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Racconti Erotici Etero

Mia cugina Concetta

By 13 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Non abitava in un quartiere popolare mia zia; diciamo piuttosto in una zona danneggiata dagli eventi bellici.- Fortuna che era stata una delle poche fortunate a ritrovare a Catania quattro mura e un tetto dopo il placarsi dei bombardamenti. Noi, io e mia madre non avevamo avuto la stessa occasione

Per cui la zia aveva offerto a sua sorella di dividere con lei il lussuoso appartamento

Mio padre era ancora disperso, prigioniero in Albania, come peraltro anche il babbo di Concetta; di cui ancor peggio non si sapeva neppure notizia

Dormivamo su dei giacigli di paglia che avevo raccolto io quindicenne e le donne avevano procurato di stipare entro due contenitori approntati alla meglio con ago e filo e avevano l’incombenza di fungere da materasso

Io con mia madre dormivo su uno e la zia e sua figlia sull’altro

Concetta era più grande di me. Aveva già compiuto sedici anni e correva velocemente ai diciassette. Non posso dire che fosse bella. O meglio a me non piaceva.

C’&egrave poco da censurare invero sull’aspetto di una ragazza diciassettenne; ma a me diceva così poco, dico come femmina, che meno non si potrebbe

Forse per quelle manifestazioni sguaiate, le espressioni triviali fino all’osceno, il brusco atteggiamento da più grande che induce a dar ordini e quella mancanza di tatto che faceva di una signorinella un maschiaccio e anche assai insolente

Mi apparve particolarmente antipatica quel mattino quando rivolgendosi a me ordinò perentoria: ‘Rompiti il culo, va’ in giro a cercare un pò di paglia che facciamo i materassi. Invece di star a dormire per terra’

Prima della guerra non avevamo avuto contatti molto stretti; poiché loro abitavano in un paesino di provincia e noi in città. Per cui ci saremo visti due tre volte al massimo.

Senza contare che l’età da sub adolescenti non dà modo di guardare la ragazza con occhi maliziosi; aggiungendo a ciò la constatazione che era MIA CUGINA.

Per cui, per la mia mancanza di sorelle, io la vedevo e la rispettavo come se fosse tale

Impaccio che ancora perdurava e ora s’accentuava poiché la convivenza era diventata particolarmente compatta. Tutto il nostro campo d’azione si sviluppava in una stanza. Grande quanto vuoi ma il solo locale coperto da un tetto

Al di fuori del perimetro della quale non vedevi che macerie

Rovine che noi utilizzavamo a guisa di gabinetto avendo io, colla collaborazione delle donne, eretto un bugigattolo recintato con assi recuperate dai circostanti edifici crollati

Una sera che imperversava un temporale mia zia, atterrita dai tuoni, preferì dormire con sua sorella. Per cui io dovetti ricevere come ospite la cuginetta.

Ero fremente di tensione. Fa sempre effetto sentirsi stendere accanto una ragazza

Anche se completamente vestiti erano troppo contigui i due corpi a causa della non eccessiva ampiezza del materasso. Con mia madre risolvevamo il problema stendendoci in posizione rovesciata; ma a mia cugina la cosa non andò a genio poiché le ripugnava trovarsi davanti al viso i miei puzzolentissimi piedi

A parte quel rabbuffo dell’inizio, dopo fu molto gentile e affabile

‘Lo sai che le nostre madri si stanno accordando’ Bisbigliò usando un tono assai diverso dal modo di sbraitare in cui era solita esprimersi

‘per farci sposare..?’ Non era un concetto che mi suonava nuovo. Anch’io avevo captato certi scambi d’opinione circa quella novità fra mia madre che farfugliava con la sorella.

La zia era concorde all’accomodamento mentre mia madre sosteneva che sua figlia era più grande. E ciò poteva causare danni all’armonia familiare. Però non pareva mostrare un tono decisamente negativo. Per cui li sentii più volte rimestare il nocciolo del problema

Finsi di non saperne niente per evitare che il discorso si prolungasse

Però devo riconoscere che ero imbarazzato. E anche parecchio

Contrarre nozze colla figlia della sorella di mia madre non mi pareva cosa tanto morale

L’avevo considerata sempre una sorellina; anzi la sorellona nei giorni che precedettero la rivelazione. Anche se una sorellona sguaiata, pestifera, grossolana, sgraziata e goffa. Ma sempre sorella. E come tale da rispettare al di sopra di ogni cavillo

Ad acuire l’iniziale turbamento fece la parte del leone l’insistere da parte sua ‘A te.. ti piacerebbe?’.

Giuro che io non avevo mai pensato a una scappatoia simile. Manco se avesse avuto l’età da rischiare di restare zitella..! Però il solo pensarla moglie e vedermela accanto nel letto valse a farmelo risvegliare in maniera paurosa

‘Dai ca ni maritamu gioia’ (dai che ci sposiamo tesoro)

Allo stregato comparire di quell’argomento mi apparve una ragazza semplicemente eccentrica, forse un pò indelicata ma, come per l’improvviso intervento di magia bella

‘Cca ju ti piaciu’ (Io ti piaccio)

Se l’avesse detto solo un’ora prima sarei esploso in una risata da farla vergognare mentre in queste circostanze quell’affare dritto ebbe il potere di modificare la cosa da così a cosà

L’avviso aveva preso una prospettiva del tutto singolare: col viso mio a due dita dal suo m’appariva bella come mai l’avevo vista.

Non la vedevo, &egrave vero. Ma non perché l’Enel ci avesse rifilato un black out ma perché la luce a quei tempi era fornita dal lume a petrolio; e noi petrolio non ce n’avevamo.

E, per la verità, neanche il lume

La guardai perciò a tastoni, facendole scorrere i polpastrelli sul visetto che irradiava una tal bellezza da reputare eccessive tutte le efferatezze che avevo considerato sul suo conto.

‘E puru ju ti piaciu. N’&egrave veru ca ti piaciu?’ (E anch’io ti piaccio. Vero.. che ti piaccio?)

In effetti alla mia reputazione guadagnava un crescendo di bellezza sorprendente. Non arrestavo le dita che trascorrevano sopra il suo visetto non proprio da innocente. Dalla fronte spaziosa agli occhioni grandi, dalle guance alle labbra carnose e sensuali, dalla nuca alla marea di capelli folti e ricci

‘Me matri &egrave daccoddu ca tu si ‘n bravu carusu’

(Mia madre &egrave d’accordo poiché sei un bravo ragazzo)

‘J’allura macari ca facemu i cosi vastasi… non s’ancazza’

(Perciò anche se ci scambiamo qualche carezza spinta non s’arrabbia)

Rapito come se avessi davanti la donna più bella del mondo la baciai squisitamente sulla punta del nasino. Era prevedibile che non muovesse obiezioni. Eravamo in procinto di percorrere il sentiero di due che si stanno fidanzando e lei &egrave particolarmente favorevole

Non mi stancavo di far scorrere le dita sopra il suo viso, smanioso che spuntasse la luce del giorno per ratificare quanto bella era la mia futura sposa. La ragazza colla quale avrei potuto fare ogni sorta di peccati.

Per prendermi un appetitoso anticipo sulle licenze che già sospiravo la cinsi col braccio che posai sui fianchi ancora timoroso sul farlo discendere sino alle natiche, incoraggiato dalla protezione del buio e le ruvide coperte militari. Tuttavia ero ancora titubante che la mossa azzardata fosse censurata da lei oltre che da me che mi redarguivo aspramente in cuor mio per l’oscenità che stavo vagheggiando di commettere.

In effetti, anche se fisicamente ero ancora statico e titubante, col pensiero correvo già sulle ali delle fantasticherie più depravate

Da quanto avevo dedotto dai replicati commenti ero persuaso anch’io che le madri nostre avrebbero finto d’ignorare anche se affiorava palese che ci fossimo messi a fottere.

Ero io che nutrivo parecchi dubbi sulla faccenda. Reputando sconcio chiavare l’esserino che consideravo la mia sorellona

E perseveravo allora solamente nelle lievi carezzine sul viso; pur se sconvolto dall’istinto che m’aizzava a stringerla forte da sfregarle contro il cazzo a guisa d’invito a tuffarci nei meandri più licenziosi del peccato

‘Chi mmi tocchi a’ facci?’ Intervenne lei a far maturare la già rigogliosa concitazione

‘Toccum’u pacchiu anveci! Ca ‘n sai mnacu com’é’

(Toccami la fica invece della faccia. Che non sai neppure com’é fatta)

‘ La faccia la conosci, la fica vedi quant’&egrave più appetitosa.. Non m’aspettavo davvero tanta sfrontatezza da parte della cuginetta. Se fosse stata un’altra l’avrei marchiata da ‘puttana’. Nel caso contingente mi sentii invadere da una tenerezza che ha del sovrumano e diventava sempre più cospicua col passar del tempo e il progredire degli avvenimenti

‘ Ti piace fottere..? S’informò senza farse un dramma. Erano ancora le prime seghe che mi facevo. E alla conclusione venivo colto dall’afflizione che i preti inculcano ogni volta che pongono l’obbligo di confessarti e iniziano chiedendo se hai fatto gli Atti impuri. Glielo spifferai esattamente come ero in procinto di censurare l’operato trascorso

‘ Ma tu non ci devi credere ai preti. Cercano di fare del loro meglio per porre un argine all’intemperanza mascolina. Sennò ci riduciamo a ‘Chu futti futti e Diu pidduna a tutti’ Proclamò con l’improvviso tentativo di volgere i grezzi termini a cui era usa in qualcosa che sà di filosofico

‘ Anche il solo parlare di queste cose con te che sei mia cugina non &egrave corretto. Feci risaltare in un tenue tentativo di ripristinare la normalità.

A te ..non ti pare? Per qualche attimo l’argomento parve chiuso. Concetta mise sotto chiave i termini che ora mi stavano affascinando in maniera parossistica. Sapevo che era meglio così ma sentivo di non esser capace di rinunciare alla leziosa atmosfera che tutto d’un botto s’era magicamente creata. Ma non ero neanche capace di stimolarla a ritornare sull’analisi che stavamo soppesando. Sperando solamente che fosse lei a trovare maggior coraggio di me.

La cosa precipitò quando, dopo un lunghissimo silenzio, scoraggiante per la deprimente inattività di ognuno di noi, mi sentii la mano sua sdrusciare sopra l’uccello

‘ Se fosse proibito veramente da Dio quello che vogliamo fare.. Sentenziò dopo averlo soppesato e preparato

‘nun t’attisassi’ (non ti si drizzerebbe)

‘e manc’a mmia mi vinissi tuttu stu pitittu’ (e neppure a me scoppierebbe tanta voglia)

Invece vedi come ce l’hai dritto! Incalzò coraggiosa facendo trascorrere la mano lieve sul grossolano tessuto dei calzoni. Ero felicissimo d’essere tornati ai dettami che parevano essersi dissipati

‘Canuscemini meggju ..vadda ca ni piacemu’

(Conosciamoci meglio, vedrai che ci piaciamo)

‘Tu a mmia mi piaci. E ci piaci macari a mme matri’

(A me tu mi piaci. E piaci anche a mia madre)

Lo sapevo che a sua madre piacevo. Peraltro ero un bel ragazzo, intelligente, brillante; con un avvenire incerto, &egrave vero, ma chi poteva contare su un avvenire certo? Se non i quattro signorotti che, al momento di contingenza se n’erano scappati all’estero ad aspettare circondati dagli agi la fine delle ostilità

Era la mia che non era poi entusiasta; ma poiché usufruivamo del favore, ritengo che non abbia trovato un appiglio valido per respingere l’avventura a letto.

Peraltro immagino che fosse convinta che oltre a un pò di palpeggio non ci fossimo spinti; considerando anche il mio carattere non molto propenso alle stranezze erotiche.- E ancor più il rispetto che avevo sempre ostentato per la cuginetta

E, fin quà a dir il vero mi ci sarei davvero lasciato andare. Considerato sopratutto il gradiente erotico che s’era instaurato. Ma i progetti di Cettina miravano assai più in alto

‘…’nfilimmilla!’

(Entrala dentro) Mi aizzò senza mezzi termini

‘Vadda ca poi quannnu t’a senti intr’o pacchiu ci pigghi suppa’

(Vedrai che quando ce l’hai dentro comincia a piacere anche a te) Riconosco che il più grosso intralcio fu eretto dal correre troppo veloce di lei.

Se le cose fossero maturate nel giusto crescendo ci saremmo trovati ad averlo fatto senza neppur sapere come e quando e chi aveva cominciato

Concetta sbottonò i calzoni e cominciò a comportarsi da dissennata dal momento che si sentì il virgulto fremente fra le mani

‘Cchi bella minchia ca j’ai..!’ Si esaltò appena pot&egrave toccarlo senza il frammezzo del tessuto. La scappucciò lisciando colle dita tutt’attorno alla cappella

‘fa’ u stissu cu mmia. Toccum’ u pacchiu, vaja, ca staiu murennu’

(Fa lo stesso tu. Carezzami la fica. Dai che lo sto bramando). Io ero esterrefatto dinanzi a quella contingenza che progrediva prima ch’io giungessi ad accettare per corretto lo stadio precedente.

Non avevo ancora preso dimistichezza col sorprendente evento del mio povero uccello che si sentiva per la prima volta visitato dalle mani d’una ragazza che sentivo già l’altra mano sua prendere la mia per accompagnarla a quella maliarda parte dell’inguine che avevo solamente vagheggiato tutte le volte che mi masturbavo

Prima sopra il pesante manufatto di lana grezza; e, subito dopo, appena il tempo di richiamare verso l’alto l’incomodo intralcio, prevaricato appena dal lieve intralcio delle mutandine di cotone; che lasciavano tanto spazio per sentire il sapore della carnagione di una ragazza al fiorire della bellezza. E fin quà non mi lasciai pregare; lasciai spaziare la mano avida dalle coscette appetitose al ventre soffice come un morbido cuscino di seta

Quando trascorrevo la mano sopra la zona top restavo incantato al fruscio dei birichini peletti; ma me n’allontanavo repentinamente per lasciare la scoperta dell’ambito eccelso dopo d’aver assaporato a sazietà tutte le leccornie che ci fanno da prologo

Già questo sarebbe bastato per empire almeno un’ora di sollazzo da farmi perdere il lume della ragione che ancora mi obbligava a contenermi.

Riteniamo sempre nel dovuto conto che se fin ad allora n’avevo avuto conoscenza s’era trattato soltanto di conoscenza visiva

Ma a Concettina la lieve carezza sulla pancia e sulle cosce le suonava di poco

Adoperò tutt’eddue le mani per sbarazzarsi dell’ingombrante intralcio. Mani a cui diede nel successivo istante l’incombenza di trascinare la mia sopra quel fatato cespuglio.

Quanto pelo aveva!.. la mia cuginetta. Non passò un batter di ciglia che l’ideale di donna per me doveva avere un pelo folto come quello che mi stava estasiando

Non mi saziavo di trascorrerci sopra la mano, stregata dal fascino che irraggiava quel momento indimenticabile!

Se m’avesse concesso il tempo di pascermi al solo tocco di tanto ben di Dio sarebbe stato da escludere che il finalino non avesse coronato il disegno che ormai si prospettava ineluttabile

Ma Concettina ardeva da bruciare tutte le fasi del progresso; mi lasciò appena il tempo di sdrusciarci un paio di volte la mano. Quando portai il dito inzaccherato del tiepido umore raccolto sulla fenditura incantatrice alla bocca per assaporarne la fragranza, ritenne che i tempi erano maturati per dar inizio al coito.

Mi rovesciò sul dorso e mi montò sopra.

Colle mani leste corse ad impadronirsi del coccolato amuleto che accompagnò alla soglia del ricetto che dà il Piacere supremo

‘Futtemu vaja.. ca staju murennu! E puru tu mi woi’

(chiaviamo dai che mi sto struggendo. E anche tu mi vuoi)

Mi ritrassi. Mi vergogno ma non posso negarlo. Ne conseguì una lunga indolenza da entrambi. Dalla parte sua sicuramente eretta per lo scherno subito dall’essere stata così palesemente rifiutata

‘ ‘T’a mini?’

(Ti masturbi?) Soggiunse dopo un cospicuo silenzio in cui anch’io vagliavo la ventilata ipotesi di conoscerci anche intimamente

Ora ritengo che fosse stato l’invito a farlo in quel momento. Mentre allora l’intesi come una domanda a cui risposi con uno scrollar di testa ripetuto a lungo perché non passasse inosservato

‘ ‘daveru.. ancora non ta mini?’ Rintuzzò. Ma stavolta risposi con un |SI| confuso poich&egrave capivo di darmi la zappa sui piedi confessando che ero un pivello da considerare neppur tanto maschio

‘ ‘A ogni quantu ta mini..?’ Ripigliò dopo ancora alcuni, troppi attimi di quel fosco e deprimente silenzio.

(quante te ne fai in un giorno) La risposta che mi tentò appena rinfrancato fu di ostentare un numero iperbolico di volte; per darmi un contegno. Invece risposi che non cadevo molto spesso in tentazione. Ma non ebbi il coraggio di dichiarare che me la sarei menata volentieri in quel frangente. Solo che ero ben lontano dal trovare così tanto coraggio da tirarlo fuori al cospetto di una ragazza che perloppiù era mia cugina

‘Anveci di minaratilla picchi non futtemu? Tantu semu distinati a maritarini.

Chi ccunta s’accuminciamu ora anveci d’aspittare tanti anni? N’addivittemu assiemi’

(Invece di menartela perch? non fottiamo? Tanto siamo destinati a sposarci. Che importanza ha se iniziamo ora invece d’aspettare tanti anni? E godiamo all’unisono)

Non &egrave che fossi ignaro che la sega era il misero surrogato del piacere che avvince fin dalla più tenera età

Ero decisamente propenso a sposarla. Persino contestando la tenue disapprovazione di mia madre. La cuginetta era diventata adorabile ai miei occhi; seducente la malizia che mi spingeva al peccato di cui non sentivo più esageratamente il tormento, invogliante ogni tesi che presentava per giungere all’accordo, mirabilmente appetibile la soave fichetta che m’aveva fatto sentire al tocco, elettrizzante il prospetto di gustare il primo contatto colla femmina, assaporare il piacere d’offrire all’uccello un refrigerio che non era la solita mano

Ma ero terribilmente confuso da adottare una decisione

Perdippiù ci s’accalcavano sopra tutto un mare di paure contigue; la puzza che la cappella scappucciata emana, il sudicio dello spruzzo appena giunto all’orgasmo

Che.. sporcavo le coperte? O il vestitino di lei? O m’adoperavo a raccoglierlo con cura nel palmo della mano? E poi dovevo alzarmi per cercare al buio qualcosa ove pulirmi la mano dalla sozzeria.- E l’imprevisto movimento sarebbe stato notato da tutti

Ero talmente ignorante da ignorare che il prodotto viene versato nell’incetto femminile, che procura di trattenerlo fin a ché non procuri una pezza che lo assorbe

Nessuno forse ci avrebbe rimproverati ma avremmo dato a sua madre la sicurezza che avevamo dato inizio alle ‘confidenze’; alla mia che era inutile ormai che si opponesse

‘Si tta wo minari ora, …ju nun m’affruntu’ Mi parve il propizio incoraggiamento da parte di una donnina audace assai più di quello che io non avevo saputo osare. Io non sarei stato capace di mirare così in alto.

‘ Ma &egrave peccato.. Opposi, pur sperando che insistesse per indurmi in tentazione

‘ Sei mia cugina.. non una qualunque

‘ Ma non &egrave che mi fai male. Oppose persuasiva

Tu fai godere a me e io faccio godere a te. Che male mi fai?

‘ No dico… nel senso che fra parenti non si può fare

‘ Chi l’ha detto? Replicò caparbia

Ne conosco tanti che sua moglie &egrave anche sua cugina. Farlo con la sorella &egrave peccato, ma colla cugina no..

‘Tu tocchim ‘u pacchiu ca ta minu ju..’

(Toccami la fica che io comincio a menartela) Mi sentii proporre dalla furbacchiona.

Se t’accorgi che la tua anima si ribella ci quetiamo e non ci pensiamo più. Propose indulgente al rilievo che non m’ero discostato al nuovo approccio della sua mano che ora operava alacre per spegnere il lume della ragione allo scettico complemento

‘sennò m’anfili e ni mittemu a futtiri. Pruamu, ddai!’

(sennò entri e iniziamo a chiavare. Dai.. proviamo)

A quel punto tutte le risorse sedative andarono a farsi fottere

‘ Si amore! Conclamai facendolo guizzare al cospetto del naturale alloggiamento. Concettina fu lesta come un razzo ad accoglierlo fra le sue mani per sospingerlo nel sospirato buchino

Mi parve opportuno ribadire di nuovo la mia voglia di sposarla

Adorno d’una manciata di complimenti circa il futuro matrimonio incestuoso

– Mi piaci da farmi morire mogliettina mia.. Le mormoravo deliziosamente sulla guancia

Sono davvero felice d’averti moglie oltre che cugina

Non può essere perversione sposarci. Non sei mica mia sorella. E vorrei averti anche se fossi tale. Tanto mi piaci!

Tutte balle quelle scritte entro la recinzione

E’ tutto ciò che ebbi iniziato a sognare dopo l’apertura delle intimità dall’invito della cara cugina a lisciarle doverosamente la fessurina scalpitante

In effetti il dialogo si spense a valle del mio diniego con l’essermi vilmente schivato dal lezioso incarico a cui l’adorabile cuginetta m’aveva delegato

Che lei ratificò con un ‘Ma chi ti piglia a te? Mi sacrificavo io perché sei mio cugino’

‘Per non fartela menare tutta la vita’

Ci fu giocoforza trascorrere molti mesi assieme; prima che trovassimo anche noi un alloggio decente

Ma mai trovai il coraggio da riproporle l’analisi che lei aveva sollevato ed io così tanto vigliaccamente scartato per la paura di commettere l’incesto

Unico sollievo alla concitazione che m’esplodeva dentro ogni qualvolta che mi trovavo davanti il bel visetto, le poppe effervescenti, l’immagine del culetto invitante, la voce melodiosa e sensuale.. furono le centinaia di seghe che reclamava l’istinto ancor più della fame a cui invece eravamo abituati

Un uomo ligio e probo? No, un vile che s’accontenta di rivivere fantasticandolo ciò che s’era negato dopo aver spento l’interruttore. Non so cosa avrei pagato per rivivere quella incantevole atmosfera fatta di peccato da entrambi approvato; ma non trovai mai il coraggio di far qualcosa per ripristinarla da me, senza la sovvenzione dell’ardita cugina

Dalla collezione Ricordi di guerra

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