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Racconti Erotici Etero

Ommio ma lei….

By 13 Marzo 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Quel giorno ero piuttosto felice, il piccolo ragazzo della cittadina si trasferiva nella metropoli per studio. Ovviamente non ero completamente solo, infatti mia mamma mi aveva mandato nella città dove abitavano suo fratello con famiglia e sua sorella (secchiona e zitella)però, grazie anche alle capacità economiche della mia famiglia, potevo andare a vivere da solo in una casa già visionata mesi prima e acquistata dai miei. Un appartamento vicino all’università ma anche vicina al centro, ottimo posto per studio e cazzeggio.
Avevo il sorriso sul volto anche se il treno era alle 7 di mattina e sarei arrivato per pranzo in quella città. Di fronte a me, notai subito, c’era una signora sulla 50ina molto bella e comunque nient’affatto decadente nel fisico. Man mano che le stazioni passarono la carrozza si svuotò così che rimanemmo io e lei in quei 4 sedili più altre 3,4 persone in tutta la carrozza.
Ad un certo punto sento vibrare il cellulare e il display mi indicava la scritta:MAMMA alchè io risposi subito:
“Pronto”
“Non chiamare eh non dire dove sei eh”
“mamma tranquilla tra 2 orette arrivo e poi là c’è zia che mi accompagna a casa”
“Chiamami quando arrivi”
“Va bene”
Mentre la chiamata finiva tirai uno sbuffo involontariamente e sentii, subito dopo, la signora ridere e guardandola iniziai ad arrosire cercando di scusarmi:
“Mi scusi non l’ho fatto apposta”
“Non ti preoccupare non mi hai nè svegliato nè spaventato-mi disse togliendosi gli occhiali da sole e mostrando due occhi verdi-primo anno di università?”
“Si e fuori casa natale” dissi senza imbarazzo
“Beh capisco cosa prova e poi voi giovani siete così irresponsabili” disse ridendo
“Beh irresponsabile no anzi per fortuna andrò a vivere da solo così studio quando mi pare-dissi pensando al posto della parola studio quella esco- mi scusi non mi sono presentato sono Giulio”
“Io sono Greta e io sto tornando nella metropoli dopo le vacanze, sai sono un’insegnante”.
Così passammo più di due ore a parlare delle nostre rispettive vite e delle nsotre aspettative. Mi chiese la mia situazione sentimentale e se, quindi, avevo la fidanzata ma le risposi negativo mentre io le chiesi se era sposata e mi disse che era sola perchè nella vita, per lei, c’era stato spazio a una sola cosa tra amore e carriera, con ovvia scelta sulla seconda.
All’arrivo l’aiutai con le valige e ci salutammo tranquillamente, andando ognugno pe la propria strada. Uscendo dalla stazione trovai la macchina di mia zia (la moglie del fratello di mamma) con mio zio che mi portarono a mangiare da loro così da poter salutare l’altra zia e i cuginetti. Finito l’immenso pranzo mi portarono a casa “mia” dove potei riposarmi e mettere a posto le mie cose; all’inizio dell’università mancavano 3 giorni quindi mi lavai mi misi un jeans e una polo e usci a fare un giro, o meglio ci provai.
Abitando al primo piano presi le scale e le scesi abbastanza agilmente finchè con passo lesto uscii dal portone e SBAM. Che capocciata, ci misi qualche secondo a realizzare che mi sono andato a scontrare con qualcuno e qualcuno era Greta.
“Scusa scusa scusa” dicevo insistentemente
“E stia attento” urlò per poi arrossire nel vedermi
“Scusa ancora”
“No scusa tu ho urlato come una matta”
Solo allora mi rendevo conto che aveva la spesa per terra ma che nulla si era rotto, così la raccolsi e prendendo le buste dissi:
“Ora per farmi perdonare ti porto le buste io e usando le scale per punizione”
“Sei fortunato-disse ridendo-abito al secondo piano ma non devi”
“Non ti preoccupare mi devo far perdonare”
Portate le buste davanti al portone feci per andarmene ma lei mi fermò dicendomi:
“Entra almeno per un bicchiere d’acqua”
“Non devi sdebitarti tranquilla”
“Mi farebbe piacere fare altre due chiacchiere”
Entrai e optai per il caffè mentre notai che aveva un jeans attillato e una camcia stretta sul seno, una 4a, e sorrisi tra me e me.
“Cosa ci facevi in questo palazzo?”
“Stavo vedendo che appartamento svaligiare-dissi ridendo per poi continuare-veramente abito al primo piano è qui che ho casa”
“Ah buono a sapersi così se manca il sale te lo vengo a chiedere”
“Puoi anche se non ti manca è sempre bello ricevere nella propria casa un raggio di sole”
Arrosi e non seppe più cosa dire così presi la palla al balzo e avvicinandomi la baciai, in quello stesso momento chiusi gli occhi pensando a uno schiaffo, invece rispose molto arditamente spingendomi sul divano e togliendomi velocemente i jeans abbasandosi iniziando un pompino. Io la fermai e la feci spogliare e mettendola con la figa sulla mia faccia, aveva un profumo di donna intenso e la fregna rasata, ma ciò che mi ha stupito era il clito molto trosso, largo quasi quando un tapo da bottiglia di plastica. Iniziammo a leccarci a vicenda e mentre la sentivo gemere la penetravo con 2 dita e succhiandole quella mini cappella. Lei con le mai accarezzava le mie palle e la lingua si fermava sul frenulo a solleticarlo. La sentii venire ben 2 volte e leccai sempre i suoi umori finchè le mie palle non ricevettero quella scossa elettrica che preannunciava la sborrata ma lei continuò imperterrita bevendo tutto.
Finimmo così spossati sul divano, lei si addormentò e io mi rivestii scrivendole un bigliettino con il mio numero dicendole che se vuole compagnia io ci sarei stato volentieri.
Non la incontrai quel fine settimana e il lunedì andai all’università, la prima lezione era analisiI e io lessi il cognome del prof dicendo ai compagni:
“Speriamo non sia un matusa”
ma ecco entrare lei, Greta con un tajeur grigio, e io in prima fila mi gustai sbalordito, lei mi sorrise ma non disse nulla. Mi ripresi e finita la lezione mi arrivò un sms:”Sorpreso eh, oggi dopo le lezioni vengo per un caffè e un ripasso”….

Continua

Per commenti, chiacchiere e confronti scrivetemi a: erdoctorm@libero.it

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