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Racconti Erotici Etero

Mia zia, segretaria… tuttofare

By 26 Luglio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

“Ciao Marco, cercavo proprio te’ Perché non vieni a stare qualche giorno al mare da noi? Abbiamo affittato una villetta e c’&egrave una camera libera, sai, i pupi dormono insieme nel letto a castello… Puoi studiare anche in spiaggia, se vuoi'”.
La voce di mio zio Gino mi arriva un po’ disturbata alla cornetta del telefono di casa, probabilmente parla da un cellulare. In genere, per pigrizia, lascio che rispondano i miei alle telefonate, ma stavolta ho preceduto mia madre, felice di avere una scusa per staccarmi dall’odiosa matematica che mi assilla fin da quando sono sveglio. L’invito mi tenta, eccome: ho appena fatto gli scritti per la maturità e fra una settimana devo sostenere gli orali, non ne posso più del caldo soffocante della mia camera invasa dai libri. Per giunta, causa problemi economici di famiglia, il dopo esami non promette nulla di buono oltre al solito, squallido soggiorno al paesetto paterno.
“Va benissimo, zio, ti ringrazio. Ma’ non vorrei darvi problemi'”.
“Ma no, figurati! Allora, ti passiamo a prendere domattina vero le dieci, così arriviamo prima di pranzo… Fatti trovare pronto, d’accordo? A domani!”
Trascorro la notte piacevolmente eccitato. La breve vacanza al mare &egrave già di per sé gradevole, a renderla però particolarmente stimolante c’&egrave la moglie di zio Gino, indiscussa protagonista delle mie seghe di adolescente allupato. Quarantenne da sballo, zia Lory &egrave la “bonazza” di famiglia, decisamente niente a che vedere con le altre zie dirette o acquisite ‘ in confronto alle quali perfino una cozza come la mia prof di latino farebbe la sua porca figura ‘ e per questo oggetto di velenosi pettegolezzi tra il parentame, specie quello femminile. Tutta invidia? Chissà, certo &egrave che con il suo fisico esuberante e il suo comportamento, diciamo disinvolto, la zietta offre succosi spunti alle malelingue di casa, anche se in realtà nessuno &egrave mai riuscito a “pizzicarla” sul fatto. Non che sia particolarmente vistosa, almeno a prima vista: non molto alta, magra ma con la classica “pancetta” residuo indelebile della gravidanza, viso attraente sul quale avanza impietosa qualche ruga di troppo, naso affilato, capelli lisci mesciati a coprire il grigio che avanza, pelle ben curata e depilata ma con qualche smagliatura qua e là, altro inevitabile tributo pagato alla maternità. Piccoli difetti che la rendono ai miei occhi ancora più eccitante, soprattutto di fronte a certi argomenti: un paio di fantastiche tettone generosamente esibite ad ogni occasione (la zietta ci tiene a sottolinearne l’assoluta “genuinità” esente da silicone), un culo da far invidia a una negra, due cosce sode e polpose anch’esse offerte in bella mostra con gonne corte e spacchi vertiginosi dalla disinvolta proprietaria. Insomma, se ogni riunione di famiglia ‘ cresime, comunioni, matrimoni o battesimi che fossero ‘ fornisce al parentame materiale in abbondanza per sparlare del povero zio Gino e di quella svergognata della moglie, al sottoscritto dà sempre l’occasione di spararsi goduriose seghe a ripetizione che nei giorni successivi lasciano il segno sotto forma di profonde occhiaie. Figuriamoci passare qualche giorno insieme alla zietta, in libertà come soltanto al mare si può stare!
La mattina seguente sono già pronto con largo anticipo: uno strombazzare di claxon dal basso mi avverte che sono arrivati, saluto frettolosamente mia madre e mi precipito giù per le scale. Sotto il sole già torrido trovo ad aspettarmi lo zio, un ometto grassoccio e pelato con gli occhiali, che sta salutando in piedi accanto alla macchina mia madre affacciata alla finestra: agitandosi sui sedili posteriori, i miei cuginetti Sara e Federico mi salutano festosi dal finestrino aperto agitando paletta e secchiello da spiaggia. Mentre mi aiuta a sistemare il borsone nel bagagliaio stracarico, zio Gino mi informa che dobbiamo passare a prendere la moglie all’ufficio dove lavora, una piccola società di servizi amministrativi per le aziende.
“Ma come, non era in ferie? E poi &egrave sabato…” chiedo sorpreso mentre saliamo in macchina e ci incanaliamo nello scarso traffico cittadino.
“Già, per il vecchio padrone non ci sarebbero stati problemi, figurati, &egrave lui che ha assunto mia moglie vent’anni fa, che era ancora una ragazzina… Un brav’uomo, sai, di quelli all’antica… Ma quest’anno se ne va in pensione e lascia tutto al figlio, Carlo mi pare che si chiami, un ragazzotto viziato poco più grande di te che crede di sapere tutto su come si gestisce un’azienda… Pensa che &egrave riuscito a malapena a prendere il diploma di ragioniere in una di quelle scuole private che… lasciamo perdere, e adesso si fa chiamare “dottore” e pretende di insegnare il lavoro a tutti, e invece combina certi casini… Insomma, per farla breve tua zia deve aiutarlo a sbrigare certe pratiche urgenti, che lui non sa neppure dove mettere le mani… ”
Mentre guida, zio Gino mi spiega che il lavoro della moglie &egrave così ben retribuito (più del doppio del suo, senza contare incentivi e “fuori busta”) che non si può dire di no.
“Eh, ma io gliel’ho detto, questo sta esagerando! &egrave un po’ di tempo che tua zia rincasa sempre tardi, con due occhiaie così… Certo, la villa al mare, senza il suo stipendio, chi se la poteva permettere… Ecco, noi siamo arrivati…”
In effetti l’ufficio non &egrave lontano da casa mia, in uno stradone normalmente affollato di macchine e autobus ma oggi silenzioso e quasi deserto, come del resto gran parte del centro città, trasferitosi in blocco al mare. Zio Gino accosta al marciapiede di fronte al portone di un moderno palazzo di uffici e si volta a sgridare i cuginetti che si stanno accapigliando per decidere chi dormirà in alto nel letto a castello. Cominciamo ad aspettare seduti in macchina, c’&egrave un sole boia e mio zio fa marcia indietro per entrare nel cono di uno spicchio d’ombra del palazzo, piuttosto distante dall’entrata.
“Certo, se esce non ci vede, siamo messi un po’ nascosti…” borbotta, guardando l’orologio. Prova a chiamare la moglie sul telefonino, senza successo.
“C’&egrave la segreteria telefonica inserita, al centralino della ditta invece risponde un disco che dice che sono chiusi… Ovvio, non c’&egrave rimasto più nessuno a quest’ora di sabato… Quello &egrave capace di tenerla chissà fino a quando a mettere in ordine i conti, se ne approfitta perché lei &egrave sempre disponibile…”
“Eh già, zia Lory &egrave troppo bona… ehm, volevo dire buona!” mi correggo goffamente, ma per fortuna zio Gino non si &egrave accorto del mio lapsus, impegnato com’&egrave a sedare l’ennesimo bisticcio dei suoi pestiferi figli.
“Quando arriva mamma vi sistema lei, se non la piantate!” li ammonisce esasperato mentre distribuisce scappellotti, innervosito dall’attesa che si prolunga più del previsto.
“Ehm, senti zio, se vuoi vado ad aspettarla, così se esce mi vede, che dici?” suggerisco volenteroso, tanto per fare qualcosa.
“Sììì!! Sssìììì!!!” urlano i cuginetti, che non vedono l’ora di tuffarsi in mare.
“Bravo, stavo giusto per chiedertelo!” approva zio Gino, sollevato. Abituato a subire i cazziatoni della moglie, già si vedeva a sorbirsi in silenzio la sfuriata di mia zia sudata e incazzata nera perché aveva dovuto girare sotto il sole in cerca della macchina…
“Bambini, se fate i buoni mentre aspettiamo Marco e la mamma vi porto a prendere un gelato al bar qui di fronte, contenti?”
Usciamo tutti dall’auto fra gli strilli gioiosi dei cuginetti. Mio zio mi spiega dove devo andare prima di attraversare la strada con i pargoli saldamente stretti per mano. Mentre entro nell’atrio del palazzo attraverso la grande porta a vetri aperta, penso che sarebbe meglio affacciarmi all’ufficio di mia zia, tanto per farmi vedere: chissà, magari il suo principale la lascia andare prima… Seduto dentro una guardiola c’&egrave un portiere stremato dal caldo, che legge il giornale con la camicia sbottonata sul petto e adocchia in continuazione l’orologio meditando probabilmente di staccare in anticipo. Gli dico chi cerco e lui bofonchia un “Puoi salire direttamente, secondo piano, ci dovrebbe essere ancora la tizia delle pulizie…” senza neppure alzare gli occhi, urlandomi dietro un “Occhio, che l’ascensore non funziona!” proprio mentre stavo per salirci. Titubante, guardo preoccupato la rampa delle scale: con almeno 20 chili di sovrappeso e il caldo boia, chi me lo fa fare? &egrave il portiere, involontariamente, a farmi decidere.
“Certo, con quella ciccia &egrave dura farsela a piedi, eh?” insinua maligno da dietro il giornale. Stizzito, non gli rispondo neppure e affronto stoicamente la salita, sbuffando e ansimando come un mantice. Effettivamente, quando arrivo stremato e sudato al secondo piano trovo sul pianerottolo una signora trasandata carica di secchi, stracci e detersivi, che sta uscendo da una porta su cui campeggia una grande targa di ottone con il nome della ditta in cui lavora la zia. Mi guarda sorpresa quando le dico che devo entrare.
“Sei sicuro? Guarda che l’ufficio &egrave chiuso…” mi apostrofa sospettosa, scambiandomi forse per un ladruncolo.
Le spiego che in realtà cerco una persona che si &egrave trattenuta per gli straordinari con il padrone.
“Sì, in effetti il dottor Carlo c’&egrave, si &egrave chiuso in una stanza a lavorare insieme a una segretaria e non mi hanno fatto entrare: peggio per loro, io sono pagata per pulire tutto l’ufficio, mica torno apposta di domenica per fare una stanza sola!” mi risponde rassicurata ma acida, evidentemente scocciata per essere stata trattata in malo modo dal “padroncino”.
“Queste cose con suo padre non succedevano, sa? Lui sì che era un signore… e un dottore vero! Ma prego, entri pure!” mi invita passando ossequiosamente al “lei” e tenendomi aperta la porta mentre &egrave ancora sulla soglia. La ringrazio un po’ imbarazzato ed entro in una grande sala d’aspetto semibuia, quasi silenziosa se non fosse per il discreto ronzìo dei condizionatori che mantengono una gradevole frescura. Mi guardo intorno, indeciso sul da farsi.
“La stanza &egrave in fondo al corridoio a destra!” sussurra la signora indicando con la testa.
“Bussi pure se trova la porta chiusa, magari lei &egrave più fortunato di me!” aggiunge ridacchiando ironica facendomi l’occhietto, mentre si chiude il portoncino alle spalle con un colpo secco lasciandomi solo e più che mai imbarazzato. Passano pochi secondi e dal fondo del corridoio buio indicatomi dalla donna mi giunge lo scatto di una serratura che si apre, lasciando intravedere uno spicchio di luce.
“Se n’&egrave andata finalmente, ‘sta rompicoglioni!” sento dire da una voce maschile, seguita da una risatina femminile in sottofondo. Poi silenzio. Anzi, non proprio: mentre percorro il corridoio, stavolta più incuriosito che imbarazzato, percepisco sempre più chiaramente rumori soffocati, brevi sospiri, gemiti gutturali, parole smozzicate.
“Brava… così… dài… mmmhhh… aaahhh… sssììì, che gusto!!!”
Tenendomi nascosto dietro la porta socchiusa, allungo il collo e sbircio all’interno illuminato dalla fredda luce dei neon. Bella scrivania professionale, monitor ultrapiatto, soffice moquette, poltrone in vera pelle, altro che skay… Su una di queste, accanto alla scrivania, &egrave spaparanzato a gambe larghe il principale di mia zia: effettivamente &egrave molto giovane, sui ventidue-ventitré, belloccio, riccioluto, sfrontato. Camicia a maniche corte sbottonata sul petto muscoloso, cinta firmata su eleganti pantaloni di lino, scarpe da almeno trecento euro, bicipiti da palestrato abbronzati e tatuati: un bel tipo cazzuto e… danaroso, non c’&egrave che dire. Zia Lory &egrave inginocchiata sui talloni in mezzo alle sue gambe, le mani sui braccioli della poltrona: indossa un corto tubino fantasia molto sexy e aderente, con una generosa scollatura che le lascia scoperte le spalle e buona parte del florido seno cosparsi di nei e piccole efelidi. Lecca di gusto in punta di lingua il glande turgido e congestionato, grosso come un palloncino, svettante in cima al cazzo da paura che il suo principale le sbatte proprio sotto il naso: tosto, leggermente ricurvo, venticinque (forse ventotto) centimetri buoni di carne. Un bastone nodoso percorso da grosse vene bluastre. Grossi coglioni gonfi e scuri. Mio malgrado lo ammiro, invidioso: il mio pisellino si distingue a malapena fra le pieghe della ciccia…
Dopo aver slinguato ben bene la cappella, zia Lory scende a leccare l’asta fino alle palle, affondando il naso affilato nel folto pube villoso che spunta dalla patta aperta dei calzoni.
“Succhialo, pompinara!” ordina lui con voce roca, senza tanti complimenti.
Docile, remissiva, così diversa dalla donna energica e autorevole che ho visto tante volte mettere in riga e comandare a bacchetta figli e marito, mia zia annuisce con uno sguardo torbido e risale leccando alla cappella, esitando un attimo prima di avvilupparla con le labbra umide: resta così qualche secondo, poi a occhi socchiusi lo ingolla piano piano, centimetro dopo centimetro. Senza neppure accorgermene, mi ritrovo con il mio modesto cazzetto in mano: niente a che vedere con quello che si sta gustando la mia porca zietta, ma &egrave talmente duro che devo segarmi molto lentamente per non venire subito. Intanto zia Lory, esperta pompinara, &egrave riuscita nella “mission impossible” di ingoiare per intero il super cazzo del suo giovane e davvero ben dotato padrone: con le lacrime agli occhi e le guance sformate dal pistone di carne che le sfonda la bocca, pompa sù e giù spinta a forza dalle mani di lui strette sulla nuca.
Il ronzio monotono del condizionatore fa da sfondo ai “mmmhh… nnghh…” di mia zia e ai “Ciuccia, troia!! Te lo faccio uscire dal naso, bocchinara!!!” del suo esigente padrone, drizzatosi sullo schienale con gli occhi di fuori e la faccia stravolta.
Aumento il ritmo della sega, sto godendo come un porco, ci provo proprio gusto a fare il guardone: penso al povero zio Gino che aspetta in macchina con i miei cuginetti, convinto che la moglie stia lavorando e invece &egrave lì, davanti a me, che sta facendo un bel pompino al suo capo! Sento che sto per venire e, al ritmo con cui fotte, anche Carlo: la differenza &egrave che io sporcherò il fazzolettino che tengo in mano, lui godrà in bocca a quella grandissima porca di mia zia… Scusate se &egrave poco!!!
Improvvisamente, un’acuta suoneria di canzoncina alla moda rompe l’incanto, facendoci tutti sobbalzare: io col pisellino in mano, Carlo dritto sulla poltrona coi capelli di mia zia stretti nel pugno, lei con mezzo cazzo in bocca.
Da bravo manager, &egrave proprio Carlo a prendere la situazione in mano.
“Merda, &egrave il tuo telefonino! Ma non ce l’avevi staccato?” chiede scocciato a mia zia tirandola sù brutalmente per i capelli e alzandosi col cazzo penzolante per prendere il cellulare posato sul tavolo accanto.
“S-s-ssìì, scusami amore, avevo messo la segreteria per non farci rompere da mio marito, ma mi sa che si &egrave disinserita da sola, ogni tanto lo fa…” balbetta lei a occhi bassi, schiarendosi la voce dopo essersi liberata la bocca, ansante e spettinata.
“Mmh, sì, &egrave proprio il cornuto!” fa lui guardando il numero che compare sul display, mentre la suoneria prosegue insistente.
“Meglio che rispondi, pompinara! Ti metto il viva voce, così possiamo scopare lo stesso alla grande, okay?” fa lui duro e sbrigativo, posando di malagrazia il telefonino sulla scrivania.
“Okay amore, oggi però mettimelo nel culo perché ho scordato di prendere la pillola, non si sa mai…” risponde servizievole zia Lory, felice di compiacere il suo amante, mentre la musichetta della suoneria lascia il posto alla voce gutturale, quasi irreale, del marito.
Sono allibito e pazzescamente eccitato per quello che sto vedendo e sentendo.
“Pronto, Loredana…?”
“Ehm, sì Gino, ciao, scusami ma sono ancora impegnatissima, sai, le chiusure di fine mese, qui sono tutti in ferie…” mentre risponde scocciata rivolta al telefonino posato lì accanto, zia Lory si sfila le spalline del vestito e lo lascia cadere sulla moquette, restando con un minuscolo tanga di pizzo nero e un altrettanto microscopico reggiseno a balconcino da cui le grosse tette sembrano sul punto di schizzar fuori da un momento all’altro. Io la guardo a bocca aperta.
“Ho capito, ma tu in ferie non ci vai mai?!? E sì che c’hai una famiglia!!” sento ribattere stizzito lo zione, mentre sullo sfondo si sentono gli strilli acuti dei miei cuginetti.
“Sù bambini, fate i bravi, vi sento sapete? Continuate così e quando scendo vi faccio vedere io, capito?” li ammonisce zia Lory quasi urlando nel microfono, ritrovando per un momento il tono sferzante e autoritario che ben le conosco e che conoscono bene anche i suoi figli, che difatti ammutoliscono. Ahi, ahi, se sapessero che, mentre li rimprovera così severamente, la mammina si sta sfilando pure slip e reggiseno e, completamente nuda, si va a inginocchiare cavalcioni sulla poltrona dove &egrave stravaccato il suo boss (che nel frattempo si &egrave denudato pure lui rivelando un fisicaccio da palestrato tutto muscoli e tatuaggi), offrendogli impudica le belle tette da leccare e ciucciare.
“Ecco vedi, basta la tua voce per farli star buoni, a me non mi ascoltano mai…” mugugna lamentoso zio Gino.
La moglie non risponde, occupata com’&egrave a slinguarsi in bocca con il suo giovane stallone che, mani saldamente incollate alle tettone, le titilla di gusto i lunghi capezzoli scuri a forma di ciuccio tra pollice e indice, mentre lei con la mano dietro la schiena lo masturba lentamente per tenerlo in tiro. Anch’io mi faccio una bella sega (purtroppo in… solitario), godendomi lo spettacolo della mia zietta sporcacciona tutta nuda, i capelli sciolti sulle spalle, il petto cosparso di nei, le tettone pesanti dalle larghe areole scure sormontate dagli enormi capezzoli erti, il pube folto e ricciuto depilato a triangolo per il bikini, il fantastico culone sodo un po’ appesantito dalla cellulite, la “pancetta” ricordo delle gravidanze e qualche smagliatura qua e là che la rendono, ai miei occhi di allupato pipparolo, ancora più eccitante. Come se non bastasse, indossa (si fa per dire…) un’arrapantissima catenina d’oro ai fianchi, che fa pendant con una vezzosa cavigliera al piede sinistro, orecchini alla tzigana e collanina.
“Pronto, cara, ci sei…?” chiede mio zio, ansioso quasi quanto &egrave cornuto.
“Uffa Gino, sono sempre qui, ma adesso basta rompere, lasciami lavorare!” risponde sua moglie scocciata, smaniosa di toglierselo dalle palle per dedicarsi a tempo pieno al suo datore di lavoro il cui cazzo &egrave cresciuto a dismisura e le struscia prepotente sulle chiappe sode.
“Dài, che prima finisco e prima riesco a venire…” aggiunge poi, più dolce e suadente, strizzando l’occhio al suo amante.
Smanettandomi come un pazzo, trattengo a stento una risata per la gustosa battuta della zietta, che leccandosi le labbra si alza in piedi seguita da Carlo, sghignazzante pure lui mentre le si posiziona dietro senza smettere di palparle le tette, l’enorme cazzo duro e insolente a sfiorarle le natiche tremolanti.
Come in un sogno, vedo zia Lory nuda e ingioiellata chinarsi in avanti afferrando con le mani i braccioli della poltrona: in piedi da dietro, Carlo, piegandosi leggermente sulle ginocchia, impugna il cazzo e glielo strofina in mezzo al culo e intorno alla vagina, mentre lei sculetta vogliosa voltandosi e allungando oscenamente la lingua per avvinghiarla ancora alla sua.
“Vabbé, ma guarda che siamo parcheggiati un po’ lontano per stare all’ombra, ho mandato Marco ad aspettarti all’entrata, così quando esci non perdi tempo a cercare la macchina…” risponde rassegnato mio zio, che non può vedere ‘ per sua fortuna ‘ la moglie nuda piegata a 90’ che si dimena a cosce larghe e culo in fuori per farsi penetrare meglio dal suo boss. Io però la vedo, eccome! Ce l’ho talmente duro che mi fa quasi male, con uno sforzo smetto di segarmi per non venire subito: voglio godere su mia zia che si fa inculare dal suo capo!!! Finalmente Carlo le entra nel culo con un poderoso colpo di reni, strappandole un gemito di dolore, poi comincia a pomparglielo dentro aggrappato alla catenina che le cinge i fianchi frementi.
“Pronto, Loredana, mi hai sentito?!? Che sono ‘sti rumori… rumori del cazzo!!”
Il massimo: oltre che cornuto, mio zio ha pure la stoffa del comico!
Mia zia non risponde neppure. La lingua di fuori e una goccia di saliva che le cola dall’angolo della bocca, si masturba alla grande con una mano infilata in mezzo alle cosce, godendo come una pazza a farsi sodomizzare dal suo amante: percepisco chiaramente il suo ansimare ritmato, i grugniti di piacere di Carlo che la pompa da dietro, il ciàf-ciàf ritmato dello scroto di lui sul suo culo tremolante a ogni affondo del pistone.
“Pronto, cara, mi senti? Pronto…?!?”
“Sìììì caro, hai ragione… ooohhh… sssìì, nngghh… sono proprio… aaaahhhh… rumori del cazzo!!!” conferma la moglie sbrodolandosi di piacere mentre Carlo, mollata la catenina, la fotte tenendola ben salda per le tette, instancabile, cazzutissimo, senza perdere un colpo.
“Uggghh… ooh come &egrave entrato bene!! Ehm, no, dicevo… &egrave entrato qualcuno, devo lasciarti…”
“Sta venendo qualcuno?” si informa apprensivo lo zione, sempre più comico e… cornuto.
“Nnnghh… uuuhhh… ssìì, &egrave il capo… sta venendooo!!” quasi urla la zoccola con lo sfintere stantuffato senza pietà dal suo ingordo stallone.
“Uh, vabbé, allora ti lascio… Ma non farci aspettare troppo… Sì, insomma, cerca di venire presto!!” si raccomanda il cornuto, spassosissimo. L’ennesima involontaria battuta fa scompisciare Carlo, che rallenta la pompata e si sporge verso il telefonino sul tavolo.
“Non si preoccupi, signor Gino, sua moglie ci sta dando alla grande… ancora un po’ e la faccio venire… Anzi, veniamo insieme, così finalmente conosco la famigliola!!” esclama ghignando, mentre mia zia smette perfino di masturbarsi per mettersi la mano davanti alla bocca trattenendo una risata!
“Grazie, grazie dottor Carlo, faccia pure con comodo… disponga di mia moglie come meglio crede! Venga pure insieme a lei, mi fa piacere!!!” risponde mio zio tra il viscido e il comico, desideroso di compiacere il facoltoso datore di lavoro (e di cazzo!) della moglie a costo di genuflettersi e rimangiarsi tutto quello che mi aveva detto in macchina su di lui…
“Sentito? Contento lui… Al lavoro, troia!!” sghignazza il boss spegnendo il telefonino e dando una sonora pacca sulle chiappe frementi di mia zia, che annuisce sculettando, smaniosa.
“OK, capo!” esclama eccitata infilandosi di nuovo una mano in mezzo alle cosce divaricate per riprendere a masturbarsi mentre viene inculata.
Un gridolino di dolore e un lungo gemito di piacere: riprende la cavalcata!
Il capo fa sul serio, la pompa alla grandissima tirandola per le tette, &egrave proprio cazzuto!!!
“Sì-sì-sì-ssì-ssì-sssììì dài, più forte, così, sssììì… sfondami tutta, tutta!! Supercazzoooo!!!” sbava la mia zietta porcella, mentre si sditalina a più non posso scuotendo qua e là la testa scarmigliata come un’ossessa.
“Sbo-oo-rrroooo!!!” urla finalmente il boss con voce rotta, la testa rovesciata all’indietro mentre scarica nel culo di zia Lory il succo dei suoi grossi coglioni. Affonda ancora nelle chiappe della troia uno, due potenti colpi di reni, poi tira fuori il cazzo e glielo poggia sussultante sul fondo schiena: gli ultimi fiotti di sperma schizzano sulla schiena di mia zia, formando rivoletti luccicanti sulle natiche ancora frementi e mescolandosi lungo le cosce con la sborra che le cola copiosa dall’ano sfondato.
“Sssììì amore, dài, sporcami tutta… godooooo!!!!” strilla eccitata la troia con la testa girata a guardarsi estasiata il posteriore imbrattato di sperma, mentre si scioglie in un lungo orgasmo accasciandosi sulla poltrona.
Con un rantolo vengo anch’io, al termine di una intensa e godutissima sega. Mi allontano dalla porta, ancora scosso per ciò che ho visto e… fatto. Cerco goffamente di ripulirmi con un fazzolettino di carta, intanto li sento armeggiare, mi giungono le loro voci mentre si puliscono e si rivestono.
“Ehi, ma chi &egrave ‘sto Marco che il cornuto ha mandato a aspettarti?” chiede Carlo un po’ preoccupato.
“Figurati!” risponde lei sprezzante, “&egrave quel coglione di mio nipote… Mi passi la spugna, amore? Ti dicevo… imbranato come suo zio, un ciccione pipparolo e brufoloso che a diciott’anni non sa manco com’&egrave fatta la fica… Scusa, sono pulita sul sedere? Sì, insomma, pensa che una volta mi sono accorta che si faceva una sega spiandomi dal buco della serratura del bagno, ‘sto porco… Ho dovuto metterci un asciugamano per mandarlo via!”
Risate dei due, io ascolto a bocca aperta, umiliato, ricordando quell’episodio.
“Tranquillo, amore! Il trippone con l’ascensore rotto non ci prova neppure a fare le scale, vedrai che mi sta aspettando di sotto col portiere… ” lo rassicura lei. ” Oddio che disastro, devo rifarmi il trucco… Che dici, sono presentabile?”
Se sapesse che il “trippone” &egrave lì, a due passi, proprio come quella volta del bagno… Io sono confuso: umiliato e offeso per come mi ha trattato mia zia, ma al tempo stesso eccitato per la sua inusitata volgarità e per la situazione che ho vissuto: sarò masochista? Esco ancora tremante, scosso per ciò che ho visto, sentito e… fatto.
Raggiungo in punta di piedi la sala d’aspetto e sgattaiolo via, facendo attenzione a non far rumore nell’aprire e chiudere la porta. Sbuffando e caracollando, scendo di corsa le scale tornando all’atrio. Il portiere se n’&egrave andato (probabilmente in anticipo), dopo aver chiuso la guardiola. Mi siedo su un divano che ha conosciuto giorni migliori, sfogliando senza leggerla una rivista di gossip presa dal tavolino di fronte, il cuore che ancora batte forte.
“Ciao Marco, &egrave molto che aspetti?”
Sobbalzo, alzando gli occhi. Zia Lory mi guarda dall’alto, impeccabile nel suo tubino aderente, una borsetta firmata a tracolla: ha raccolto i capelli in un austero chignon e indossa un paio di occhiali scuri alla moda, forse per coprire le occhiaie da… lavoro. Accanto a lei il “dottor” Carlo, completo di lino un po’ spiegazzato, 24 ore di pelle firmata, irriconoscibile dall’infoiatissimo ragazzotto che ho visto sfogarsi su mia zia fino a pochi minuti prima…
Zia Lory si china verso di me, offrendomi la guancia per un casto bacetto e una generosa visione del seno su cui si intravedono ancora i segni della mungitura.
“Conosci il dottor Carlo C., il mio principale?” mi chiede in tono mondano, facendo le presentazioni. Lui accenna appena a un saluto, squadrandomi tra lo sprezzante e il divertito. Io borbotto qualcosa, imbarazzato, abbassando lo sguardo: se sapesse quanto lo conosco… intimamente!
“Su, andiamo, non vedo l’ora di abbracciare i miei cuccioli… Povero marito mio, tutto ‘sto tempo in macchina… Lei non lo conosce ancora, dottore? Ah già, lo ha conosciuto il suo papà… Finalmente le posso presentare la mia famiglia… Sa, siamo tanto uniti!” cicaleccia la troia a voce alta mentre trotterella verso l’uscita, sculettando provocante davanti al suo capo…
Li seguo goffamente, caracollando per raggiungerli e fare strada, senza troppa fretta, però: fisso ipnotizzato quello splendido sedere e come in un film porno mi scorrono davanti agli occhi le immagini di loro due che scopano come bestie in calore, lei nuda che si dimena vogliosa aggrappata alla poltrona mentre il suo giovane boss la incula alla grande!
Un po’ mi sento in colpa per il povero zio Gino fatto cornuto a quel modo e penso che la moglie &egrave proprio una gran troia a comportarsi così, ma quello che a cui ho assistito &egrave stato davvero troppo per uno che le seghe, finora, se l’&egrave fatte solo fantasticando: &egrave proprio vero che la realtà può essere meglio, ma molto meglio della fantasia!

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