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Racconti Erotici Etero

*NUVOLA ROM**

By 5 Marzo 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Nuvola rom: così hai cominciato a chiamarmi tu; nel web capitano queste cose, al nome vero spesso si preferisce un nick, che rispecchia un sogno, proprio o di chi ti legge.
Perché noi ci siamo prima scontrati- guerra- e poi incontrati-pace- su un sito di scrittura, dove io mi rifugio da una realtà spesso troppo ingombrante da vivere.
Mi sei piaciuto subito, non solo per quello che scrivi, sei un poetanarratore, un cantastorie di alta scuola, ma anche per l’anima di ragazzo mai cresciuto che intuivo nelle tue mail, oltre che negli scritti.
La tua fragilità- pudore e timidezza- mascherata da aggressività mi ha commosso fin dal primo momento.
Quando infine ho visto una tua fotografia…ho avuto da subito un solo desiderio: farti l’amore.
Sì, proprio farti l’amore, più avanti capirai.
Naturalmente anche io ti ho mandato una foto, forse sperando tu capissi che se ti mostravo tra luci e ombre il mio corpo seminudo era perché riuscissi a ‘veder’ meglio dentro la carne un’anima che non teme il sole ma che spesso scivola ansimando nel buio.
Noi non ci siamo mai incontrati e, per il tuo bene, non ci incontreremo mai.

Intanto la mia assurda voglia di te non si placa; nel frattempo ho ascoltato anche la tua voce: una intima continua carezza.
Più guardo i tuoi occhi, i tuoi capelli, quel maglione morbido e colorato…più sento le tue braccia intono ai miei seni, le tue mani accarezzarmi il ventre; e in quei capelli lunghi vorrei infilar le dita, mentre ti bacio.
Così ho deciso: usando quei poteri che un dio ignoto mi ha donato stanotte verrò da te, ti regalerò un sogno, per farti l’amore. E quando ti sveglierai… ricorderai tutto, sbalordito e confuso per la tua onirica esperienza, e chissà..magari ne scriverai; son curiosa di scoprire se ne parlerai con me.

Non racconterò come riesco con la forza della mente a uscire dal mio corpo per arrivare fino a te e incontrarti in sogno.
E’ un mistero, una magia, che neppure io conosco fino in fondo.
So solo che, affinché il rito d’amore possa compiersi, il desiderio deve essere di quell’intensità propria dei miei giorni fertili, quando l’impulso animale della procreazione governa le mie lune.

Questa &egrave la notte giusta, ci avviciniamo all’ora del lupo, il tempo delle grandi magie, notte e giorno pronti a combattere per contendersi il buio e la luce.
Indosso solo una vecchia camicia da uomo bianca; perché così tu mi vedrai e so che ti piacerà questo abbigliamento.
Libero la mente da ogni pensiero, davanti agli occhi chiusi la tua immagine, le labbra a invocare il tuo nome, come una litania, fino a che il dolore mi stringe le tempie in una morsa di ferro… e il tuo corpo mi pare tanto vicino da percepirne l’odore.
Precipito nel pozzo senza fondo del mio oscuro sonno.
Poi mi pare di star affogando in un fiume limaccioso e mentre annaspo in cerca d’aria … mi ritrovo da te, che abiti a mille chilometri di distanza, nella tua camera, seduta in fondo a un letto che non &egrave grande come il mio.
Sono solo un’ologramma; questo passaggio &egrave necessario per verificare che tu sia veramente quello della foto: se così non fosse con enorme fatica dovrei tornare indietro.
Perché, vedi, con la menzogna il mio incantesimo non funziona: neppure se lì al tuo posto ci fosse, che so, Bogart di Casablanca.
Mi avvicino a te: dormi su un fianco, le braccia intorno al cuscino, i capelli lunghi ti coprono il viso; li scosto e vedo il profilo, le ciglia lunghe, da bambinouomo, la barba con qualche filo grigio ed esulto: sei tu, non mi hai mentito; indossi una
T-shirt vecchia, ti accarezzo leggera la spalla, le labbra e gli occhi.
Mi intrufolo sotto le coperte e quello che vedo mi piace: forse mi senti ridere, la risata di un folletto, perché sospiri e ti volti, chissà…

E’ l’ora di entrare nel tuo sogno: che visioni confuse, non ti trovo poi …eccoti lì, stai sciando, neve, freddo, cielo coperto, il Cervino sullo sfondo…come sei bello, anche se non hai l’aria di divertirti molto e sembri arrabbiato.
Non mi va di incontrarti su una pista da sci, e con quell’aria corrucciata; la montagna va bene, ma cambiamo scena.
Ti ritrovi in una baita: fuori nevica, nella piccola stanza c’&egrave un camino acceso, un gran letto, pochi mobili.
E’ notte fonda, stai leggendo, accovacciato sul tappeto vicino al fuoco.
Ora posso comparire, perché tu mi stai aspettando.

Eccomi: mi inginocchio alle tue spalle, ti copro gli occhi con le mani, mormorando:
-Indovina chi sono? Indovina…-
-Nuvola rom- rispondi tu, con quella voce che conosco e che mi ha fatto subito pensare al letto, dalla prima volta che abbiamo parlato.
Ridendo ti vengo di fronte, le gambe divaricate sulle tue ginocchia e lentamente sbottono la camicia, lasciandola scivolar per terra.
Tu sorridi, tra le labbra morbide i denti risplendono e mi tendi le braccia.

Io so che questo &egrave un sogno, tu no; per te &egrave naturale che io sia lì, come se già avessi fatto l’amore con me altre volte.
Non va bene, devi saperlo che non mi hai mai avuta, devi provare la voglia irrefrenabile di possedermi, stringermi, odorarmi, penetrarmi.
Quella stessa voglia che mi ha condotto da te.
Un piccolo sforzo della mente e il tuo sguardo cambia: dapprima si fa incredulo, poi si incupisce mentre mi avvicino.
Allunghi una mano, ad accarezzarmi i riccioletti del pube e io, trattenendomi a stento, infilo le dita nei tuoi capelli, fissandoti le labbra.
In un attimo sono seduta sopra di te, a mangiarti la bocca con la mia e dimentico il sogno, sono reale, una donna in carne e ossa che ti vuole come mai ha voluto un uomo.
Rapida, una mano nei pantaloni, ti stringo, rigido e caldo, mentre le nostre due lingue si intrecciano, mimando l’amplesso.
Con una mossa improvvisa mi ribalti, continuando a baciarmi; e io mi apro sotto di te, per riceverti, il sesso umido di voglia, il ventre contratto in attesa.
Voglio esser io a guidarti dentro di me e quando ti sento fino in fondo incollato alla bocca dell’utero, inizio a muovere i fianchi nella danza antica del piacere, la schiena inarcata che delira e s’inventa suoni e brividi per dire ‘ti amo’.
In questo momento non abbiamo alcun dominio di noi stessi, ci spinge un impulso cieco, mentre tu mormori sul mio seno parole sconnesse, gemendo e io mi mordo le labbra per ritardare l’orgasmo.
Pur nella nostra furia d’amore, anche se le tue spinte diventan sempre più forti e violente incatenato come sei tra le mie caviglie intrecciate sulla schiena, &egrave come se ci stessimo tenendo per mano e andassimo insieme verso l’orlo di un precipizio, guardassimo al di là, e sempre insieme decidessimo di tornar indietro per ricominciare a godere; &egrave un piacere che si rigenera in continuazione, fino a che non &egrave più possibile resistere all’urto dei sensi eccitati fino allo spasimo.
Mi domandi, rauco:
-Hai una protezione?-
-Non ne ho bisogno- ti rispondo imprigionandoti ancor più strettamente dentro di me con i muscoli della vagina.

Tu non lo sai, non puoi saperlo, ma almeno in sogno io ora proverò quel piacere unico e così raro, così violento da non poter esser descritto, che travolge una donna quando sa di esser sul punto di fare un figlio con l’uomo che in quel momento desidera più di ogni altro.
Non a tutte &egrave concesso provare una simile emozione.
Ora ti abbandoni su di me con un grido e io…il ventre incollata al tuo, resto un attimo sospesa, senza respirare, per abbandonarmi poi a un orgasmo che pare non aver mai fine, il calore del tuo seme a riempirmi il ventre.
Ti riprendi per primo, stringendomi a te, baciandomi piano, accarezzandomi i capelli mentre sei ancora dentro il mio corpo.
-E’ stato incredibile- dici- ma quanto &egrave durato…ho perso la nozione del tempo…-
-Molto, amore mio, tantissimo..-
Alzo le braccia e apro le mani ai lati del viso; ti guardo: sei così bello che non posso pensare di dover rinunciare a te per sempre.
Perché, vedi, la grande magia del sogno non può ripetersi con lo stesso uomo.
Tu intrecci le tue dita con le mie e mormori, il viso nei miei capelli, tra il collo e la spalla:
-Ora starai sempre con me , e ogni giorno sarà così, ogni giorno, Nuvola, non mi lascerai più-
– Ma io sono rom…- rispondo piano; inutile, non mi ascolti.
Ancora vestito, sdraiato sopra di me, scivoli nel sonno, o meglio, esci dal sogno.

Io comincio a sentir freddo… &egrave tempo di tornare indietro… indietro….
Ti bacio leggera sugli occhi e sulla bocca, uno dei miei baci-farfalla.
Poi, dopo il gelido buio di una oscura non-vita, mi ritrovo nel mio letto, bradicardica, in ipotermia, confusa.
Lì, mentre il respiro riprende, da lontano, mi tocco tra le gambe: il tuo seme &egrave con me.
Così, quando ti sveglierai e ricorderai perfettamente il sogno e il piacere provato…ti chiederai perché le lenzuola siano perfettamente pulite.
Sbalordito e incerto, per molte molte notti ti addormenterai sperando di ritrovarmi, ma questa &egrave una magia che come ho già detto non mi &egrave dato ripetere.

Ora aspetto che tu ne scriva, poeta narratore, ché un’esperienza simile non capita davvero a molti, ti assicuro…

Tua Nuvola rom

Raccolta di poesie e racconti erotici -Copyright ‘ 2007 Morgause


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