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Racconti Erotici Etero

Olga

By 18 Gennaio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Un saluto a tutti. Sono nuovo e spero molto che i miei racconti vi piacciano. E se volete commentare, fornire suggerimenti e critiche, vi ringrazio in anticipo.
La mia fantasia &egrave abbastanza fervida, ma la realtà spesso la supera. Quindi mi limiterò solo a raccontare cose vere. Forse saranno meno spinte di tanti racconti, ma hanno dalla loro parte il vantaggio di essere tremendamente vere al 100%.

Avevo abbandonato il mondo della chat già da tempo. Forse perché ne ho viste di cotte e di crude ancor prima che internet esistesse, e mi riferisco al vecchio e caro videotel, dove non esistevano le chat, ma le messaggerie. Ma di queste storie virtuali ne parlerò un giorno, forse.
Era ottobre del 2005 quando 3 miei amici mi invitarono a passare con loro il ponte di Ognissanti a Sofia, in Bulgaria.
Era da tanto che non mi prendevo una vacanza e così ho accettato immediatamente la proposta.
Quasi per gioco ho riscaricato nel mio pc ICQ, il più famoso programmino di istant messaging di allora. Ho cercato subito dei contatti (solo femminili) a Sofia per chiedere loro qualche dritta sul posto. Di questi contatti, sono riuscito ad incontrarne solo una. Un incontro semplice senza secondi fini. Anzi, ne &egrave nata una bella amicizia che, a tutt’oggi, &egrave ancora in piedi.
Dopo questa breve vacanza, non ho più usato ICQ se non per parlare con questa ragazza che avevo conosciuto.
Una sera di giugno 2006 sento il suono tipico di un messaggio in arrivo su ICQ. Penso sia la bulgara, ma vedo un altro nome: Olga.
Olga: Ciao, posso fare una domanda?
Io: Certo, dimmi.
Olga: Io sono russa e studio l’italiano. Possiamo parlare un po’ così imparo meglio?
Io: Certo che sì. Con molto piacere.
E così comincia la nostra relazione via chat. Ci scambiamo i soliti messaggi convenevoli per conoscerci meglio. Lei viene da una piccola (così l’ha definita lei, ma conta ben 250 mila abitanti) città nella parte meridionale della Russia, ha 40 anni (e io, all’epoca ne avevo 42), separata e con due figlie a carico.
Non si sa mai come né perché, ma quando si &egrave in chat e ci si conosce un po’ meglio si scivola inevitabilmente a parlare di sesso. Prima con qualche piccola battuta maliziosa a doppio senso, per finire poi con frasi esplicite a senso unico.
Inizia così un rapporto virtuale che provoca eccitazione in entrambi. Da qui allo scambio di foto il passo &egrave breve.
E anche qui solita routine e i comincia con le fotografie normali.
Ma ormai i discorsi in chat erano sempre più caldi. Olga sembrava molto gradire ed &egrave così che un giorno mi ha sorpreso inviandomi un mms con un primo piano della sua patatina mentre si sta toccando, fatta con il telefonino.
La sera, in chat, mi ha chiesto che voleva anche lei una foto di me, anzi del mio cazzo. Già, aveva proprio usato questo termine. Detto, fatto.
Prendo la macchina fotografica e faccio una foto molto ravvicinata al mio prepuzio in modo che si veda solo il prepuzio e il relativo taglio.
Scarico la foto sul pc, la riduco per renderla meno pesante e nel giro di qualche minuto invio il file.
Attendo che la apra e aspetto la sua risposta che tarda ad arrivare. Dopo 5 minuti di attesa, senza aver nessun riscontro da parte sua, le invio un messaggio:
IO: Olga, ci sei?
Olga: Zitto, che mi sto toccando guardando la tua foto. Ho tutta la saliva (così lei chiamava i suoi umori) che esce dalla mia fica e devo venire altrimenti sto male.
Non biasimatemi, ma a quelle parole mi sono masturbato guardando la sua foto e sono venuto in pochissimo tempo.
Anche lo scambio di foto ormai non ci bastava più. Ci voleva qualcosa di nuovo da fare. Fu così che cominciammo a scambiarci dei messaggi ordinandoci a vicenda cosa dovevamo fare e, possibilmente, documentare il tutto con delle foto.
Io l’ho fatta andare in autobus in gonna e senza intimo, le ho fatto mettere una pallina da ping pong dentro per un’intera giornata, le ho fatto infilare una banana mentre era al supermercato. L’ho anche mandata a fare la spesa completamente nuda con addosso solo lo spolverino. Queste sono solo alcune delle cose che ricordo. E lei le ha eseguite tutte senza batter ciglio. Di alcune ne sono certo perché mi ha inviato le prove.
Scatta a questo punto la voglia di conoscerci meglio, dal vivo. Fu così che le chiesi di venire in Italia. Io le ho pagato l’aereo e l’alloggio e lei ha pensato a tutte le spese relative al visto e alla cauzione.
E arriva finalmente il giorno fatidico dell’incontro e il 25 settembre 2006 mi trovo all’aeroporto di Venezia ad aspettare il suo arrivo. E’ il 25 di settembre del 2006 e sto attendendo Olga al Marco Polo di Venezia. Sono arrivato in ritardo per motivi di

lavoro, ma anche il suo aereo lo &egrave, per fortuna. Sono lì fremente davanti alla porta che divide il pubblico dalla zona

di consegna dei bagagli ed ogni volta che qualcuno esce cerco di sbirciare all’interno per vedere se la vedo. In fin

dei conti non ho la certezza matematica che lei sia salita su quel volo. Le porte si aprono ed esce gente che niente

ha a che fare con la Russia. Lo si capisce dall’abbigliamento troppo leggero. Qualcuno addirittura indossa le

infradito.
Finalmente cominciano ad uscire persone che sembrano russe. Sì, a giudicare dalle sgnoccolone che sono uscite credo

che ci siamo. Stanno uscendo proprio i passeggeri del volo Mosca-Venezia.
Continuo a muovere la testa per sbirciare dentro. Eccola, la vedo. E’ lei col suo grande trolley rosso. Mi faccio

notare, mi vede, sorride e mi accenna un saluto con la mano impegnata a tenere un borsone.
Le vado incontro. L’abbraccio e la bacio sulla guancia, come si conviene al primo incontro. Mi prendo il borsone e il

trolley e ci avviamo verso l’uscita. Carichiamo i bagagli in auto e finalmente un po’ di calma e di relax.

Io:-Allora? Fatto un buon viaggio?
Olga:-Insomma, un po’ lungo e siamo partiti in gran ritardo, ma il resto tutto bene.
Io:-Bene. Ascolta: oggi pomeriggio devo andare a lavorare a Valdastico che &egrave a più di un’ora di strada da qui. Finisco

alle 11.00. Cosa vuoi fare? Preferisci che ti lasci in albergo a riposare e ci vediamo domani oppure te la senti di

venire con me?
Olga:-Voglio venire con te così ti vedo mentre lavori, se non disturbo.
Io:-Va bene. Adesso andiamo in albergo a fare il check-in e poi partiamo e ci fermiamo per strada a mangiare qualcosa.

Sbrighiamo le pratiche dell’albergo e poi l’aiuto a portare i bagagli in camera. E per la prima volta la ammiro dal

vivo. Bella, con lo sguardo leggermente da porca. Molto meglio che in foto. Un po’ magra per i miei gusti, ma va bene

lo stesso. Era da un bel po’ che non stavo con una donna. Se non avessi dovuto andare al lavoro, c’avrei provato lì,

seduta stante. Ma &egrave meglio tenere il freno a mano tirato, almeno per ora.

Durante il viaggio mi sembra di avere una bimba a fianco. Guarda tutto con aria estasiata. I campi, l’autostrada, le

montagne in lontananza. Sembra sia la prima volta che esce di casa. Perfino la galleria con tutte le luci gialle che

la illuminano l’ha fatta rimanere a bocca aperta. Era la sua prima galleria. A 40 anni.

Il pomeriggio passa tranquillo e nelle pause di lavoro chiacchiero un po’ con lei, ma in modo molto amichevole, come

fossimo due amici che non si vedono da tanto tempo. E anche il ritorno si svolge nella più totale normalità. Ci

fermiamo a mangiare qualcosa da un paninaro ambulante e poi via, verso l’albergo. Per strada cantiamo e ci raccontiamo

barzellette. L’atmosfera &egrave leggera e molto allegra.
Eccoci finalmente all’albergo. Entriamo e saliamo in camera. Abbiamo bisogno di una doccia entrambi. Ci va prima lei.

Si chiude in bagno (non a chiave), mentre io mi siedo sul letto a fare un po’ di zapping. Non ci mette molto. Un

quarto d’ora ed esce avvolta nell’asciugamano, mentre con un altro si asciuga i capelli.
Tocca a me ora. Mentre mi lavo penso a quello che succederà. Ho sempre avuto un po’ di difficoltà a fare il primo

passo. Un conto &egrave essere in chat, un altro &egrave essere a tu per tu. Beh – penso – in fin dei conti &egrave chiaro il motivo per

cui &egrave venuta qui. Non devo aver timore.
Esco anch’io coperto solo con l’asciugamano e la trovo sotto le coperte che guarda la tv.

Olga:-Mi &egrave caduto il telecomando e non riesco a trovarlo. – mi dice girandosi di lato verso il bordo del letto e

portando una mano sul pavimento come a cercare il telecomando perduto.

Mi porto quindi sul lato del letto e sto per accucciarmi quand’ecco che lei, nel tentativo di mettersi seduta sul

bordo del letto, involontariamente per tenere l’eqilibrio che stava perdendo, si tiene sul bordo dell’asciugamano che

cade ai miei piedi.
Si ferma, mi guarda. Sono in piedi e lei &egrave seduta sul letto. Sono in piedi di fronte a lei. Sono tutto nudo e anche un

po’ eccitato. Lei lo guarda, poi alza gli occhi e nel suo sguardo vedo libidine, voglia. Si passa anche la lingua

sulle labbra. Non in modo plateale o volgare, ma appena percettibile. Ritorna con lo sguardo a guardare il membro che

nel frattempo si era gonfiato ancor di più. Lo prende con una mano e se lo porta al naso. Inspira l’odore e mi dice

sottovoce:-Mi piace l’odore dell’uomo, l’odore del cazzo dell’uomo.
Sì, perché il suo italiano &egrave povero e conosce poche parole. In chat sicuramente ha imparato tutte le parole più

volgari e lei non può conoscere la valenza volgare che ogni vocabolo si porta dietro. Per lei dire pene, cazzo o

membro &egrave la medesima cosa. Certo &egrave che sentirla dire certe cose mi eccita maggiormente. E la mia erezione ora era al

suo massimo livello.
Dopo averlo annusato prende il glande fra le sue labbra e comincia un ritmico risucchio che mi stava facendo perdere

la forza nelle gambe. Ma le ginocchia hanno ceduto del tutto quando lei, di colpo e senza alcun preavviso, ha

affondato il colpo facendolo sparire tutto in bocca fino a che il naso ha fatto il suo dovere di fine corsa. L’ha

tenuto così per almeno una quindicina di secondi e poi l’ha tolto inspirando a pieni polmoni essendosi svolto tutto in

apnea.
Olga:-Che cazzo buono. Mi piace. Ho tutta la saliva che scende dalla mia fica.

Gliela tocco. Ha ragione lei: &egrave piena di saliva.
Salgo quindi nel letto, mi stendo e la giro a 69. Tocca anche a me saggiarne il sapore. Che dire: buona, dolce, il

miele che esce dalla sua fessura sembra non finire mai. Ho la faccia ormai tutta impiastricciata. Le piace e per

gustarselo meglio sospende il pompino e si struscia sulla mia faccia, fino a che non ha un orgasmo che la fa

sussultare tutta. Non se ne rende nemmeno conto che si &egrave seduta di peso sul mio viso. Io riesco a respirare a

malapena. Per fortuna che &egrave magra, ho pensato, altrimenti starei soffocando.
Finalmente si toglie mi guarda e mi bacia per la prima volta. Limoniamo come due studenti. Avidi di lingua e carichi

di voglia. Poi si ferma, mi guarda con aria ancora più vogliosa e torna a fare quello che stava facendo prima di

venire: il pompino. Lo ha preso in bocca ma senza chiuderla del tutto. Lasciava che la saliva (quella vera, stavolta)

scendesse dalla bocca aperta proprio come fosse bava. La sentivo scorrere sull’asta, sullo scroto e poi giù attraverso

il perineo fino all’ano. Che sensazione incredibile. Quando lo ha ritenuto sufficientemente umido, si &egrave sdraiata sopra

di me per baciarmi e lentamente ha cominciato a scendere col bacino, muovendolo in modo che la penetrassi senza

bisogno di usare le mani. E così fu. Una volta dentro, si &egrave alzata con il busto in modo da inginocchiarsi nel classico

smorzacandela e lentamente, con il suo ritmo ha cominciato a scoparmi. Si muoveva sopra di me mentre io le torturavo i

capezzoli che erano davvero duri e sembravano ancora più lunghi su quelle due tettine da seconda: piccole ma belle.
Il ritmo lentamente aumentava e contemporaneamente aumentavano anche i suoi sospiri. Solo dopo capii che stava per

avere un orgasmo e cercava di prolungarlo il più possibile. Io stavo facendo molta fatica a non godere. E così, appena

lei si rese conto che non riusciva più a trattenersi, aumentò di colpo la cavalcata accompagnandola con smorfie strane

e grugniti. Era troppo anche per me e sentii lo sperma letteralmente risalire l’asta per sfociare in un orgasmo che mi

strinse perfino lo stomaco da quanto intenso fosse stato, e l’orgasmo raggiunse anche lei nel medesimo momento.

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