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Racconti Erotici Etero

Odore di sperma

By 27 Gennaio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Quasi tutti i giovedì il mio ragazzo tra le sette e le otto della sera gioca a calcetto. Io vado sempre a vederlo, così poi stiamo insieme. Arriva un altro giovedì e questa volta, finita la partita, lui non fa nemmeno la doccia al campetto, perché scappiamo immediatamente, i suoi genitori infatti non ci sono e lui ha casa libera. Saliamo in macchina e partiamo. Mentre lui guida io già pregusto la serata che ci aspetta soli soletti in casa, mi sento eccitata solo all’idea e mi lascio subito andare. Gli metto una mano sul pacco e inizio ad accarezzarglielo. Lui non dice niente ma è visibilmente contento della cosa. Io però non mi fermo e presa dall’eccitazione mi abbasso, gli sbottono la patta, gli tiro fuori il pisello e inizio a leccarglielo. Puzza di sudore, di non lavato, ha un odore forte e poco gradevole ma non mi interessa. Ho voglia e continuo a leccarlo da sotto a sopra, poi lecco tutta la cappella. Ormai è dritto e duro, allora lo prendo in bocca e comincio a fargli un gran bel lavoretto. Lui continua a guidare, mentre ansima di piacere. Io glielo succhio con grande impegno. Poi smetto e mi strofino bene bene la sua cappella sul viso, mi sento più monella che mai. Torno a succhiarlo e dopo qualche minuto lui non ce la fa più. Quel mio comportamento inaspettato deve averlo sorpreso talmente tanto da farlo durare un po’ pochino. Allora ferma la macchina a lato della strada, in tempo in tempo per venirmi in bocca copiosamente. Io assaporo e mando giù il tutto. Poi mi strofino di nuovo sul viso la sua cappella sporca di rimasugli di sperma. Lui soddisfatto mi chiede esclamando cosa mi succeda quella sera e io mentre mi asciugo la faccia con un fazzolettino gli rispondo di sbrigarsi ad arrivare a casa e a farsi la doccia, perché la serata non finisce così. In poco meno di altri cinque minuti arriviamo e saliamo. Lui va subito in bagno per lavarsi. Io nel frattempo mi cambio. Per andare a vedere la sua partita avevo messo dei normali jeans con sopra un maglione pesante, ma per la serata a casa sua mi ero portata qualcosa di più carino: una gonna, sempre di jeans, lunga fino quasi alle ginocchia e non stretta, ma molto morbida; una magliettina bianca e come tocco finale un paio di zoccoletti in legno con zeppa intera alta al tallone circa 11cm. Insomma, cosette carine ma alla fine abbastanza tranquille, non certo da gran serata, a parte le scarpe forse. Indosso il tutto, mentre nel frattempo ho ancora in bocca il sapore dello sperma del mio ragazzo e sul viso il cattivo odore, molto pungente, della sua cappella. Ovviamente entro nell’altro bagno per lavarmi bene la faccia e la bocca, ma non faccio nemmeno in tempo ad aprire l’acqua che il citofono suona. Alzando la voce chiedo al mio ragazzo chi possa essere e lui mi risponde: «Si amore scusa ho dimenticato di dirti che passava a cena Admir, portava direttamente lui le pizze, vai ad aprire per favore». Admir è un collega del mio ragazzo. Il mio fidanzato infatti, per tirare su qualche soldo, tre o quattro sere a settimana porta le pizze a domicilio e questo Admir fa la stessa cosa per lo stesso locale. È un albanese di 34 anni, che sta in Italia da cinque. Io questo tizio lo avevo già conosciuto perché due o tre volte era venuto anche lui a vedere le partite della squadra del mio ragazzo e mi si era seduto vicino parlando del più e del meno. Un tipo abbastanza simpatico, però mi dava l’impressione di essere uno di quegli extracomunitari che venendo da noi la prima cosa che pensa è cercare di farsi le ragazze italiane. Anche perché aveva pure la faccia da maiale. Ma ovviamente erano solo mie sensazioni a pelle, da tipa spesso troppo diffidente quale sono. Admir, comunque, si vedeva col mio ragazzo anche fuori dal lavoro, insieme ad altri colleghi a volte uscivano la sera, anche se di rado. E quella sera il mio fidanzato aveva accettato di ospitarlo per cena, dopo che Admir glielo aveva chiesto spesso già in passato. Ma io non ne avevo saputo niente fino a quando il citofono non aveva suonato. Tuttavia mando giù il boccone amaro e presa un po’ dal timore per non essermi nemmeno lavata bocca e faccia mi tocca andare ad aprire. E non ho il tempo di tornare in bagno prima che Admir entri in casa, perché purtroppo il mio ragazzo abita al primo piano della palazzina, quindi tra il momento in cui apro al citofono e il momento in cui il suo collega albanese mi si presenta davanti passano una decina di secondi. Adesso cosa faccio per evitare che si accorga di quel cattivo odore sulla mia faccia? Gli resto a debita distanza, dovrebbe bastare. E invece dopo che lui entra e posa le pizze sul tavolo, dopo che mi chiede dove sia il mio fidanzato (e io rispondo che sta finendo di farsi la doccia), Admir mi si avvicina e mi saluta con i classici amichevoli bacetti sulle guance. Ma subito stupito mi domanda: «Tesoro ma che hai combinato in faccia? Sento una puzza!». Io imbarazzatissima cerco di inventarmi qualcosa, mentre lui si accomoda in poltrona. Ma non essendo affatto stupido capisce subito tutto. Infatti mi dice con un sorrisetto malizioso: «Gli devi aver fatto un bel servizietto poco fa al tuo ragazzo!». Quelle parole prima di tutto mi confermano che Admir è il porco che pensavo. Come potrebbe permettersi un brav’uomo di dire certe cose a una ragazza che conosce appena e che è fidanzata con un suo collega? Ma quelle stesse parole mi fanno anche uno strano effetto. La grande voglia che avevo mostrato al mio ragazzo in macchina non mi è certo svanita nel nulla, lui ha goduto, io ancora no. E la frase diretta ed esplicita di quel maiale ha l’assurda conseguenza di riaccendermi eccitazione e fantasia. Immediatamente mi lascio prendere dalla situazione e faccio qualcosa che mai avrei pensato prima. Mi siedo sulle ginocchia di Admir dandogli un fianco, accavallo le gambe, così che la gonna mi si alza abbastanza scoprendomi bene la coscia della gamba accavallata sopra l’altra, e gli dico con un sorrisetto da monella: «Si gli ho fatto un servizietto coi fiocchi! Sei invidioso? Ti piacerebbe farti fare un bel servizietto da una ragazza italiana vero?». Il collega albanese del mio ragazzo mi mette una mano sulla coscia e inizia a palpeggiarmela, poi risponde: «Si mi piacerebbe tanto! Scommetto che gliel’hai preso in bocca e poi ti sei fatta sborrare in faccia!». Io sempre più eccitata dalle sue parole volgari gli blocco la mano con la mia, senza però togliermela dalla coscia, e con lo stesso sorrisetto malizioso di poco prima ribatto: «No, mi sono fatta venire in bocca e dopo mi sono strofinata la punta del suo pisello sul viso», e lui deciso: «Che porca!», e io rispondendo a tono: «Hai ragione le ragazze italiane sono delle porcelle ma voi albanesi ve le potete solo sognare!». Detto ciò gli faccio l’occhiolino, mi alzo e vado in bagno finalmente a lavarmi per bene. Quando esco vedo che il mio ragazzo ha finito di farsi la doccia e si sta vestendo. Attendo che finisca e poi andiamo tutti e due in cucina da Admir. Come se nulla fosse accaduto ci mettiamo a mangiare le pizze. Si chiacchiera tranquillamente, ma il collega del mio fidanzato ogni tanto mi lancia qualche occhiatina lussuriosa. Dopo cena ci mettiamo in salone. Admir si accomoda su una poltrona, mentre io e il mio ragazzo ci mettiamo sull’altra, con me seduta in braccio a lui. Loro guardano la partita in TV e la commentano, io invece faccio di tutto per stuzzicare il mio lui: accavallo e scavallo le gambe di frequente, mostrando le cosce, struscio il sederino sul suo pacco facendo finta che sia per caso, e via dicendo. Noto che Admir ogni tanto butta l’occhio sulle mie gambe. Poi dopo un po’ riesco evidentemente e far cedere il mio fidanzato, che mi bacia con passione. Nel frattempo io vedo che Admir ci sta guardando, allora lo fisso negli occhi mentre continuo a pomiciare col mio ragazzo. Il suo collega è chiaramente eccitato dalla situazione e dal mio modo di fare. Il bacio termina, il mio fidanzato torna a guardare la partita e a commentarla con Admir, ma dopo un po’ dichiara di dover andare in bagno e scherzando aggiunge non per fare pipì, ma pupù. Resto di nuovo sola con l’albanese. Sono sempre più eccitata e agisco d’istinto. Faccio cadere il telecomando proprio davanti a dove sono seduta e lui abbocca alla mia esca, chinandosi a raccoglierlo. Allora allargo le gambe e ne alzo una poggiando il piede sul tavolino. Subito Admir mi fissa sotto la gonna non credendo ai suoi occhi. Monella come sono quella sera, mi sono addirittura tolta le mutandine al bagno dopo essermi lavata bocca e faccia. Soddisfatta esclamo sorridendo maliziosamente: «Che c’è non hai mai visto una ragazza italiana senza intimo?». Lui esausto dalle mie torture si alza, si piazza davanti a me e arrabbiato mi dice: «Adesso mi hai stufato! È tutta la sera che provochi mi hai fatto venire il cazzo durissimo!». Detto ciò Admir in un attimo caccia fuori un pisello davvero voluminoso e con un glande molto grosso e già scappucciato. Io resto colpita dalla piacevole visione e lo guardo fissa, mentre lui me lo avvicina al viso. A quel punto avverto un odore non proprio gradevole e con l’espressione un po’ contrariata gli dico: «Admir ma non lo lavi? Odora di pesce», e lui «Mi sono fatto una sega ieri sera e un’altra oggi pomeriggio, ma non me lo sono pulito», e io ora col sorrisetto malizioso: «Che porco! Rimettilo dentro». Ma l’albanese non si cura delle mie parole, mi blocca la testa con una mano e con l’altra se lo prende e inizia a strusciarmi il suo glande grosso e maleodorante sul visino. Me lo struscia con cura e vigore soprattutto sulle guance, sul mento, sotto il naso e sulle labbra, ma tengo ben chiusa la bocca. La cosa però mi eccita e dopo un po’ azzardo, tirando fuori la lingua e dando qualche leccatina al suo glande. Sa fortemente di sperma e quando lui prova a mettermelo in bocca io però mi ritraggo e gli dico: «Ora basta hai avuto anche troppo! Sbrigati a risistemarti, il tempo è scaduto!». Lui rimette dentro i pantaloni il suo membro e torna a sedersi. Io mi sento sporca, oltre che porca. Sento l’odoraccio del pene dell’albanese sul mio viso e il sapore del suo glande nella mia bocca. Non faccio in tempo ad alzarmi per dirigermi in bagno a lavarmi che sento aprirsi la porta dell’altro bagno e il mio ragazzo che ne esce. Quando arriva in salone Admir si alza e gli dice che lo stava giusto aspettando per salutarlo, perché è ora di che vada. I due si salutano, poi Admir mi lancia un’occhiata da maiale e esce di casa. Io sono lì sul divano e spero che il mio ragazzo non si accorga di nulla.

Eli

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