Le 16:00 arrivarono di colpo. Ero già nell’aula di chimica e mi scaldavo le mani sul termosifone.
«Ehy tu». Francesco era immobile all’entrata e mi guardava con un mezzo sorriso. Entrò e si chiuse la porta alle spalle.
«Cia…ciao, Michelle mi ha detto che volevi par…parlarmi per scusarti». Il cuore mi stava esplodendo dal petto.
«Naa, quella era solo una scusa per incontrarti, in ogni caso mi dispiace per quello, non era mia intenzione, a volte ho la testa fra le nuvole». Nel dirlo continuava a sorridermi e questo mi metteva ancora più in soggezione.
«Una scu.. scusa?». Le parole mi uscirono da sole dalla bocca. Mi corressi immediatamente. «Intendevo dire, cosa volevi dirmi?»
Francesco fece qualche passo per avvicinarsi di più a me. Indossava ancora la tuta da ginnastica. Mentre camminava i miei occhi andarono subito sul cavallo per ispezionare la mercanzia. Michelle mi stava fottendo il cervello. “La prossima volta la ammazzo”, pensai. Rialzai lo sguardo e, rimproverandomi mentalmente, lo guardai negli occhi. Rimase un attimo a fissarmi.
«Puoi darmi il tuo numero?».
Aveva evitato completamente le domanda. Il cuore mi stava esplodendo dal petto. Perché voleva il mio numero? Perché cosi all’improvviso? Lo guardai, sentivo la faccia prendermi fuoco, dovevo essere completamente rossa in viso.
«Si». Gli diedi il numero e tempestivamente lo segnò sul telefono.
«Ti sto mandando un messaggio su whatsapp».
Presi il telefono, ed entrai su whatsapp. La prima chat aveva un messaggio, era di un profilo senza foto. Entrai nella chat, c’era un video. Alzai lo sguardo come per avere conferma che fosse lui.
«Guardalo», disse guardandomi fissa negli occhi.
In un primo momento non riuscii a capire. Vedevo solo una persona in piedi con qualcosa in mano. Quando la telecamera mise a fuoco rimasi pietrificata. Quella ero io, completamente nuda, negli spogliatoi, mentre mi cambiavo qualche ora fa.
«Ti piace?». Francesco mi guardava aspettandosi una risposta.
«Co…co..cosa…è questo?». Non riuscivo a parlare e tantomeno a capire, ero completamente confusa. Francesco mi guardò perplesso e inizio a ridere di colpo.
«ahahaha quella sei tu. Li hai gli occhi?».
Ancora incredula feci l’ultima domanda nel tentativo di capire cosa stesse succedendo.
«Chi ti ha invi..inviato questo vid…video? Chi ha filmato?».
«Chi? Nessuno mi ha inviato il video, sono stato io a farlo”.
«Per..perché?». Ero stordita, la voce mi tremava dall’imbarazzo. Evitò completamente la mia domanda e si fece serio improvvisamente.
«Inginocchiati».
Quelle ultime parole seguirono un silenzio di almeno 10 secondi. Continuavo a guardarlo stordita senza capire.
«Inginocchiati e cancellerò il video dal mio telefono». Il suo sguardo era gelido. Con una mano mi mostro il video, pronto ad essere cestinato.
Mi inginocchiai. La testa mi girava, non potevo credere a cosa stesse succedendo. Stavo sognando? Mi strizzai gli occhi sperando di riaprirli nella mia camera. Lui era ancora li a circa un metro e mezzo da me che continuava a guardarmi dall’alto al basso.
«Devi stare ferma, capito? Non puoi alzarti».
Annui. «Cosa vuo..». Prima che potessi finire la frase Francesco si mise la mano dentro i pantaloni e tiro fuori il suo pene di fronte a me. Rimasi qualche secondo sotto shock guardandolo immobile in ginocchio. Era moscio.
Cercai di alzarmi velocemente, ma Francesco fece un passo rapido in avanti, mi mise una mano sulla spalla, e spingendo verso il basso mi costrinse di nuovo in ginocchio. Era forte e questo mi fece paura. Ora avevo il suo pene a 20 centimetri dalla faccia. Non era circonciso, la pelle gli ricopriva completamente il glande. I testicoli penzolavano come se fossero tirati giù da una forza invisibile. Non aveva peli, probabilmente si passava il rasoio. Potevo vedere una leggera ricrescita alla base dell’inizio dell’asta.
«Stai ferma ho detto».
Con una spinta cercai di allontanarlo. «Sei impazzito! Lasciami!».
Fece due passi indietro, il mio corpo ora non riusciva a fare nessuno movimento, lo shock e la reazione iniziale si erano sostituiti alla paura.
«Guardami, non ti farò del male».
Lo guardai negli occhi come per cercare spiegazioni a quel comportamento. Un secondo dopo la mano tornò al suo pene e afferrando completamente l’asta inziò a muovere la mano sue e giù con dei movimenti lenti e ripetuti. Potevo vedere parte del suo glande mostrarsi e scomparire sotto la pelle mentre i testicoli ondeggiavano leggermente sotto la forza di quei movimenti. Ci volle qualche secondo per razionalizzare quello che stava succedendo. Francesco si stava masturbando difronte a me. Il ragazzo con la quale avevo sognato di parlare e avere una relazione si stava mostrando un perfetto squilibrato. La mia mente vaglio diverse opzione per cercare in qualche modo di giustificare quel comportamento ma il flusso dei miei pensieri fu interrotto dalla sua voce.
«Alzati la maglietta».
«Co..cosa?».
«Hai sentito». I suoi occhi erano fissi su di me mentre con un sorriso, che non riuscì a decifrare, continuava a masturbarsi.
«No».
Quelle parole mi uscirono con una certa sicurezza. Questo mi fece riprendere il controllo della situazione. «Potrei denunciarti per questo lo sai? Lasciami andare e farò finta di niente». Dopo aver detto quelle parole capii subito quanto fossero ridicole e inutili, inoltre avevo completamente dimenticato di imporgli la cancellazione del video.
Il suo sorriso si fece più marcato. Smise un attimo di masturbarsi tenendo la mano sempre sul suo pene mentre con l’altra prendeva il cellulare dalla tasca. Nel guardalo non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse bello. Questo faceva sembrare la cosa ancora più assurda. Solitamente a fare queste cose erano persone brutte e disgustose no?. Realizzai come il fatto che ci fosse un ragazzo di 20 anni, invece che un vecchio di 50, rendesse le cose più accettabili. Sapevo che in entrambi i casi era un azione da condannare ma difronte ad una giuria Francesco l’avrebbe passata liscia?
«È un ragazzo poco più che adolescente vostro onore….guardiamo ai fatti», immaginai il suo avvocato pronunciare queste parole nel tentativo di difenderlo.
«Fai quello che ti dico». Francesco aveva in mano il cellulare e mi mostrava lo schermo. Lo guardai, aveva selezionato il video e mi mostrava la lista dei suoi contatti. Alcuni li conoscevo, erano dei nostri colleghi. Voleva inoltrare il video in cui mi cambiavo nello spogliatoio alla lista dei suoi contatti.
«Non ti farò del male tranquilla, fai solo quello che ti dico».
Il ripetere che non mi avrebbe fatto del male in qualche modo mi faceva sentire al sicuro. Francesco sarebbe stato in grado di violentarmi? Il mio cervello in qualche modo rifiuto quell’opzione. Con uno sforzo enorme mi alzai la maglietta e spostai il reggiseno sopra la parte superiore del petto. I mie seni uscirono fuori con un piccolo “balzo”. Ho poco più di una seconda e questo mi ha sempre fatto sentire giudicata sessualmente. Avrei voluto un seno più grande. Lui notò il mio imbarazzo.
«Bravissima».
«Vai a farti fottere».
Quella situazione aveva dell’assurdo, ero immobile in ginocchio con il seno di fuori mentre il ragazzo che mi piace teneva il suo cazzo in mano difronte a me. Notai che il suo pene era aumentato di dimensioni. Lo stavo eccitando?. Inizio a muovere nuovamente la mano sul suo cazzo che subito inizio a irrigidirsi. Buttò fuori l’aria come per riregolare il respiro, deglutii e mordendosi il labbro inferiore sposto lo sguardo dal mio seno al mio viso.
«Guardalo».
Non opposi resistenza e con gli occhi scesi nuovamente al suo pene. Era completamente rigido. Non so quanto fosse lungo, stimai almeno 16 centimetri. Quello che mi sorprese era lo spessore, nettamente superiore rispetto a quello dell’unico ex ragazzo che avessi mai avuto. Adesso potevo vedere il glande completamente scoperto. I movimenti, sempre più decisi, spingevano la pelle che lo ricopriva avanti e indietro, coprendolo prima parzialmente, quando la spingeva in avanti e scoprendolo completamente quando il movimento si invertiva in senso opposto.
«Alzati e vieni dietro di me». Disse quelle parole con affanno mentre continuava a masturbarsi. Mi alzai e andai dietro di lui. Adesso potevo vedere solo la sua schiena.
«Abbracciami mettendo le tue mani sul mio petto». Lo feci senza esitazione, volevo che la cosa finisse il prima possibile. Potevo sentire il suo petto sotto le mie mani e il battito regolare del suo cuore. Alzò il braccio destro e spostandolo dietro il mio collo mi tirò in avanti. Voleva che guardassi. Adesso avevo il mio corpo incollato alla sua schiena. Le mie braccia lo avvolgevano come fossero delle bretelle e il lato sinistro del mio viso era in contatto con il suo fianco destro, a livello della cassa toracica. Tolse la mano sinistra dal suo pene e con una spinta vigorosa sulla mia schiena mi incollò ulteriormente alla sua (schiena). Mi accorsi solo ora che era mancino.
«Stringimi e continua a guardarlo».
Eseguii l’ordine e lo strinsi ulteriormente. Sentivo il mio seno nudo premere sulla sua schiena. Era fredda e questo mi fece indurire i capezzoli. Inizio nuovamente a masturbarsi. I movimenti della mano iniziavano a diventare più veloci. Potevo sentire il suo cuore accelerare e il petto alzarsi e abbassarsi sotto la forza dell’aria che entrava e usciva dai polmoni. Da questa prospettiva potevo notare la vena principale che percorreva il dorso del suo pene mentre la cappella veniva continuamente scoperta e ricoperta da movimenti sempre più veloci.
«Dimmi che sto andando bene». Il silenzio venne spezzato da quelle 5 parole.
«Cos…NO».
La sua mano destra si alzo nuovamente per mostrami il cellulare. Con una mano cercai istintivamente di afferrarlo, fallendo miseramente.
«Questo avrà…», prese un respiro prima di continuare, iniziava ad avere il fiato corto. «…avrà delle conseguenze. Fai quello che ti dico». Riprese a masturbarsi e ruotando la testa mi guardò per un istante. «Fai quell..», doveva prendere delle piccole pause per regolare il fiato, la cosa lo stava eccitando tantissimo, «…quello che ti dico».
«Sta..stai andando be… bene». Pronunciare quelle parole mi fece sentire completamente sottomessa. Non mi ero mai sentita cosi. Iniziò ad aumentare la velocità. quelle parole, pensai, dovevano averlo eccitato molto. Adesso teneva il suo pene con una presa diversa. La cappella era completamente scoperta e non veniva più ricoperta dai veloci movimenti. Notai che era umida.
«Continua Chiara, parlami».
Sentirgli pronunciare il mio nome mi fece uno strano effetto. Quella vecchia parte innocente di me che desiderava uscire con lui era ancora lì che si scontrava con quello che stava vedendo. Ero felice che pronunciasse il mio nome? Conclusi che per ottenere la cancellazione del video era meglio che lo assecondassi.
«Non fermarti, stai andando bene. Continua». Quelle parole di incoraggiamento mi uscirono tutte d’un fiato. Era questo che lo eccitava? Voleva che lo incoraggiassi?. Ricordai il mio unico ex ragazzo. Eravamo stati insieme 2 mesi. Avevamo scopato solo due volte e io non avevo ma raggiunto l’orgasmo. Non glielo dissi. Non volevo ferirlo. Convenni con me stessa successivamente che fu stupido. Delle volte noi ragazze tendiamo a non comunicare queste cose per paura o pudore. La voce di Francesco mi fece tornare alla realtà.
«Vuoi che conti..».Le parole gli si mozzarono in gola, la sua mano continuava a muoversi veloce. Deglutii e riprese fiato, stava iniziando e gemere. «Vuoi che continui a segarmi?»
«Sì».
«Vuoi vedermi venire?».
Quella domanda mi spiazzo per un attimo, non avevo ancora pensato “all’atto finale”.
«Sì».
«Dimmelo, voglio sentirtelo dire». Pronuncio quelle parole tutte d’un fiato come per liberarsi velocemente dal compito di dovermi guidare nel suo gioco perverso. Era al limite dell’eccitazione. Aveva le ginocchia leggermente piegate, sentivo il suo petto iniziare a irrigidirsi e i suoi muscoli diventare granitici.
«Voglio vederti sborrare».
Pensai che utilizzare “sborrare” invece che “venire” lo avrebbe fatto finire più velocemente. Azzeccai. La mano aumento ulteriormente la velocità dei movimenti. Mi sentivo una pervertita.
«Cont..», non riuscì a pronunciare quelle parole da quanto le stava piacendo. Questo mi fece sentire per un istante come se avessi io il controllo e lui fosse in mio potere. Decisi di continuare ad assecondarlo.
«Voglio vederti venire Francesco, vieni per me..ti prego». La supplica lo fece impazzire, lo sentivo gemere. Avevo paura che entrasse qualcuno. E se ci avessero visti?? Non avevo pensato a questo scenario. Doveva finire in fretta.
«Lo vu..vuoi cosi…tan..tanto Chiara?”. Continuava a muovere la mano sempre più veloce, sentivo che stava abbandonando il suo peso su di me.
«Si, ti prego».
«Dove vu..vuoi ch..che venga? Dimm…dimmelo». Sentivo il suo peso cadermi addosso, si stava abbandonando completamente su me in preda all’eccitazione. Lo strinsi a me come per risollevarlo e piantando un piede a terra cercai di tenerlo meglio in equilibrio. Quella situazione era surreale. Mi chiesi cosa avrebbe detto Michelle in quel momento vedendomi.
«Vieni sul pavimento…voglio vederti venire sul pavimento Francesco, ti pre….». Mentre pronunciavo quelle parole sentivo il suo corpo irrigidirsi sempre di più. Il suo cuore andava a mille e il respiro era sempre più veloce. Sentii il suo bacino spostarsi in avanti come per accogliere qualcosa di invisibile difronte a lui. Il suo peso stava diventando un problema si stava abbandonando eccessivamente sulle mie braccia.
«Ti preg..prego vie..». Prima che finissi la frase vidi il suo cazzo pulsare e la sua mano rallentare gradualmente i movimenti.
“Aah..aah ah”. Quelli furono i suoi ultimi gemiti prima di raggiungere l’orgasmo. Vidi lo sperma uscire dal suo cazzo con potenza. Il primo schizzo andò a finire sul termosifone difronte a noi, il secondo invece creò una piccola parabola per poi finire sul pavimento. Era di colore bianco, simile al colore della nebbia.
«Aaah uff”. Sbuffo come se si fosse liberato di un peso che lo opprimeva, il suo corpo da rigido si era rilassato e stava ancora pesando su di me. Vidi il suo cazzo tornare gradualmente ad ammosciarsi, mentre con la sua mano sinistra lo strizzava coprendo e scoprendo il glande per far uscire l’ultima goccia di sperma che poi cadde depositandosi nuovamente sul pavimento.
«Grazie Chiara, sei stata bra…».
«Vaffanculo, cancella il video». Non li lasciai finire la frase, ero infuriata e in imbarazzo con me stessa. Si voltò e rimase un secondo a fissarmi. Aveva il cazzo ormai completamente moscio ancora fuori dai pantaloni.
sperma con il fazzoletto che aveva precedentemente preso. Gli passai di fianco e con un ultimo sforzo mi inginocchia per pulire il suo sperma dal pavimento e il termosifone. Era caldo e gelatinoso. I fazzolettini non erano abbastanza spessi. Mi sentivo umiliata. Ero stata trattata come una puttana. Mi girai e buttando i fazzolettini nel cestino lo guardai infuriata.
«Dammi quel fottuno cellulare».
«No, hai sbagliato».
«Che cazzo stai dicendo, ho fatto quello che mi hai detto!». Avevo iniziato a urlare.
«Non dovevi tentare di prendermi il cellulare prima, te l’ho detto che avrebbe avuto delle conseguenze».
Sorrideva. Rimaneva li in piedi e sorrideva. Questo mi fece incazzare. Mi scaraventai contro di lui come una furia cercando di colpirlo e riprendere il cellulare con il mio video.
«Dammi quel cazzo di cellulare bastardo».
Riuscì a tenermi a distanza con un braccio. Ero troppo debole. Perché non avevo reagito cosi prima?
«Chiara calmati, stai urlando».
Lo disse come se non si aspettasse quella reazione, come se fossi io la pazza. Cercai di ricompormi. Notai che nell’impeto ero riuscita a graffiargli lo zigomo sinistro. Presi fiato. Mi avvicinai a lui invadendo la sua zona personale con aria di sfida. Non si sposto di un centimetro, e ne cercò di difendersi, era come se sapesse che non l’avrei più colpito.
«Dammi quel fottuto cellulare. Sei un animale».
«Tutti siamo animali Chiara, la società piazza solo i confini e noi limitiamo noi stessi, senza porci domande, per via del pudore e la vergogna».
Rimasi immobile a fissarlo pensando a come controbattere a quella affermazione. Io non ero un animale e tantomeno ero come lui.
«Non hai mai detto che schifo», disse.
Non capivo il senso di quella affermazione.
«Cosa?», risposi.
«Quello che e successo non ti ha fatto schifo?».
Non mi lasciò rispondere. Con uno scatto mi afferrò le guance e mi spinse di forza sbattendomi contro il muro. Quella forza mi fece paura. In un attimo la grinta di un momento fa mi abbandonò completamente, ero nuovamente indifesa.
«Supplicami. Se vuoi che lo cancelli supplicami». Il suo sguardo era di nuovo gelido.
Ero esasperata, non sapevo più cosa pensare. Le lacrime iniziarono a scendermi sulle guance e iniziai a singhiozzare. Il suo volto cambio espressione, era come se in quel momento avesse realizzato di aver superato una sorta di limite. Allentò la presa e improvvisamente spinse delicatamente il mio viso sul suo petto. Mi stava abbracciando. Iniziai a piangere tantissimo, mentre lui stringendomi, delicatamente con una mano mi accarezzava i capelli. Mi stava consolando???? In quel momento mi sentivo al sicuro, sentivo che la frustrazione precedente era completamente scomparsa. Stavo impazzendo? Forse lo stress della situazione mi aveva fatto arrivare all’esaurimento. Non so quanto tempo passò. So solo che ad un tratto mi allontano leggermente da lui, mi prese delicatamente il viso con una mano. e disse:
«Stai bene?».
Lo guardai un istante con gli occhi lucidi. La rabbia riprese il sopravento. Istintivamente lo spinsi per allontanarlo da me e gli diedi uno schiaffo con tutta la mia forza.
«Vaffanculo!!», urlai. Presi il mio zaino e usci dall’aula di chimica senza voltarmi indietro.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…