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Mirko. L’emozione di una notte a ritmo di musica.

By 5 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Saranno circa due anni che non metto piede in una discoteca. In realtà ho frequentato quegli spazi angusti poche volte nella mia vita, per via della mia ormai conclusa avventura da liceale, che non mi ha quasi mai lasciata una serata libera. Le mie giornate erano monotone e avevano sempre la stessa andatura: alzarsi, colazione, scuola, casa, studio, pausa, cena e ancora studio. Ben diverso da adesso. In questo periodo mi posso considerare una ragazza a due facce: la prima, un volto chiaro, pulito. Una ragazza universitaria che per pagarsi gli studi insegna ginnastica artistica a delle bambine innocenti in una malandata palestra di zona. La seconda, invece, un volto oscuro, sporco e contaminato: un volto che ha voglia di scoprire ciò che le è sempre stato negato, o peggio, impossibile. In queste righe, anch’esse forse un po’ malandate, ho voglia di raccontare un’avventura del mio passato che mi ha fatto scoprire il lato dell’esibizionismo e del rischio. Per fare ciò, bisognerà tornare indietro di due anni, all’ ultimo anno di liceo, quando ero una semplice diciottenne alle prese con quella robaccia chiamasi anno di maturità.

Non sono mai stata un’alunna modello, le ultime volte che presi una miriade di voti alti che lasciano il sorriso a trentadue denti risalgono alla terza media. Arrivata al liceo, i miei voti iniziarono a scendere e la voglia di cambiare iniziò a invadermi la mente. Mi sentivo chiusa in un buco di merda, in quella classe così bizzarra e così diversa da me. Volevo andarmene, scappare via, ma ci fu qualcuno che bloccò il mio desiderio di fuga
.
Mirko era un mio compagno di classe, probabilmente il ragazzo con cui legai di più. Posso attribuire a lui la causa per cui sono restata ben cinque anni in quel maledetto ghetto. Alto, fisico possente, occhi profondi che solo a vederli scatenavano mille fantasie, labbra carnose, capelli sbarazzini, arricciati, che gli donavano un fascino eccellente. E poi, un carisma da far paura. Il ragazzo più carismatico e socievole che abbia mai conosciuto. La cosa che mi ha sempre lasciata sbalordita già dalla tenera età erano le sue dimensioni. Non sono mai stata una santa. Le prime esperienze, i primi preliminari, le prime voglie hanno iniziato a farsi strada già quando avevo 14 anni. Fortunatamente non sono mai stata ingenua. I miei genitori non mi hanno mai parlato di sesso, non so per quale ottuso motivo, ma io mi sono sempre informata bene.

Dicevo, le sue dimensioni: ebbenesì, Mirko mi ha sempre attirata un sacco dal punto di vista sessuale e non. Ma caspita, ogni volta che mi passava davanti, i miei occhi erano sempre puntati sul suo pacco. E che pacco! Dai pantaloni spuntava una montagnetta imponente. Me lo mangiavo con gli occhi. Nonostante le sue dimensioni, Mirko si è sempre rivelato alla maggior parte della gente come un ragazzo casto e studioso: ricordo i primi mesi di liceo, quando ci stavamo sul cazzo a vicenda perché i nostri caratteri erano l’uno l’opposto dell’altro. Fortunatamente dopo qualche mese, le cose cambiarono e divenimmo grandi amici e…Intenditori.
Così ritorniamo all’inizio della vicenda. Ritorniamo a quell’ultimo anno di liceo. Era una gelida giornata invernale, il 7 febbraio di quell’anno, e ancora riesco a ricordare il vento gelido che pungeva impertinente sulla pelle. Circa un mesetto prima, se ricordo bene, quelli che erano i cosiddetti “capo scuola” avevano organizzato un festino in discoteca, di quelli buoni, con tutta la scuola tenuta a partecipare. Della mia odiata classe, decisero tutti di non partecipare: la gente della mia classe era la classica gente intellettuale che preferiva stare diciotto ore consecutive su un saggio al posto di uscire tutti insieme, per una buona volta. Nessuno pertecipò, o meglio: nessuno, tranne due: io e Mirko. Da una parte terrorizzata, dall’altra ben contenta, scrutavo Mirko: in lui vedevo una nota di tristezza, come se non fosse felice di stare con me per una sola notte. Me ne fregai e partecipai lo stesso, tanto non avevo nulla da perdere.
All’entrata della discoteca, la gente della nostra scuola si riunì. Chi chiacchierava, chi messaggiava, chi beveva vodka al melone come se fosse acqua fresca per entrare già nel locale ubriaco fradicio. Poi c’eravamo noi, io e Mirko, timidi come non mai, che entrammo senza problemi salutandoci. Il locale era molto bello e accogliente, ma gli spazi erano molto ristretti: la sala principale, dove la gente si riuniva per ballare, non era affatto attrezzata per ospitare una ciurma di seicento persone. Per di più faceva un caldo boia.
I DJ si mettono al lavoro e iniziano a passare musica di vario tipo a tutto volume, musica contemporanea soprattutto. Iniziarono le note di Bad Romance, Lady Gaga, mentre io, seguita da Mirko, mi avventuravo tra l’accozzaglia per trovare un fottutissimo attaccapanni facendo scendere ognissanto dal cielo per la rabbia e il caldo.
Finalmente dopo svariati tentativi, riuscimmo a posare i nostri giubbotti e ci unimmo alla folla per scatenarci in pista.
“TU CI SENTI QUALCOSA? IO NO, MI STO ROMPENDO! NON SENTO NIENTE.” urlò Mirko.
“NO, NON SENTO NULLA! ANDIAMO A PRENDERE UN DRINK, STO MORENDO DI SETE.”
Provammo a passare tra la folla per ritrovarci in sala bar. Nulla da fare. Non ci volevano far passare.
Il rumore si fece più forte. I bassi di Hold It Against Me, Britney Spears, iniziarono a risuonare in quel buco di culo chiamato comunemente “pista da ballo”. Persi Mirko di vista. Mi sentivo uno schifo, tra quella gente, senza di lui. Cercavo di non farci caso e iniziai a ballare.

Una mano bollente mi afferrò il braccio, spingendomi ancora di più tra la folla: era Mirko, che mi fece posto fra le sue braccia. Il cuore iniziò a battere senza sosta, unendosi ai bassi della canzone.
“Sei tranquilla?” Mi rassicurò da dietro Mirko.
“Si…” Degluttii.
Qualcosa di caldo e non molto piccolo mi sfiorò il didietro, non ci misi una scienza per capire di che cosa si trattasse. Mirko salì più su fino ai seni con le braccia e iniziò a palparmi con tutta la tranquillità di questo mondo. Le sue labbra carnose su cui avevo sempre fantasticato si avvicinarono al mio collo e iniziarono a baciarlo senza sosta, salendo fino al lobo dell’orecchio, per poi tornare giù, con dei colpi di lingua, lasciandomi dei brividi passionali. i capezzoli spingevano da sotto il vestito e sentivo già la figa liquefarsi piano piano. La gente non vedeva. Erano tutti presi a bere senza sosta o a ballare. Le sue mani iniziarono a muoversi sicure sulla scollatura del mio vestito, per poi scendere e palparmi il culo per bene. La sua patta bollente era lì che spingeva e io, in preda al panico, mi lasciai andare e arretrai, per sentirmi appresso quel cazzone notevole che si ritrovava.
“Guardalo, il santarello…” Esclamai impertinente.
“Nessuno ha mai detto che io sono un santo” E detto questo mi fece girare, le sue labbra si avventarono sulle mie e ci divorammo senza sosta, le sue mani ancora sul mio seno, a stringerlo passionalmente e un gioco di lingue senza sosta che voleva durare a lungo.
La sua lingua si spostava sul mio collo, ancora una volta, per poi tornare a contatto con la mia in quel bacio così sensuale e passionale.
Decisi di giocare sporco anche io. La mia mano iniziò a percorrere i suoi addominali, coperti da una maglietta a maniche corte, per poi muoversi lentamente intorno a quel cazzo abnorme da sopra i pantaloni. Poi finalmente, si calò dolcemente nei suoi boxer e iniziai ad accarezzare con foga il suo cazzo grosso, pulsante e già perfettamente eretto, scappellandolo dolcemente, per poi scendere fino a sotto i testicoli e ritornare su, sensuale. I primi appelli di liquido seminale grondavano, la mia mano si inumidì. Pensai. Tutto ciò con tutta la folla di ubriaconi e aspiranti ballerini attorno e la luce fioca che sbucava qua e la, ma mai ci illuminava.
Sentivo la mia figa pulsare, bagnata come non mai, e i lievi gemiti di Mirko mi facevano eccitare ancora di più. Quanto avrei voluto succhiarglielo, quel cazzo, in quel momento. Ah, se non ci fosse stata la folla…
Finì l’ennesima canzone. Il brusio continuava ad esserci e la mia mano scivolò lentamente fuori dai suoi boxer, abbandonando quel pezzo di carne bollente con tristezza.
“E se qualcuno mi avesse vista?” Pensai. “E se domani diventerò lo zimbello della scuola? Ma si, tanto il prossimo anno sono fuori da ‘sto buco di merda, fanculo. Godiamoci questo momento, che poi non torna più.”
Incominciò una nuova canzone, questa volta house.
“Fammi giocare tu, adesso.”

Mirko si guardò intorno. Il tunz tunz delle casse rimbombava in quella sala. Il caldo attaccava feroce, le gocce di sudore grondavano dai visi di quella gentaglia che ci circondava, così occupata a bere, a ruttare, a insultarsi, a ballare, e i loro occhi lucidi dall’euforia.
Avvicinò la sua mano al mio corpo bollente, mi prese per i fianchi, le sue mani così belle.
Il suo respiro ansimante sul mio collo cercava una fessura, dove liberarsi. Sentii la sua mano calda giocare con la parte inferiore del mio vestito, infilarsi dentro e sfiorarmi nell’intimità sopra le mutandine, già bagnate fradice. Spingevo il mio bacino in avanti, in modo che quelle dita premessero su quella che era la mia figa. Mirko mi mordicchiava il labbro inferiore con sensualità; poi, con galanteria, fece entrare il suo dito medio nella mia mutandina scivolando tra le labbra, che si aprirono e che sentirono quel calore esterno così invitante, a cui nessuno resisterebbe.
Il suo dito iniziò a muoversi lentamente intorno alle labbra, spostandosi sul clitoride, lasciandomi addosso un brivido di eccitazione. Poi si velocizzò, la musica ancora rimbombava. Sentire il contatto della sua pelle, la mia figa bagnata tanto vogliosa di accogliere anche tutta la mano, se solo si sarebbe potuto. Il dito di Mirko continuava a sgrillettarmi come nessuno aveva mai fatto prima, il mio respiro continuava a crescere, i miei muscoli si contraevano in mezzo a quel carnaio: l’orgasmo era vicino.
Evidentemente se n’era accorto anche lui, così decise di far crescere la mia eccitazione, infilando di netto il suo dito medio nella mia figa fradicia provocandomi un lieve gemito, mentre i nostri respiri erano ancora in vena di scoprirsi, flebili.
Poi ritornò sul clitoride, velocizzando il tocco. L’orgasmo giunse imminente, un brivido mi percosse il corpo: quella sensazione implacabile, di eccitazione mischiata alla fatica.
La stanchezza mi avvolse. Mirko avvicinò il suo dito alle mie labbra, che lo accolsero, come se fosse un cazzone in attesa di essere leccato per bene e ripulito, poi lo tolse dolcemente e le nostre labbra si riavvicinarono, per un ultimo bacio. La musica cessò, riprendemmo a ballare, i nostri organi ancora in fiamme e i nostri cuori, un battito soltanto.

Sì, proprio l’ultimo, perché usciti fuori da quel locale, dopo esserci ritrovati di fronte la gentaglia di quella fottuta scuola, non successe più nulla tra noi. Ritornati a scuola, come due comuni mortali, promettemmo di non parlarne mai, come bambini. A volte ci lanciavamo qualche occhiata di approvazione, ma nulla di più.
Mirko non lo vedo da circa due annetti: qualche volta scappa quanche messaggio su facebook, qualche sbirciata al suo profilo. Qualche volta mi capita di pensarlo. Pensare a noi, ai suoi baci, a quella lingua scatenata, a quelle dita dentro di me che seppure avesse ben diciotto anni, nessuno si sarebbe mai aspettato da un membro di quella scuola di gente per bene. Nulla di più.
Inutile dire che però, da quella volta, seppur essendo completamente sobri, la nostra visione di esibizionismo cambiò totalmente.

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