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Racconti Erotici Etero

Palazzo Sofia – La giovane vicina

By 30 Ottobre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

** La giovane vicina **

Nel nostro palazzo ci conosciamo tutti e come in una grande famiglia allargata cerchiamo di darci una mano, specialmente in quei piccoli lavori che , tutti insieme tendono a far aumentare le spese della vita. Il palazzo &egrave costituito da 6 unità abitative. Due di queste sono state destinate dal padrone di casa agli studenti della vicina università. Ragazzi apposto, che di solito si fanno gli affari loro e non disturbano più di tanto . Al secondo piano ci siamo noi, io &egrave mia moglie e i coniugi Rossi, che non disdegnano ai vicini qualche insolito siparietto. Al terzo piano rimane la vedova Gerani, con le sue due figlie Anna e Laura, e il primogenito Benito. Il fu signor Gerani aveva acquistato i due appartamenti dell’attico fondendoli in un’unica unità. Io nella vita faccio l’elettricista, mentre mia moglie lavora come commessa in un supermercato della zona.
Circa un mese fa, alle tre del pomeriggio circa, un numero sconosciuto mi fa trillare il cellulare.
Rispondo.
‘Sig. Biga? ‘ una voce intimorita dall’altra parte.
‘Si, sono io’
‘Buongiorno, sono Sara una delle studenti dell’appartamento uno, mi ha dato il suo numero il padrone di casa, la disturbo?’
‘No assolutamente, mi dica…’
‘Guardi sono appena rientrata in casa e ho trovato tutto staccato. Ho provato a tirar su il salvavita ma niente, appena accendo scatta. Sono sola, non c’é nemmeno Mirko, sa il mio coinquilino, questo fine settimana é andato a trovare i suoi. Non so cosa fare… ‘
‘Sara tranquilla, devo passare da casa per altre ragioni, sarò da lei tra circa un quarto d’ora. Se vuole provi a staccare boiler e pian piano tutte le prese e ogni volta provi a riarmare l’interruttore se siamo fortunati é una stupidaggine. Comunque passo. ‘
‘Grazie sig. Biga attendo…’
Finii il lavoro che avevo interrotto e quindici minuti dopo suonavo il campanello dell’uno, che naturalmente taceva. Bussai.
Sara mi aprì la porta.
‘Signor Biga, per fortuna e qui..’
‘Sarà, innanzitutto chiamami Marco, mi fai sentire più vecchio di quello che già fanno i miei anni.
‘Va bene .. Marco..’ Rispose sorridendo
‘Hai fatto quello che ti ho detto? A hai staccato tutte le spine’
‘Si, ma non vuole stare su’
Ammetto che maliziosamente la sua risposta mi fece sorridere, i miei pensieri in un secondo erano già volati ‘sicuro che tu non avresti problemi a farlo stare su nemmeno ad un morto’. Mi limitai ad un ‘ora ci penso io… ‘ forse detto con un tono un po’ spavaldo ma che riuscì a sortire l’effetto desiderato scoppio a ridere. Il ghiaccio era rotto.
‘Allora sono in buone mani….?’
Il gioco dei doppi senso non era nuovo per la giovane.
‘Ottime direi’ risposi ammiccando.
Io vado di la a mettere un po’ apposto. Non vorrei che pensasse male di noi. Vedendo il disastro che di solito lasciamo per casa.
‘Figurati.’
Iniziai ad analizzare l’impianto. Abbastanza velocemente trovai dietro il letto nella camera di Agata, l’ultima coinquilina, una ciabatta che aveva sfiammato e che Sara non aveva scollegato.
Lavorando dietro il letto, scorsi adagiata sul pavimento una scatola di legno di manifattura cinese. Incuriosito la aprii e dentro un dildo dalla dimensioni importanti eccezionalmente ben fatto.
In quel’ istante entrò Sara.
‘Trovato qualcosa?’
‘Si, si ho trovato ‘ risposi abbozzando una sicurezza che non c’era. Ero stato colto con le mani nel sacco.
Feci caso solo ad allora, alla giovane. Uno short chiaro si stagliava su due gambe dritte ed abbronzate, senza un filo di cellulite. Ai piedi un sandalo che metteva in bella mostra unghie perfette e curate. Una t-shirt mal celava una terza propensa alla quarta e un viso, non bellissimo ma sicuramente interessante valorizzato da un paio di occhiali dalla montatura importante e bianca.
Sara si avvicinò incuriosita.
Il suo collo propendeva verso di me. Continuava ad osservare quello che stavo facendo, quando ad un tratto la sua attenzione cadde sulla scatola aperta che malamente ero riuscito a nascondere sotto il letto. ‘Cosa c’&egrave lì ???’ Mi chiese indicandola.
‘Non so’ feci finta di nulla
‘Non sei curioso…’ Chiese fissandomi negli occhi.
Possibile che non si sia accorta di nulla? Continuai a pensare. Diamole corda forse mi evito una figura di merda…
‘Curioso si, ma non &egrave propriamente professionale’ dissi cercando di darmi un tono.
‘Io sono curiosissima…la apro. Me la puoi passare per favore.. Quella stronza di Agata non vuole mai che nessuno entri nella sua camera.. Stavolta la frego io .’
Le passai la scatola.
Sara si sedette sul letto dell’amica. I suoi occhi brillavano di curiosità come quelli di una bambina la notte di natale.
Aprì lo scrigno.
Istantaneamente il suo viso avvampò.
Richiudete la scatola.
La fissai mentre attonita taceva. Colsi la palla al balzo. La ragazzina in fondo aveva il suo perché. ‘Cosa hai trovato di bello?’
Chiesi facendo finta di ignorare il contenuto.
‘Nulla’ mi rispose ancora più rossa in viso.
‘Va bene.. Se non hai trovato nulla. Provo a riarmare la corrente. Mi alzai e pian piano mi avviai verso il salvavita in corridoio. Attesi qualche istante. La leva stava su. Quasi di soppiatto mi avvicinai alla stanza. Sara era ancora seduta sul letto ma la scatola era aperta e la sua mano stava accarezzando il fallo.
Inizia a parlare già da distante dandole il tempo di chiudere il tutto e darsi un tono.
Mi sistemai di uovo dietro il letto. Sistemai la presa che avevo aperto per controllare’
‘Vuoi ridarmi la scatola?’ Le chiesi
‘No metto apposto io stai tranquillo Marco.’
Eccola … Pensai. Ci siamo, il troppo studio le fa mancare qualcos’altro . Mi stavo eccitando. Lasciai il mio telefonino del lavoro sotto il letto. Lanciando una chiamata al mio numero privato. Di li a poco suonò. Feci finta di parlare con un cliente e senza riagganciare lo riposi in tasca.
‘Ti saluto Sara..’
‘Ti devo qualcosa x l’intervento ?’
‘No mi aggiusto con il padrone di casa. Abbiamo i nostri conti aperti…’
Presi la cassetta dei ferri ed uscii.
Avevo lanciato la mia esca, se ben conoscevo l’altro sesso ci sarebbe stato da divertirsi. Salii di un piano entrai in casa e iniziai ad ascoltare quello che accadeva al telefono.
Di li a poco leggeri sospiri malcelati dai disturbi della linea telefonica incominciarono a picchiarmi nel cervello. Il mio boxer mal conteneva il mio pene. Incominciava a fare sentire il suo carattere, non gli piaceva restare troppo imprigionato. Sara, dal canto suo iniziava a gemere senza alcun ritegno.
Era il momento.
Scesi.
Il mio uccello gridava.
Suonai il campanello.
Nessuna risposta. Intanto Sara continuava il suo solitario gioco. La potevo sentire chiaramente anche dalla porta.
Suonai di nuovo.
Alcuni secondi e me la ritrovai davanti.
Il suo viso era palesemente arrossato, e i suoi occhi mal tradivano quello che le passava per la mente.
‘Ciao Sarà. Scusa se ti disturbo, prima mi deve essere caduto il cellulare dietro il letto. Posso andare a dare un occhiata.’
‘Entra Marco, vado a vedere, attendimi qui.’ Mi fece segno di restare li sull’uscio. Aveva sicuramente ottime ragioni per non farmi proseguire.
Lentamente feci tre passi avanti. Potevo ora spiare la camera. Il letto di Agata era disfatto e il suo perizoma giaceva in fondo al letto. Nell’aria il profumo del suo sesso, del fallo nessuna traccia.
Il mio uccello stava esplodendo.
Mi portai dinnanzi alla porta.
Sara era inginocchiata e stava cercando di recuperare il telefono da sotto il letto. Il suo culo si stagliava verso di me, una perfezione. I suoi short erano macchiati esattamente all’altezza del suo sesso.
Mi portai dietro di lei.
Ed incominciai ad accarezzarle i fianchi.
Si irrigidì.
Mi guardo senza dire nulla, mentre la mia mano incominciava ad accarezzarle l’intimità. Appoggiò il viso sul letto.
Lentamente le sbottonai i pantaloni, e glieli calai. Una figa perfettamente rasata mi osservava. Il suo buchino rosa continuava a chiamarmi, non potevo non baciarlo.
Iniziai con lenti movimenti di lingua. Il suo corpo incominciò ad essere percorso dai brividi, mentre il suo respiro si faceva sempre più frequente. Il suo nettare era dolce, e il suo profumo mi stava facendo già imperlare il pene. Iniziai ad infilarle un dito.
Un sussulto.
‘Oh mio Dio Marco … Cosa stiamo facendo’
Non le,risposi.
Lentamente le appoggiai la punta tra le grandi labbra, ed iniziai a spennellarla con il mio membro. Il suo bacino indietreggiava e il mio la seguiva. Non era ancora il momento. Continuai quella dolce tortura per alcuni minuti fino a che all’improvviso la impalai. Sentivo le sue pareti, contrarsi ritmicamente intonando una sorta di massaggio. Con un dito incominciai a massaggiarle il buchino. I suoi gemiti erano sempre più forti. Il mio movimento lento e costante la stava inesorabilmente portando al climax. Pochi minuti e mi sentii le palle bagnate.
Sara si voltò. Finalmente potevo vedere il suo sguardo appagato dietro quegli occhiali che la rendevano ancora più sexy al mio sguardo. L’aiutai a sdraiarsi sul letto. I suoi piedi mi avevano eccitato dal primo istante che li avevo visti. Non potevo non baciarli. Iniziai dalle dita, lei non se lo aspettava ma mi lasciò fare. Sentivo il suo sguardo addosso, il suo respiro pian piano si era fatto più frequente. Le piaceva. Un quarantenne aveva ancora qualcosa da insegnare. Mi soffermai qualche istante sulle sue caviglie. Percorsi ogni centimetro delle sue gambe fino a che non arrivai in paradiso. Appena sfiorata un bagno di umori mi lavò il viso.
Mi fisso ridente da dietro i suoi occhiali.
Si alzò in piedi.
‘Ora tocca a me..’ Il suo sguardo era tutto un programma.
Inizio dolcemente a baciarmi. Stava rendendo tutto molto più personale. La sua lingua si muoveva dolcemente nella mia bocca. Iniziai a massaggiare il seno. Non ero più abituato ad una consistenza del genere. Nel frattempo la sua lingua si era spostata dentro il mio orecchio. Sentivo il suo respiro caldo, vibrante. La sua mano mi brandiva l’asta e iniziava a segarla. Eravamo uno di fronte all’altra quando lentamente dopo essersi tolta la t-shirt,
Lo prese tra le labbra. Iniziò ad amarlo. Non c’era altro modo per descrivere quello che il mio uccello stava provando. Non lasciò un millimetro di pelle solo a se stesso. Con una mano mi accarezzava le palle mentre con la bocca riusciva a sfiorarmi il pelo. Stavo per venire quando,lei se ne accorse. Iniziò a pomparmi solo con la mano. La sua bocca attendeva.
Esplosi.
Le centrai il viso, le labbra, gli occhiali i capelli.
Guardai lo spettacolo, erano anni che non mi accadeva più un orgasmo del genere. Sara non fece una piega. Iniziò di nuovo a succhiarlo ripulendolo in profondità. Mi guardava da dietro gli occhiali sporchi. Sorrideva. Incominciò a ripulirsi con un dito il viso.
Si leccò goduta le dita imbrattate.
Toltasi gli occhiali incominciò a leccarli come fossero lecca lecca. Mi stava eccitando come un pazzo. Il mio uccello aveva mantenuto il tiro.
‘Mi sa che il mio spettacolino gli &egrave piaciuto… ‘ disse ammiccando
‘Ho paura proprio di si, mentre intanto me lo menavo per paura di perdere vigore.’
‘Sai Marco, non mi &egrave mai capitata una cosa del genere.’
‘In che senso?’
‘Di fare sesso con uno sconosciuto.’
‘Sconosciuto, ma se abito sopra di te..’
‘Si hai ragione, ma quante parole ci siamo scambiati oltre ai soliti saluti’ mi chiese beffarda.
‘Hai ragione, Sara. Più che un buon giorno e una buona sera. Niente di più.’
‘E oggi mi trovo qui a succhiarti il cazzo, dopo che mi hai scopato, e ti dico ancora una cosa, mi &egrave piaciuto, non pensavo che un uomo della tua età mi potesse regalare una scopata del genere.’
‘Un uomo della mia età? ‘ chiesi fingendo una sorta di indignazione.
‘Ma si che hai capito, non fare lo sciocco, potresti essere mio padre.. ‘ mi canzonò ridendo.
‘Di bene in meglio e per fortuna che ti &egrave piaciuto quello che questo cadavere di uomo ti ha fatto’
‘Ma sentilo, si &egrave offeso… Dai quanti anni hai?’
‘Quaranta ‘
‘Mio padre quarantatré … Te l’ho detto’
La fissai per un secondo. Dovevo insegnarle ancora qualcosa… ‘Ma cosa hai trovato dentro la scatola ?’ Chiesi beffardo.
Mi fissò, avevo toccato un tasto caldo.
‘Questo’
Si voltò e da sotto il cuscino estrasse il fallo.
‘Non vi fate mancare nulla in casa..’ Lanciai la palla
‘Non &egrave mio, cosa pensi, non ne ho mica bisogno.’
‘Sono sicuro di questo, gli ammiratori di certo non ti mancheranno.’
‘Sono fidanzata finita l’università torno a casa e ci sposiamo con il mio Andrea.’
Potevo colpire ed affondare la nave, ma forse mi sarei perso il frutto proibito.
‘Sai cosa ti dico Sara, forse &egrave meglio che vada, prima, che torni Agata.’
‘Non sarà qui fino a stasera, doveva restare a studiare da dei suoi amici, domani dovrebbe avere un esame. ‘ repentina precisò
Bene pensai, mia moglie uscita dal lavoro passa da sua madre. Di solito torna verso le nove. C’&egrave ancora tempo.
‘Mi recuperi per piacere il cellulare…devo andare’
‘Già ?’
‘Si..’ Mi fissò per un lungo istante.
‘Ok allora’
Si accucciò di nuovo a terra. Il suo culo danzava davanti ai miei occhi mentre il mio uccello era più in tiro che mai. La presi, all’improvviso mentre era ancora a terra.
‘Porco… Lo sapevo’
Iniziai a pomparla con tutta la forza che potevo.
Sara gemeva ed inarcava la schiena.
Iniziai con il mio dito indice a passarglielo intorno alle grandi labbra umide di lei. Senza mezzi termini glielo infilai nel forellino rosa.
Un sussulto.
‘No li no..non l’ho nemmeno dato ad Andrea’ aveva già capito,le mie intenzioni, sveglia la giovane.
Iniziai ad aggiungere un dito, lei ansimava.
‘Bastardo… Smettila’
Non era troppo convinta. Le mie dita si muovevano veloci. Il tempo di toglierle per sputare dentro quel buchino che incominciava ad essere arrossato. Ogni qualvolta ungevo, le mie dita entravano sempre con minor fatica. A quel punto presi il dildo di Agata.
Glielo infilai, entrò leggermente a fatica mentre lei urlando imprecava il mio nome.
Iniziai a pomparla in entrambi i buchi. La puttanella ululava come una cagna. Le dita dei suoi piedi si dilatavano mentre decisi di invertire i ruoli.
Il suo culo, era caldo e stretto. Un piacere averlo sverginato in quel modo. Le lasciai piantato il fallo mentre con le mani incominciavo a stringerle i fianchi. Avevo deciso di romperla. Nel frattempo lei aveva afferrato la base del fallo e come la più avvezza delle puttane continuava a menarsela. La guardavo piegarsi sotto le mie spinte. Ansimava, non capiva più nulla, sentivo l’orgasmo premermi nelle balle. Iniziai a schiaffeggiare le chiappe. Sentivo l’ingombro del secondo surrogato.
Venne.
Grondava i suoi succhi da lungo le cosce.
Non ce la facevo più .
‘Sfondami porco.. Incominciò ad insultarmi’
‘Hai visto puttanella cosa ti può fare un papà ?’
‘Si … ‘
‘Andrea ti hai mai fatto godere così ‘
‘No… Non glielo mai permesso..’
‘E proprio li la differenza, sono io che comando e faccio quello che voglio del tuo corpo. Non sei tu che comandi in questo gioco…Hai capito cosa vuole dire farsi un uomo con esperienza? Andrea probabilmente ti ama, io sicuramente ti scopo’
‘Si…’
‘Sentirla apparentemente mia, mi fece scoppiare. La inondai di sperma. Senti le pareti del suo culo stringersi, mentre un orgasmo la uccideva definitivamente. Riversai tutto quello che mi rimaneva dentro di lei, sferrai ancora qualche colpo sfinito.
Ci accasciammo a terra l’uno dentro altra.
Passarono alcuni minuti. Il mio lui si era ammoscito ed era stato espulso dal culo imbrattato di umori.
Sara si voltò e avvicinatosi al mio viso iniziò a baciarmi.
Si strusciava come una gattina. Le accarezzavo i capelli, mentre il suo profumo ancora mi inebriava le narici.
‘Grazie …’ Mi sussurrò all’orecchio
‘Grazie a te..’
Mi sorrise baciandomi ancora.
‘Spero che avremo qualche altra occasione per vederci’ buttai li senza troppa convinzione.
‘Certo che si…. Papi’

Per commenti : pinus1974@gmail.com

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