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Ciao a tutti,
Sono Miriam (è il mio vero nome) ho trentotto anni e mi prostituisco da sei;
Non starò qui a raccontarvi inutili storie di costrizioni o violenze: mi prostituisco consapevolmente e per libera scelta.
Non vi tedierò neppure con la descrizione del mio aspetto fisico, che importanza ha? Vi basterà sapere che sono una donna “normale”, anzi ad un primo sguardo passo inosservata.
Ah, un’altra cosa: questo è un racconto di vita vissuta, è tutto vero!
Dunque:
finite le scuole superiori mi ritrovai col mio bel diploma da ragioniera e col dilemma se continuare gli studi o cercarmi un lavoro; optai per la seconda scelta, anche perchè di famiglia modesta un’altra entrata faceva non poco comodo. Per farla breve dopo pochi mesi fui assunta come ragioniera in una ditta di spedizioni dove conobbi anche il mio futuro, meraviglioso, marito.
Durò qualche anno; tutto sembrava procedere in modo tranquillo e sereno, matrimonio felice, qualche svago, qualche vacanzetta… insomma la vita scorreva così magari modesta ma felice.
Felice fino al giorno in cui la ditta presso cui lavoravamo non fu assorbita da una multinazionale che operò una serie di tagli e riduzioni di personale, non erano ancora i tempi del boom degli acquisti on-line, e mi fu comunicato freddamente che non intendevano più avvalersi della mia collaborazione.
Non mi persi d’animo, non sono il tipo, tra l’altro mio marito fu confermato e così per un po stringemmo la cinghia, come si dice, e tirammo avanti.
Nel frattempo mi detti da fare e trovai un nuovo lavoro come cassiera in un grosso negozio di alimentari non lontano dalla mia casa; la paga non era granchè ma ero in regola, poteva andare.
E andò, andò fino al giorno in cui fui messa alle strette dal mio datore di lavoro: o ci stai o te ne vai. Non dissi nulla a mio marito, non me la sentivo proprio di creargli problemi e poi non sapevo quale sarebbe stata la sua reazione. Non sapevo cosa fare, mi tenni il mio dubbio e tirai avanti ancora un po di tempo, fino a quando il mio datore di lavoro tornò alla carica.
E decisi: ok, ci sto ma voglio qualcosa in cambio voglio un aumento di stipendio e la spesa gratis.
Ingenuamente pensavo così di dissuaderlo ma quello accettò senza indugio, andò dal commercialista, mi fece avere l’aumento pattuito, mi fece riempire un carrello di spesa e poi mi “presentò il conto”.
Da quel giorno quasi tutte le sere, dopo la chiusura dei conti della giornata cosa che durava in realtà pochi minuti, rimanevo a farmi scopare nel retrobottega.
Mio marito non sospettava nulla, gli avevo detto che erano cambiate le regole della contabilità e per questo la sera facevo un po più tardi e poi …il frigo era sempre pieno e col mio aumento di stipendio avevamo raggiunto una certa tranquillità economica.
Vi confesso che in fondo la cosa non mi dispiaceva: il mio datore di lavoro era un bell’uomo, aveva attributi di tutto rispetto e, soprattutto, era instancabile: mi scopava quasi tutte le sere anche tre volte di seguito.
Mi resi conto che pian piano stava uscendo la mia indole di troia: scopavo con lui, a volte col commesso della salumeria, un bel ragazzone di vent’anni, e quando lo riteneva opportuno con qualche rappresentante per fargli avere sconti e facilitazioni di pagamento.
Spesso, la domenica, avevamo a pranzo i miei genitori o mia sorella Adele, più grande di me di tre anni, con la sua famiglia e fu così che un pomeriggio decisi di confidarmi con lei.
Ci demmo appuntamento in un locale del centro in un pomeriggio di chiusura per riposo settimanale del negozio dove lavoravo e fu così che, davanti ad una tazzina di caffè, le raccontai tutto.
Il mio racconto durò a lungo anche perché Adele volle sapere ogni minimo particolare e alla fine, con mia enorme sorpresa, mi disse:
“immaginavo che sarebbe andata così, i commercianti sono tutti uguali e tu ti stai vendendo per un tozzo di pane. Stasera, quando torni a casa spogliati, guardati bene allo specchio e rifletti: vali così poco? Se la risposta è no, cosa di cui sono sicura, chiamami e ne riparleremo”.
Detto questo mi salutò frettolosamente dicendo di avere un impegno urgente del quale si stava quasi dimenticando e se ne andò lasciandomi interdetta seduta al tavolo del bar.
Pagai e tornai a casa con le sue parole che mi echeggiavano nella testa.
Arrivata a casa, mio marito non era ancora tornato dal lavoro, feci una doccia e indugiai a lungo davanti allo specchio, nuda.
Mi studiai attentamente: vidi una bella trentenne, nel pieno dell’età, senza un filo di grasso o di cellulite, soda e ben fatta; indossai l’accappatoio e chiamai Adele.
Il suo cellulare risultò irraggiungibile perciò le lasciai un messaggio in segreteria.
Ero turbata, non avevo voglia di mettermi ai fornelli così ordinai la cena al ristorante cinese sotto casa.
Tornò mio marito proprio mentre mi stavano portando la cena, fece una doccia ci sedemmo a tavola.
“Amore, non mi sembri serena, qualcosa non va?”
“No, va tutto bene, solo che nel pomeriggio ci siamo viste con Adele e tra una chiacchiera e l’altra abbiamo fatto tardi e così ho pensato che una cenetta cinese ti sarebbe piaciuta”
“Chissà di cosa mai avrete spettegolato voi sorelline” rispose sorridendo.
Squillò il mio cellulare, era Adele:
“buonasera sorellina come stai? Ti sei specchiata?”
“Si, ho fatto come mi hai detto e…”
“E, niente, non parlare rimani sul vago. Ci risentiamo domani durante l’orario di chiusura”
Chiacchierammo pochi altri minuti e ci salutammo.
La serata scivolò via serenamente anche se la mia mente tornava continuamente alle parole di mia sorella.
La mattina dopo tenni per tutto il tempo il cellulare a portata di mano ma squillò, come promesso, solo dopo la chiusura, mentre tornavo a casa.
“Ciao sorellina, dove sei?”
“Sto tornando a casa, tu?”
“Davanti al portone di casa tua, ti aspetto e mangiamo qualcosa insieme intanto che parliamo”
“Ok, ma…”
“Sbrigati, dai”
E chiuse la chiamata.
Arrivai a casa, salimmo e preparai un piatto di pasta, ci sedemmo a tavola e cominciai:
“Insomma, cos’è tutto questo mistero, mi vuoi spiegare finalmente?”
“Ascoltami bene, senza interrompermi fino alla fine, per favore”
“Ok, parla”
“Mi prostituisco da qualche anno, non sul marciapiede per carità, una cosa discreta, diciamo di classe, pochi clienti, molto selezionati, facoltosi, educati. Tutti professionisti o imprenditori; una volta o due la settimana. Ho affittato un appartamentino in una palazzina signorile poco fuori città e li ricevo li, ho un ‘cellulare di servizio’ il cui numero è riservato e con quello gestisco la cosa. Solo di pomeriggio e non tutti i giorni. Guadagno molto bene, diciamo che ho un gruppo di amici che mi fanno dei regali. In contanti…”
E dicendo questo sorrise.
“Se vuoi possiamo lavorare insieme, ci dividiamo i clienti, magari allarghiamo un po il giro degli ‘amici’, ci dividiamo il guadagno e le spese. Tu sei giovane, sei bella, sei insospettabile almeno quanto me. Ora ti stai prostituendo per pochi spiccioli. Non pretendo che mi rispondi subito, pensaci con calma e, soprattutto non farne parola con nessuno”
Rimasi senza parole.
Mia sorella faceva la puttana.
Di nuovo mi salutò frettolosamente e se ne andò; stavolta sapevo qual’era l’impegno urgente…
Rigovernai la cucina come in trance, mi cambiai e andai al lavoro come sempre.
Come ogni sera chiusi la contabilità del giorno e mi preparai per la solita razione di sesso col datore di lavoro ma lui mi disse che aveva una cena in famiglia e che potevo andare via prima …e asciutta, disse proprio così: asciutta.
Mi trovai ad avere un’oretta di tempo tutta per me e decisi di fare un giro prima di tornare a casa alla solita ora.
Mentre camminavo assorta nei miei pensieri si fermò una macchina di grossa cilindrata al margine del marciapiede, proprio davanti a me; scese il finestrino dal lato del passeggero e l’uomo alla guida mi apostrofò:
“Ehi bella, quanto vuoi?”
Accidenti mi aveva scambiato per una prostituta.
Lo liquidai a male parole e l’auto sgommò via velocemente.
Nella mia testa rimbombavano le parole di Adele e quella frase “Ehi bella, quanto vuoi?”; di fatto facevo la prostituta ma, come aveva detto lei “Ora ti stai prostituendo per pochi spiccioli” era vero: mi prostituivo per pochi spiccioli.
Arrivai a casa, trovai mio marito ed un gruppo di amici che avevamo invitato a cena e di cui mi ero completamente dimenticata. Mio marito aveva orinato delle pizze e passammo la serata in allegria, ma… mi resi conto che uno degli amici, uno scapolo impenitente e donnaiolo, non mi toglieva lo sguardo di dosso ammiccando spesso verso la mia scollatura o verso il mio sedere.
Ok, mi dissi, allora piaccio, mi prostituisco per pochi spiccioli …vediamo l’effetto che fa!
Cominciai a sculettare discretamente quando capivo che mi stava guardando, presi a chinarmi esageratamente mostrandogli la scollatura, gli mostrai le gambe fino alle mutandine sedendomi di fronte a lui fino a quando notai una notevole erezione sotto i suoi pantaloni. Mi sedetti con noncuranza accanto a lui e, coperta dal tavolo e dalla tovaglia gli accarezzai il membro attraverso i pantaloni. Quando capii che aveva avuto un orgasmo lo lasciai, mi alzai ridendo e mi andai a sedere sulle ginocchia di mio marito.
Perfetto, avevo saputo ciò che volevo sapere: potevo farlo, ero pronta e decisa.
Dopo che gli amici furono andati via dissi a mio marito di troncare i rapporti col tizio poiché si era comportato in modo sconveniente nei miei confronti; naturalmente non gli dissi né che lo avevo provocato né quello che avevo fatto sotto al tavolo!
La notte passò in un infuocato rapporto col mio amore e la mattina successiva chiamai Adele:
“Sorellina, ho deciso: sono pronta, voglio lavorare con te”
“Non avevo dubbi! Ci vediamo oggi pomeriggio al solito bar”
“Ok, ma quando si comincia?”
“Ehi! Ti è venuta la fretta?” disse ridendo
“Dammi il tempo di sistemare un po di cose e si parte!”
Passò una settimana in cui Adele ed io provvedemmo al mio necessario nuovo abbigliamento, alla mia ‘istruzione’, al mio ‘cellulare di servizio’ e cominciai la mia nuova vita.
Oggi continuo a lavorare in negozio, durante la pausa pranzo e nel pomeriggio del giorno di chiusura mi dedico al secondo, anzi al primo, lavoro, la sera chiudo la contabilità col mio datore di lavoro, il frigo è sempre pieno ho messo via un gran bel gruzzolo e… indovinate chi è uno dei miei ‘amici’ più affezionati?

Alla prossima.
Miriam

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One Comment

  • Alex Once Alex Once ha detto:

    Buongiorno Miriam. Ho letto il tuo racconto e sicuramente la tua storia è molto simile a quella che devono (e vogliono) vivere molte altre donne. Il tuo racconto mi ha incuriosito al punto che mi piacerebbe incontrarti, di dove sei? Spero di leggere presto una tua risposta. Nel frattempo, ti auguro una buona giornata di riposo, oggi è domenica 😎
    La mia email: alexonce@libero.it

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