Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Non è come andare in bicicletta

By 16 Maggio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Me ne sono reso conto non certo mentre parlavo, perché in quel momento le parole c’erano.
Me ne sono accorto dai silenzi, dagli sguardi che sfuggivano, dalle mani tese, dal tuo collo rigido.
Non &egrave come andare in bicicletta.
La lingua dimentica come articolare certe frasi, la mente fatica a rielaborare tutte le cose che si danno per scontate, specie quando, passata una certa età, si da per scontato quel che si &egrave e ci di dimentica di come vi si &egrave diventati.
Correntemento’
Congelamento..
Correllamento’
CORTEGGIAMENTO!!!!!
Fatico anche a scriverlo, non solo a farlo.
Ti ho visto faticare nel riceverlo, ti ho visto gradualmente abituarti all’idea che qualcuno stia facendo questo a te: donna di 40 anni, felicemente sposata, con figli, una stabilità famigliare costruita nel tempo, cercando nel tuo lui quel che &egrave giusto cercare, chiedendogli quel che &egrave giusto, annientando te stessa quando ti rendi conto che, quel che chiedi al tuo lui, non ti può essere dato. E allora la vita diventa ricca di compromessi reciproci, che con il tempo rinforzano la coppia, la rendono coriacea, solida’ ma azzerano il fuoco che brucia nel singolo’ un fuoco con il quale oggi ho rischiato di bruciarmi.
Ti ho invitato a pranzo, nella tua pausa dell’ufficio, solo per tranquillizzarti, per farti capire chi sono, come sono, che puoi fidarti di un ‘autore di racconti erotici’, uno sconosciuto, uno che ti fa un’improvvisata coprendo come un fulmine i 100 km che dividono le vostre due città.
Il tuo profumo mi ha riempito subito le narici, passando attraverso esse, risalendo fino ai neuroni del cervello, innescando una catena sinaptica che ha stampato in modo indelebile nella mia mente il primo dei ricordi, quello più profondo, quello che mi farà girare per strada fissando ogni donna che incontrerò e lo indosserà’ sperando di incrociare il tuo sguardo.
Un abbraccio candido, casto, come di due amici che si incontrano, mentre noi sappiamo, ma non vogliamo darlo a vedere, che dietro quella castità si nasconde il fuoco, dietro la candidezza c’&egrave il colore rosso della passione.
Arrivati al parcheggio abbiamo passeggiato lungo la spiaggia alcuni minuti prima di entrare nel ristorante.
C’era tensione nelle mie domande, ce n’era nelle tue risposte.
C’era passione nelle mie proposte, ce n’era nei tuoi ‘Andrea’.’
Ci siamo accomodati a tavola come tante volte ho fatto con colleghi, amici, amiche. Abbiamo pranzato in modo semplice, parlando del più e del meno. Eppure il nostro corpo parlava per noi: io vedevo il tuo imbarazzo, tu vedevi il mio, tutti ci hanno notati e sicuramente se ci fossimo visti allo specchio con occhi lucidi avremmo subito additato quella coppia seduta nell’angolo come ‘la solita coppia di amanti’.
‘Vuole che sul conto indichi un solo coperto?’ mi ha suggerito/chiesto il cameriere’
‘ era proprio così evidente!!!
Siamo usciti e ci siamo messi in macchina.
Il tuo viso mi ha attratto come una calamita.
Ti ho chiesto se potevo darti un piccolo bacio’ un abbraccio’ come due adolescenti ci siamo cercati, ci siamo trovati’ e come un adolescente ho riscoperto il piacere delle labbra che si avvicinano, della bocca che si schiude, delle lingue che si incontrano e giocano l’una con l’altra, la passione che sale. Le mie mani che iniziano a percorrere il tuo corpo. Timide si tengono alla larga dai punti che maggiormente vorrebbero toccare: non in quel momento, non in quel luogo!
Hai sollevato la testa verso l’alto, mostrandomi il collo come il cane perdente mostra la giugulare al vincitore: eri mia in quel momento’ eri abbandonata al mio desiderio’ mostrandoti così, succube della mia volontà, mi hai investito della responsabilità di fermarmi.
Ci siamo guardati in viso e mi hai chiesto di spostarci dal parcheggio del ristorante.
Ho sperato mi chiedessi di portarti in un motel. Ho imposto al mio animo irruente di non insistere sulle mie intenzioni.
Ci siamo mossi con la macchina cercando di fuggire dalla condizione in cui ci eravamo cacciati: due amanti in un parcheggio che si baciano e si abbandonano alla passione’. NO! Non era questo che avevo pensato. Non &egrave questo che tu ti meriti. Non &egrave questo il primo ricordo che voglio lasciare della nostra relazione.
Ogni posto che abbiamo intravisto, vuoi nella boscaglia, vuoi sul lungo lago, vuoi lungo la strada non ci &egrave sembrato adatto. Forse perché quel che stavamo facendo non era adatto’ forse perché io non sapevo quel che volevi tu, tu non sapevi dove volevo arrivare io!
Ho fermato la macchina lungo la strada e ci siamo avvicinati ad una spiaggia sufficientemente frequentata da non essere spudoratamente libera, ma abbastanza grande da permetterci di non essere visti da tutti.
Ci siamo seduti in riva al lago, ma questa volta il discorso non &egrave stato più un ‘tanto per parlare’: quel momento era passato, quel che di te volevo sapere me lo avevi già detto nelle mail precedenti e nei discorsi durante il pranzo.
– Sei ancora agitata? –
– non solo quello –
– Sei eccitata? –
– Molto –
– Sai cosa vorrei fare con te! –
– Sì, ma mi si accende una lampadina in testa che dice ‘FOLLIA’ FOLLIA” –
Ho appoggiato la mano sulla tua gamba, non l’ho spostata da quella posizione per tutto il tempo, resistendo alla tentazione di invadere pubblicamente la tua intimità alla ricerca dell’isola di piacere che sogno ormai da mesi.
– Sai che vorrei portarti in una stanza, chiudere il mondo fuori, lasciare che i rumori esterni non coprano il suono del tuo respiro.
Ti farei sdraiare per poterti coccolare, prenderei i tuoi piedi, con delicatezza, li accarezzerei in ogni loro piega, prenderei ogni dito e lo tirerei verso di me, farei lo stesso con il piede e poi la gamba, seguendo la tecnica del massaggio shiaztu per farti rilassare.
Premerei i palmi delle mie mani sui tuoi arti, sulla tua schiena, facendoti capire quel’&egrave la forza del mio desiderio.
Inizierei a massaggiarti i piedi, poi i polpacci, poi il ginocchio, le cosce’
Il tuo corpo mi apparirebbe come un libro dove scrivere il mio racconto erotico più bello.
Accarezzerei delicatamente i glutei e percorrerei il tuo corpo verso l’alto e poi verso le braccia, fino ad arrivare alle mani.
E di nuovo a massaggiarti prima una mano, poi un’altra, gli avambracci e le braccia fino alle ascelle.
Sfiorerei i seno schiacciato dal peso del tuo corpo e riprenderei a massaggiarti le cosce, i glutei, con maggiore insistenza.
Ripartirei dal basso insinuando le mani tra le cosce, che si schiuderebbero per permettermi di arrivare alla tua passerina.
Se nuda, la vedrei grondare di umori, se ancora coperta la sentirei gridare perché la si liberi dalla sofferenza di rimanere imprigionata e non poter essere liberamente toccata.
Ti spoglierei e ti girerei, per riprendere il massaggio ancora di piedi e mani, riempiendoti il collo e le labbra di baci.
Tornerei a giocare con le mani sul tuo corpo come un bambino gioca con il Didò.
Toccherei il tuo seno, lo bacerei’ prenderei il capezzolo in bocca e lo leccherei a lungo, fino a sentirlo irrigidirsi.. gli girerei intorno con la punta della lingua, soffermandomi su ogni rugosità, ispezionandole una ad una come un cieco che legge l’alfabeto Braille. Un capezzolo piccolo, duro, un seno piccolo ma sodo’ il mio sogno!
Mi metterei al tuo fianco, sdraiato vicino a te con il mio volto rivolto verso la tua natura, metterei il mio membro duro davanti ai tuoi occhi. Potrà piacerti, potrà schifarti, potrai avere il desiderio di toccarlo e baciarlo come potrai provare rigetto e girarti: potrai fare quel che vorrai. Io inizierei a baciarti l’ombelico, il monte di venere, ti farei mettere sopra di me per permettermi di avere la tua natura davanti a i miei occhi, allargherei il tuo fiore con le mani per farne emergere i petali carnosi, raccogliere con le dita il nettare che ne uscirebbe, lo userei per preparare la tua passera a ricevere la mia lingua.
Tornerei a baciati l’addome, poi le grandi labbra, poi le piccole, poi leccherei il perineo’

e punterei il timer dell’orologio’
Con le dita ti toccherei prima delicatamente attorno all’ano, poi aggiungerei maggiore pressione, userei i pollici contemporaneamente su tutta la zona tra l’ano e la vagina, entrando in essa per lubrificarmi ed uscendo per tornare a stimolarti come vuoi tu. Poi con la lingua ti penetrerei fino a soffocare, uscendo dalla vagina e risalendo di nuovo fino all’ano, entrando con la punta’
E così facendo’.-

Mi hai detto ‘ Basta ‘
Non hai voluto che continuassi.
Ho intervallato il mio racconto con casti baci sulle tue labbra
Ho continuato ad accarezzarti dolcemente sui piedi, sulle gambe’
Avrei voluto strapparti i vestiti e toccarti dove non mi &egrave concesso’
Avrei voluto assaggiare i tuoi umori perché anche il loro sapore mi rimanesse impresso per sempre nella mente..
Avrei voluto’

ogni commento a
sognatore.73@libero.it &egrave successo in fretta, come un lampo in una notte d’estate. Illumina il cielo, genera un calore tale da far evaporare all’improvviso tutto ciò che incontra sul suo cammino, trasformando il silenzio in frastuono, il buio in luce, la quiete in agitazione. Chi non riesce a vederlo spesso lo sente in lontananza con un ritardo direttamente proporzionale alla distanza. Chi ha la fortuna di poterlo vedere da lontano, in tutta la sua estensione, può notarne la potenza, l’imprevedibilità.
Ma chi &egrave troppo vicino a un fulmine, ne viene colpito.
Pochi sono sopravvissuti per poter raccontare cosa sì &egrave provato, qual &egrave stato l’ultimo pensiero prima di essere folgorati, o il primo appena ripresa coscienza.
Io appartengo alla lista di questi fortunati: ho vissuto l’esperienza di rimanere folgorato da un pomeriggio di passione, sono sopravvissuto ed oggi lo posso raccontare.
Il primo incontro vissuto la settimana scorsa era stato molto emozionante.
Il corteggiamento ci ha coinvolto, quasi sconvolto.
Il primo bacio (si parla ancora di ‘primo bacio’ al giorno d’oggi) ci ha riportato indietro di 25 anni, adolescenti alle prime armi. Se ci fossimo incontrati allora cosa sarebbe successo? Oggi saremmo quello che siamo o qualcosa di diverso?
Ho organizzato il lavoro della mattina per regalarmi un pomeriggio di libertà, dopo tante giornate passate a correre dietro ai mille impegni della mia attività lavorativa. E tu lo stesso.
E’ stato bello lavorare e pensare a te.
E’ stato estenuante attendere il tua arrivo.
E’ stato elettrizzante vederti salire sulla mia auto e partire con te alla volta dell’agriturismo.
Poche parole: il rumore ovattato del motore &egrave diventato la colonna sonora dei 5 minuti di imbarazzante silenzio che ha invaso l’abitacolo. Un silenzio calato all’improvviso dopo le prime parole di saluto.
Come mai?
Ho fermato la macchina appena fuori dal tuo paese, lontano da sguardi curiosi e imbarazzanti, ho preso il tuo volto tra le mani, ti ho baciata. Di nuovo. Come qualche giorno fa le nostre lingue si sono incontrate e stuzzicate.
Ecco il perché del nostro silenzio: come sì può parlare con la donna che si desidera senza averla abbracciata, baciata’ incontrata?
Le parole non hanno tardato ad uscire dalle nostre bocche. Ti ho raccontato del mio desiderio, ti ho parlato delle mie folli intenzioni, mi hai risposto raccogliendo l’invito’ ci siamo incontrati di nuovo! I miei e i tuoi sogni si sono incontrati, mischiati, hanno preso forza l’uno dall’altro e si sono trasformati in realtà: noi abbiamo deciso di rendere reale quel che da molto, da troppo stavamo sognando.
L’intenzione di pranzare insieme si rivela irreale.
L’idea di limitare le nostre effusioni a candidi baci’ passata.
Volevamo di più e abbiamo scelto, insieme, di capire quanto di più stavamo cercando.
Arrivati nell’agriturismo ci siamo fiondati in camera da letto.
– Sono molto tesa, Andrea. Avrai il difficile compito di farmi rilassare.
– Se mi lascerai fare alla fine sarai rilassata per fare di tutto, con me!
Mi sono seduto sulla poltrona ergonomica, tu con le gambe aperte hai sollevato leggermente il vestito sopra le ginocchia e ti sei seduta sopra di me. Ci siamo baciati a lungo, cercando con le mani il contatto con la pelle del corpo l’uno dell’altra. Ho percorso la tua schiena, tesa come una corda di violino, il tuo collo rigido, i tuoi glutei coperti da un paio di mutandine molto semplici.
La tua tensione era palpabile ma le mie intenzioni erano molto nobili: quel pomeriggio tu saresti stata al centro delle mie attenzioni. Il tuo piacere sarebbe stato il mio, ogni tuo desiderio un ordine.
I baci si sono fatti più intensi e i vestiti sono scivolati via dai nostri corpi lasciandoci coperti solo dall’intimo.
Ti ho fatto sdraiare, hai chiuso gli occhi.
Il tuo corpo aspettava le mie mani.
Te lo avevo promesso’ non ti avrei fatto mancare il piacere di un mio massaggio’ delicato’ profondo’ eccitante.
Ho iniziato prendendoti una ad una le dita dei piedi, tirandole, ruotandole, stringendole nelle mie mani, stuzzicando lo spazio interdigitale stimolando fin da subito una zona erogena molto importante ma poco conosciuta. Poi la pianta dei piedi ha ricevuto le giuste attenzioni e così via con caviglie e polpacci: o premuto su di essi scaricandovi il peso del mio corpo come se facendo così potessi penetrare attraverso la pelle per entrarti dentro e darti piacere.
Sono risalito lungo le gambe fino a raggiungere i glutei, la schiena, il collo’
Poi ho riservato lo stesso trattamento alle dita delle mani che si chiudevano come a trattenermi.
Mani, polsi, braccia’ spalle e ancora schiena. Le mie mani si sono poggiate sul tuo corpo e ti hanno trasmesso il mio desiderio, ti hanno fatto capire il potenziale della mia forza, hanno preso confidenza con te come un bambino che vuole toccare tutto per conoscere cosa si prova. E quando tocca il fuoco’ si scotta.
Ti sei girata, sono sceso dal letto e sono venuto dietro il tuo volto. Ti ho massaggiato le tempie con movimenti circolari, sempre più estesi ed avvolgenti. I bulbi degli occhi, la pelle del viso, con le mani massaggiavo il collo, con le labbra massaggiavo la tua bocca, con la mia lingua massaggiavo la tua.
Ho preso l’olio per massaggi che avevo messo ad intiepidire nell’acqua della vasca idromassaggio.
Ho iniziato a massaggiarti con le mani unte i piedi, partendo dalle piante e allargando la basi delle dita in modo quasi violento, per farti sentire la forza e l’importanza del mio tocco.
Ho poggiato il tuo piede sulla mia coscia per farti piegare la gamba, ma tu con esso hai raggiunto in mio membro che per tutto questo tempo &egrave rimasto durissimo ad osservare la scena dall’esterno, quasi bistrattato, ignorato. Lo hai reso partecipe del nostro gioco passando il piede unto lungo l’asta, prima delicatamente, poi con maggiore insistenza. Il caldo che avevo generato tramite la frizione delle mani sulla tua pelle lo hai ritrasmesso al mio corpo rendendo la mia erezione ancora più potente, trasmettendo il fuoco al mio glande che &egrave diventato viola.
Ho continuato a massaggiarti fino a raggiungere la radice delle cosce, ma senza invadere la tua intimità.
Ho ripetuto l’operazione con l’altra gamba, e tu ancora a toccarmi e ad eccitarmi, come a darmi il tempo dei massaggi che volevi ricevere.
La tua passerina mi &egrave apparsa davanti agli occhi un tutto il suo splendore: depilata al punto giusto, umida e desiderosa delle mie attenzioni’ non ora però, non ancora.
Ho ripreso il massaggio dalle mani fino alle braccia e alle ascelle. I tuoi seni mi hanno richiamato come fossero due calamite. Mi sono dedicato a loro con tutta la dolcezza e la delicatezza che meritavano. Li ho curati, strizzati, baciati, succhiati, non dimenticando ad ogni tocco di far corrispondere un bacio alla tua bocca che mi diceva ‘ Sono tutta bagnata, prendimi ‘
Non ancora!
Non ora!
Ti sei girata, ti ho allargato le gambe e ho avuto il piacere di vedere le tue labbra grondare umori di piacere. Avrei voluto raccoglierli, affogarci dentro’
Non ancora!
Ho ripreso a massaggiarti dai piedi fino al collo, avvicinandomi e allontanandomi dai tuoi genitali con un ritmo regolare.
Quando ho visto il tuo sedere alzarsi dal piano del letto per venire incontro alle mie mani, schiudendo in modo sfacciato la tua passerina al mio passaggio, ho capito che era giunto il momento di dedicarmi ad essa con tu me stesso’ ho capito che il tuo livello di rilassamento era tale da permetterti di lasciarti andare completamente e, finalmente, di godere.
Mi sono sdraiato sopra di te, con il mio membro ho accarezzato le labbra carnose tra le tue cosce, ti ho sussurrato nelle orecchie ‘ Sto per arrivare ‘
Sono sceso verso i piedi e mentre con le mani ho percorso per l’ennesima tutto il tuo corpo, con la bocca mi sono immerso tra i glutei divaricati. La mia lingua ha raggiunto subito il buco della passerina schiusa davanti ai miei occhi e, con una lappata dolce ma decisa, si &egrave spostata lungo il perineo fino a raggiungere l’ano, e poi più su’ la schiena il collo’ dietro le orecchie
‘ Mi hai sentito ‘
– Sì, lo voglio ancora –
Nel secondo passaggio la mia lingua si &egrave soffermata a lungo sulle piccole labbra, schiuse davanti ai miei occhi come un fiore in primavera. Ho raccolto in modo sapiente il nettare che ne &egrave uscito, l’ho fatto mio , l’ho assaporato, ingoiato, ho fatto di tutto per sentire il suo sapore nella mia bocca perché fosse un sapore indimenticabile, per sempre.
Ti ho visto alzarti, dismttere la veste della sedotta e vestire i panni della donna affamata, desiderosa di accudire il proprio uomo. Ti sei sdraiata sul mio corpo, hai iniziato a massaggiarmi il membro con una dolcezza e un ritmo tale da rendere difficile la mia concentrazione su quel che stavo facendo. Ciononostante ho proseguito nel leccarti e nel darti piacere in una posizione che molti ritengono innaturale ma che io amo come nessun’altra.
Ho sentito il calore delle tue labbra avvolgere il mio membro durissimo, farlo scivolare sino ad ingoiarlo, con le mani continuare a stimolare l’asta per quanto essa non veniva presa nella bocca. La saliva ha reso il passaggio della lingua e dei denti sul glande dolce ma deciso, al punto di provare sensazioni uniche, quasi indescrivibili.
Ti ho vista e sentita fremere, con piacere ho interrotto il massaggio interno del tuo buchetto quando hai stretto le cosce, facendomi capire che l’orgasmo stava per raggiungerti.
Quel pensiero, quel piacere mi ha invaso la testa, &egrave sceso come un brivido lungo la schiena, si &egrave materializzato nei testicoli che tu stavi amorevolmente massaggiando con le mani e con le labbra. Ho sentito l’orgasmo materializzarsi in essi, ho capito che non avrei potuto resistere ancora, l’ho gridato e ho ripreso a godere per quello che le tue mani e la tu bocca mi stavano facendo.
Hai ripreso il mio uccello in bocca, lo hai infilato in bocca per quanto potevi, hai ripreso il massaggio’ ho sentito salire il succo del mio piacere’ mi &egrave bruciato tutto il corpo’
Siamo venuti insieme, in quella posizione, ho raccolto in bocca il tuo nettare come tu hai raccolto il mio. Ho bevuto il prodotto del tuo corpo come tu hai fatto con il mio. Mi hai reso felice come io ho reso felice te. Ci siamo baciati a lungo, la mia bocca ricca del tuo profumo, la tua piena del mio sapore’

Ogni commento a
sognatore.73@libero.it

Leave a Reply