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Racconti Erotici Etero

Palazzo Sofia – Una signora per bene

By 1 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

** palazzo Sofia : una signora per bene**
L’episodio con Sara mi confuse particolarmente.
Non ero sempre stato uno stinco di santo, ma avevo sempre prediletto coetanee o casalinghe più vecchie di me.
Mia moglie dal canto suo aveva appoggiato in qualche modo il mio comportamento. Solo una volta ridacchiando mi aveva tirato le balle con una frase, che di per se mi aveva lasciato perplesso: ‘ricordati amore qualche aperitivo in giro non fa mai male, prendilo pure, basta che quando arrivi a casa la cena te la mangi tutta. Spero di essermi spiegata… ‘
Non avevo mai approfondito, dico la sincera verità, ma dopo quella uscita avevo cercato di ‘prendere i miei aperitivi’ senza dare troppo nell’occhio.
Un giorno quasi per caso incontrai Sara nell’atrio del palazzo. Una rapida occhiata, e il discorso che avevamo lasciato in sospeso una settimana prima ci stava di nuovo surriscaldando.
‘Hai avuto ancora problemi?’ Chiesi
‘Nessuno’
‘E Agata… ‘
‘Non si &egrave accorta di nulla. Pensa …’aggiunse abbassando ulteriormente il tono della voce..’non ho nemmeno lavato il suo giocattolo. L’idea di farle leccare i miei umori mi ha eccitato come una pazza, pensa ‘papi’ mi sono dovuta rinchiudere nel bagno ha giocare da sola.’
‘Ha giocare da sola?’ Chiesi incredulo ‘potevi chiamare…’
‘Ha furbetto.. Mi sa che il tuo fratellino sente la mia mancanza…’ Ammiccò.
‘Non solo lui.. Dove stai andando ora?’ Domandai speranzoso mentre l’orologio della chiesa scandiva le nove.
‘All’università ho una lezione a cui devo assistere per forza.’
‘Capito sarà per un altra volta allora..’ Lanciai l’esca
‘Certo…ho memorizzato il tuo numero sai..’
‘Davvero.. Sono lusingato.’
‘Mi faccio sentire io.. Ma come facciamo con tua moglie?’
‘Tu chiamami, se non posso parlare lo capirai perché ti tratterrò come un normale cliente.’
‘D’accordo.. Facciamo così ora vado.’
Con fare sbarazzino si voltò lasciandomi nell’atrio del palazzo. Proprio in quell’istante la signora Rossi stava entrando dal portone. Sarà la salutò con un sorriso a trentadue denti, mentre la stessa continuava a fissarmi.
‘Signora Rossi’ anticipai
‘Signor Biga’ contraccambiò sorridendo ‘siamo proprio fortunati, ad avere un po’ di gioventù nel nostro palazzo’
‘Ha proprio ragione’
‘Poi sa l’altro giorno mio marito non c’era e mi sono permessa di toccargli il computer. Avevo voglia di andare un po’ su internet..’
‘Lei in internet?’ Chiesi in tono probabilmente canzonatorio..
‘Si, io in internet… Perché secondo lei non sono in grado di andarci, ho solo cinquant’anni sa…’
‘Ma no non intendevo quello che ha capito lei..’mi stavo arrampicando sugli specchi ‘ pensavo che non le interessasse, semplicemente questo’
‘Lei con la lingua ci sa fare giovanotto… ‘Calcò l’ultima parola in modo particolare
Sorrisi. Non sa quanto, volevo risponderle.
La signora Rossi, carpì al volo il senso del mio sorriso:’ &egrave proprio un indecente screanzato, ma la perdono lo stesso.’
Ridemmo insieme.
La signora Rossi allora proseguì il racconto, ‘…quando ad un tratto il computer si blocca.. Mi sono venuti dei sudori grossi così. Lo conosce come &egrave fatto mio marito’
‘Certo…’
‘Non sapevo più cosa fare ho provato ad riaccenderlo più volte, ma niente. Quando ad un tratto mi &egrave venuto in mente che Mirko, sa uno dei ragazzi qui dell’appartamento uno’
‘Si lo conosco di vista..’
‘Eh beh, studia proprio ingegneria informatica. Una bella botta di fortuna, probabilmente lui di sicuro sapeva dove mettere le mani. Scesi le scale e pensi lo svegliai..non mi ero resa conto che erano solo le sette del mattino, mi sentivo proprio una, come dite voi giovani, una stronza. Esatto? ‘
‘Esatto’
‘Mirko &egrave stato gentilissimo. &egrave salito ancora in pigiama e in cinque minuti ha messo apposto il tutto’
‘Ma una domanda Signora, ma il fatto &egrave accaduto grosso modo tre giorni fa, martedì per l’esattezza. ‘
‘Si ma come fa a saperlo.?’
‘Martedì un fastidioso raffreddore mi ha costretto a casa. A quell’ora li ero a letto, e mi dispiace dirle che ho sentito tutto’
La donna sbiancò. Farfugliando cercava di abbozzare qualche scusa che in quell’istante non aveva alcuna voglia di essere pronunciata.
‘Ho sentito che si &egrave divertita molto, mi sembrava strano che suo marito facesse sbattere la spalliera del vostro letto contro il muro. Ma sa il viagra a volte…’
La donna taceva in un palese imbarazzo.
‘Non si preoccupi quello che accade dentro il palazzo Sofia, questo &egrave il nome del nostro stabile, rimane nel palazzo.
‘Beh sa, non sapevo,come sdebitarmi, dopo il caff&egrave ho provato a chiedergli cosa gli dovevo, ma niente. Non voleva nulla, la definita una sciocchezza. Quando ad un tratto ho notato una bozza all’altezza del suo uccello.’
Si era fatta rossa in viso.
‘Facciamo una cosa, mi accompagni giù nei garage, non voglio perdermi il suo racconto’ le dissi sorridendo’ ma qui non &egrave il posto.’
‘Va bene’ la donna mi seguì nel seminterrato, penso più che altro per assecondarmi, per tenermi buono.
Aprii il mio garage ed entrammo dalla porta nella basculante. Il portellone posteriore del furgone era aperto ed invitai la signora Rossi ad accomodarsi. ‘Ok ora siamo soli, mi racconti sono proprio curioso.’
‘Beh come le ho detto il suo uccello si era gonfiato. Sa i pantaloni di un pigiama non &egrave che nascondono un granché’ sorrise ‘ancor di più se le dimensioni sono, se si può dire, ragguardevoli. Lui si rese subito conto che io me ne ero accorta. Ma quello screanzato non fece nulla per nascondersi. Un po’ di pudore…’
‘Mi sa che comunque lo spettacolo non le dispiaceva…’ Attaccai.
Avvampò… ‘A dirti il vero si, ad un tratto senza pensarci su, non si cala i pantaloni e me lo fa vedere. Mi aveva colto all’improvviso e a dirti il vero, Marco, posso darti del tu?’
‘Certo che si, visto il livello delle nostre confidenze’
‘Beh Marco era un po’ che non vedevo un bel pisello in tiro. Sai mio marito, Acon i suoi sessantacinque anni fa quello che può. Mi sentivo,ipnotizzata e senza nemmeno accorgermene, lo stavo accarezzando. Era duro, caldo, nervuto. Mirko nel frattempo aveva preso ad accarezzarmi le minne. Non ce la facevo,più … Iniziai a segarlo sempre con maggiore intensità. Si stava eccitando incominciava ad ansimare. Sai Marco mi sentivo di nuovo giovane.’
‘Per come la tratta suo marito ha tutte le ragioni del mondo per evadere un po’. Hai tutta la mia comprensione Ida, giusto?’
‘Esatto… L’adorabile screanzato a quel punto mi ha fatto sedere e me lo ha sbattuto in bocca. Ha iniziato a pompare fino a che non mi ha dato nemmeno il tempo di capire, si &egrave scaricato nella mia gola. Ammetto che non lo avevo mai provato. Mmm buono. A quel, punto pensavo che avesse finito. Infatti mi sono alzata per andare in bagno a sciacquarmi la bocca. Quel piccolo bastardo non ne aveva a basta sai Marco?’
‘Ma va..’ La canzonai
‘Certo appena mi sono inchinata sul lavandino per bere un po’ di acqua non mi alza la gonna e mi tira giù le mutande. Inizia ad infilarmi la lingua in tutti i buchi, ma dico proprio tutti. Ho incominciato a bagnarmi, non pensavo,nemmeno più di esserne capace. Mi allargava l&egrave chiappe e continuava a leccarmi il buchino. Mai mio marito si era permesso tanto. Ho incominciato a godere e lui me lo ha sbattuto di colpo nella tana. Non si era nemmeno lavato. Si che non posso più rimanere incinta ma sai un po’ di pulizia non guasta. Ha iniziato a pomparmi in quella posizione, ma ero scomoda e ogni tanto il becco del rubinetto mi sbatteva contro il viso, così siamo finiti in camera da letto e li mi ha sbattuta come voleva. ‘
‘Mi sembra che ti sei divertita Ida’
‘ Direi di si, anche se ancor oggi mi sento le reni doloranti.
Ad un tratto il telefono di casa inizia a squillare, era Umberto.’
‘Umberto?… ‘ Chiesi
‘Si mio figlio, mi chiamava per avvisare che passava a trovarmi. Possibile che la volta che ho trovato un uccello, mio figlio debba venire a rompere le uova nel paniere? Erano almeno tre mesi che non si faceva sentire proprio quella mattina.’
‘Che sfiga..’ La canzonai ridendo.
‘Già che sfiga. Mirko si rivestì e in cinque minuti era già scappato via. Nemmeno un bacino, hai capito? Rifeci il letto e spalancate le finestre attesi mio figlio.’
‘Perciò se ho ben capito ti ha sbattuta per bene, ma non sei riuscita ad arrivare in fondo?’
‘Esatto…’
‘E se ti aiutassi un po’ ‘ le dissi tirandolo fuori dai pantaloni.
Ida lo osservò per un istante. Ero lì in piedi dinnanzi a lei con il mio uccello teso.
‘Ma allora &egrave un vizio di voi giovani…’
Non se lo fece ripetere la seconda volta. Iniziò a succhiarlo avidamente. Ogni tanto qualche rumore ‘gustoso’ scandiva un pompino perfetto. Solo allora capii Mirko. Le ‘minne’ come le chiamava lei erano veramente grosse. Le slacciai delicatamente la camicia bianca perfettamente stirata che indossava. Un reggiseno pieno e ricco di pizzi valorizzava un décolleté che aveva ancora il suo perché. Lo slacciai con un rapido gesto. Il seno seppur appesantito dall’età e dalla grandezza era più che decoroso. Iniziai a titillare i golosi capezzoli bruni. Grossi come due more mature sì irrigidivano ancor di più sotto la pressione delle mie dita.
Ida ansimava.
Continuavo ad osservarla, mentre me lo stava succhiando da almeno una decina di minuti. La gonna leggerà sopra il ginocchio, sapeva di un altri tempi. Ammetto che rendere cornuto per la seconda volta quello stronzo di suo marito mi stava donando una marcia in più.
‘Ida?’
‘Dimmi ‘rispose sottovoce
‘Fermati ora tocca un po’ a me…’
‘A me va bene, ma lo vuoi fare qui dentro il cassone del tuo furgone?’ Mi chiese.
‘Perché no.. Lo hai mai fatto?’
‘No’
‘Allora accomodati.’ Le dissi aiutandola a distendersi. La osservai per un istante, le gambe piene e mature erano ben diverse da quelle di Sara, ma l’idea di infilare la testa sotto quella gonna mi stava stuzzicando come un pazzo. Alzai con delicatezza la gonna fino ad appoggiarla all’altezza dell’ombelico. Uno slip bianco, immacolato la fasciava. Lentamente gliele sfilai. Una figa ricca di pelo chiamava la mia attenzione. Mi avvicinai direttamente con la bocca. A dire il vero ero curioso di assaggiare i suoi umori. Delicati e dolciastri con un retrogusto leggermente acidulo, incominciarono a scendere copiosi tra le mie labbra. Ida iniziava ad emettere sottili gemiti. Le sue mani, continuavano ad accarezzarmi i capelli mentre con la lingua incominciavo a stuzzicarle il buchino.
‘Oh mio Dio, lo dicevo prima che con la lingua ci sapevi fare’
Giocai ancora qualche minuto con i suoi buchi, quando ad un tratto decisi che era giunto il momento. La osservai. Il suo corpo era tutto un fremito, i capezzoli svettavano verso l’alto, i suoi occhi chiusi si godevano l’estasi. Glielo infilai lentamente fino alle palle. Un gemito strozzato e controllato irruppe nel silenzio.
Iniziai a muovermi sempre con maggiore intensità. Appoggiai le sue gambe alle mie braccia e facendo forza sulla schiena iniziai a spingere fino a dove arrivavo. I suoi gemiti erano sempre più profondi. Accelerai al massimo e dopo poco finalmente esplose.
La riservatezza che avevamo cercato di mantenere sino ad allora era andata a farsi benedire. Sicuramente anche la signora Gerani, quella del terzo piano, era riuscita a sentirla. Mi strinse allora a se, e appoggiandomi le labbra sulla bocca iniziò a muovere la lingua alla ricerca della mia. Iniziammo a baciarci. Non ero ancora soddisfatto. Volevo rendere cornuto quel bastardo fino alla morte. Presa dal bacio non si accorse nemmeno che il mio uccello pregno dei suoi umori era appoggiato, guarda caso giusto giusto all’altezza dell’inviolato pertugio. Una leggera pressione e la cappella incominciò a violarla.
‘Ma cosa stai facendo?’ Mi chiese con voce tremante.
‘Ti faccio godere.. ‘
‘Mi fai male vorrai dire..’
‘Hai mai provato Ida?’
‘No..’
‘Allora ascolta, non ti opporre, spingi come per andare in bagno e poi rilassati e attendi. Farà tutto,da solo . Pochi secondi e le fui completamente dentro.
‘Oh mio Dio, mi stai inculando?’
‘Si Ida c’&egrave l’hai dentro fino alle palle. Hai venti centimetri di carne in mezzo alle chiappe… Cosa dici incominciò a pompare?’
‘Piano fai piano mi raccomando, rispose ansimando’
Iniziai lentamente, ma grazie alla lubrificazione del suo precedente orgasmo potei infilzarla sempre con maggiore intensità. Il culo era ben dilatato e lei si contorceva in estasi sotto il mio peso. La voltai a pancia in sotto. Uscito da lei il suo culo mi attendeva aperto. Senza fatica glielo piantai da dietro .
‘Oh si Marco, fottimi. Facciamo ancor più cornuto quello stronzo..lo ha desiderato per anni. Riempimi le budella.’
Incitato in quel modo, le cinsi i fianchi. I colpi si facevano sempre più secchi. Il furgone cigolava sotto i miei movimenti. Un’eruzione la colpì. Un getto bollente le sì scaricò nelle interiora. Istantaneamente mi spruzzò addosso, gridando.
Rimasi per qualche secondo immobile dentro di lei.
Il silenzio ci avvolgeva quando ad un tratto un rumore ci fece sobbalzare.
Un auto si era fermata dinnanzi alla basculante chiusa.
‘Marco ci sei..?’
Una voce maschile che ben conoscevo.
‘Si signor Rossi’
‘Sempre al lavoro eh? ‘
‘Sempre… ‘ Fissai negli occhi Ida che nel frattempo si era ricomposta e che pallida non fiatava nemmeno più.
‘Ti da fastidio il rumore dell’aspirapolvere. Darei una ripulita alla macchina, se no chi la sente quella rompiballe di mia moglie.’
‘No si figuri’
‘Lei &egrave una maniaca della pulizia, vuole sempre tutto pulito’
‘Ci credo, ci credo’
Ida ammiccando, se lo stava beatamente succhiando, ripulendolo perfettamente da tutti i nostri umori.

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