Skip to main content
OrgiaRacconti Erotici Etero

Palestra “Il Muscolo”

By 30 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Un posto squallido e desolato. Ecco come l’aveva definito quel tipo che ho incontrato al bar dove lavoro.
Queste parole m’incuriosiscono un pelo e inizio origliare mentre sta parlando con altra gente. Lui si lamenta che la palestra che frequentava è vecchia, fatiscente e che non c’è mai nessuno; ma soprattutto non ci sono ragazze. Per questo motivo ne sta cercando un’altra.

Ora una palestra desolata può essere un deterrente per alcune persone; per me, invece, che amo un po’ di tranquillità quando voglio fare esercizio fisico potrebbe essere un’opportunità. Faccio finta d’interessarmi a quello di cui parla e gli domando l’indirizzo di questo posto così terribile. Non sia mai che ci vada a finire per sbaglio.

Io odio il freddo e d’inverno trovare un posto per fare sport è sempre un problema. Ho provato in passato a frequentare qualche palestra con le mie amiche, ma sono sempre finita in posti troppo rumorosi ed affollati. Ultimamente poi mi sono pure stancata d’andare in piscina per cui cerco un’alternativa valida. D’estate ovviamente è tutt’un’altra musica esco e vado a correre all’aperto; per cui questo posto magari meriterebbe una visitina se è così solitario.

Una sera in cui non ho impegni in particolari vado a fare una capatina in questo posto. Scesa dalla macchina mi guardo attorno per vedere dove sono finita. Sicuramente il tipo non ha esagerato nel definirlo desolato. Siamo in periferia in una zona di capannoni, officine e qualche condominio sparso in qua e in là; di certo non siamo in centro. Niente luci, traffico o rumori di sottofondo in particolare.
Il posto si chiama ‘Il muscolo’ (Ovviamente è un nome di copertura) e si trova all’ultimo piano di un capannone. Addirittura non c’è un accesso interno. Bisogna salire una scala esterna di metallo come quelle antincendio ed arrivati in cima c’è l’ingresso con tanto di insegna.

Parlo un attimo con il proprietario che almeno d’aspetto sembra più curato di quello del locale e dimostra una certa affidabilità e esperienza. La palestra in effetti è veramente vecchia anche se è ben tenuta. Le attrezzature poi non sono di certo il massimo; ma almeno non cascano a pezzi. Insomma si tratta di un usato garantito. L’unica cosa d’importante; quando ho fatto un giretto del posto, è che ci saranno state appena una decina di persone in tutto. La palestra poi è pure molto spaziosa e non c’è di certo il problema di pestarsi i piedi a vicenda. Il posto ha qualche pregio e pure qualche difetto ma opto di provarlo per qualche giorno.

Per un paio di giorni faccio le mie corse sul tapis roulant, un po’ di esercizi e mi metto pure a fare i pesi seguendo le indicazioni del proprietario che fa pure dal personal trainer. Quest’ultimi poi li faccio solo per il gusto di poter dire che ho fatto pesi, in realtà non mi piace quell’attività. Però mi sembra quasi un’eresia andare in palestra e non toccare nemmeno un bilanciere. Un po’ come andare in chiesa e non pronunciare nemmeno una preghiera.

Alla fine devo ammettere che il posto non mi dispiace. C’è tutta la tranquillità di cui ho bisogno e nonostante le occhiate furtive degli altri frequentatori nessuno mi ha importunato con chiacchiere inutili e tentativi d’approccio vari. In genere a parte qualche gruppetto, sembra tutta gente che voglia farsi gli affari propri come la sottoscritta. Zitti e sudate dovrebbe essere il motto di quel posto. Non c’è nemmeno la musica; per fortuna ho portato con me il mio fidato lettore.

Certo non sono libera di comportarmi come quando vado a correre all’aperto d’estate; ma mi accontento. A volte mentre corro sulla pedana penso alle mie corse in solitaria lungo il fiume. Chissà come reagirebbe la gente del posto se corressi con quel completino minimal che in genere uso con la bella stagione. Vabbè immagino che dovranno accontentarsi di leggins e di una felpa leggera.

Dopo un paio di settimane che frequento il posto a giorni alterni; una sera mentre sono nello spogliatoio che mi sto cambiando per tornarmene a casa sento qualcuno che bussa alla porta. Rimango un po’ sorpresa.

– Posso entrare? – Questa poi è una novità. Chi sarà mai? Dal tono della voce non riconosco nessuno; ma in fondo non ho stretto conoscenza con quasi nessuno in quel posto. Figurarsi riconoscerlo dal tono della voce.
– Che c’è? –
– Volevo solo chiederti una cosa se ti va. – Beh la cosa si fa interessante; ma arriva decisamente nel momento sbagliato.
– Un attimo. – Vediamo di fare il punto della situazione; stavo per andare nella doccia. Ho preso su l’accappatoio e il doccia schiuma; ma indosso ancora l’intimo. Decisamente non è proprio il caso di farsi vedere mezza nuda e tutta sudata.

Faccio per indossare l’accappatoio ed andare ad aprire la porta dello spogliatoio quando mi fermo e metà strada. E’ un’idea scema forse; ma ritorno velocemente sui miei passi, apro lo sportellino del mio armadietto e mi guardo allo specchio. Non so perché mi viene in mente; ma penso che è troppo casto. Con indosso l’accappatoio non si intravede praticamente nulla. Insomma magari forse è il caso di divertirsi un po’. Cavolo ora che ci ho pensato non sto più nella pelle. Non ho molte occasioni d’inverno per prendermi qualche svago facendomi vedere mezza nuda in giro.

Slaccio il cordoncino dell’accappatoio. Non è male la vista; certo indosso un intimo da palestra di colore grigio piuttosto anonimo. Uffa se l’avessi saputo avrei messo qualcosa di più adatto alla situazione; questo reggiseno non ha nemmeno la minima scollatura. Certo con l’accappatoio aperto però è tutt’altra cosa.

Ops ho dimenticato di rivestirmi. Mi solletica l’idea di fare l’ingenua. Il tipo poi potrebbe farmelo notare e mi risistemerei l’accappatoio al volo facendo finta di vergognarmi pure. Ah quanto sarebbe divertente. Non sto più nella pelle.

Respiro, prendo coraggio e apro la porta.
– Che c’è? –
La reazione del tipo è impagabile. Non si aspetta certo di vedermi conciata così. I suoi occhi sembrano quasi uscire dalle orbite mentre mi squadra dall’alto in basso. Mi sforzo per non sorridere; ma la cosa mi intriga un casino.
Il tipo sembra carino, biondo, pizzetto ben piazzato, forse più basso di me di un paio di centimetri. Sulla quarantina circa.
– Beh, ecco ‘ volevo sapere se ti va di prendere un caffè? Ogni tanto noi ci fermiamo per fare due chiacchiere in un bar qui vicino. –
– Noi? – Non vedo nessun’altro oltre lui.
– Si, io e gli altri ‘ ora si stanno cambiando. –
Ah, è stato mandato in missione esplorativa. Appoggio le mani sugli stipiti della porta in modo da mostrare il più possibile la mia mercanzia, nel frattempo faccio finta di essere piuttosto dubbiosa sulla sua proposta.
– E voi chi sareste? –
– Si giusto, io mi chiamo Alberto, è da qualche tempo che ci incontriamo qui in palestra. –
– Io mi chiamo Valeria. –
– Piacere. – Alberto mi da la mano e io ricambio.
– I tuoi amici sono timidi? –
– Cosa? Ah, beh era una mia idea di invitarti per prendere qualcosa da bere. –
– Si possono vedere questi tuoi amici prima magari? –
– Ah, sì, si staranno cambiando adesso. –
– Allora è vero che siete veramente timidi. –
– Cos’è vuoi entrare veramente nello spogliatoio? Non ti facevo una guardona. –
– Perché c’è veramente qualcosa da vedere? –
– Simpatica, vieni. –

Seguo Alberto nei pochi metri che separano l’entrata dello spogliatoio femminile a quello di maschi.
– Ehi gentaccia, copritevi che c’è una ragazza. –
– Cosa? – Sento dire da una voce solitaria da dietro la porta.
Curiosa di vedere cosa posso scoprire non aspetto e appena entrato Alberto lo seguo a ruota.
Ci sono altri tre tipi sparsi nello spogliatoio. Due sono in Mutande e l’altro deve essersi coperto appena in tempo con un asciugamano le parti intime. Comunque quello che vedo non mi dispiace affatto ci sono un bel po’ di muscoli tutti sudati e lucenti in vista.
– Lei è Valeria. –
– Ciao. – Faccio con la manina. Due tipi mi rispondono cordialmente l’altro sembra ancora non credere che io sia lì; oppure è troppo concentrato nel guardarmi attraverso l’accappatoio aperto. Ah che figata.

Facciamo conoscenza velocemente. Alberto mi presenta Francesco, Andrea e Gianni. Quest’ultimo è quello rimasto con solo l’asciugamano. Vorrebbe darmi la mano; ma appena ci prova quasi gli casca. Peccato mi sarei goduta veramente la scena. Gianni è veramente una roccia, ha il fisico scolpito, ogni suo muscolo sembra quasi disegnato. Con quell’asciugamano a coprigli il pacco è quasi da saltargli addosso. Francesco è un gigante; gli chiedo quant’è alto e mi risponde un metro e novantadue. Non gli chiedo quanto pesa invece perché sicuramente mi impressionerebbe la risposta. Cavolo è largo il doppio di me. Entrambi come Alberto sembrano a vere una quarantina d’anni; Andrea invece è più vecchio, capelli brizzolati un po’ di pancetta ma anche lui ha i suoi bei bicipiti da far vedere.

Cazzo ancora non ci credo che me ne sto lì nello spogliatoio maschile in compagnia di quei tipi grossi e muscolosi mezzi nudi. Se è un sogno non svegliatemi.

– Allora Valeria ci beviamo qualcosa? – Mi chiede Alberto.
– Certo, dov’è questo posto di preciso? –
– E’ qui vicino, basta seguire la strada per cento metri. –
– Allora a dopo; però non posso fare tardi che domattina mi devo alzare presto. –
– Nessun problema. –
– Prima finisco di farmi la doccia va bene? –
– Ehi ti serve una mano per insaponarti la schiena?- Mi chiede Francesco.
– Cosa? Assolutamente no; voi maschi non siete capaci a usare le saponette vi cadono sempre. –
– Ma il bello è proprio quello. – Risponde Gianni.
– Se vi piace voi ‘ –
Esco dal loro spogliatoio, sento che continuano a discutere animatamente. Sono contenta.

Leave a Reply