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Racconti Erotici Etero

Medico di famiglia

By 9 Settembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il calore dei primi raggi di sole che filtravano dalla serranda malamente abbassata svegliarono Renato ben prima di quanto avesse programmato fissando la sveglia. Era inizio giugno e sulla sua stanza il sole batteva fin dalla mattina, riscaldando esageratamente l’ambiente.
‘Maledetto a me che sono tornato alle due e mi sono scordato di sistemarla’, pensò tra sé e sé. L’uomo si stiracchiò pigramente e si sedette sul letto. Si sentiva nonostante tutto abbastanza riposato e voleva approfittare di quell’ora in più che la sveglia anticipata gli aveva messo a disposizione. Trovò l’energia per alzarsi e raggiungere la scrivania, per accendere il suo iPhone rimasto in carica; non si aspettava di trovare molte notifiche, dato che il compleanno di un amico lo aveva trattenuto fino a tardi quella notte. Lo schermo segnava le 6.48, un’unica notifica fece vibrare lo smartphone: ‘Medico di famiglia’.
Si ricordava bene di quell’impegno; era stato a mare qualche giorno prima e il primo sole gli aveva provocato strane macchie rosse sul tronco che, dopo più di una settimana, non erano ancora sparite. Quella mattina aveva deciso di ritardare un’oretta al lavoro proprio per passare dalla dottoressa e capire se dovesse curarsi o soltanto aspettare la guarigione. Ricorreva al medico di famiglia molto raramente: da un lato non si era mai fidato troppo dei medici e riteneva che l’abuso di medicine fosse peggiore del male da curare, dall’altro in più la dottoressa era una persona brusca e a volte antipatica, che non lo aveva mai messo a suo agio.
‘Quando mi tocca, mi tocca’, pensò mentre sceglieva cosa mettersi addosso.
Alla fine optò per un semplice paio di jeans e una polo: cominciava a far caldo e al lavoro non era richiesto un abbigliamento troppo formale.
Si guardò allo specchio mentre passava un tocco di cera sui corti capelli scombinati: l’aver superato da più di un lustro il limite dei trent’anni non aveva appesantito molto il suo viso, che si era mantenuto molto giovanile:
‘L’aver dimostrato sempre meno anni di quelli che avevo comincia ad avere i suoi vantaggi’, pensò con soddisfazione sciacquandosi le mani.
Lo studio apriva alle otto, poteva fare anche colazione. Mangiò con calma una tazza di cereali, si lavò i denti e riguardò l’orologio. Erano appena le sette e un quarto, era in anticipo. Decise comunque di avviarsi verso lo studio, che distava solo un paio di isolati da casa sua: spesso la dottoressa arrivava di buon mattino e apriva prima.
‘E poi &egrave sempre meglio arrivare presto così evito la fila. I vecchietti sembrano sempre fare a gara a chi arriva prima. Ma poverini, non hanno nulla da fare e vivono nella sala d’aspetto’ pensava tra sé e sé tra il divertito e il compassionevole.
Arrivò nell’androne del palazzo: era aperto, probabilmente il portiere era impegnato nella pulizia e nella consegna della posta, quindi decise di avviarsi verso l’ascensore senza citofonare. Salì fino al quinto piano e, nonostante fossero ancora le sette e mezza, trovò la porta aperta.
‘Che fortuna, la dottoressa &egrave già arrivata! Forse riesco a sbrigarmi per le otto e non ritardo a lavoro’, si disse speranzoso.
Varcò la porta e si accomodò nella sala d’aspetto; era deserta e si mise a rovistare sul tavolino, alla ricerca di qualche rivista che non fosse di gossip. La porta dello studio della dottoressa era socchiusa.
‘C’&egrave qualcuno? Avanti!’
La voce gli sembrò più giovane e frizzante di quella rigida a cui era abituato. Si alzò e si avvicinò alla porta, bussando.
‘Avanti, può entrare’.
Renato spinse la porta e rimase davvero sorpreso.
Due begli occhi vivaci gli sorridevano dietro le lenti tonde degli occhiali.
” Bianca?’
‘Renato!’
‘Ciao Bianca! Quanto tempo! Che sorpresa trovarti qui!’
‘Che piacere! E’ una sorpresa anche per me!’
‘Chi ti porta da queste parti? La dottoressa non c’&egrave?’
‘Oggi sta male e la sostituisco io! Ho appena finito la scuola di specializzazione ed &egrave il mio primo giorno da sola a fare il medico!’
‘Ho capito! Sbagliato giorno per venire, non ci tengo a fare la cavia’ disse lui ironicamente, sorridendole e accennando una fuga precipitosa.
Conosceva Bianca da più di dieci anni ormai, ma non la vedeva da più di sette o otto. Erano stati compagni all’università solamente per un anno.
Si era instaurata presto una simpatia tra di loro, tuttavia la differenza di età e il fatto di essere lei matricola e lui laureando, avevano sempre impedito che si creasse qualcosa in più. Poi lei aveva cambiato ambito di studi e, a parte qualche sporadico incontro nei locali del centro, si erano persi del tutto di vista.
La guardò. Era la Bianca che si ricordava. Doveva avere ormai almeno 32 o 33 anni ma manteneva quasi inalterata la freschezza dei 20. Il camice bianco perfettamente pulito e stirato le copriva gran parte della figura, lasciando intravedere dalla scollatura un top verde, e sotto il ginocchio un paio di jeans, i capelli erano legati nonostante non le sarebbero arrivati oltre le spalle. Le era sempre piaciuta come persona, sebbene non la conoscesse a fondo: sorridente, brillante, avevano piacevolmente dialogato più volte durate le pause o a pranzo. Lei gli aveva parlato di come non si sentisse a suo agio in facoltà ed era stato soprattutto Renato a spingerla a provare il test per medicina. Esteticamente era sempre stato molto attratto da lei, ma non era mai stato sicuro se lei ricambiasse o meno. Decisamente bassina, magra ma formosa, coi capelli ricci quasi biondi che le incorniciavano un viso birichino, dove facevano mostra di sé due labbra carnose ben disegnate, un naso piccolo e, dietro le lenti rotonde, due occhietti vispi verde acqua, che trasmettevano simpatia. Anche ora che aveva passato i trenta manteneva un’aria sbarazzina, ricordo del tipo ‘alternativo’ che era stata attorno ai vent’anni, con una quasi totale assenza di trucco; solo i primi ciuffi argentei cominciavano a far capolino tra i ricci. Non era mai stata appariscente, proprio per come si vestiva e per la quasi totale assenza di trucco ma nel suo genere era certamente una bella ragazza acqua e sapone.
‘Sei in anticipo, lo studio apre tra quasi mezz’ora!’ gli disse lei, con aria di finto rimprovero.
‘Beh anche tu lo sei!’
‘E’ il primo giorno, volevo sistemarmi bene e capire un po’ come sono organizzate le cose qui! Ho un certo timore, devo ammettere”
‘Stai tranquilla; il 95% dei pazienti &egrave costituito da ultra ottantenni che vengono qui per scambiare due parole con qualcuno e che non hanno nessun problema specifico’, le disse sorridente, cercando di tranquillizzarla.
‘Scommetto poi che appena vedranno che c’&egrave una giovane e bella dottoressa la fila aumenterà a dismisura’ le disse con ironia più che malizia.
‘Che scemo che sei!’
‘Eh si’, pensò Renato, ‘&egrave la solita Bianca di sempre. Simpatica, un po’ timida, non &egrave cambiata molto. Chissà se quelle tettone che aveva a vent’anni non hanno ceduto ormai’, pensò con curiosità più che con desiderio.
Infatti Renato aveva notato per la prima volta quella simpatica matricola a causa dell’abbondante seno che sembrava celarsi sotto le sue t-shirt mai scollate. Si era poi accorto che non doveva essere stato l’unico a notarle, dato che nelle foto su FB meritavano esse stesse una tag a parte. Che simpatiche le sue amiche, non c’&egrave che dire, aveva pensato. Non particolarmente avvezzo al corteggiamento, era comunque riuscito ad attaccare facilmente bottone, fino a che si era instaurato un bel rapporto tra i due, senza che lui provasse a spingerlo più in là.
‘Siediti dai, che mi aggiorni cinque minuti. Poi mi dici anche il motivo della visita ovviamente’.
Renato si accomodò sulla sedia davanti la scrivania, mentre Bianca lasciò il suo posto e si avvicinò per salutarlo.
‘Anzi, sai che ti dico? Lo studio apre tra venticinque minuti, quindi abbiamo il tempo per farci una bella chiacchierata’, gli disse sorridente mentre usciva dalla stanza per andare a chiudere la porta di ingresso.
‘Allora, dimmi: ti sei sposato?’, si sentì dire dalla donna, che era ormai rientrata nella stanza.
‘Sono così vecchio che te lo aspettavi?’, rispose l’uomo, fintamente risentito.
‘No no, certo che no, ma hai cinque o sei anni più di me, quindi immaginavo che”
‘Invece noto che tu hai la fede? Chi &egrave stato il fortunato?’
‘Ti ricordi di Giuseppe? Ci siamo messi assieme il primo anno di medicina, ci siamo sposati sei mesi fa’, rispose lei, più per dovere di cronaca che con sincero entusiasmo.
‘Fidanzamento secolare allora; pensavo che avessi buon seguito coi ragazzi e ti fossi divertita di più’ le rispose lui impertinente.
‘Che scemo che sei! Beh siamo fatti l’uno per l’altro evidentemente! Parla il single inacidito dalla solitudine’.
‘Chi ha detto che sono single? Mi hai chiesto solo se fossi sposato!’
‘Ah, scusa, pensavo che”, rispose lei con serio imbarazzo.
‘Dai Bianca, scherzo! Sono single, libero come l’aria’.
‘Questo mi stupisce invece. Mi ricordo che avevi il fascino del laureando ai tempi, pensavo che avessi ammiratrici’.
‘Beh, non saprei, la vita da single mi piace ma forse sarebbe ora di cominciare a guardare la vita da un altro punto di vista’, rispose lui, per la prima volta mostrando serietà.
‘Io devo ringraziare Giuseppe, se no sarei rimasta zitella a vita probabilmente. Chi vuoi che mi prenda: sono acida, anticonformista e arrivo a stento al metro e cinquantacinque’, rispose lei autoironica, ma forse sperando che lui ribattesse dicendo che la realtà era diversa.
‘Beh quello che hai detto probabilmente &egrave vero, ma ciò che perdi in altezza lo guadagni ampiamente altrove, e fidati che noi ragazzi lo preferiamo’, rispose lui con una certa imprudenza.
Bianca capì immediatamente l’allusione, ci era abituata ormai, e non ribatté, cambiando del tutto discorso:
‘Quindi poi ti sei laureato e ora che fai?’
‘Si, ci ho messo qualche anno in più, adesso lavoro presso un laboratorio di analisi. Non &egrave il mio sogno ma si sta bene: la paga &egrave decente e ho il tempo anche per divertirmi. E tu?’
‘Io come sai sono entrata a medicina, mi sono laureata quasi in regola e alla fine sono riuscita ad entrare alla scuola di medicina generale, dopo che ho toppato i test per altre due specializzazioni. Non ho ancora il mio studio ma oggi sostituisco la dottoressa ed eccomi qua’.
‘Beh sei sistemata praticamente! Un lavoro sicuro, un marito, cosa chiedere ancora?’
Notò un certo imbarazzo dipinto sul viso di Bianca.
‘Mica &egrave tutto rose e fiori, sai? Il lavoro &egrave buono ma sono soltanto agli inizi, non c’&egrave nulla di sicuro al momento. E poi il matrimonio”
‘Cosa non va? Dopo tutti questi anni sarete davvero affiatati!’
‘Si certo, l’affiatamento c’&egrave, mi trovo molto bene con lui. Ma sai, quando si &egrave giovani si vive tutto con più entusiasmo, poi subentrano le responsabilità, l’abitudine e credo sia normale che le cose cambino un po’. Forse avrei dovuto aspettare un po’ per sposarmi, potrei aver voluto fare inconsciamente le cose un po’ troppo velocemente per non pentirmene. Non saprei, però probabilmente ho fatto la scelta giusta’.
Renato e Bianca erano ormai immersi nella piacevole discussione. Al di là della forte simpatia che l’uomo aveva provato anni prima per la neo dottoressa, era seriamente interessato a quello che lei gli raccontava: era simpatica e genuina e anche l’idea di sbirciarle nella scollatura l’aveva completamente abbandonato. L’occhio gli cadde invece sul grande orologio a parete che era appeso dietro la scrivania: segnava le otto meno venti e gli ricordò che non era lì solo per chiacchierare.
Bianca sembrò leggergli nel pensiero:
‘Comunque immagino che tu non sia qui solo per fare due chiacchiere, sbaglio?’
‘Certo che no, dottoressa’, disse lui con finta formalità.
‘La settimana scorsa sono stato un giorno a mare: ho messo abbondante crema ma dalla sera stessa mi sono spuntate delle macchie rosse sul tronco che mi danno anche un po’ di fastidio’.
‘Capisco, fammi vedere! Siediti sul lettino’.
Renato si alzò, si avvicinò al lettino e stava per sedersi.
‘Aspetta! Cambio la carta! Magari ieri ci si &egrave stesa una vecchia piena di pustole’ gli disse divertita.
‘Ho la nausea e non sono manco le otto, la ringrazio dottoressa’, rispose lui mostrandosi risentito.
Bianca strappò dal rotolo la carta che giaceva sul lettino e la buttò nel cestino. Poi ne fece scorrere un po’ della nuova.
‘Basta che ti siedi e alzi un po’ la maglietta, non c’&egrave bisogno che ti sdrai’.
Renato si appoggiò con entrambe le braccia sul lettino, facendo leva per salirvi sopra. Si sentiva in imbarazzo a togliersi la polo davanti una vecchia amica: la situazione più che intrigarlo lo bloccava.
Lei lo vide titubante:
‘Non mi dirai che ti vergogni! Una giovane dottoressa ti fa quest’effetto?’, rispose lei, piccata, senza però nascondere un rassicurante sorriso.
‘No no figurati, &egrave che in genere le dottoresse brutte mi mettono più a mio agio’, le rispose col volto un po’ tirato.
‘Allora io dovrei metterti abbastanza a tuo agio’, disse lei con falsa modestia.
‘Dovresti??? Ma hai presente come &egrave avvenente la dottoressa che sostituisci? Vada per la voce da maschio e i due pacchetti di sigarette che si fuma in una mattina, ma fa anche impressione a vederla in faccia!’
‘In effetti un piccolo passo avanti lo rappresento sicuramente, non che fosse complicato’ sorrise lei divertita.
Renato sollevò la polo senza troppa convinzione, mentre Bianca gli si avvicinò.
‘Si lo vedo, sembrerebbe un eritema solare’.
Bianca gli si avvicinò ancora di più. Dalla sua posizione leggermente sopraelevata, adesso Renato poteva sentire l’odore fruttato dei ricci entrargli piacevolmente nelle narici mentre nel contempo, quasi naturalmente, l’occhio gli cadde sulla scollatura, dove il top non riusciva a nascondere le esuberanti mammelle. Cominciava a sentire una sensazione di calore pervadergli il corpo.
‘L’hai solo sul tronco o si &egrave diffuso altrove? Comunque non &egrave nulla di grave, ti prescriverò una pomata lenitiva che accelererà la guarigione. Tu nel mentre evita di esporti al sole troppo a lungo e non stare in spiaggia nelle ore centrali del giorno’.
‘Sarà fatto, dottoressa. Comunque non penso che abbia altre zone irritate.’
‘Fammi vedere sul collo: lì la pelle &egrave sempre molto delicata.’
Erano adesso proprio vicini, il viso di Bianca a pochi centimetri dal suo, poteva percepirne il respiro sul collo, i corpi quasi a contatto. Le mani affusolate della dottoressa gli sfioravano la pelle, provocandogli una sensazione di solletico, ma non solo.
‘Qui non c’&egrave quasi nulla, stai tranquillo’, sussurrò appena lei, con una voce un po’ rotta. Evidentemente anche Bianca non era indifferente a quella situazione.
Bianca indietreggiò leggermente per allontanarsi a scrivere la ricetta quando i loro occhi finalmente si incrociarono; lei esitò un istante e questo bastò a Renato affinché in un attimo la afferrasse delicatamente per il braccio traendola a sé. Quasi naturalmente le labbra di Renato si posero su quelle della donna. Fu un bacio lungo e appassionato, le lingue vogliose si cercavano incessantemente in vortice di inseguimenti, mescolando i loro sapori. Le mani di lui le furono sulle spalle e scesero freneticamente verso il fondoschiena, quelle di lei gli carezzavano con passione i corti capelli mentre lo baciava voracemente.
Le mani di Renato si posarono sui fianchi per poi risalire sotto il camice a palparle voluttuose i grossi seni, ma lei lo interruppe, staccandosi da quel lungo bacio.
‘Non abbiamo tempo, mi dispiace. Lascia fare a me e stai tranquillo’, gli disse con un misto di malizia e dispiacere, allontanandolo leggermente con una spinta.
Bianca rimase in piedi davanti a lui, seduto sul lettino, e le mani della dottoressa iniziarono ad armeggiare con la cintura dei calzoni e poi con i bottoni e la zip dei jeans. Renato capì le intenzioni ‘bellicose’ della vecchia amica e la agevolò, sollevando il bacino quando lei gli sfilò con un unico movimento pantaloni e slip. Renato aveva i jeans alle caviglie e il pene già quasi del tutto eretto proprio all’altezza del petto di Bianca.
‘Uhm, hai una leggera forma di fimosi’, gli disse lei mentre con un movimento deciso gli scopriva il glande, già lucido di liquido preseminale.
‘Si, lo so’ ma non ho mai deluso nessuna’ rispose lui sdrammatizzando un po’ la tensione erotica del momento.
‘Comunque, se posso un parere meno tecnico’ hai’ un cazzo b-bellissimo’, disse la ragazza evidentemente eccitata, con la bocca a pochi centimetri dal pene che puntava violentemente verso il soffitto: numerose venature innervavano la larghissima asta, che culminava in una cappella rosa-violacea più gonfia del normale. Alla base lo scroto, avvolto da una peluria diffusa, pendeva mollemente tra le gambe leggermente dischiuse.
Repentinamente gli prese il glande tra le labbra e cominciò a titillarlo con veloci colpi di lingua, provocando ripetuti gemiti soffocati del ragazzo.
‘Bianca”
‘Shhh, non so se sia giusto ma &egrave quello che voglio ora”
Le sue mani corsero subito sulle spalle della ragazza ad aprirle il camice, mentre la giovane dottoressa aveva ormai iniziato a passare la lingua lungo tutta l’asta.
Non senza difficoltà, Renato liberò l’amica del camice e del top, rimanendo incantato davanti all’abbondanza del petto strizzato in un bianco reggiseno. Lui le sollevò la testa dal cazzo e la guardò, poi con calma le sganciò il reggiseno e la testa della ragazza scivolò nuovamente tra le sue gambe. Bianca si stava prodigando con devozione sul suo membro, alternando il gioco di lingua a quello più avvolgente delle labbra carnose, che percorrevano avanti e indietro l’asta, riuscendo a imboccarla con grande difficoltà.
Le mani del ragazzo si riempivano con gioia dei grandi seni, strizzandoli e soppesandoli, ma lei sembrava concentrata solo su altro. Renato spinse Bianca verso il suo inguine e il petto della ragazza aderì al suo pube; lei lo sistemò nell’ampio incavo tra le tette e iniziò a muovere il busto per stimolarlo. Il membro del ragazzo sbucava ritmicamente da quelle montagne di carne trovando subito le labbra calde della donna ad avvolgere la cappella, poi spariva nuovamente nell’incavo. La mano di Renato si poggiava saldamente sulla nuca di Bianca, impedendole, nel caso remoto l’avesse voluto, di liberare la bocca dal glande. Poi lui si rilassò godendosi il devoto lavoro di bocca e di seno dell’amica.
Ora i due ragazzi riuscivano finalmente a guardarsi negli occhi: in quelli di Renato brillavano una residua sorpresa e una crescente gratitudine, quelli di Bianca erano imperscrutabili, sebbene la bocca leggermente dischiusa tradisse la sua eccitazione.
Renato si concentrò in particolare sulle labbra carnose dell’amica, che continuavano a omaggiare il suo cazzo, alternandosi al lavoro incessante della lingua della donna. Poi Bianca, quasi a voler riposare la bocca da quel grosso bastone che la lasciava a fatica respirare, lo rimetteva tra le tette e lo invitava a tenergliele strette mentre lei si muoveva per regalargli una delle spagnole più memorabili che riuscisse a ricordare.
Si soffermò anche sull’arredamento dello studio che, nelle rapide visite fatte di malavoglia al suo medico, non aveva mai guardato con attenzione. La stanza era un po’ povera e alquanto disordinata: le pareti bianche erano riempite dai classici poster raffiguranti gli apparati del corpo umano, il tavolo, di fronte a lui, era completamente riempito da raccoglitori, ricette e medicinali sparsi, mentre nel tavolino a fianco faceva bella mostra il computer portatile di Bianca, unica cosa che avesse sembianza di nuovo e ordinato in quella stanza. Alla sua destra la luce giungeva da un’ampia finestra, schermata da una vecchia tenda da ufficio, che certamente doveva aver vissuto tempi migliori. Proprio di fronte a lui l’ampio orologio a parete segnava ormai le 7.55.
In quell’istante Bianca si staccò dal suo pene, come se gli avesse letto negli occhi l’orario:
‘Non sai quanto vorrei continuare, ma sta per aprire lo studio’ cerca di venire prima possibile’, sussurrò lei, iniziandolo a masturbare velocemente.
Nel silenzio dello studio ancora chiuso si sentiva distintamente il rumore della pelle del ragazzo che rapidamente copriva e scopriva il glande, mentre Bianca, per cercare di ‘convincerlo’ a sbrigarsi, aveva poggiato le labbra a coronare la cappella mentre continuava incessantemente a masturbarlo.
‘Non abbiamo tempo, &egrave il mio primo giorno, devo aprire in orario” biascicò lei, mentre un gemito di Renato annunciò un primo copioso schizzo di seme che la colpì sulla guancia finendo la propria corsa lordando i ricci della donna. Bianca rapidamente si abbassò sul cazzo ricevendo i rimanenti fiotti di sperma nella sua bocca. Dopo interminabili contrazioni del ragazzo, che le riempirono completamente la bocca di sperma, si staccò e rapidamente si avvicinò al tavolino.
‘Vedi di rivestirti subito e andare, sono le otto spaccate’ gli disse con finto fastidio, non appena terminò di ingoiare lo sperma.
Renato, ancora confuso ma ormai rilassato, si alzò dal lettino e si ricompose.
Guardò l’amica e le indicò un punto vicino l’orecchio. Bianca lo guardò con aria interrogativa.
‘Dottoressa, non vorrà mica visitare qualche vecchietto malato di cuore con la mia sborra tra i capelli’ le disse ridendo. Prese quindi un kleenex dalla confezione sul tavolo e glielo porse. Lei lo guardò mentre si ripuliva i capelli seguendo le sue indicazioni e ne prese un altro passandoselo sulle labbra. Renato avvicinò quindi a Bianca baciandola con passione.
‘Ora vai, davvero non possiamo rimanere ancora’, lo allontanò lei, avviandosi verso l’ingresso dello studio per aprirlo al pubblico.
Iniziarono a entrare i primi anziani in attesa davanti alla porta, riempiendo le poche sedie della sala d’attesa.
‘Tutto ricomincia a scorrere nella normalità’ pensò con un sorriso Renato mentre varcava la soglia e imboccava le scale. Sapeva di aver dimenticato la ricetta, ma non se ne curò.

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