’uomo in mezzo alle sue gambe e rivolge lo sguardo a suo marito con la remota speranza che la tolga da quella situazione per lei imbarazzante. Nel frattempo l’uomo aveva infilato un dito nella sua vagina facendola sussultare, Marco intuì che lo sguardo di Mariella era una supplica e con la perfida intenzione di distruggere tutte le aspettative della moglie si avvicina la donna che si stava masturbando e le infila in bocca il cazzo gonfio di desiderio. Mariella abbassò lo sguardo arrendendosi come in tante altre occasioni ai voleri del marito e si lasciò accarezzare dall’uomo non provando piacere da quella situazione. L’uomo eccitatissimo al pensiero di essere il primo uomo dopo il marito per Mariella la denudò le baciò i seni fino a scendere con la testa in mezzo alle sue gambe. Lei lo lasciò fare incominciando a provare qualche brivido ma non riuscendo a sciogliersi completamente. L’uomo la penetrò con forza, Mariella gridò e in concomitanza si sentì Marco gridare:”spaccala quella troia, per stasera è tua” dopodiché fece girare su se stessa la donna che aveva davanti la fece piegare e la penetrò analmente senza lubrificarla. La donna gridò e il marito rivolgendosi a Marco gli disse: “bravo, spaccale il culo che dopo lo faccio a tua moglie”.  A quelle parole Mariella sussultò e gridò: “assolutamente no. Non l’ho mai fatto e di certo non voglio farlo con te!”. L’uomo rimase perplesso e dopo aver affondato ancora qualche colpo nella vagina di Mariella tentò di girarla ma lei si rifiutò facendolo irritare. Quando si calmò lasciò Mariella da sola sul divano e si avvicinò alla moglie e mentre Marco continuava a stantuffare nel suo culo guardando Mariella con furore, il marito iniziò a scoparle la bocca facendole assaggiare il sapore della figa di Mariella. La donna ebbe un orgasmo furioso mentre il marito le sborrava in gola, Marco dal canto suo continuava a pomparle il culo fino ad eiaculare sulla sua schiena.

I tre si ripresero dopo una decina di minuti. Marco si avvicinò a Mariella con fare minaccioso, la donna si frappose fra i due e disse a Marco che le regole del club erano chiare: non si poteva costringere qualcuno a fare qualcosa se non voleva e detto questo dando un casto bacio a Marco e accarezzando la testa di Mariella con affetto si allontanò insieme al marito. Marco si rivestì senza proferire parola e per mostrare tutta la sua rabbia raccolse i vestiti di lei glieli gettò in faccia e si allontanò verso l’uscita. Mariella si rivestì in fretta e con le lacrime agli occhi uscì dal club di corsa. Trovò suo marito appoggiato all’auto che fumava una sigaretta, lei si avvicinò con fare dimesso e le uniche parole che il marito proferì furono: “Sali stronza!”. Capì che quella storia stava prendendo una piega inaspettata e notò nello sguardo del marito un velo di crudeltà che non aveva mai visto fino ad allora.

Dopo questo racconto abbracciai Mariella con amore e volevo che smettesse di tormentarsi per quelle cose che oramai il tempo stava lentamente sbiadendo e amorevolmente sopendo.

 

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