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L’immagine riflessa nel grande specchio della mia camera da letto mi fa sorridere, compio un giro su me stessa andando ad osservare con attenzione che sia tutto in ordine. Il mio sguardo parte dai lunghi capelli scuri, passando poi agli occhi grigio azzurri che sembrano più grandi, forse per l’aspettativa e quella punta di eccitazione che sento già. Le labbra, naturalmente carnose, sono di un bel rosso acceso e quasi automaticamente affondo i denti nel labbro inferiore, lasciando appena i segni prima di allargare il sorriso e continuare il mio tour visivo. Passo alle spalle, scivolando con lo sguardo sul seno coperto da una canotta rosa cipria, forse di una taglia più piccola del necessario: la mia terza abbondante ci sta a malapena e il tessuto è diventato come una seconda pelle. Passo un dito sul capezzolo destro che, quasi non aspettasse altro, si inturgidisce immediatamente facendomi sfuggire un sospiro al contatto tra carne e il cotone della canotta.
I miei pensieri, così come le mani, vengono distratti dal campanello. Un ultimo sguardo, prima di muovermi verso il citofono per rispondere.

M: «Si? Chi è?»

Sento una voce profonda dall’altra parte, è arrivata la mia cena.

M: «Si, primo piano, grazie.»

Lascio la porta socchiusa, mentre mi dirigo verso il divano per cercare il portafoglio nella borsa. Un leggero bussare, la porta che cigola appena mentre si apre di più.

M: «Oh, si. Vieni pure, sto cercando il portafoglio.»

Non mi volto neanche, sono piegata verso il divano, lascio che il ragazzo osservi il mio culo, coperto per metà da dei pantaloncini sportivi che lasciano alla fantasia davvero poco.
Sento dei passi dietro di me, un sorrisino che si allarga sul mio viso, mentre la sensazione di essere osservata insistentemente si fa sempre più bruciante. Cerco ancora, affondando le mani nella borsa, mentre il proprietario di quella voce così profonda si fa sempre più vicino, così tanto da sentire il calore del suo corpo a pochi centimetri da me. Stringo le gambe, l’eccitazione che comincia a prendere il sopravvento mentre l’uomo mi posa le mani sui lati del culo. Mi mordo il labbro inferiore, trattenendo a stento un sorriso malizioso che non può vedere. Sento il suo fiato caldo sulla pelle, le mani che mi aprono le natiche e le sue labbra che si posano proprio dove inizia la stoffa dei pantaloncini. Non riesco a trattenere un sospiro, smetto di cercare il portafoglio appoggiando le mani sul divano, piegando di più il corpo per dargli facile accesso. Adesso è la lingua a seguire il percorso delle labbra, la sento strofinare sulla stoffa per spostarsi in punti in cui la pelle è scoperta.
Un ansito, a metà tra la sorpresa e l’eccitazione, mi sfugge quando i pantaloncini vengono abbassati e posso solo immaginare l’espressione dell’uomo alla scoperta della mancanza di intimo.
Apre di nuovo le mie natiche, soffiando sul mio sesso già completamente bagnato dall’eccitazione. Il primo tocco di lingua mi fa tremare, un gemito che lascia le mie labbra e riempie il silenzio della stanza. Una delle mie mani, la sinistra, corre tra le cosce a strofinare il clitoride già gonfio mentre il ragazzo lecca sempre più velocemente tra le piccole labbra, portandosi via parte degli umori che mi colano abbondanti tra le gambe.

M: «Ti prego, scopami.»

E’ una supplica bella e buona, lo so. Ma ho bisogno di sentirlo dentro di me, gonfio e teso come non mai.

A: «Stai già pregando?»

La lingua è stata sostituita dalle dita, almeno due, che mi penetrano ritmicamente e mi portano sempre più vicina all’orgasmo.

M: «Ti prego…»

Non mi faccio problemi a pregare, non quando so quanto questo possa eccitare… ed eccitarmi. Mi tiro su dal divano, solo per spogliarmi anche di quella minuscola canotta e voltarmi verso il ragazzo, squadrandolo da cima a fondo e godendomi la vista dei pantaloni gonfi all’altezza del cavallo. Mi inginocchio davanti a lui, le dita che corrono a slacciare i bottoni dei jeans per abbassarli assieme ai boxer. Il cazzo eretto mi si presenta davanti in tutti i suoi diciannove centimetri, gonfio e quanto mai invitante.
Non perdo tempo, con una mano vado a sollevare il pene per riuscire ad accedere facilmente ai testicoli, la lingua che va già a leccare la pelle morbida. Ne prendo una in bocca, succhiandola, mentre con la mano mi sposto ritmicamente su e giù sul cazzo dell’uomo. Riservo lo stesso trattamento anche all’altra, ripetendo ogni movimento minuziosamente e con una calma invidiabile, almeno apparentemente: sento l’eccitazione che mi scivola tra le cosce, la mia figa che urla di essere sfondata.
Riporto l’attenzione sul membro, mentre con le dita torno a cercare il mio clitoride, la lingua che scivola sulla cappella, raccogliendo gocce di precum e assaporando quel liquido salato che mi fa impazzire.
Mi faccio scivolare il cazzo in bocca, aprendola abbastanza da passare le labbra su ogni centimetro che mi penetra fino alla gola. Alzo lo sguardo sul suo viso, osservando l’espressione rapita mentre sento le sue mani che vanno ad afferrare i miei capelli, stringendoli tra le dita e guidando i movimenti della mia testa. Quasi mi soffoca spingendo sempre più il membro verso il fondo della gola, mentre la mia stessa saliva inizia a colare dai lati delle labbra, scivolando verso il collo ed il mio seno.
Sono estremamente eccitata, sento il clitoride sempre più gonfio e sensibile. Non ci vorrà molto prima che l’orgasmo arrivi, sia per me che per lui. Premo le mani sulle sue cosce, spostandolo indietro non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi,eccitati e vogliosi.
Mi alzo, passando la mano sul membro e voltandomi per piegarmi verso il divano.

M: «Devo pregarti ancora o…?»

Lo guardo da sopra alla spalla, voltando solo la testa, mentre strofino il culo contro la sua erezione. Ho voglia di essere scopata, nient’altro.
L’attesa sembra eterna, lui mi accarezza le natiche prima di schiaffeggiarne una, un gemito che mi sfugge mentre chiudo gli occhi e mi mordo il labbro inferiore.

A: «Credi di essere pronta?»

Mi infila una mano tra le gambe, toccandomi le grandi labbra e bagnandosi le dita dei miei umori. Un sospiro mentre mi spingo all’indietro, verso l’erezione, cercando di invogliarlo a ficcarlo finalmente dentro.
E poi, quando meno me l’aspetto e – devo ammetterlo – quasi non ci speravo più, affonda dentro di me in un colpo solo, lasciandomi senza fiato e con un urlo spezzato in gola.

M: «Oh, merda!»

E’ lungo, mi riempie tutta, e la mia figa non se lo fa ripetere due volte prima di iniziare a stringersi attorno a lui come a volerlo trattenere il più possibile nelle sue profondità. Inizia a muoversi, scivolando come se fosse sempre stato quello il suo scopo nella vita, facendomi ansimare come non mai. Di nuovo infilo una mano tra le gambe, strofinandomi il clitoride in maniera sempre più frenetica, cercando quell’orgasmo che ormai minaccia di travolgermi da un momento all’altro.
Lo sento gonfiarsi, pulsare dentro di me, e sono consapevole di quanto poco manchi prima che anche lui si lasci andare all’eccitazione. Inizia a muoversi sempre più velocemente, perdendo un po’ di quel ritmo man mano che si avvicina all’orgasmo e io gemo, sono in grado di fare solo questo mentre l’orgasmo monta dentro di me.

M: «Oh cielo, sto per… sto…»

Non riesco neanche a finire la frase, esplodo intorno al suo cazzo mentre lui inizia a riempirmi di sperma con brevi ma potenti getti caldi, mandandomi fuori di testa dall’eccitazione.
Si accascia su di me, stringendomi con le braccia e facendomi scivolare lentamente sul grande divano.

A: «Ciao amore.»

Una risata liberatoria esce dalle mie labbra, scuotendo entrambi, mentre accarezzo il fianco del mio ragazzo, ancora uniti dal suo pene che inizia a perdere un po’ della durezza di poco prima.

M: «Salve, ragazzo delle consegne. Le pizze saranno ormai gelate, vero?»

Non che mi importi, assolutamente. Soprattutto se la motivazione per cui sono gelate è essere stata scopata in quel modo da Alex. Lo sento ridere sommessamente, mentre tento di scostarmelo di dosso per girarmi e guardarlo in viso. Mi metto distesa sulla schiena, lui che si appoggia su di me e mi accarezza il seno, senza malizia, come a voler essere certo che io sia proprio lì.
Sono ormai cinque anni che stiamo insieme e sin da subito abbiamo trovato il modo di non annoiarci, portando un po’ di fantasia nei nostri incontri sessuali e avendo un rapporto aperto al dialogo. Eppure, c’è qualcosa che ancora non sono riuscita a tirare fuori e, questa sera, dopo un orgasmo pazzesco sembra proprio il momento giusto per affrontare il discorso.

M: «Amore, ricordi quelle fantasie che dico sempre essere troppo perverse…?»

Alzo appena la testa, solo per riuscire a guardarlo negli occhi.

A: «Si, certo…»

E’ sospettoso, lo sento dal tono con cui mi risponde. Prendo fiato, parlando in modo veloce ma con una punta di malizia nella voce impossibile da non sentire.

M: «Ecco… Vorrei aggiungere ancora un po’ di pepe alla nostra relazione. Una delle mie fantasie è… farlo in tre.»

Lo osservo attentamente, è scioccato e posso comprenderlo. Non credo abbia mai riflettuto sulla possibilità che io volessi aggiungere un terzo soggetto ai nostri amplessi.

A: «Una ragazza…?»

Ridacchio, accarezzando i ricci scuri che ricadono sulla sua fronte.

M: «No. Un ragazzo… E…»

Sorrido, l’espressione che si fa sempre più famelica al solo pensiero di ciò che sto per dire, ripensando a tutte le volte che mi sono masturbata immaginando queste scene nella mente.

M: «Non voglio che questo ragazzo scopi solo me…»

Gli occhi di Alex si spalancano, sembra voler dire qualcosa ma dalle sue labbra non esce nulla, almeno finché non lo vedo prendere un gran respiro.

A: «E’ anche una mia fantasia, tesoro. Guardarti mentre un ragazzo ti scopa, io che magari te lo ficco in bocca…»

Anche i suoi occhi si appannano di quel velo di eccitazione che conosco bene, lo stesso sguardo che si riflette nei miei al solo pensiero di mettere in pratica questa nostra fantasia.

A: «…Ma non so se riuscirei ad interagire con un uomo…»

Annuisco piano, comprendendo la ritrosia di Alex a quella possibilità.

M: «Va bene così, davvero. Almeno sappiamo di avere anche questa fantasia in comune, non credi?»

Sorrido maliziosa, mentre una mano va ad accarezzare la spalla dell’uomo, scendendo sempre più verso il petto. Sposto appena la gamba, il pene di Alex che sembra essersi ripreso dal post coito di poco prima.

A: «Hai di nuovo voglia?»

M: «Sempre.»

Mi mordo il labbro inferiore, l’eccitazione che prende il sopravvento.

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